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Autore: Elizabeth Wydville    31/03/2023    2 recensioni
È una verità universalmente riconosciuta che la sola bruttina in una nidiata di bellezze sia destinata a restare zitella e prendersi cura degli anziani genitori, allegramente compatita da tutto il resto del vicinato...
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il mio nome da ragazza era Mary Bennet. Ero la terza di cinque figlie ed anche la meno bella ed è una verità universalmente riconosciuta che la sola bruttina in una nidiata di bellezze sia destinata a restare zitella e prendersi cura degli anziani genitori, allegramente compatita da tutto il resto del vicinato (cara mia, nemmeno con tutti i soldi del genero sono riusciti a trovare un marito per Mary, con quella faccia butterata che si ritrova!).
Dopo il matrimonio riparatore di Lydia e le successive, trionfali nozze di Jane con Bingley e di Lizzy con l'orribile Darcy, mamma si convinse di soffrire terribilmente di solitudine e di faticare a separarsi anche da Kitty. Che io rimanessi in casa a tenerle compagnia e servirle il tè fino alla fine dei suoi giorni era ovviamente un dato di fatto. Kitty, però, appena diciassettenne e fresca come una rosa, non era affatto entusiasta di dover restare in casa ancora per chissà quanto e per che cosa, poi?
"Davvero mamma vuole che rimanga zitella pure io?" fu il suo commento stizzito, di ritorno da un ballo terribilmente alla buona a casa di Lady Lucas, durante il quale mamma aveva giurato e spergiurato di "non essere tanto pronta a separarsi da un'altra delle sue adorate bambine tanto presto".

Povera Kitty! Quando eravamo piccole, aveva iniziato astutamente a "soffrire" di mal di testa o qualsiasi altro disturbo immaginario le venisse in mente per sottrarsi a noiose ore di studio; mamma, naturalmente, era troppo ingenua per immaginarla capace di tanto e ancora adesso, a distanza di oltre dieci anni, ne scusava l'evidente ignoranza e la pigrizia con una cattiva salute inesistente.
A quanto ne sapevo, il suo più grande desiderio era sfruttare una delle nostre sorelle sposate per farsi offrire una meritata season a Londra. Sfortunatamente, così su due piedi né Jane né Lizzy sembravano particolarmente propense a farsene carico. Jane, veramente, sarebbe stata anche più possibilista, ma la tratteneva il timore di poter in qualche modo offendere la "carissima Caroline", che per nessuna ragione al mondo poteva essere contrariata!
Come ampiamente prevedibile, in previsione delle nozze del fratello, l'adorabile Miss Bingley aveva detto e fatto cose dell'altro mondo e nemmeno le diecimila regole del Ton erano valse a tenerla a bada. Il fratello "si stava buttando via per una sempliciotta di campagna" per giunta "senza il becco d'un quattrino" e "con una sorella minore scandalosa". Quest'ultima parte era ahimè vera: quando Lydia, adesso Mrs. George Wickham, sposina novella di un ufficiale dell'Esercito di Sua Maestà, era passata da Longbourn anch'io avevo notato senza possibilità di errore un certo appesantimento attorno alla vita, che il suo assurdo e chiassoso abito di popeline non mascherava affatto. Ora, Lydia era sempre stata quella più alta e snella di tutte, perciò - vergognandomi anche parecchio, data la mia condizione di signorina teoricamente all'oscuro di certe faccende - ne dedussi lì per lì che dovesse essere già incinta e non di poco… e così effettivamente era. Dunque, almeno su questo Caroline Bingley non sbagliava affatto: nostra sorella aveva contravvenuto alla più severa delle regole non scritte e la sua vergogna avrebbe dovuto ricadere anche su di noi… proteggendo così "quel pazzo sconsigliato di mio fratello" da un'unione tanto indesiderabile.
In breve, dal momento che Bingley fece poi di testa propria, sposando Jane e amandola pubblicamente con assai poco ritegno, sua sorella ne fece scontare le conseguenze alla cognata con ogni genere di crudeltà e meschinità immaginabili. Insistette per seguirli in luna di miele a Brighton col preciso scopo di non permettere loro di passare assieme da soli nemmeno cinque minuti, esibì ovunque il contegno più corrucciato possibile, non lesinò loro punzecchiature, sarcasmi, accuse velate e quant'altro, sempre sull'esauriente tema dei matrimoni male assortiti, dei gentiluomini che incautamente si legano a signorine troppo poco meritevoli etc. senza risparmiare aneddoti pungenti a base di "fughe scandalose" e immoralità varie, più perniciose e contagiose persino del vaiolo. Infine, disperando di riuscire a far bisticcio i due piccioncini innamorati, o meno di otto giorni dopo quell'infausto matrimonio si mise a letto affermando di stare "malissimo" ed ottenendo se non altro un pronto ritorno a Netherfield, perché "l'aria di mare la faceva solo peggiorare". In ogni caso, Caroline da allora e per un bel pezzo rimase a Netherfield Park, tiranneggiando la padrona di casa e sparlando alle sue spalle (e non solo) ogni qualvolta Mrs. Hurst era presente, il che naturalmente accadeva spessissimo.
Ancora oggi mi domando che cosa abbia trattenuto Jane dal soffocarla nel sonno con un cuscino o qualcosa del genere. Per fortuna, alla fine persino un bonaccione come Bingley iniziò a ricredersi. In effetti, non appena Jane rimase incinta Caroline e Mrs. Hurst iniziarono puntualmente ad elencare ad ogni tazza di tè le loro numerose amiche, conoscenti e parenti vicine e lontane morte di parto... In soccorso giunse l'amico fraterno Darcy, che, guarda caso, aveva avuto notizia di una "tenuta signorile" a dieci miglia da Pemberley, chiamata Rokeby Hall, in vendita a prezzo stracciato a causa di improvvisi "rovesci economici" dei precedenti proprietari che l'avevano abitata per oltre un secolo.
Con enorme disappunto di Caroline e Mrs. Hurst non soltanto Jane non morì di parto, ma ebbe la pessima idea di sfornare una discreta serie di robusti e vivaci maschietti, tutti sopravvissuti, le cui urla e giochi rumorosi indubbiamente turbarono la quiete secolare di Rokeby Hall…

Ma torniamo a me. Mentre Kitty smaniava per fare vita di società grazie alle sorelle sposate, le mie giornate si susseguivano quasi identiche, suddivise quasi al minuto tra studio, cucito e pianoforte, quest'ultimo, ahimè, con risultati alquanto disastrosi.
Anni addietro, avevo letto tutto d'un fiato Clarissa di Richardson ed ero rimasta così affascinata dalla sua sfortunata eroina da impormi di seguirne alla lettera o quasi le abitudini. Per un periodo, mi imposi addirittura di annotare su un taccuino le ore dedicate allo studio, alla musica ecc., ma poi i miei appunti finirono sotto gli occhi di Lizzy che non la finì più di prendermi in giro e chiedermi cosa mi fosse saltato in mente di "tenere la contabilità di simili sciocchezze".
Inoltre, diversamente dalla pia e virtuosa Clarissa, io non ero certamente in grado di sollevare mamma dalla fatica di tenere i conti di casa, per la buonissima ragione che mamma, a memoria d'uomo, non si era mai presa il disturbo di impicciarsi in faccende simili, un po' per i suoi poveri nervi, un po' per semplice ignoranza. Adesso poi che al suo futuro avrebbero provveduto due generi con diecimila e cinquemila sterline l'anno rispettivamente, mamma non sentiva proprio l'esigenza di affannarsi con entrate e uscite o chiedere a me di fare altrettanto.

Tutto, insomma, avrei potuto immaginare meno che di trovare marito così per caso.
Poco prima del Natale in cui Lizzy e Jane si sposarono, il cugino Collins e Charlotte erano improvvisamente a Meryton "in visita" stabilendosi presso i Lucas e, almeno apparentemente, senza progetti immediati di rientro a Rosings. Il tutto era vagamente da imputarsi alla gran collera della magnifica Lady Catherine de Bourgh per le nozze del nipote con Lizzy Pare che Sua Signoria avesse investito con la sua furia lo stesso Collins, che, in quanto parente di quell'indegna fanciulla, ed al tempo stesso protetto di Lady Catherine, avrebbe dovuto intervenire energicamente sui miei genitori perché negassero il consenso - quando non su mia sorella per persuaderla con la forza della ragione a rinunciare ad una unione che tanto dispiacere causava ad una dama del genere…
Charlotte era anche lei "in una certa condizione" e non appariva propriamente fiorente. Era dimagrita, pallidissima e con l'aria perennemente stanca. Affermava di sentirsi benissimo e di non vedere l'ora di stringere tra le braccia "il mio piccolo William". Lady Lucas gongolava al pensiero dell'arrivo del nipotino che avrebbe un giorno ereditato casa nostra e non ne faceva mistero nemmeno con mamma, la quale poi a casa se ne lamentava con Kitty e me:
"Lady Lucas pensa davvero di mortificarmi? Finge di non sapere chi hanno sposato le mie figlie, ve lo dico io! Se la mia Lizzy non avesse rifiutato il cugino Collins, parola mia, quella bruttona di Charlotte sarebbe ancora zitella! Lady Lucas cerca di provocarmi perché sa dei miei poveri nervi! Non la sopporto!"
Naturalmente, l'antipatia per Lady Lucas era solo temporanea, dal momento che mamma non poteva fare a meno della sua amicizia per vantarsi con lei ad ogni pié sospinto.
Per farla breve, ad un certo punto il buon Collins, col suo faccione rosso e i suoi modi sussiegosi, si assentò per raggiungere Sua Signoria a Londra, dove la magnifica Lady Catherine stava, con immensa fatica, cercando di imbastire trame matrimoniali accettabili per la sua disgraziatissima figliola. Collins avrebbe sicuramente persuaso Sua Signoria a placare il suo "giustissimo sdegno" e la cara Charlotte avrebbe goduto di qualche ulteriore giorno di riposo a casa dei genitori "col conforto delle carissime Miss Bennet e Miss Catherine, che sono tra le migliori amiche che una donna possa desiderare"...
In realtà, non credo di aver mai scambiato più di dieci parole con Charlotte e Kitty anche meno. Né ora sarà più possibile farlo.
Non ho idea se Charlotte immaginasse di essere tanto in cattiva salute, fatto sta che scrisse addirittura a Lizzy, la quale si precipitò a casa di mamma e papà nel bel mezzo della season per stare vicina alla sua amica. Era presente in casa dei Lucas quando Charlotte morì di parto una domenica mattina dando alla luce una bimba dopo un travaglio infinito.
Collins arrivò solo il giorno dopo, quando ormai tutto era finito e la piccola Charlotte strillava vigorosamente nella culla già appartenuta a sua madre. Mi dicono che il suo primo commento, vedendo la moglie morta e già composta sul letto, fosse stato un poco cristiano "e tutto questo solo per una femmina"...

Naturalmente, subito dopo la doverosa visita di condoglianze ai genitori affronti ed al vedovo inconsolabile (che, dopo mezza bottiglia di Porto, si era alquanto calmato e bofonchiava sul rispettare la volontà di Dio e la provvidenza opera per disegni misteriosi) Mamma aveva già un "piano geniale" in mente.
Forse, non fu il massimo della delicatezza annunciarlo durante il viaggio di ritorno da Lucas Lodge, con Lizzy veramente affranta e in lacrime accanto e Kitty ammutolita. "Mary" gongolò nostra madre, esibendo il suo sorriso più mieloso "adesso dobbiamo lasciare al carissimo cugino Collins un poco di tempo per piangere la moglie che non ha neanche avuto il buonsenso di donargli un maschietto prima di… beh insomma la povera carissima Charlotte. Dopodiché, mia cara, dal momento che lui ha bisogno di un figlio maschio per evitare che Longbourn si perda…"
"Oh mamma per favore!" sbottò Lizzy, gli occhi gonfi di pianto "non voglio credere che possiate essere così…"
"Così come, Mrs. Darcy?" replicò acidamente mamma "o forse sentiamo, la mia piccola Lizzy ha un'idea migliore per permettere a me, sua madre di conservare un tetto sulla testa quando il povero Mr. Bennet…"
"Charlotte era una mia amica, una carissima amica! È appena morta, ha lasciato una piccolina orfana e già qui si pensa a sostituirla? Mamma, è possibile che siate così senza cuore?"
"Lizzy, se mai avrai delle figlie da sposare e nessun figlio maschio - e certamente non te lo auguro, povera me! - allora capirai. Sto facendo quel che ogni madre premurosa farebbe in circostanze simili. Non voglio che la nostra cara Mary finisca zitella quando si profila un'ottima opportunità per sposarla bene, conservare Longbourn in famiglia e…"
"Non voglio più ascoltare niente del genere" tagliò corto Lizzy "tu fai quel che credi e persuadi anche nostro padre, benissimo. Ma non chiedermi di approvare perché non lo farò".

L'intero dialogo, naturalmente, si era svolto interamente in mia presenza. Non era piacevole assistere ad uno scontro simile tra Mamma e Lizzy, ma del resto non ero necessariamente entusiasta dei progetti di Mamma per barattarmi, letteralmente, con Longbourn House.
Lizzy era talmente risentita che il giorno dopo mandò a chiamare la carrozza e ripartì per Londra senza rivolgere parola a nessuno. Intuii subito che non l'avremmo rivista tanto presto e così fu.
Kitty era la più delusa: se nostra sorella spariva di scena, le sue occasioni di trascorrere almeno una season a Londra si affievolivano drasticamente.
"Mi farete morire zitella!" si sfogò in lacrime "è questo che volete per me!"

   
 
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