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Autore: Sia_    20/04/2023    3 recensioni
Questa storia nasce dalla una folle serata: un fandom, due personaggi e cinque prompt casuali.
“Le alte mura bianche risplendono sotto la luce del sole.” Boromir si sente meno egoista quando ripensa ai suoi anni a Gondor. Appoggia i gomiti alle cosce delle gambe, prende aria. “Ci verrai, una volta finito qui?”
“Ci verrò.”
Genere: Angst, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aragorn, Boromir
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Avvertimenti: la storia nasce da un gioco notturno con cinque amiche. Ho partecipato con il fandom de "Il Signore degli Anelli" e come personaggi ho scelto Boromir e Aragorn [l'intento era mettere su carta oline una bellissima brotp, ma sono finita a raccontare anche una simpatica storia d'amore]. Ogni amica si è presentata con un prompt [geniale, triste, folle che fosse] e ci siamo date 15 minuti massimo per scrivere una storia a prompt. 
Il risultato è qui sotto: questa one-shot è una raccolte di storie, slegate una dalle altre. 
Mi sento il cuore più leggero dopo aver scritto le regole! 

 
Il capitano della Torre Bianca e il suo Re
 
Prompt 1: Si nasce soli e si muore nel cuore di qualcun altro

Boromir nasce figlio unico finché sua madre non mette al mondo Faramir. Quindi, mentre cerca di capire quante siano le foglie degli alberi sopra la sua testa, pensa che è nato solo. Poi, sono arrivati tutti gli altri. 

Faramir, l’altro pezzo del suo cuore.

Poi è arrivato l’esercito, il popolo. Com’era bello, quando il popolo di Gondor urlava ‘Boromir’, quando il popolo di Gondor era in salvo anche grazie a lui? Quanto era bello osservare il tramonto dalle mura della sua città? Ora ci sono solo foglie. 

Poi è arrivato il viaggio e la compagnia ed è arrivato Aragorn. Aragorn gli è accanto adesso, gli dice che lo perdona. Se Aragorn lo perdona, è libero di perdonare sé stesso per aver provato a portare l’anello a Gondor.

“Ti avrei seguito, fratello mio;” come Faramir: non sarebbe stato bello, se fossero stati così uniti? Se avessero riso insieme di più? Se avessero visto Gondor rinascere insieme? 

“Mio capitano.” Aragorn stringe gli occhi, sta piangendo. Evidentemente anche lui crede che sarebbe stato bello.  

Mio Re.” Gondor ha bisogno di un Re. Sciocco pensare che non fosse così. Aragorn gli perdonerà mai anche quello? 

Boromir nasce figlio unico finché sua madre non mette al mondo Faramir. Faramir porterà un pezzo del fratello nell’anima, piangerà il suo ricordo. 

Aragorn, su quel trono e con la corona in testa, non dimenticherà mai l’uomo che ha protetto Gondor: ne ricorderà la forza, lo spirito, ricorderà le risate, le loro spade sguainate insieme a Moria. Ricorderà Boromir, il primo che l’ha chiamato Re

 
 
Prompt 2:  “Hi, I’m Boromir, I make jokes when I’m uncomfortable.”
 

“È tutto così strano qui: avevo sentito voci sugli elfi, ma non avrei mai creduto che certe cose fossero vere.” Boromir si accomoda sulla seduta in legno e lancia un'occhiata al ramingo che si trova davanti: non si sarebbe mai aspettato di trovarne uno lì, nella casa di Elrond. “Mangiano verdura come se fossero conigli, hanno capelli così lunghi che continuo a scambiare tutti per donne!” Si fanno anche le treccine

Aragorn alza lo sguardo sul nuovo arrivato. 

“Anche gli elfi uomini hanno un bell’aspetto, sono piacevoli alla vista.” Boromir ride. “Stare qui manda in confusione la mia sessualità.” 

Il ramingo chiude il libro che ha tra le mani, ferma una ciocca di capelli dietro l’orecchio e si fa in avanti. “Tu saresti?” 

“Boromir, Capitano della Torre Bianca, figlio di Denethor II, che è l’attuale Sovrintendente di Gondor.” Sorride, sente di aver trovato finalmente qualcuno con cui parlare. “ E, nel caso te lo fossi chiesto, faccio battute quando mi sento a disagio: sono sposato con una bellissima donna, non sono davvero in cerca della mia anima gemella. A meno che la mia anima gemella non sia dorata, piccola e nella curiosa forma di un anello.” 

Gli occhi del ramingo lo penetrano da parte a parte: non provava una simile sensazione da quando suo padre l’ha chiamato a palazzo prima di farlo partire per Gran Burrone. Quell’uomo ha una presenza che riempie la stanza, nonostante sia rannicchiato su una piccola sedia. Studia il resto della sala e l’occhio finisce per cadere sulla spada spezzata: ha sentito quella storia tante volte. Si trattiene dal dire che sarebbe perfetta per tagliare della carne, se qui la mangiassero mai. 


 
Prompt 3: Il coccodrillo come fa? Non c'è nessuno che lo sa
 

“Ho sentito che, oltre ai cavalli, i Nazgul sono in grado di cavalcare delle bestie infernali… solo da un posto del genere possono uscire creature tanto disgustose e demoniache.” 

Legolas annuisce appena con un cenno del capo: è raro che dia ragione a Gimli, ma quella sera si sente piuttosto generoso. 

Gli Hobbit dormono da un’ora: i loro respiri si confondono con il crepitio del fuoco. “Li chiamo i  falchi infernali.” Lo aiuta Aragorn. 

Boromir lo guarda sorpreso: com’è possibile che sia un pozzo senza fondo di conoscenza? 

Grampasso sorride, trova divertente il modo in cui il capitano si stupisce delle cose: gli si arriccia il naso e una ruga gli si forma proprio in mezzo alle folte sopracciglia. “Ho studiato per anni con Sire Elrond che ha camminato su queste terre quasi quanto l’ha fatto Sauron.”

Il capitano della guardia bianca si mordicchia il labbro: che fastidio. Che fastidio che Aragorn sia così piacevole, così interessante. Persino così gentile. E bravo con la spada. “E sentiamo, che verso fanno i falchi infernali?”  Lo ripicca. Una voce nel suo cuore gli dice che ha fatto così anche con Faramir, quando era a casa. 

Grampasso fa sparire un po’ di erba nella sua pipa, prende una boccata d’aria e i polmoni si riempiono dell’odore della terra e dei campi. Legolas e Gimli si sono spinti in avanti, curiosi di saperne di più. “Quello, non c’è nessuno che lo sa.” 

Boromir alza gli occhi al cielo e Aragorn finisce per ridere. 

 

[Aragorn, Legolas e Gimli lo sentiranno mesi dopo, un suono infernale. Boromir non lo saprà mai.]



Prompt 4: (Vi regalo – facoltativo) una patata in un bicchiere da far crescere
 

“Le stanno già crescendo le radici.” Sam tiene in mano la patata che ha appena tirato fuori da una delle sacche di cibo. “Temo che non potremmo cucinarla.” 

“Ci tocca mangiare un altro pezzo di pane elfico, che bello.” Gimli si sistema meglio l’elmo e sbuffa, muovendo la sua lunga barba. 

Legolas gli si siede a fianco con grazia, un minuscolo pezzo di lembas è incastrato tra le sue dita. “Sento un tono ironico.” 

“Lo senti ironico perché è ironico.” 

Frodo scuote il capo, accenna un sorriso e poi dà un pezzo di pane a Gimli e Sam, che è costretto ad appoggiare la patata a terra. 

 

Quando Aragorn viene svegliato per il turno di notte, ci mette tre minuti prima di riuscire a distinguere le forme nel buio. Ce ne mette altri due per vedere un tubero vicino a un cespuglio. Come è arrivato lì?

“Sei mai stato a casa?” sussurra Boromir – quella notte, è solo per gli uomini. Elfi, che hanno il sonno così leggero, Nani, che solitamente rendono il sonno degli elfi difficile, e Hobbit dormono beati. Le stelle sono per gli occhi di un capitano della Torre Bianca e per il suo Re che non è ancora Re. 

“Una volta.” Aragorn sente un’insolita sensazione riempirgli lo stomaco. Casa, che strano concetto per un uomo che è nato senza patria e che è inseguito da leggende da tutta una vita. Che concetto strano per uno ramingo del nord che viene chiamato Granpasso perché va veloce e non sta quasi mai in nessun luogo per tanto tempo. Accarezza la patata. 

“Le alte mura bianche risplendono sotto la luce del sole.” Boromir si sente meno egoista quando ripensa ai suoi anni a Gondor. Appoggia i gomiti alle cosce delle gambe, prende aria. “Ci verrai, una volta finito qui?” 

“Ci verrò.” 

“Sguaineremo le spade insieme sotto le nostra mura, grideranno il nostro nome: i principi di Gondor sono tornati.” Aragorn sorride, prende in mano la patata e la stringe quel poco per accorgersi che ha già delle radici. “Riporteremo casa al suo splendore.” 

Tra i due cala un tiepido silenzio, intervallato solo dal rumore del vento tra le foglie. 

“Boromir.” 

“Mh?” 

“Prendi.” Gliela lancia. “Piantiamola qui vicino.” 

“Una patata?” 

Una promessa.” Lo corregge. “Una patata da far crescere oggi, domani Gondor.” 

“Insieme?” 

“Insieme.” 


 
Prompt 5: 

E vorresti urlare

Soffocare il cielo

Sbattere la testa

Mille volte contro il muro

Respirare forte il suo cuscino

Dire è tutta colpa del destino

Se non ti ho vicino
[Perdere l'amore, Ranieri]


 

Boromir non è solito stare così lontano dal suo Re. Capita raramente che sire Aragorn – gli piace, nell’intimità della loro camera, chiamarlo Grampasso – si allontani da palazzo senza la sua prima guardia. Senza il capitano della sua torre. 

Quella notte invece è solo in un letto troppo grande: Aragorn gli ha anche proposto di venire a far visita a Lord Elrond, ma su certe cose hanno capito che non c’è trattativa. Grampasso a caccia con lui non ci viene quasi mai, preferisce stare nelle grandi sale del palazzo a studiare e Boromir è poco incline alle cose elfiche. L’unica cosa elfica che sopporta è Legolas, che ogni tanto viene a trovarlo insieme a Gimli. 

Non c’è trattativa e quindi, se è solo nel grosso letto senza le braccia di un re a tenerlo stretto, è colpa del destino. Apre gli occhi e si mette seduto. “Maledetto” urla, con un sorriso. Grampasso sa che la sua mancanza lo fa diventare matto. Sospira: è così lontano il tempo in cui si sono incontrati per la prima volta. Così lontano il tempo in cui si sono guardati negli occhi, in cui hanno capito che sarebbero stati l'ombra dell’altro. 

Cerca di ricordare la sensazione delle mani di Aragorn sulla sua pelle: annulla le distanze, lo fa sentire meno solo. Poi si rigetta sul materasso e fa sparire il viso nel cuscino del re. “Maledetto.” 

 


Ringrazio chiunque sia arrivato fin qui. Spero che la lettura vi sia stata lieve. 
Inoltre, mi rendo conto della non esattezza canonicità di alcuni passaggi: è una what-if per tanti motivi! 

Sia 

 
   
 
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