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Autore: Bombay    22/04/2023    0 recensioni
Dal testo: - Non ho mai scritto un diario, l’ho sempre trovata una cosa inutile, ma questo quaderno me lo ha dato Hajime, il suo regalo per il diploma "Puoi usarlo come un diario di viaggio, così non ti dimentichi di raccontarmi le cose, le appunti qui e quando ci sentiamo me ne parli e quando torni hai un ricordo del tempo passato lì" -
[Challenge 1st April - sfida mensile - indetta dal gruppo FaceBook “Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom”]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tooru Oikawa
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Challenge 1st April - sfida mensile - indetta dal gruppo FaceBook “Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom”

6° entries

 

Genere: introspettivo

Tipo: flash-fic

Personaggi: Tooru Oikawa

Rating: PG, verde

Avvertimenti: slice of life, malinconico

PoV: prima persona

Spoiler: sì, post time skip

Disclaimers: i personaggi non sono miei, ma di Haruichi Furudate. I personaggi e gli eventi in questo racconto sono utilizzati senza scopo di lucro.

 

Io, Tooru

(6° pagina)

 

19 luglio 2021

Questa giornata non finiva più, sono esausto e non solo per il lungo viaggio che mi ha riportato nel mio paese per queste Olimpiadi.

Soprattutto per quello che ho provato dall’istante in cui ho messo piede a terra sul suolo giapponese e per le ore a seguire, una ridda di sentimenti ed emozioni che ho fatto davvero fatica a tenere a bada.

Mi sono sentito esattamente come il ragazzino che è partito otto anni fa, spaventato e inadeguato.

Ho sorriso alle telecamere ai fotografi, ho risposto a qualche domanda di qualche giornalista, ma poi la mia attenzione è stata catturata completamente dalle persone che aspettavano oltre le barriere e i controlli.

La mia famiglia.

 

Non dimenticherò mai gli occhi di mio padre… lo sguardo che mi ha rivolto oggi, sarà impresso nella mia retina per sempre così come nel mio cuore.

Ho comunicato ai miei genitori che avrei assunto la cittadinanza argentina in video chiamata, non mi sembrava giusto lo sapessero a cose fatte, dalla stampa o dai social.

- Sei sicuro? - Mi aveva chiesto allora mio padre, la stessa domanda che mi ha posto quando ho deciso di partire per l’Argentina, ma diversamente dall’entusiasmo con cui avevo riposto allora, ho impiegato un sacco ad annuire soltanto.

 

Oggi sono venuti all’aeroporto quando il volo da Buenos Aires è atterrato a Tokyo.

Non me lo aspettavo, non me lo hanno detto, non ero pronto. Non li vedo fisicamente da tanto, troppo, tempo.

Ci siamo fissati, mia madre, mio padre, mia sorella e mio nipote.

Il primo è stato mio padre ad avvicinarsi, incurante degli sguardi dei presenti, dei giornalisti, dello staff.

Ero terrorizzato, esattamente come quando sono partito. Ho pensato di tutto in quei brevi istanti, che mi avrebbe rimproverato infischiandosene delle telecamere e dei fotografi e invece ha fatto l’unica cosa che non mi aspettavo.

Mi ha abbracciato, lasciandomi senza fiato.

- Bentornato a casa, Tooru - mi ha sussurrato commosso nel nostro idioma e sono scoppiato a piangere come un bambino aggrappandomi a lui lasciando fluire tutta la disperazione e la solitudine che ho provato in questi anni di lontananza.

- Mi dispiace - ho sussurrato tra le lacrime, facendomi stringere ancora, quanto mi era mancato quel calore, quella stretta forte e salda che solo un padre sa dare.

Mia madre ci ha raggiunto e mi sono rifugiato tra le sue braccia ispirando forte il suo odore, così buono e mai davvero dimenticato e poi  mia sorella e il piccolo Takeru, che tanto piccolo non è più, quanto vorrei avere più tempo per stare con loro, ho così tante cose da dirgli da raccontargli, ma soprattutto voglio stare con loro, ma non posso ho degli obblighi verso la mia squadra… la mia… nazione…

Un groppo mi serra la gola…

- Mi dispiace - ho ripetuto.

I dubbi di avere fatto la scelta sbagliata mi assalgono ancora, ma le parole di mio padre mi hanno tranquillizzato - Sei alle Olimpiadi, Tooru, sei sul tetto del mondo, sei dove volevi essere, ogni tuo sacrificio, ogni tua rinuncia è stata ripagata. Sei mio figlio e sono fiero di te, sono orgoglioso dell’uomo che sei diventato, lo siamo tutti. -

Non avrei voluto andarmene, ma i richiami dei miei compagni erano diventa più urgenti e poi appena fuori dall’aeroporto c’erano Hanamaki, Matsukawa e Iwaizumi.

Un abbraccio collettivo e altre lacrime, ma non posso stare con loro devo andare al villaggio olimpico con la mia squadra, loro lo capiscono, ci sarà tempo, troverò del tempo per stare con tutti loro, lo devo a me stesso.

 

Domani è il mio compleanno, ma i regali più belli li ho ricevuti tutti oggi.

Sono finalmente a casa.

   
 
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