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Autore: mrs black    24/04/2023    1 recensioni
Jean ha un piccolo incidente notturno e cerca di sbarazzarsi delle prove.
Reiner e Connie, preoccupati che l'amico si sia messo nei guai, fanno di tutto per aiutarlo.
Levi si pente di non essere rimasto nei bassifondi della capitale.
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La storia partecipa alla reverse challenge "è nato prima l'uovo o il titolino" indetta da Rossella sul gruppo facebook "Non solo Sherlock"
Genere: Avventura, Comico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Conny Springer, Jean Kirshtein, Levi Ackerman, Reiner Braun
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La storia partecipa alla “è nato prima l’uovo o il titolino? #reversechallenge” indetta da Rossella sul gruppo facebook “Non solo Sherlock -  gruppo eventi multifandom”

 

Richiesta: "La maledizione dell'adolescenza II: Il misterioso caso del lenzuolo scomparso di Jean Kirstein" genere: naturalmente crack (c'è anche da chiederselo, visto il titolo? XDD)

Jean si risveglia tra le lenzuola croccanti dopo una polluzione notturna abbondante dovuta a un sogno erotico particolarmente stimolante. Imbarazzato da morire, cerca di sbarazzarsi delle prove bagnate... o meglio, scottanti. Alcuni compagni di stanza lo vedono liberarsi delle lenzuola in un fiume e cominciano a formulare strane ipotesi: perché Jean si è sbarazzato di quel pesante involto? Ha ucciso qualcuno? È coinvolto in loschi traffici?
Alcuni cadetti (a te decidere chi e quanti) si improvvisano detective per venire a capo di questa torbida faccenda.

 

Note: mi sono divertita tantissimo a scrivere questa storia, spero di far ridere anche voi :D




 

La maledizione dell'adolescenza II

Il misterioso caso del lenzuolo scomparso di Jean Kirstein


Jean era molto fiero del suo ultimo disegno. 
Lui e Connie avevano deciso di sfruttare il giorno libero per andare a fare un giro in città e si erano seduti nel parco ad oziare e godersi un po’ di meritato riposo, lontano dalle urla moleste di Eren e dal caos che era il quartier generale del Corpo di Ricerca quando il Comandante era fuori per questioni urgenti.
In teoria Hange avrebbe dovuto assumere il comando, ma si era limitata ad un “non fate troppi danni” e si era chiusa in laboratorio assieme a Moblit e Nifa per continuare i suoi test, lasciando un irritatissimo Levi a sorvegliare i cadetti.
Mike e i suoi erano di scorta al Comandante, perciò Levi aveva dovuto anticipare all’alba gli allenamenti della squadra d’élite, in modo da poter sorvegliare i nuovi arrivati e stava meditando come vendicarsi della quattrocchi lavativa che prima si rendeva disponibile a sostituire Smith e poi scaricava il barile di “marmocchi adolescemi” a lui. 
Ma i problemi di Levi erano ben lontani dalla pace di Jean e Connie, seduti sul prato, felici e senza un pensiero al mondo, a osservare le ragazze che passeggiavano e fantasticare su quanto sarebbe stato bello avere il coraggio di presentarsi ad una di loro e invitarle a camminare insieme per un paio d’ore, o almeno, Connie fantasticava mentre Jean disegnava ispirato dalla bella giornata e dal profumo dei fiori primaverili.
-Che ne pensi, Connie?- chiese Kirschtein, soddisfatto del suo disegno: una splendida ragazza castana, con sfumature rossicce nei capelli e grandi occhi blu. Le aveva dato un’espressione innocente, eppure in qualche modo carica di un velato erotismo, senza risultare volgare.
-Questo disegno mi incroccantisce il pene!- dichiarò Springer -Bravo Jean, ti sei superato!-
-E adesso mi sento violato- commentò Jean, cercando di non immaginare il pene di Connie.

Rientrati alla Caserma, cenarono con gli amici e poi andarono tutti a dormire, ma il disegno tormentò la notte del giovane Kirschtein, il quale si risvegliò di soprassalto, poco prima del sorgere del sole, con delle lenzuola impresentabili.
-Oh merda!- sussurrò Jean, cercando di trovare un angolo di lenzuolo non compromesso e scoprendo che anche il pigiama era decisamente da buttare.
-Devo occultare le prove- sussurrò tra sé e sé, appallottolando tutto e cambiando i vestiti rapidamente.
Reiner sentì il rumore della porta aprirsi e si svegliò, accorgendosi che Jean stava uscendo furtivamente con ancora il buio fuori.
-Connie, oi Connie, svegliati!- disse al ragazzo che dormiva nella branda accanto.
-Che c’è?- bofonchiò lui, assonnato.
-Jean è uscito a quest’ora- bisbigliò Reiner.
-Coooosa?- sussurrò Connie, svegliandosi del tutto -ma dov’è andato?-
-Non lo so, seguiamolo!-
E così i due, inforcati pantaloni e stivali, si diressero silenziosamente a spiare l’amico.
Erano talmente presi che non si accorsero del Capitano Levi che li vide uscire di nascosto.

Jean proseguiva a passo spedito verso il fiume: avrebbe cercato di cancellare le prove oppure avrebbe abbandonato lenzuola e pigiama al loro destino, trascinati via dalla corrente.
Avrebbe poi dovuto trovare una buona spiegazione con il responsabile del nucleo alloggi, qualcosa che fosse credibile ma al contempo preservasse la sua dignità intatta. Sicuramente avrebbe dovuto ripagare le lenzuola al triplo del prezzo, ma sempre meglio che confessare l'imbarazzante episodio.

Connie e Reiner si scambiarono uno sguardo perplesso: cos’era quel misterioso fagotto che Jean trasportava? E perché lo stava gettando nel fiume, lasciando che la corrente lo portasse via? Perché si guardava intorno come se avesse paura di essere visto? 
-Credo che Jean abbia fatto qualcosa di molto grave e voglia disfarsi delle prove- disse Connie, ripensando ai racconti dei libri che leggeva Armin con protagonista un gendarme che risolveva casi di omicidio.
-In che senso?- chiese Reiner, perplesso -intendi qualcosa di brutto?-
-Forse è stato un incidente, ma per scappare così nel buio della notte, un motivo dovrà esserci- se Connie fosse stato intelligente, probabilmente si sarebbe accorto di essere stupido ma, essendo stupido, il pensiero non gli attraversò mai la testa e così riuscì a convincere Reiner a iniziare le indagini per risolvere il mistero. Il biondo non sospettava che, molti anni dopo, chiuso nel ghetto di Liberio, avrebbe dato qualsiasi cosa per tornare sull’isola a risolvere complicati casi polizieschi.

Durante la colazione, i due detective osservarono ogni dettaglio del comportamento di Jean, cercando di cogliere qualcosa che lo tradisse.
-Qualcuno ha visto la caposquadra Marlene?- chiese Petra Ral, avvicinandosi al tavolo delle reclute.
Jean fece cadere il cucchiaio e si gettò sotto il tavolo a recuperarlo, Petra non ci diede peso, ma Connie e Reiner capirono subito che la sparizione di Marlene era collegata al fagotto di Jean. Si guardarono ed annuirono: bisognava solo dimostrarlo.
-Armin, posso chiederti una cosa sull’ultimo libro che hai letto?- chiese Reiner, fingendo ingenuità.
-Certamente!- rispose il ragazzino, felice di poter condividere con gli amici una sua passione.
-Che tipo di prove ha raccolto il protagonista per far arrestare l’assassino?-
-Beh, nell’ultimo libro che ho letto in realtà non c’è stato un omicidio, ma è stato un incidente, tuttavia il colpevole ha cercato di nascondere il fatto e quindi il detective…- iniziò a spiegare Armin, mentre Reiner e Connie ascoltavano attentamente, memorizzando i passi da seguire.
Finito il racconto di Arlert, i due eroi iniziarono a raccogliere testimonianze, cominciando da Petra.

-Io e Marlene dovevamo incontrarci questa mattina per svolgere alcuni incarichi assegnati dalla Caposquadra Zoe, che sta sostituendo il Comandante Smith- spiegò Petra, mentre sellava il suo cavallo -immagino che dovrò partire da sola, si sta facendo tardi e la commissione è piuttosto urgente- aggiunse, mentre controllava che la sella fosse legata correttamente.
-Certo- disse Reiner prendendo appunti - e dove dovevate incontrarvi?-
-Vicino alla stalla dopo gli allenamenti, intorno alle otto e mezza- 
-Ma la Caposquadra Marlene non si è fatta viva?- proseguì Connie.
-Esatto. Non c’è traccia di lei in tutta la caserma, ho controllato negli alloggi, nei bagni, nei refettori, in armeria e al poligono. Sparita nel nulla, il che non è da Marlene- continuò Petra, confermando i sospetti dei due indagatori del mistero, poi si congedò e partì.

-Che ne pensi, collega?- chiese Connie.
-Credo che Jean abbia inavvertitamente ucciso Marlene e stia cercando di nascondere le prove per non andare in prigione. Sarà stato un incidente, ma dobbiamo capire la dinamica- ragionò Reiner, accarezzandosi il mento.
-Non c’era sangue sulle lenzuola, quindi potrebbe essersi rotta il collo scivolando?-
-Probabilmente Jean è sonnambulo, deve essere caduto dalle scale schiacciandola-
-Ha senso quello che dici, siamo sulla pista giusta- i due si diedero il cinque e proseguirono gli interrogatori.
-Marlene, eh?- disse Lauda, della squadra Hange -sì, mi pare che stamattina dovesse partire presto insieme a Petra, abbiamo bisogno di alcune sostanze per dei test e le dovevano recuperare, so che è passata in laboratorio verso le cinque del mattino, quando Moblit e Nifa hanno finito gli esperimenti, poi non l’ho più vista. Se la incrociate ditele che Ral è andata in città senza di lei- aggiunse prima di allontanarsi.

Jean era uscito di corsa verso le cinque e quaranta, secondo i calcoli di Reiner, quindi la testimonianza di Lauda non poteva che confermare la teoria degli investigatori.
-Pensi che dovremmo parlare con Hange?- chiese Connie.
-No, troppo prematuro. Sicuramente vorrà delle prove concrete, dobbiamo prima verificare come hanno fatto ad incrociarsi, partiamo dalla stanza e simuliamo un possibile percorso di Jean sonnambulo- decise Reiner,sentendosi intelligente come il protagonista del libro di Armin.

I due si divisero: Reiner andò al laboratorio e Connie al dormitorio, poi iniziarono a camminare valutando i possibili percorsi ed il tempo necessario per gli spostamenti, finché non trovarono un corridoio che corrispondeva perfettamente alla scena del crimine. 
-Dev’essere successo qui- dichiarò Braun, soddisfatto.
-Guarda Reiner!- esclamò Connie -qui per terra c’è un bottone!- 
-Presto, mettiamolo in un fazzoletto, è sicuramente una prova!- 
-Siamo davvero bravi in questo lavoro! Abbiamo capito tutto subito!- Connie era molto fiero di sé.
-Hai ragione! Avremmo un futuro come investigatori!- aggiunse Reiner, ripensando agli anni di studi a Marley e chiedendosi se quell’arrogante di Porco Galliard avrebbe avuto tanta arguzia nel risolvere un complicato caso di omicidio non premeditato.

Soddisfatti, i due andarono a pranzo dove individuarono Jean, ancora sovrappensiero, seduto in disparte rispetto agli altri. 
-Possiamo parlare?- chiese Connie gentilmente, sedendosi di fronte all’amico.
-Ma certo- rispose distrattamente Jean, rimuginando su una buona scusa da rifilare al responsabile, visto che non gli era ancora venuto in mente niente di plausibile.
-Sappiamo cos’hai fatto stamattina- disse Reiner, serissimo.
-Oh no! Ve ne siete accorti?- chiese Jean, nel panico.
-Sì, ma non ti preoccupare, non lo abbiamo detto a nessuno. Vogliamo aiutarti a dimostrare al Comandante che è stato un incidente- lo rassicurò subito Connie.
-Il Comandante?- Jean deglutì aria.
-Certo, una cosa del genere verrà sicuramente riferita a lui, mi pare ovvio- spiegò Braun.
-Ma…io…non credo che il Comandante si scomodi per un paio di lenzuola ed un pigiama…- balbettò Kirschtein, arrossendo violentemente.
-Certo, ma il contenuto di quelle lenzuola ovviamente è di grande importanza per il Comandante- Connie fece l’occhiolino a Jean, che iniziò lentamente a sbiancare: perché Erwin Smith si sarebbe dovuto interessare a delle lenzuola croccanti?
-Il contenuto?-
-Certo Jean, sappiamo tutti e tre che cos’hai fatto e anche il Comandante avrà tante domande. Ma non temere, stiamo raccogliendo prove per scagionarti- e detto questo, si congedarono, lasciandolo sprofondare in un pozzo senza fondo di paranoie.

Disperato, Jean fece ritorno al dormitorio dove incontrò il responsabile nucleo alloggi.
-Kirschtein, ti ho fatto portare delle nuove lenzuola, sappi che ti decurteremo il costo dalla paga del prossimo mese- gli disse l’uomo senza smettere di camminare o mostrare interesse alcuno per la fine delle lenzuola.

Ma se il responsabile alloggi non ha chiesto nulla, pensò Jean, perché dovrei parlarne con il Comandante? Perché Connie e Reiner stavano raccogliendo prove per scagionarlo? E quali prove esattamente?

 

-Armin!- la voce di Connie risuonò per tutto il corridoio, facendo voltare il ragazzo e i suoi due inseparabili compagni.
-Dimmi pure- disse lui, mentre Eren e Mikasa li guardavano incuriositi.
-Io e Reiner abbiamo risolto un caso di omicidio, ma avremmo bisogno del tuo aiuto per prepare un discorso che eviti l’impiccagione a Jean- spiegò Connie.
-Eeeeeeeeeeeeeeeee??- dissero i tre di Shiganshina all’unisono.
Reiner spiegò tutta la storia e poi aggiunse:
-Sicuramente il Comandante sarà obbligato a fare qualcosa, è pur sempre morto qualcuno, ma se dimostriamo che Jean è sonnambulo e non poteva vedere le scale, forse accetteranno che è stato un incidente e verrà risparmiato-
-Non ci credo!- disse Eren -quel cavallo è pure sonnambulo, dovrebbe dormire nelle stalle!-
-Eren!- lo ammonì Armin -guarda che non c’è nulla da ridere. Quanto a voi, avete delle prove concrete che Jean abbia effettivamente ucciso la Caposquadra Marlene?-
-Lo abbiamo visto sbarazzarsi del cadavere al fiume- disse Connie.
-A quest’ora la corrente lo avrà portato oltre il Wall Rose, sarà quasi al Wall Maria- disse Mikasa, guardando gli altri -non credo che sarà facile recuperarlo-
-Beh. Senza il corpo non ci sono le prove…- Armin assunse un’espressione pensierosa -Forse potremmo semplicemente lasciar perdere. Penseranno che è sparita e basta-
-Armin! Stai suggerendo di violare la legge?- Eren non credeva alle sue orecchie.
-Sto dicendo che loro hanno visto Jean buttare il corpo di una donna nel fiume e pensano potesse essere la Caposquadra Marlene, ma di fatto nessuno ha aperto un’indagine per la sua scomparsa, gli altri Capisquadra non sembrano preoccupati, la signorina Petra è tornata dalla città senza fare domande, nessuno sta cercando Marlene. Forse la soluzione migliore per salvare la vita di Jean è seppellire l’argomento e dimenticarlo per sempre- Armin Arlert stava suggerendo di insabbiare tutto?
I ragazzi si guardarono tra di loro, che fare?
-Che state facendo tutti qui?- la voce del Capitano Levi li fece trasalire -non avete degli incarichi da svolgere? Delle stanze da pulire?- ma come faceva quell’uomo a muoversi più silenzioso di un gatto?
-Ehm, ecco noi…cioè…- iniziò a balbettare Connie.
-Siamo innocenti! Non abbiamo fatto niente! Stavamo dormendo mentre Jean la uccideva lo giuro!- strillò Eren nel panico. Levi lo guardò, confuso. Gli altri lo guardarono furiosi: perché ogni volta che c’era Levi doveva farsela sotto così? Vigliacco.
-Uccideva chi?- chiese -Di che state parlando, vi sarete mica ubriacati mocciosi?- li guardò assottigliando gli occhi -Devo fare rapporto ad Hange o vi decidete a parlare?-
Rassegnati i ragazzi spiegarono tutta la storia a Levi, insistendo per mostrargli la scena del crimine e spiegando la dinamica e come avevano svolto le indagini, Connie gli consegnò il bottone che dimostrava la presenza di qualcuno con l’uniforme del Corpo di Ricerca nel corridoio.

Terminato il racconto, il Capitano li guardò uno ad uno con espressione imperscrutabile.
-Vi scorterò personalmente ai vostri alloggi, dove rimarrete tutti confinati fino al rientro del Comandante- disse, iniziando ad incamminarsi -metterò due soldati di guardia per assicurarmi che i miei ordini vengano rispettati-

Chiusi nel dormitorio da ore, gli animi iniziavano a scaldarsi, soprattutto tra Reiner ed Eren, colpevole di aver ceduto alla pressione e confessato. Solo la presenza di Mikasa era riuscita a prevenire una desideratissima scazzottata.

Gli altri cadetti del centoquattresimo non sapevano come mai i loro amici erano stati confinati, anche se alcune voci dicevano che Jean Kirschtein era stato convocato dal sostituto Comandante Zoe e dal Capitano Levi per un interrogatorio.

Nell’ufficio di Levi, Jean stava morendo di imbarazzo: alla fine era stato convocato ed aveva scoperto su cosa indagavano Reiner e Connie.
Quei due imbecilli nella loro stupida indagine per “scagionarlo” avevano finito per fargli fare una figuraccia colossale.

Il ragazzo non sapeva dire se fosse stato peggio spiegare cos’era veramente successo alle sue lenzuola o accorgersi che Hange e Levi stavano cercando a fatica di non incrociare i rispettivi sguardi, trattenendo disperatamente le risate nel tentativo di darsi un tono autoritario nonostante la situazione.
Quando finalmente lo congedarono, Jean si avviò mesto verso il dormitorio, ma non aveva neanche fatto tre metri che sentì scoppiare la più fragorosa risata che le mura della caserma avessero mai udito.

 

The End

 

 

   
 
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