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Autore: musa07    26/04/2023    3 recensioni
[Time!Skip][Tooru's POV]
"Non ci sarebbe stato nessun dolce risveglio… (neanche questa volta…)
Non ci sarebbe stato nessun tenero abbraccio…
Nessun bacio del Buongiorno sussurrato dolcemente all’orecchio…
Non nel giorno della sua partenza. L’ennesima…
Lo sapevano bene questo. Eppure[...]
Come poteva ricascarci ogni volta? Ancora, ancora. E ancora…
Non importava la risposta in quei momenti[...]
E dire che sarebbero bastate poche parole…
Ma nessuno dei due le aveva pronunciate.
Almeno per il momento."
Può essere letta sia come una UshiOi che una IwaOi
AUGURI GIUDI
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Tooru Oikawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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È dagli errori che si riparte
 

 
 
Non ci sarebbe stato nessun dolce risveglio… (neanche questa volta…)
Non ci sarebbe stato nessun tenero abbraccio…
Nessun bacio del Buongiorno sussurrato dolcemente all’orecchio…
Non nel giorno della sua partenza. L’ennesima…
Lo sapevano bene questo. Eppure…
 
Eppure si erano posseduti, appartenuti, con la forza della disperazione.
E proprio in memoria di quel legame che non riuscivano a recidere, proprio per testimoniare a sé e all’altro il loro appartenersi e possedersi da sempre, il loro amarsi, si erano impressi l’uno sul corpo dell’altro. Evidenti sulla pelle di entrambi i marchi di graffi, morsi, baci…
 
Come poteva ricascarci ogni volta? Ancora, ancora. E ancora…
Non importava la risposta in quei momenti.
Non nel momento in cui aggrappato alla schiena dell’altro, Tooru aveva ascoltato rapito i gemiti di entrambi aver preso il posto dei sospiri e riempire la stanza.
Aveva ascoltato stregato il salmodiare cadenzato del suo nome nella voce dell’altro, sospirato.
Aveva sentito una lacrima solitaria rigargli il volto, molto semplicemente perché quello che stavano provando insieme si era fatto nuovamente strada a forza dentro di loro.
Gli aveva intrufolato le dita tra i capelli scompostamente disordinati, per non permettergli di abbandonare le sue labbra nemmeno per un istante, rendendo più salda la presa dentro di lui allacciandogli le gambe sulla schiena.
 
All’inizio era stata dura guardarsi negli occhi, il contatto era stato rifugiato. Ancora troppo doloroso leggere nelle iridi l’uno dell’altro la sofferenza dell’abbandono, la delusione di sogni infranti.
Avevano accarezzato, percorso con la punta delle dita, con la punta della lingua, ogni singolo centimetro di quel corpo, di quell’essere, tanto agognato e tuttavia mai perso. Ogni carezza si era impressa nell’anima di entrambi. Ogni tocco era stato una venerazione, un far sentire all’altro di esserci stato, sempre e comunque, di averci creduto. Una promessa…
Ci avevano creduto per un istante, a quella promessa.
Per un attimo si era spalancata davanti a loro una possibilità, le avevano timidamente sorriso e sperato…
 
Sentendo come la mano dell’altro fosse risalita lungo il suo braccio, fino ad incontrarne le dita, per intrecciarle alle sue, nel momento in cui avevano percepito di esser sulla soglia dell’oblio.
- Tooru… - l’ultimo mormorio. L’ultimo sospiro. Il perdersi insieme, sapendo di cadere insieme stavolta.
I gemiti smorzati l’uno sulla spalla dell’altro, cercando di ritardare l’alba - il momento del nuovo abbandono - il più possibile. E il tutto era stato reso più evidente dal quel baciarsi frenetico, urgente, mordendo e non lasciando respiro.
Quell’appartenersi in maniera disperata, era stato il modo per far capire l’uno all’altro quanto si amassero, nonostante tutto…
 
 
E alla fine, l’alba del nuovo giorno arrivò. Maligna. Implacabile.
Così come fu maligno il raggio di sole che colpì Tooru in pieno volto, filtrando attraverso le tende.
Si coprì gli occhi con una mano, pregando ogni Dio conosciuto per farlo risprofondare nel dolce oblio del sonno, dove tutto era possibile, continuando a dormire beatamente tra le braccia dell’altro, con la testa appoggiata al suo petto, ad ascoltarne il respiro calmo e regolare.
Delicatamente si scostò da lui, per non svegliarlo, non riuscendo tuttavia a lasciarlo completamente andare, continuando a tenergli la mano.
Il calore di quella mano, quello che gli trasmetteva e il saper di non aver altra scelta o possibilità se non quella di doverla abbandonare, era peggio di qualsiasi tortura.
Era inutile continuare a procrastinare l’inevitabile, era peggio di un supplizio e se l’altro si fosse svegliato, sarebbe stato ancora più straziante. Lacerante.
Il sole aveva completato la sua levata. Non poteva attendere oltre.
Cercando di cancellare ogni sensazione dal suo cuore, dalla sua mente, recuperò da terra i propri vestiti ed iniziò a rivestirsi.
L’altro, nel frattempo si era girato su un fianco, dandogli le spalle in quel momento. Con un grosso sospiro, Tooru si risedette nuovamente sul letto.
Vide la sua mano avvicinarsi a quella zazzera, per depositargli una carezza, ma le dita rimasero sospese a mezz’aria. A cosa sarebbe servito? Si chiese. Semplicemente a rendere tutto più difficile.
Era giunto il momento. Doveva andare.
Non si voltò nemmeno nell’attimo in cui, esitante, si fermò sulla soglia della porta, con l’uscio già socchiuso. Un altro passo ed era fatta…
 
 
Solo quando sentì la porta richiudersi, il ragazzo ancora disteso a letto si permise un sospiro greve, manifestando tutta la pena e la sofferenza che aveva dentro.
Inutile dire che un lungo ed unico brivido l’aveva percosso da capo a piedi quando le dita di Tooru si erano intrecciate con le sue. Quale sforzo sovraumano gli era costato non voltarsi e gettargli le braccia al collo e costringerlo a restare lì, con lui. Si morse il labbro inferiore, distendendosi prono e sentendo come le lenzuola portassero ancora il segno del passaggio di Oikawa. Alle narici gli arrivò l’inconfondibile profumo ambrato della sua pelle. Quale tortura sarebbe potuta essere peggiore di quella? Aver avuto la felicità tra le dita, ma effimera come acqua che scivola tra le dita.
Sospirando si alzò dal letto, portandosi davanti alla finestra, socchiudendola per permettere all’aria frizzante dell’alba di rigenerarlo.
Portò l’attenzione degli occhi verso la strada, e lo vide.
 
Tooru, quasi si fosse sentito chiamare, si fermò di colpo. Arrestò la sua cacciata, dove ogni passo che aveva compiuto e che lo aveva allontanato da quel suo unico amore, era stato come una condanna a morte. Solo allora si permise di girarsi.
Con i raggi del sole nascente che gli accarezzavano il volto, sollevò gli occhi dove sapeva con certezza dove l’altro si trovasse, in quell’anonima stanza di albergo.
Ma non esitò, né arretrò di un passo.
Non poteva neanche dare la colpa a nessuno poiché tutto quello – quel dolore, quella sofferenza – era a causa sua. Sua e soltanto sua e delle sue scelte.
 
Sollevando caparbiamente gli occhi verso il cielo, davanti a sé, si voltò nuovamente e riprese il suo cammino.
E dire che sarebbero bastate poche parole…
Ma nessuno dei due le aveva pronunciate.
 
Almeno per il momento.
 
 
 
Fine
 
 
 
 
 
Alla fine, volutamente dato che non riuscivo a decidermi, non ho mai messo il nome di chi si trovava insieme a Tooru. Mettici tu chi preferisci tra Iwa e Ushijima (ma anche Kuroo o Tobio, why not?)
 
Lo so che regalare dell’angst non è il massimo come dono di compleanno ma so che tu apprezzi^^
 
 
E sappi che l’ultima frase della fic l’ho aggiunta perché volevo dare un barlume di speranza, ma sono stata indecisa fino all’ultimo se scriverla o meno ahahah (mi hai contagiato troppo con l’angst più cupo e disperato)
 
 
Buon Compleanno
   
 
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