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Autore: Sapphire_Raven    27/04/2023    1 recensioni
Dopo la sconfitta di Poseidone contro i cavalieri della dea Atena, Julian Solo viene riportato sulla terraferma, senza nessun ricordo di quello che è successo. Dopo qualche tempo, decide di mettersi in viaggio per aiutare coloro che erano stati colpiti dalla grande alluvione, ma prima della sua partenza i genitori organizzano una grande festa.
Proprio in quell'occasione, Julian ritroverà qualcosa che pensava di aver perso...
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Poseidon Julian Solo, Siren Sorrento
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Con la schiena appoggiata alla parete, Julian si guardò intorno: il salone era pieno di persone vestite con abiti eleganti, impegnate in conversazioni all'apparenza cortesi, mentre bevevano del pregiato vino dai loro calici di cristallo. Non avrebbe mai pensato che i suoi genitori avrebbero invitato così tanta gente, o che avrebbero organizzato una festa simile per salutarlo prima della sua partenza, anche se a lui sembrava come sempre solo un'occasione per intrecciare dei rapporti commerciali con gli altri ricchi del Paese. Si domandò da quando quella vita aveva cominciato a non andargli più a genio.

Aveva sempre avuto tutto ciò che si poteva desiderare, eppure non riusciva più a starsene rinchiuso nella sua prigione dorata. Per questo aveva deciso di provare a fare del bene per gli altri, e aveva chiesto ai suoi genitori il permesso di partire per un viaggio intorno al mondo per aiutare coloro che erano stati colpiti dalla tremenda alluvione di alcuni mesi prima. Sorprendentemente, i coniugi Solo non si erano opposti alla richiesta del figlio, probabilmente anche perché quell'iniziativa avrebbe portato un vantaggio per l'immagine della famiglia.

Quello che era certo, comunque, era che Julian non si era mai sentito più annoiato in vita sua. Tutto quello che gli stava intorno gli appariva vuoto, e non vedeva l'ora di partire l'indomani. Aveva anche rifiutato i numerosi inviti a ballare: persino la musica che riempiva la sala lo infastidiva.

Uscì fuori sul terrazzo, sperando che allontanarsi dalla confusione l'avrebbe aiutato a liberare la mente da quei pensieri. Ora che non era più circondato dai rumori della sala, gli sembrò di sentire un'altra musica, di cui prima non era riuscito ad accorgersi, tanto dolce e delicata da fargli immediatamente dimenticare tutta la sua noia e frustrazione. Doveva assolutamente scoprire da dove veniva. Scese allora in giardino, seguendo la melodia che, come un canto di sirena, lo attraeva sempre di più a sé.

Ed eccolo lì, un ragazzo all'incirca della sua età, seminascosto dalle siepi e dai cespugli di rose bianche. Stava suonando un flauto dorato. Julian non lo conosceva, forse era il figlio di una qualche importante famiglia che i suoi genitori avevano invitato, ma era sicuro di non aver mai visto nulla di più bello in vita sua. Sembrava etereo, quasi un miraggio, una creatura fatata apparsa per magia tra i fiori del suo giardino.

Il flautista, tuttavia, sembrò accorgersi della sua presenza, perché di colpo la musica si interruppe. Il cuore del giovane Solo sussultò alla vista dei suoi occhi color ametista che sembravano brillare alla luce della luna. Voleva sentire di nuovo quella sinfonia suonata da lui: "Ti prego, continua. È una musica davvero meravigliosa". Il ragazzo chinò lo sguardo, imbarazzato, ma annuì.

Ricominciò a suonare, e Julian rimase a guardare incantato le dita del flautista, che si muovevano agili sui tasti. Era una melodia dolce, ma allo stesso tempo malinconica, e in un certo senso familiare, anche se non riusciva a ricordare dove l'avesse già sentita. Chiuse gli occhi, lasciandosi trasportare dalla sinfonia. La festa ormai era lontana, i rumori del salone gli giungevano ovattati, per lui esisteva solo la musica del flauto. In essa iniziava a distinguere diverse nuove sfumature: dolore, gioia, speranza e amore, unite insieme indissolubilmente in un'unica armonia intrecciata dal giovane musicista.

Quelle note riportarono alla mente di Julian delle immagini, dei ricordi che fino ad allora era riuscito a vedere solo in sogno, ma che aveva dimenticato una volta sveglio. Erano immagini sfocate e indistinte, ma in esse riusciva a cogliere alcuni rapidi fotogrammi: un palazzo nelle profondità marine, colonne tanto alte da non vederne la fine, sette generali dalle armature scintillanti. Tra di loro, solo un nome, che ricordava di aver sussurrato rivolto all'aria della notte quando, svegliatosi da uno dei suoi sogni confusi, usciva sulla terrazza per guardare il mare. Un nome a cui non era mai riuscito ad associare un volto prima.

La musica si interruppe di nuovo: "State piangendo". Era vero, Julian non se n'era reso conto prima, ma il suo viso era rigato dalle lacrime. Tuttavia, anche attraverso quel velo che annebbiava la vista, poteva distinguere il viso del giovane musicista, e quegli occhi che non avrebbe mai più dimenticato: "Sorrento..."

"Mio signore."

Julian lo attrasse immediatamente a sé, stringendolo come se fosse la sua unica ancora di salvezza nel mare di ricordi che minacciava di affogarlo. Ora tutto gli era tornato alla mente: Nettuno, Kanon, la ragazza dea con i suoi cavalieri, il diluvio, la sconfitta. Si lasciò sfuggire un singhiozzo quando Sorrento, anziché ricambiare l'abbraccio, rimase immobile. Per tutta risposta, Julian lo strinse ancora più forte.

"Dove sei stato finora? Perché non sei tornato da me?"

"Perdonatemi, dopo quello che è successo pensavo sarebbe stato meglio se voi aveste dimenticato tutto, tornando alla vostra vita normale. Ma quando ho sentito che stavate per partire, io..."

La sua voce si incrinò e non proseguì oltre. Julian, che ancora lo abbracciava, lo sentì tremare. Il suo generale più fidato, l'unico vero amico che avesse mai avuto... non poteva lasciarlo di nuovo.

"Vieni con me."

Lo disse senza pensarci, con il viso ancora nascosto nell'incavo del collo del flautista.

"Signore, io non-" "Non te lo sto chiedendo come tuo signore, Sorrento, te lo sto chiedendo come Julian. Solamente ora ho ricordato e mi sono reso conto di quanto tu mi sia mancato. Anche se non sapevo nulla di quello che era successo, sentivo un vuoto dentro, un vuoto che solo la tua musica è riuscita a riempire. Adesso che ti ho ritrovato, non posso più partire come se nulla fosse, non voglio. Ti prego, vieni con me."

Queste parole, dette d'un fiato, rimasero sospese nell'aria intorno a loro. Julian trattenne il respiro, in attesa, e finalmente, finalmente, sentì le braccia di Sorrento avvolgerlo, ricambiando la sua stretta.

"Sarebbe un onore per me, Julian."
   
 
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