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Autore: Monkey D Anjelika    02/05/2023    0 recensioni
Dal testo:
"Broly detestava Kakarot e quel suo volto sempre sorridente.
In tutto l'universo era ammirato per la sua forza.
Broly forte lo era sempre stato eppure nessuno lo aveva mai ammirato.
Anzi sembravano aver paura di lui, lo evitavano.
Persino suo padre lo temeva.
Goku poteva battersi contro chiunque volesse, mettere alla prova la sua forza.
Mentre Broly doveva starsene tranquillo nella sua stanza.
Non doveva combattere se non necessario.
E decideva suo padre quand'era necessario.
Lo controllava, era una marionetta nelle sue mani."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Broly
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ne aveva visti di volti durante la sua infanzia e adolescenza.
Tanti volti diversi e seppur particolari, per lui erano stati anonimi.
Non ne ricordava molti, non gliene importava nulla di ricordare persone che per lui non avevano significato nulla.
Però c'era un volto che età rimasto ben impresso nella sua mente per anni.
Un volto pallido e paffuto, sempre contratto e rigato dalle lacrime.
Quel volto era accompagnato da un pianto che faceva da colonna sonora a tutto il suo passato.
Quel pianto era il suo dell'odio.
Broly non riusciva a capire il perché e forse nemmeno gli importava di capire.
Ma per qualche strana ragione lui odiava quel viso di bambino.
Lo associava ad ogni brutto ricordo del suo passato.
Quel volto pieno di lacrime appariva nei suoi sogni e gli impediva di dormire.
Per la mancanza di sonno aveva perso la sua lucidità o forse per la sua forza incontrollata.
Probabilmente la sua sanità mentale non era mai stata lucida.
Ogni volta che chiudeva gli occhi vedeva quel viso, sovrastava qualsiasi pensiero, qualsiasi ricordo.
Dopo anni era riuscito a dare un nome a quel volto, Kakarot o Goku.
Anche lui era un sayan, così gli aveva detto suo padre.
Erano nati lo stesso giorno e Broly ricordava anche che dormiva in due culle vicine.
Dalle voci che erano girate negli ultimi anni quel Goku doveva essere davvero forte.
Era stato il primo a sconfiggere Freezer.
Tutti lo ammiravano, tutti tranne Broly.
Nel suo silenzio Broly decideva Kakarot e chi lo idolatrava.
Lui non aveva mai combattuto contro Freezer eppure sapeva di essere molto più forte di lui.
Lo avrebbe battuto in minor tempo rispetto all'altro sayan.
Ne era sicuro, così com'era sicuro che sarebbe riuscito a battere anche lui.
Broly detestava Kakarot e quel suo volto sempre sorridente.
In tutto l'universo era ammirato per la sua forza.
Broly forte lo era sempre stato eppure nessuno lo aveva mai ammirato.
Anzi sembravano aver paura di lui, lo evitavano.
Persino suo padre lo temeva.
Goku poteva battersi contro chiunque volesse, mettere alla prova la sua forza.
Mentre Broly doveva starsene tranquillo nella sua stanza.
Non doveva combattere se non necessario.
E decideva suo padre quand'era necessario.
Lo controllava, era una marionetta nelle sue mani.
La rabbia ribolliva in Broly, la sua forza era troppa.
A volte faticava a trattenerla, aveva la sensazione di esplodere.
E prima o poi sarebbe successo.
Doveva assolutamente combattere e sfogarsi.
Doveva trovare un modo per liberarsi da tutta quell'energia alimentata dall'odio.
Ma Broly non era libero, era prigioniero di suo padre e del suo desiderio di vendetta.
Non aveva mai avuto il pieno controllo su se stesso.
Era una pedina nelle mani di suo padre che a scacchi non ci sapeva giocare.
E presto Broly glielo avrebbe dimostrato.
Avrebbe vinto lui la partita finale e finalmente sarebbe stato libero.
Forse era per quel motivo che lui odiava Kakarot, perché lui era libero di poter combattere ed essere sé stesso.
Sin dalla sua nascita, nonostante il suo scarso livello combattivo, Goku era stato libero di poter vivere.
Era stato graziato dal destino.
Mentre Broly, molto più utile di Kakarot per una razza di guerrieri, era stato imprigionato e abbandonato nelle segrete del castello.
Lui meritava la libertà molto di più di Kakarot.
Era lui il prescelto, il sayan della leggenda e non Goku.
Broly lo odiava e lo avrebbe fatto fino alla morte, finché non avrebbe visto quel viso privo di vita e sporco di sangue.
Avrebbe messo fino a quel pianto e avrebbe fatto tornare il silenzio.


 
   
 
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