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Autore: SilvanaFreesound    04/05/2023    4 recensioni
I due migliori amici si ritrovano a studiare la sera prima del compito di inglese a casa di Yamaguchi.
La madre di Tadashi è al piano di sotto.
Questo è il terzo racconto della SERIE "SEI SOLTANTO MIO" sarebbe il caso di leggere le storie in sequenza, ma si possono leggere tranquillamente da sole.
A VOI LA SCELTA.
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kei Tsukishima, Tadashi Yamaguchi
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'SEI SOLTANTO MIO - SERIE TSUKKI YAMA'
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“Ooohhh! Uffa, che palle, non ce la farò mai per domani!”
 

Sbuffa lamentoso Yamaguchi, strigliandosi energicamente il cuoio capelluto con gli occhi socchiusi e la testa incavata tra i gomiti saldamente appuntati sulla piccola scrivania vicino alla porta.

Alle sue spalle si trova il suo inseparabile amico, seduto sul letto, sopra il piumone, con la schiena poggiata sulla testiera ed una gamba penzoloni, totalmente assorto nelle sue intense letture scientifiche.
 

“Qual è il problema?”
 

Quella lagna bambinesca riesce a catturare l’attenzione di Kei che distoglie per un attimo lo sguardo dal suo libro di testo. La sua voce è calda e vagamente paternale.
 

“I verbi irregolari, ecco qual è il problema.”
 

Con il muso imbronciato Tadashi si volta di scatto: la matita tutta smangiucchiata sul fondo è perfettamente tenuta in equilibrio tra il naso e l’arco di cupido.

Tsukishima trattiene a stento una risata nascondendosi la bocca col dorso della mano mentre immortala quella faccia così irresistibilmente buffa, collocandola mentalmente nella sua personale hit parade delle espressioni più tenere e adorabili al mondo.
 

“Hai avuto un paio di settimane buone per prepararti!” lo ammonisce con tono benevolo “La prof. ce lo aveva preannunciato per tempo, del compito. Sentiamo, quale sarebbe la tua difficoltà?”
 

Glielo chiede ancora una volta ed il suo è un interesse sincero.
 

“Lo sai che sono sempre stato una schiappa in inglese: tutte queste parole nuove da imparare, è davvero troppo, ne ho abbastanza! Ma perché dobbiamo per forza studiare le lingue straniere?”
 

“Forse perché al di fuori del nostro grande paese interamente circondato d’acqua nessuno parla giapponese?”
 

Tadashi sospira copiosamente annuendo senza batter ciglio ai discorsi terribilmente sensati di quell’esile ragazzo dal corpo allungato e leggermente ricurvo che con quegli occhiali dalla montatura squadrata e severa argomenta con la saccenza di un rugoso e petulante novantenne.
 

“E dire che abbiamo studiato tanto in questi giorni, dopo scuola. Com’è che ti sei già dimenticato tutto? Non è che te la stai facendo sotto?”
 

“NO che non me la faccio sotto! E comunque perché parli come Hinata?” Yamaguchi ridacchia nervosamente stemperando la tensione accumulata, certo di esser andato facilmente a segno.
 

“Ohi, non osare paragonarmi a quella zucca vuota con un sol neurone eremita, potrei seriamente offendermi.”
 

“Ok, ok, non ti scaldare, stavo solo scherzando! Il fatto è che non ho avuto modo di concentrarmi molto in questo periodo.”
 

“Come mai?”
 

Il biondo reconditamente conosce già la risposta, tuttavia non resiste alla tentazione di sapere tutta la verità: vuole, deve sentirgliela dire da quelle labbra polpose come ciliegie mature che tanto vorrebbe riassaporare.
 

“Ecco…vedi…ho pensato troppissimo a te, a noi, a quello che è successo da te… qualche giorno fà.”
 

“E ti sei toccato!”
 

“Ma che cavolo dici!”
 

“Ah, no? Mi sbaglio, forse? Perché io invece sì, e tanto…però non è bello come quando sono con te.”
 

“Cazzo, Tsukki, così me lo farai scoppiare nelle mutande!”
 

Effettivamente l’immagine del suo ragazzo che lo sta pensando mentre si masturba lento nella solitudine della sua stanza - e che ad un tratto ne aumenta la velocità, incalzando furiosamente il ritmo, soffocando il suo nome in gola per poi raccogliere in quel pugno enorme lo sperma, strizzandosi la punta fino a fare male - farebbe andar di matto anche il più asessuato dei santi in paradiso.
 

“Sarebbe uno spreco di capitale umano!”
 

Borbotta il biondo occhialuto sfoderando per l’occasione un sorrisetto sornione e malizioso al tempo stesso.
 

“Già, un gran bello spreco!”
 

Replica sghignazzando il lentigginoso mentre lo fissa intensamente, rimanendo inchiodato sulla sedia, sbranandolo a distanza con gli occhi.

Un battere ripetuto di nocche contro il legno vuoto della porta interrompe ciò che apparentemente potrebbe sembrare un innocente ripasso di lezioni scolastiche tra liceali.
 

“Cazzo, mia madre!”
 

Bisbiglia stizzito mentre tenta inutilmente di nascondere le guance avvampate.

La donna irrompe improvvisamente irradiando la stanza con la sua innata solarità.

E’ ancora bella la signora Yamaguchi benché abbia già passato da un pezzo la quarantina: Tadashi le somiglia parecchio, diciamo che è la sua copia sputata: stesse lentiggini, stessa capigliatura scompigliata dai riflessi verdognoli, stesso ciuffo impennato e soprattutto stesso sorriso abbagliante che fa tanto innamorare.

E’ alta, decisamente più della media, e la sua figura è piacente sebbene i fianchi si siano allargati nel corso del tempo, almeno rispetto a com’era in alcune fotografie risalenti più o meno a una dozzina di anni fà.

Alcune sono un po’ ingiallite e spiccano fieramente incorniciate nelle mensole della libreria.

Tsukishima ama di tanto in tanto osservarle e lo fa di nascosto, quando il suo ragazzo è totalmente immerso sui libri.

Conosce a memoria ogni minimo dettaglio: in una Tadashi ha il faccino triste, si morde il labbro inferiore, forse sta singhiozzando, il suo ginocchio è sbucciato; in un’altra sua mamma lo tiene stretto per mano, il suo cappello di paglia a tese larghe le sta per volare, alla sua giacca manca un bottone; in un’altra ancora i due sono in posa statuaria e sorridono felici in direzione dell’obiettivo.

Ecco, in quella si intravede in lontananza uno stormo di rondini che librano leggere nel cielo azzurro quasi del tutto sgombro da nubi: gli trasmette un senso di pace ed è una delle sue preferite.

Ma ce n’è una che fra tutte lo ha colpito in modo particolare: quella che li ritrae insieme ai giardinetti, vicino alle altalene, le stesse in cui ancor oggi i due giovani a volte si fermano di ritorno dagli allenamenti per dondolarsi un po’, senza dire una parola, allentando la fatica accumulata nelle gambe e lasciando andare liberi i pensieri, con gli sguardi persi verso l'orizzonte, interamente avvolti dal tepore rasserenante del tramonto.

In quella foto la Signora Yamaguchi è china mentre pulisce con un fazzoletto candido dai bordi merlettati il muso imbrattato del suo piccolino: Shi-chan si ostina a tenere il cono nella manina anche se il gelato si è completamente sciolto, c’è una chiazza ai suoi piedi.

Ed è meravigliosa nella sua semplicità perché trapela amore: amore incondizionato ed eterno di una mamma che si prende cura del suo unico tesoro e amore istintivo di un bimbetto allegro, dolce e fragile nei confronti di chi lo ha generato.
 

“Ehilà, ragazzi! Come procedono gli studi?”
 

“Piuttosto bene, Signora Yamaguchi!”
 

Tsukishima è a suo agio mentre le risponde con tono pacato anche a nome di suo figlio, ed è parecchio inusuale che ciò accada perché normalmente è solito farlo Tadashi per tutti e due, soprattutto quando Kei, avvistando nei paraggi personaggi notoriamente o potenzialmente fastidiosi, si affretta ad indossare con noncuranza le cuffie sfilandole dalla base del collo, finendo per estraniarsi volutamente dal resto del mondo.
 

“Del tè fumante con un filino di miele è quel che ci vuole per ritemprare il corpo e la mente in queste fresche serate di inizio autunno, non trovate?”
 

E’ davvero premurosa mamma Yamaguchi mentre sorregge amorevolmente il vassoio di legno laccato di bianco, dipinto a mano e decorato con motivi floreali che fanno da sfondo a delle romantiche geishe ritratte di spalle a passeggio con gli ombrellini variopinti aperti sopra le loro chiome elaborate; lo tiene stretto comprimendolo sul suo seno rotondo come se fosse un dono prezioso da proteggere a discapito della propria vita.

Quel seno morbido e grande in cui Tadashi da piccolo amava affondarci la faccia per perdersi nel suo calore confortante fino a sprofondare nel sonno, col pollice in bocca, riempiendosi le narici del dolce, a tratti stucchevole, profumo d’altri tempi di rosa e di violetta, misto a quello di kutsudon fritto, di ramen piccante, di cremoso latte zuccherato, di mamma.
 

“La ringrazio Signora, non era necessario che si disturbasse.”
 

Tsukishima è sempre stato un maestro indiscusso nel calibrare le risposte giuste, mai fuori luogo, misurate al millimetro - quasi come se stesse redigendo una complessa formula chimica - soprattutto quando si tratta di doversi rapportare con gli adulti.

E non lo fa in modo calcolato, gli riesce naturale perché è nella sua indole portare il dovuto rispetto a chi è più grande di lui (eccezion fatta per gli unici due senpai sempliciotti e casinisti, Nishinoya e Tanaka, ma solo in alcune occasioni.)
 

“Macché, macché, semmai è tua madre quella che si disturba ogni volta dando ospitalità al mio Tadashi. E’ quasi sempre buttato lì da voi: deve essere una presenza un bel po’ rumorosa oltre che invadente!”
 

“Mamma!”
 

“Shi-chan, non mi interrompere, lasciami finire! Voi Tsukishima vi siete presi cura di mio figlio per così tanti anni ed io e mio marito non possiamo che esservi profondamente grati e riconoscenti.”
 

“Suo figlio è un ragazzo amabile oltre ad essere un amico leale e sincero. Siamo abituati ad averlo intorno, sarebbe strano il contrario, è come uno di famiglia oramai!”
 

“Ehi, Tsukki, vacci piano, non sono mica un barboncino, io!”
 

“Una sottospecie!”
 

Tadashi approfitta dell’attimo in cui la madre gli dà le spalle per potergli sferrare un deciso dito medio, incapace però di scalfire la sua fottutissima faccia da schiaffi.
 

“E a te, Kei-kun, non finirò mai di ringraziarti abbastanza per aver salvato mio figlio.”
 

Solo poche persone ultimamente sono state in grado di destabilizzare l'algido ed imperturbabile quindicenne (Kuroo-san, Bokuto-san ed il suo Tadashi fanno indubbiamente parte di questa strettissima cerchia) e mamma Yamaguchi è fra tutti la più sorprendente.
 

“Salvato? In che senso, mi scusi!”
 

“Salvato dalla strada! Prima di conoscerti Tadashi era un moccioso scavezzacollo che non ne voleva sapere di studiare. Stava tutto il giorno a bighellonare e tornava a casa tardi, sporco dalla testa ai piedi e con le peggio bestiacce. Quanto ci ha fatto disperare!”
 

“Come rospi e pantegane, tanto per dirne una!”
 

“E anche orribili serpenti!”
 

“Come vede ne so qualcosa anch’io, Signora!”
 

“Basta, mamma! E anche tu, Tsukki, non ti ci mettere pure tu! Ero piccolo, senza un soldo in tasca e con una fervida immaginazione. Per quanto ancora tirerai avanti con questa storia?”
 

“Finché ne avrò voglia!”
 

Stronzo!”

Mima con il labiale scandendo chiaramente ogni singola sillaba senza farsene accorgere da sua madre.
 

“Poi ha conosciuto te ed improvvisamente gli è venuta la fissa dello studio. Davvero, non so cosa gli sia preso e quale sortilegio tu gli abbia fatto."
 

“Mamma, piantala di dire stupidaggini! Dobbiamo studiare, domani abbiamo compito in classe e siamo letteralmente a mare!”
 

“Tu parla per te!”
 

“Per favore te lo chiedo, mamma, lasciaci in pace!”
 

“Va bene, va bene, ho capito, mi tolgo dai piedi!”

 

 

**********


 

“E’ davvero simpatica tua madre.”
 

“Eh, come no, una rompicazzi! Parla sempre e a sproposito, è un mulinello, si infila dappertutto e perde pure il filo del discorso. Tu non immagini minimamente, è una faticaccia stare dietro ai suoi mille sproloqui!”
 

“Il frutto non cade mai lontano dall’albero.”
 

“Che vorresti dire?”
 

“Quello che ho detto! E comunque su di una cosa tua madre ha perfettamente ragione.”
 

“Su cosa, illuminami!”
 

“Che solo io sono capace a farti certe magie!”
 

“Ma vaffanculo, va!”
 

“Uomo di poca fede! Non ci credi? Te ne farei volentieri una in questo momento…”
 

“Davvero, tu mi faresti…”
 

Tadashi balbetta nervosamente mentre è in piedi di fronte a lui che invece rimane seduto sul bordo del letto a fissargli insistentemente il cavallo dei pantaloni.

Yamaguchi se ne accorge e le guance lentigginose vanno istantaneamente a fuoco, diventando un tutt’uno con la sua felpa color aragosta.
 

“E perché no? Se solo non ti ostinassi a mettere sempre quei jeans! La tuta è molto più pratica. A tua discolpa, devo dire che ti fanno proprio un gran bel culo!”
 

“Non ci avevo pensato!” farfuglia turbato “E comunque per certi versi è meglio così, da’ retta a me! Ti immagini se mia madre ci dovesse beccare mentre me lo succhi? Oddio, credo che morirei.... sì, morirei all'istante per la vergogna! Questo è poco ma sicuro!”
 

“Sarebbe un bel modo di morire!”
 

“Mi prendi per il culo?”
 

“Ok, ok, seriamente, continuiamo a studiare.”
 

“Già, sarebbe cosa buona e giusta!”
 

Il giovane pinch server ritorna alla scrivania: si posiziona goffamente sopra un buffo cuscino giallo dall'imbottitura appiattita che ha la forma del muso di Pikachu – una gamba è sotto la coscia – avvicina la sedia al tavolo che stride sul parquet, apre il libro d'inglese mantenendo lo sguardo fisso nel vuoto mentre ripete a bassa voce abbozzando una sorta di cantilena nel tentativo di memorizzare tutti quegli astrusi vocaboli stranieri.

Tsukishima non ha più voglia di studiare perché, neanche a dirlo, conosce già da tempo la materia a menadito per cui, tanto per ammazzare la noia, si permette di curiosare indisturbato tra le cose del suo ragazzo.

Si sofferma per un po’ ad accarezzare un pupazzetto imbottito di pezza a forma di corvo con uno strano ciuffo verde, tempestato di lentiggini rosse ricamate attorno al becco, un regalo di discutibile gusto confezionato a mano dalla piccola Yachi.

Apre distrattamente il primo cassetto del comodino ed un ritrovamento particolare attira subito la sua attenzione.
 

“Vediamo un po’ che abbiamo ancora qui da studiare!” Il biondo atleta interrompe intenzionalmente gli studi del povero Yamaguchi vanificando tutti i suoi sforzi di apprendimento “ Lui&lui, sotto i fiori di sakura, cuori in fiamme…”
 

“Oh, ma che cazzo fai? Posali subito!”
 

“Sarebbero questi i tuoi famosi Boy’s Love?” Lo canzona divertito mentre dispone velocemente una decina di fumetti in bella vista sul piumone “Sicuro che questi fanno roba qui dentro? A giudicare dalla copertina non si direbbe!”
 

“Ohi, non mi fare incazzare! Dacci un taglio e rimettili subito a posto!”
 

Tsukishima ne sceglie uno in mezzo a tanti: sfoglia le pagine lentamente e si ferma giusto in tempo per spingere indietro il ponte degli occhiali che gli erano scivolati giù sulla punta sudata del naso.
 

“Ah, ecco, potremmo iniziare con questo!” continua imperterrito, fomentando ancor di più l’irritazione del suo ragazzo “Compagni di classe, molto interessante, sembra fare al caso nostro!”
 

“Porca troia, rimettili a posto, ti ho detto! Svelto, prima che torni mia madre! Se me li vede sono fritto!”
 

“E tu che mi dai?”
 

Non si rende conto Tadashi che nella concitazione di strappargli dalle mani quei giornaletti sconci, si ritrova improvvisamente addosso a lui, tra le sue gambe, con il corpo spalmato sul petto del suo bellissimo ragazzo biondo che lo osserva languido con una punta di desiderio.

I loro volti sono vicini, troppo vicini: i tratti dei loro visi si distendono, i loro respiri si intersecano fino a fondersi in un bacio timido per poi divenire sempre più morbido, profondo, invadente.

Le loro bocche vagano ovunque alla ricerca di carne da mordere, pelle da leccare, capezzoli da succhiare.

Tsukishima lo avvicina maggiormente a sé, azzerando ogni distanza: lo afferra per i fianchi ed è eccitante la sensazione di potersi riempire i palmi con i suoi glutei sodi.

Gli solleva quanto basta la felpa, Tadashi lo agevola tenendo sollevati i lembi: adesso è facile da quella posizione poter raggiungere il suo grazioso ombelico, così tanto a lungo trascurato dalle sue labbra fameliche.

Lo stuzzica con la lingua e con i denti per poi abbandonarlo definitivamente, ricompensandolo con una scia umida di saliva che si protrae sempre più in basso, fino a rasentare la cintola.

Al passaggio della sua lingua calda la pancia si ritrae istintivamente, gli addominali tesi lasciano quanto più spazio possibile e questo per Kei è un segnale eloquente che lo incoraggia a proseguire nel suo intento.

Il cuore pompa ad un ritmo folle, percepisce il sangue affluire senza sosta verso i suoi genitali mentre sente i mugugni di piacere di Tadashi che si moltiplicano non appena gli slaccia il primo bottone.

Le lunghe dita affusolate si insinuano spudoratamente dentro la patta ruvida dei jeans, sfiorandogli inevitabilmente il glande.

Yamaguchi sussulta forte, la sua erezione esuberante fa capolino appena fuori dall' elastico dei boxer.
 

"Oh, Kei-chan, ti prego, prendimelo in bocca!"
 

Lo implora ansimante mentre infila le dita tra le ciocche color miele protendendo il bacino in avanti, alla disperata ricerca di altro contatto.

Un ulteriore bussare appena accennato e la porta della camera di Yamaguchi si spalanca improvvisamente con troppo poco preavviso.

I due sobbalzano come molle: Kei sposta il corpo accomodandosi con disinvoltura sopra i manga sparpagliati sul letto; Tadashi inizia a sudare freddo mentre lascia l'orlo della felpa arancione che cade morbida lungo i fianchi celando la sua parziale nudità.
 

“Scusate se vi interrompo: avevo dimenticato di salirvi i dorayaki. Al cioccolato per te, tesoro mio e tradizionali come piacciono a te, Tsukishima-kun.”
 

“La ringrazio, Signora Yamaguchi per essersene ricordata!”
 

“Figurati: non so come si faccia a non amare il cioccolato, comunque anche quelli alla marmellata di fagioli azuki sono buoni. Mi raccomando, finiscili tutti!”
 

“Non credo di poterci riuscire, Signora. Abbiamo finito di cenare poco fà: a proposito, era tutto squisito!”
 

“Ma se non hai praticamente toccato cibo! Hai lasciato quasi tutto nel piatto! Tu, ragazzo mio, mangi come un fringuello, di questo passo non crescerai mai!”
 

“Mamma, dagli tregua! Tsukki è alto quasi un metro e novanta, non è male per avere quindici anni! Ed è ancora in fase di sviluppo!”
 

“Sì, ma è tutto pelle ed ossa: non capisco tutta questa mania che avete voi giovani di essere per forza magri come grissini! E’ una moda stupida, la vostra!”
 

“Mamma, Tsukki gioca a pallavolo, è un middle blocker come me, sta a muro e deve essere leggero se vuole saltare molto in alto.”
 

“Ok ma siete giovani e bisogna mangiare a dovere, servono molte energie se si vuole baciare!”
 

“Mamma, ma che dici? Ti posso spiegare, non penserai mica che…”
 

“Che devo pensare? Da ragazzi è questo che si fa, o no? Io e tuo padre lo facevamo sempre, praticamente ovunque e devo ammettere che era davvero molto eccitante.”
 

“Mamma, ora basta! Chiudi il becco! Fila via!”
 

“Ehi, che modi sono questi? Modera i termini! Non è così che io e tuo padre ti abbiamo tirato su!”
 

“Mi dispiace ma stai facendo di tutto per mettermi in imbarazzo e questo a me non va! A me e a Tsukki non interessano i dettagli della tua vita amorosa. Tu con la tua boccaccia larga, che figura mi fai fare?”
 

“Ok, ok, ricevuto! Vi lascio soli, passo e chiudo! Alzo i tacchi, me ne vado!”
 

“Ci hai perso tempo!”


 

**********


 

“Ehi, non credi di aver calcato un po’ troppo la mano con tua madre?”
 

“Me le ha tirate con le tenaglie!”
 

“Ti sei agitato troppo per nulla!”
 

“Non serve che tu me lo dica! Tu non capisci, hai sentito cos’ha detto?”
 

“La colpa è tua che non chiudi mai la porta a chiave.”
 

“La conosco: si insospettirebbe ancora di più se lo facessi. A proposito, senti, che te ne pare? Avrà capito qualcosa di noi?”
 

“Secondo te? Non hai mantenuto la calma, ci sei andato giù pesante, e per di più tieni i manga yaoi a portata di mano nel cassetto del tuo comodino!”
 

“Ma io li nascondo bene, sotto le mutande!”
 

“A parte che ci ho impiegato non più di un nano secondo per trovarli e poi, dimmi un po’, chi mai ce le mette le tue mutande fresche fresche di bucato nel cassetto?”
 

“Cazzo, cazzo, cazzissimo!” con i denti si tortura ripetutamente le pellicine ai lati delle unghie fino a farle sanguinare “Pensi che pure la tua…”
 

“Sono mesi che manca un pomeriggio sì e uno pure per andare al circolo di burraco.”
 

“Che c’è di male se le piace giocare a carte?”
 

“Chi, mia madre? E’ praticamente un libro aperto! È così emotiva che cos’ha in mano glielo si legge in faccia! Con i numeri è un vero disastro e in quanto a memoria, non si ricorda nemmeno cos’ha messo stamattina nel caffè, figuriamoci le carte che passano. Ne sono più che sicuro: detesta i giochi da tavolo.”
 

“Poverina. Magari è una scusa per stare con le sue amiche.”
 

“Ma quando mai! Lì non se ne salva nemmeno una: sono tutte delle vecchie babbione.”
 

“E perché lo farebbe sennò?”
 

“Per lasciarci casa libera, è ovvio. Fidati: le mamme sanno sempre tutto.”
 

“Allora, caro Kei-chan, visto che le cose stanno così, che ne dici di vederci qualche film di quelli là che ti dicevo?”
 

“Non ci provare bello mio: prima il dovere e poi il piacere!”
 

“Non vedo l’ora!”
 

“Mi hai tolto le parole di bocca!”


 

ANGOLO DELL’AUTRICE


Salve a tutti!

Continuano le storie che raccontano l’evoluzione dell’amicizia tra i due BFF della Karasuno.

L’idea di questo racconto è stata suggerita dalla mia carissima amica Chiaragiappo_1: sinceramente non pensavo di continuare la serie e devo dire che mi sono divertita tantissimo a sviluppare questa intuizione.

Visitate il suo profilo perché ci sono delle fic che meritano davvero per qualità di scrittura e originalità.

Colgo l’occasione per ringraziare la mia cara amica Ikuko, un’artista giapponese poliedrica (è anche una grande musicista), amante delle belle arti e dell’Italia che ha accolto con grande entusiasmo la possibilità di illustrare la mia fic.

Vi chiedo di dare un’occhiata alle fan art che ha appena pubblicato appositamente su Instagram e di sostenere, se possibile, l’artista con un like.

Fan art 1: nella camera di Tadashi

Fan art 2: sul letto

Fan art 3: abbraccio d’amore

Fan art 4: Tadashi in tutto il suo splendore


 

Ecco i due profili di Ikuko su Instagram sempre a tema Haikyuu Tsukki Yama qualora vogliate iscrivervi.

Yoshinotei

Ikuko.i.love.yokohama

VI RINGRAZIO INFINITAMENTE PER IL VOSTRO COSTANTE SOSTEGNO.

 A PRESTO.  

JA NE

 


 


 

   
 
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