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Autore: Fiore di Giada    22/05/2023    0 recensioni
− Johnny Cage, se ha meritato il tuo rispetto, non era stupido. E aveva capito il rispetto che hai imparato a nutrire verso di lui. Simili sensi di colpa non fanno onore a nessuno. − affermò il dio del vento, serio.
Raiden, per alcuni istanti, tacque. Le parole della divinità del vento non erano insensate, ma non poteva non negare la realtà.
Tutti soffrivano per la tragica scomparsa di Johnny Cage.
E come si poteva combattere un simile, dilaniante senso di colpa?
Si girò e il suo sguardo, lucido di gratitudine, si posò su Fujin.
La divinità più giovane sbarrò gli occhi e aggrottò le sopracciglia. Era insolito un simile atteggiamento affettuoso in lui…
− Farò del mio meglio per onorare la sua memoria. E… Grazie di tutto, Fujin. − dichiarò Raiden, mentre nell’aria si levava il richiamo lugubre di un gufo.
[Post Mortal Kombat Trilogy. Prima Timeline]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La luce della luna, sorta nell’immensa azzurrità del cielo, inondava il giardino del Tempio del Cielo, rivestendolo d’un impalpabile manto argenteo e un lieve vento sfiorava i rami degli alberi di calicanto, risplendenti di fiori dorati, simili a narcisi.
Diversi fiori si staccavano dal ramo e, trascinati dal vento invernale, volteggiavano nell’aria, descrivendo strane coreografie, sempre mutevoli, prima di posarsi sul terreno, come aurei fiocchi di neve, mentre una forte fragranza si spandeva nell’aria e avvolgeva l’intera aria templare.
Raiden, seduto sotto un albero, contemplava il paesaggio, lo sguardo attento e un sorriso felice sulle labbra. La guerra, finalmente, si era conclusa.
Le truppe di Outworld erano state scacciate e la minaccia di Shao Kahn era stata esorcizzata.
La natura, quasi sentisse questa leggerezza, si ricopriva dei suoi fiori più belli, malgrado l’inclemente stagione.
Chiuse gli occhi e aspirò il profumo.
Il suo corpo fremette di voluttà. Quando era stato designato come dio protettore della Terra, aveva creduto che niente lo avrebbe distratto dal suo compito di custode di quel mondo, tanto bello quanto fragile.
Invece, il suo cuore si era ritrovato imprigionato nei lacci di un sentimento che credeva di avere sigillato nel suo cuore.
L’amore.
Amava quel piccolo pianeta, scrigno azzurro di bellezza e miseria.
I suoi occhi ben vedevano l’oscurità dell’uomo, ma ne scorgevano anche la luce.
Con le sue sole forze, l’uomo sapeva emanciparsi dai legami con la natura.
Alzò la testa e il suo sguardo indugiò sul Tempio del Cielo. In quel momento, protetti da quella struttura millenaria, dormivano i monaci shaolin, ai quali, da tempi immemorabili, era stato affidato il compito di proteggere la terra…
E tra loro, come due diamanti tra gli zirconi, spiccavano Liu Kang e Kung Lao.
Entrambi erano discendenti del Grande Kung Lao e si erano mostrati degni del loro retaggio ancestrale.
Si passò una mano tra i lunghi capelli bianchi e accennò ad un sorriso.
– Sono fiero di voi, ragazzi. Possiate riposare, per quanto possibile. – mormorò.
Ad un tratto, il suo sguardo si oscurò. In quel momento, la sua mente era corsa a Johnny Cage.
Una fitta di dolore trafisse il suo petto, come una lama. La ferita della sua morte era ancora fresca e doleva, oltre la crosta dell’accettazione e del rimorso.
L’avevano considerato vacuo e stupido, ma, oltre quella sua maschera frizzante e sarcastica, si celava l’animo ardente di un eroe.
Con suprema dignità, aveva accettato la sua temporanea resurrezione, pur di aiutare i suoi amici.
Perfino lui, che pure doveva serbare la neutralità, aveva sentito un moto di commozione nell’animo.
Non era giusto strappare alla vita un giovane tanto buono e generoso…
Johnny, malgrado il suo carattere incostante e volubile, meritava di godere delle gioie e dei piaceri…
Non lo ammetteva, ma gli mancava l’ironia irriverente di quell’attore.
Ad un tratto, il tocco lieve del vento sfiorò le sue spalle e due mani sottili si posarono sui suoi fianchi.
– Fujin, quante volte ti devo dire di non apparire così? – domandò il dio del tuono, il tono apparentemente irritato. In realtà, apprezzava quelle apparizioni così subitanee.
Suo fratello minore mescolava dolcezza e impertinenza nelle sue mano, tanto sottili quanto forti.
– Raiden, non fingere con me. I miei scherzi ti piacciono, eccome. – replicò il dio del vento, divertito. Se avesse voluto, Raiden avrebbe potuto allontanarlo.
Certo, erano entrambi dei elementali, ma lui era ben cosciente del divario esistente tra di loro.
Quell’immobilità pensosa era satura di malinconia e lui non desiderava vedere l’amarezza nel suo amato fratello.
Per quanto fosse possibile, desiderava alleviare il peso che opprimeva le spalle del dio del tuono.
Raiden reclinò la testa sulla spalla destra. Sì, suo fratello minore sapeva scrutare ben oltre la sua calma.
E le sue parole erano sincere.
Il tocco di Fujin rinsaldava un legame antico e gli permetteva di non perdere se stesso.
Ne era ben conscio, l’amore si innestava su solide radici.
– Ti manca lui? – domandò ad un tratto Fujin, il tono più serio.
Un peso greve oppresse il cuore del dio del tuono, mozzandogli il respiro. Quella domanda aveva reso ancora più vivida la realtà della perdita.
− Non lo accetto, Fujin. La sua è stata una morte ingiusta e crudele. Eppure, ha accettato una vita temporanea, pur di aiutare i suoi compagni. − mormorò, gli occhi lucidi.
Il dio del vento gli cinse la vita con le braccia e appoggiò la testa contro la sua schiena. L’animo di Raiden era forte e generoso, ma le prove non terminavano mai.
Eppure, lui continuava a lottare per il pianeta Terra.
Il suo amore per gli esseri umani era immenso, ma, a volta, lo conduceva ad accusarsi di colpe mai commesse.
− Johnny Cage, se ha meritato il tuo rispetto, non era stupido. E aveva capito il rispetto che hai imparato a nutrire verso di lui. Simili sensi di colpa non fanno onore a nessuno. − affermò il dio del vento, serio.
Raiden, per alcuni istanti, tacque. Le parole della divinità del vento non erano insensate, ma non poteva non negare la realtà.
Tutti soffrivano per la tragica scomparsa di Johnny Cage.
E come si poteva combattere un simile, dilaniante senso di colpa?
Si girò e il suo sguardo, lucido di gratitudine, si posò su Fujin.
La divinità più giovane sbarrò gli occhi e aggrottò le sopracciglia. Era insolito un simile atteggiamento affettuoso in lui…
− Farò del mio meglio per onorare la sua memoria. E… Grazie di tutto, Fujin. − dichiarò Raiden, mentre nell’aria si levava il richiamo lugubre di un gufo.
 
 
   
 
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