Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: PerseoeAndromeda    23/05/2023    2 recensioni
Anche le tigri magiche fanno la muta stagionale
Genere: Fluff, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Shonen-ai | Personaggi: Cye Mouri, Ryo Sanada, White Blaze
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: Yoroiden Samurai Troopers
Titolo: Muta stagionale
Personaggi: Shin, Ryo, Byakuen
Rating: verde
Genere: slice of live, fluff, sentimentale
 
 
MUTA STAGIONALE
 
 
“Non penserai di uscire così!”.
Ryo si bloccò sulla soglia di casa, freddato dalla vocetta acuta che sapeva rendersi decisamente dispotica quando si trattava di riportare ordine in un’abitazione in cui, tra cinque giovani uomini e una tigre, rischiava di regnare l’anarchia.
E, per Shin, l’anarchia nella gestione di una casa non era ammissibile.
Ryo si voltò e gli rivolse uno sguardo rassegnato.
“Cos’ho che non va?” chiese, con l’espressione che ricordava quella di un cucciolo con le orecchie basse, colto in flagrante nell’atto di compiere una marachella.
“E me lo chiedi? Guardati!”.
Shin fece un ampio gesto con il quale intendeva percorrere l’intera figura di Ryo
Il guerriero del fuoco seguì con lo sguardo la parabola di quel braccio indignato.
Eppure, dal suo punto di vista, continuò a non notare nulla di strano.
“Shin, non…”.
Il nakama interruppe ogni possibile obiezione con un lamento esasperato, si avvicinò e raccolse qualcosa dalla maglietta di Ryo, poi gli portò quel ‘qualcosa’ davanti agli occhi:
“Guarda!”.
Ryo sbatté le palpebre e ci mise qualche istante per distinguere, tra le dita di Shin, un ciuffo di peli bianchi, la cui provenienza non lasciava dubbi.
“Ah” borbottò. “Ho giocato sul tappeto con Byakuen dopo essermi vestito”.
Shin levò gli occhi al cielo:
“Già. Per te è normale rotolarti su un tappeto con una tigre dal pelo folto e in piena muta stagionale, prima di uscire per andare a lavoro!”.
Effettivamente sì, pensò Ryo, era sempre stato normale.
Quando viveva tra i monti, nessuno gli aveva mai insegnato che, prima di uscire, era necessario accertarsi di avere una tenuta quanto meno decorosa.
Certe cose, però, a mammina Shin non sfuggivano.
In pochi istanti venne mandato a ripulirsi da ogni pelo bianco che si fosse annidato tra i suoi abiti e, solo dopo un’attenta supervisione di Suiko e un ultimo, scrupoloso controllo gli fu consentito di uscire.
 
Quando la porta di casa fu chiusa alle spalle di Ryo, Shin, le mani sui fianchi, sospirò di sollievo.
Tutti erano fuori, aveva controllato che fossero a posto, in ordine e che niente mancasse a nessuno di loro.
Per quanto riguardava lui, era il suo giorno libero e lo avrebbe dedicato alle pulizie di primavera.
Si guardò intorno e incontrò il muso di Byakuen sollevato a scrutarlo, la coda in movimento e quella che, ormai, riconosceva come un’espressione divertita.
Arricciò il naso in un broncio:
“Mi stai prendendo in giro, Byakuen?”.
La tigre emise un versetto sottile, seguito da un sonoro sbadiglio, quindi riposò il muso a terra e si rimise a dormire.
O meglio, Shin era certo che facesse finta di dormire.
“Guarda che non mi freghi, ce l’ho anche con te! Non mi aspetto che Ryo metta completamente giudizio, ma tu sei un po’ meno selvaggio di lui, dovresti dare il buon esempio ed impedirgli di giocare con te prima di andare a lavoro… o quanto meno prima di mettersi addosso gli abiti puliti!”.
Non ottenne reazione da parte della tigre, se non un leggero fremito delle orecchie.
Adesso ne era certo: si stava prendendo gioco di lui e il broncio divenne plateale.
“Siete proprio uguali!”.
Ancora un agitarsi delle orecchie, mentre la tigre si acciambellava più strettamente.
Il broncio di Shin si allentò, sostituito dal senso di colpa.
“Hey, Byakuen” mugugnò, andando ad accovacciarsi accanto a lui.
Gli posò una mano tra le orecchie e lasciò qualche grattino.
“Non è che ti sei offeso davvero?”.
Un paio di acuti occhi marroni si puntò in quelli verdi di Shin, il muso si spinse verso l’alto e il grande naso umido entrò a contatto con quello piccolo e all’insù di Suiko, che emise uno sbuffo giocoso, ritraendosi:
“Sei un imbroglione, giochi con il mio cuoricino troppo sensibile”.
Un gorgoglio dalla gola della tigre risuonò fin troppo simile alla simulazione di una risata.
Shin sospirò, sorrise e passò una mano sul dorso striato.
Un nugolo di ciuffi bianchi e neri si innalzò intorno a loro e Shin emise un gemito, consapevole che si sarebbero posati sul tappeto, sul pavimento, sul divano e su ogni superficie presente in quella stanza.
Si mise in piedi, le mani di nuovo sui fianchi ed assunse un’espressione determinata:
“D’accordo, occorrono rimedi drastici contro la muta stagionale di un micio sovradimensionato!”.
Byakuen lo seguì, con lo sguardo a punto interrogativo mentre si allontanava e, quando lo vide tornare con una spazzola in mano, reclinò il muso ed emise un gorgoglio: la coda si mosse placida da una parte all’altra.
Non era segno di nervosismo in quel caso, Shin lo sapeva e sorrise nella sua direzione:
“Hai capito cosa ti aspetta e non vedi l’ora, vero?”.
In tutta risposta, Byakuen mugolò ancora e rotolò su se stesso: in pochi secondi fu a pancia all’aria.
“Ah, no” lo redarguì Shin. “Non penserai di farlo qui! Mi toccherebbe poi mettere a soqquadro tutta casa per stanare i peli dispersi”.
Byakuen si raddrizzò, con un mugugno di disappunto ma, quando Shin aprì la porta che dava sul giardino, sembrò pensare che l’alternativa non sarebbe stata poi tanto male e, dopo aver stirato schiena e zampe cinque o sei volte, con passi altezzosi oltrepassò il suo cucciolo pignolo e uscì all’aperto.
Qui giunto si sedette sull’erba e guardò verso il giovane, un messaggio eloquente sul muso impettito:
“Allora? Ti sto aspettando, sono stato obbediente, ora coccolami”.
Shin ridacchiò, lo raggiunse, si inginocchiò accanto a lui e, con mosse sapienti e con tutta la dolcezza di cui era capace, cominciò a passare la spazzola ovunque, strappando alla tigre versetti e movimenti di pura soddisfazione.
“Senti, Byakuen…” mormorò Shin dopo un po’, senza interrompere l’opera.
La tigre lo guardò. Capiva tutto, era tanto più anziano di loro, uno spirito antico in grado di interpretare ogni sfumatura di pensiero nei cuccioli che gli erano stati affidati dal fato.
E ormai capiva quando l’umore di cucciolo Shin vibrava di inquietudine.
“Secondo te esagero? Sono troppo opprimente? Sono noioso con te e con gli altri?”.
La spazzola si fermò, il viso del guerriero dell’acqua si abbassò, insieme agli occhi ora malinconici:
“Vorrei solo fare del mio meglio per essere abbastanza per voi”.
Era il momento di far tacere e di frenare l’arrovellarsi di pensieri che rischiavano di diventare distruttivi.
Byakuen gli fu addosso, le zampe sulle spalle e Shin si ritrovò con la schiena contro il tappeto erboso, il muso della tigre che lo sovrastava con aria di rimprovero.
Gli occhi del giovane si sgranarono pieni di stupore.
Non paura, mai di Byakuen.
La lingua enorme uscì dalle labbra e passò, calda e bagnata, sul viso di Suiko, senza risparmiare nulla, strappandogli un lamento, seguito però da una risata.
Shin circondò il collo della tigre con un abbraccio quasi disperato e se la tirò ancor più addosso, una coperta calda e morbida, a proteggerlo dalla fragilità del suo cuore. Affondò il viso nel pelo soffice e sentì di comprendere cosa provasse Ryo ogni volta, perché sentisse il bisogno di scambiare coccole con lui ogni mattina prima di uscire di casa.
“Senti, Byakuen” mormorò. “Da domani mattina, posso giocare anche io con te e Ryo?”.
 
 
   
 
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