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Autore: Pandora13    09/06/2023    4 recensioni
Shoyo sta partendo.
Il resto dei MSBY's4 lo saluta all'aeroporto.
~ Storia sorella di Quando crolla la maschera di Albascura_
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atsumu Miya, Black Jackals, Kiyoomi Sakusa, Koutaro Bokuto, Shouyou Hinata
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Nda: Un bel giorno io e Albascura_ ci siamo imbattuti in questa fanart. 
L’intento dell’autore era sicuramente quello di ritrarre un momento SakuAtsu, ma, neanche a dirlo, noi siamo stati capaci di vederci dentro un’AtsuHina 😂 e non solo una, ma ben due diverse interpretazioni di quella stessa scena ambientata nello stesso contesto.Da questo sclero condiviso sono nate due fanfiction, due AtsuHina, due saluti all’aeroporto.Due fic che potremmo considerare sorelle. Questo per dimostrare come lo stesso prompt può dar vita a storie molto diverse, e anche come due senza speranza come noi possano vedere la loro OTP anche quando Hinata non è neanche nella fanart!😂

Buona lettura!























 



«Waaaaaaaaaaa Hinata sono così felice per te, è un’occasione incredibile e poi di nuovo in Braile, ti divertirai così tantoooooooooo!» Bokuto saltava come una molla, apparentemente più esaltato del solito.
Hinata sorrideva con lui, raggiante.
Bokuto aveva ragione, anche se lasciare i MSBY per il più piccolo era come lasciare una famiglia, anche se accettando quell’offerta stava lasciando di nuovo anche la sua vera famiglia, era un’occasione imperdibile, troppo ghiotta perché se la lasciasse sfuggire e Hinata lo sapeva, sapeva che sarebbe valsa ogni sacrificio.
«Però mi mancherai così tanto Chibi-chan...» un attimo dopo Bokuto stava praticamente piangendo, ma né loro né Hinata non avevano avuto tempo di aprir bocca per rimproverato -stavano tutti male, così non aiutava, grazie tante!- , o consolarlo, prima che il pianto si trasformasse in un tirar su col naso -ugh disgustoso!- commosso e orgoglioso, perché «Ah che gioia, guardate quanto sta arrivando in alto il mio Discepolo!»
Non poté far a meno di fargli eco con un: “Questi ragazzi, come crescono in fretta!” pieno di sarcasmo, che valse uno sbuffo con gli occhi alzati al cielo.
In quattro nella sua auto sportiva stavano decisamente stretti, soprattutto considerando la stazza da pallavolisti che si portavano dietro, ma Hinata diceva di sentirsi così caldo dentro, raggiungendo l’aeroporto con i suoi compagni e se il fatto che li volesse lì facesse sentire loro allo stesso modo, non era necessario che lo sapesse.

 





Erano in aeroporto da più di un’ora, Hinata era già passato dai controlli e aveva imbarcato il bagaglio.
Era tutto in ordine.
Posto 13D -Atsumu lo trovava ironico- Gate C, l’imbarco sarebbe iniziato da lì a-
“Signore e signori buon pomeriggio , iniziamo l’imbarco per il volo internazionale numero 4569 presso il Gate C...”
-forse Atsumu si era perso nei suoi pensieri, dato che la signorina nell’altoparlante stava dicendo che era il momento della partenza, sperava solamente che la sua maschera fosse rimasta in perfetta posizione.
Aveva fatto l'impossibile per dimostrare a Shoyo che era tutto ok, avrebbe voluto addirittura fingere che di quella partenza non gli importasse niente, ma quello sì che sarebbe risultato falso, Shoyo lo conosceva meglio di così…
«Adesso devo proprio andare» Shoyo sembrava un po’ più incero in quel momento.
«Mi raccomando, non rimanere troppo deluso quando non troverai un alzatore bravo come me, mentre conquisti tutti!» disse con la solita faccia da schiaffi.
Shoyo rise: «Nessuno è come te, ‘Tsumu» rispose civettuolo e Atsumu si gonfiò come un pavone.
«Il mondo ti aspetta Shoyo-kun!» sorrise mostrando il suo sorriso più smagliante e malizioso.
«Oh no, non il mondo, solo il Brasile ‘Tsumu!» rispose con lo stesso entusiasmo.
Bokuto rideva delle loro buffonate.
Sakusa… era impassibile.

 





Kami, voleva picchiarli tutti!
Bokuto e la sua allegria forzata.
Atsumu e il suo stupido orgoglio.
Shoyo e la sua sete di gloria!
Hinata li salutò un’ultima volta, Bokuto lo avvolse in un abbraccio trita ossa, sollevandolo da terra di almeno dieci centimetri.
Atsumu lo strinse in un abbraccio talmente sterile che Sakusa ebbe i brividi.
Come poteva non vedere che stava cadendo a pezzi?
Lui gli strinse la mano.
Poi stava entrando lungo il corridoio che lo avrebbe portato lontano dalla loro vita per mesi.
Sakusa guardò i suoi compagni, le spalle di Bokuto stavano iniziando ad incurvarsi.
La maschera di Atsumu stava lentamente scivolando via.
«Non – ancora!» ringhiò a denti stretti.
Come a volergli dar ragione, Hinata si voltò di nuovo a salutarli, tutto sorriso e occhi luminosi.
Appena in tempo.
Dopo il terzo ripensamento per i saluti e due saluti attraverso le vetrate alla curva successiva del corridoio, Hinata era sparito e loro potevano lasciarsi andare.
A Bokuto non cedettero solo le spalle, si afflosciò completamente, come un palloncino sgonfio, Sakusa avrebbe giurato che si fossero abbassati anche i capelli, come le orecchie di un cucciolo che piange.
Atsumu crollò completamente tra le sue braccia, gli occhi pieni di dolore, ma nessuna lacrima.
E improvvisamente non c’era più l’irritazione per la finta allegria di Bokuto, né la rabbia per Atsumu che aveva deciso di non confessare il proprio amore ad Hinata, temendo che potesse frenarlo dal perseguire il sogno di una vita...
beh era il momento dell’onestà, quindi era doveroso dirlo, la paura era che non si sarebbe comunque lasciato frenare e non era una paura, era una certezza! Perché Atsumu lo capiva.
Voleva picchiare Hinata: li stava abbandonando ed erano tutti a pezzi.
Tutti tranne Hinata.
No, non era vero.
Era il dolore a parlare.
Atsumu voleva che Hinata inseguisse la propria avidità, tutti loro lo volevano, perché tutti loro lo capivano perfettamente.
Tutti loro si sentivano così.
Solo che…
non era giusto.
Avevano tutti gli stessi desideri.
Tutti loro volevano il mondo, ma il loro sogno passava da lì, da Osaka, quello di Shoyo faceva un giro un po' più lungo, deviava a Saõ Paolo e nessuno di loro voleva che vivesse quel viaggio portando con sé sensi di colpa e rimorsi.
…ma era il momento dell’onestà e la verità era che lo sapeva, sapeva che anche Shoyo stava soffrendo, sapeva che anche Hinata amava Atsumu, sapeva che era partito soffrendo quanto loro.
E allora se non potevano più appigliarsi nemmeno alla rabbia, rimaneva solo il dolore.
«Andiamo, sono sicuro che Osamu ci abbia riservato un tavolo.»

 

 

   
 
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