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Autore: Keeper of Memories    09/06/2023    1 recensioni
Dal testo:
"Soppesò la situazione per alcuni istanti.
«In cosa consisterebbe questo lavoro, dunque?» chiese, riportando lo sguardo sulla giovane.
«Alla fine di quest’anno, si terrà un evento nella città di Philadelphia. Un prezioso opale verrà esposto per un breve periodo durante una festa, prima di essere donato a un membro di una famiglia di reali europei. Il committente vuole quell’opale.»
«Mi state chiedendo di rubare!»
Natalia distese la sua espressione, dipingendo un dolce sorriso innocente sul suo volto fanciullesco.
«Mi è stato detto che le vostre mani sono molto abili. È corretto?»
Francis sorrise serafico. «Lo sono, in più modi di quanti possiate immaginare.»"
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Quattro persone assoldate da quattro misteriosi committenti; quattro incarichi che li vedranno nemici, poiché la posta in gioco è troppo alta per lasciar correre. Chi ne uscirà vincitore? Ma soprattutto, chi sono questi misteriosi committenti?
[Human!AU]
[FrUk] [Ameripan]
Genere: Azione, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, America/Alfred F. Jones, Francia/Francis Bonnefoy, Giappone/Kiku Honda, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Kiku fece un respiro profondo, permettendo all’aria gelida di entrargli finalmente nei polmoni e raffreddare le sue emozioni ingarbugliate.
«Fermatevi! Dove state andando?»
Una mano salda gli afferrò la spalla, costringendolo a fermarsi. Alfred occupò ben presto il suo campo visivo, causandogli una dolorosa fitta al petto per l’imbarazzo e la vergogna. Ciò nonostante, notò nervosismo nei modi del suo amico e panico nei suoi occhi, mentre preoccupato gli scrutava il volto alla ricerca di chissà quale segno di sofferenza.
Kiku non capiva quella preoccupazione. Aveva commesso un errore, accusandolo ingiustamente di crimini che non aveva commesso. Alfred gli aveva dimostrato gentilezza e disponibilità, eppure aveva dubitato di lui, comportandosi in modo meschino e disonorevole. La reazione più sensata nei suoi confronti avrebbe dovuto essere la rabbia.
La rabbia era un’emozione che Kiku comprendeva, gli era familiare. Avrebbe preferito vedere quella sul volto di Alfred e sentire quella nella sua voce, perché davanti ad essa sapeva come reagire, come salvaguardarsi dalle urla nascondendo i suoi pensieri in un angolino remoto della sua mente.  Invece, fissò il suo amico a lungo, l’espressione impassibile, gli occhi spenti. Come doveva reagire alla sua preoccupazione?
«Personale dell’hotel» mormorò infine, distogliendo lo sguardo. Realizzò che non aveva tempo per perdersi in quelle elucubrazioni, aveva un ladro da braccare. C’era l’onore della sua famiglia in gioco.
«Come prego?»
«Personale dell’hotel. Un gentiluomo vicino alla porta ha detto alle guardie di aver visto uscire qualcuno con gli abiti del personale dell’hotel» ripeté, questa volta con più sicurezza.
«Come un maggiordomo? Allora potrebbe tentare di uscire dalle cucine!»
 
Alfred prese la mano di Kiku e iniziò a correre verso una delle porte di servizio, dove presumibilmente si trovavano le cucine. Il suo minuto amico giapponese non fece fatica a tenere il passo, ma l’americano non ne era stupito, dopotutto l’aveva visto sfrecciare tra la folla a velocità inumana meno di una settimana prima.
La strada che imboccarono era vuota e la porta delle cucine chiusa dall’interno. Accanto a lui, Kiku gli strattonò leggermente la manica della giacca, facendogli cenno di nascondersi dietro il muro.
«Controllate la via, io vi compro le spalle» gli sussurrò, alzandosi sulle punte dei piedi per raggiungere il suo orecchio, non appena furono entrambi nascosti tra i mattoni e le piante ornamentali da esterno.
Alfred prese la sua colt e, assicurandosi fosse caricata a dovere, si appiattì contro il muro, pronto a reagire a qualsiasi minaccia. Il peso della schiena di Kiku a contatto con la sua gli riportò alla mente per un istante gli eventi appena accaduti.
«Siete sicuro di stare bene, amico mio?»
Sentì Kiku sospirare alle sue spalle. «Si. Tuttavia, vorrei porvi le mie scuse più tardi, in modo appropriato.»
«Lasciate perdere! È stato un errore, succede. Siamo a posto.»
Ci fi un altro sospiro. «Vorrei farlo comunque, se me lo permettete. Prima però pensiamo al ladro.»
Alfred stava per dire qualcosa, ma le sue parole vennero coperte da un fischio acuto.
«L’hanno trovato.»
 
Kiku scattò verso l’origine del suono, Alfred a pochi passi dietro di lui. Ben presto, altre guardie armate li affiancarono, in un inseguimento che li portò presso le sponde del fiume Delaware. Uno strattone al polso fece fermare il giovane giapponese.
«Fermiamoci» gli disse Alfred, osservando i dintorni con attenzione.
Kiku lanciò un’occhiata alle guardie che avevano seguito fino a quel punto.
«Lo perderemo…»
«Le guardie lo hanno già perso, si stanno sparpagliando. Il bastardo deve essersi nascosto, faremmo meglio a fermarci e cercarlo anche noi.»
«Forse allora dovremmo dividerci per coprire una zona più ampia» rifletté Kiku, realizzando la correttezza delle osservazioni del suo amico.
«Non credo sia il caso» disse invece l’americano, stringendo leggermente la presa sul suo polso «Sembrate un po’ scosso, amico mio.»
«Sto bene, davvero» ribadì, ma dall’espressione pensierosa di Alfred capì di non essere minimamente riuscito a convincerlo.
«Se facessimo che» aggiunse, sperando di trovare un compromesso «ci rivediamo tra dieci minuti esatti in questo posto, uhm… sotto quel lampione, vicino al cartello?»
Alfred guardò il punto indicato, poi Kiku, poi di nuovo il lampione.
«Dieci minuti» disse, lasciandogli finalmente il polso «Se non vi trovo qui, vengo a cercarvi.»
 
Alfred vagò per un po’ per le strade di Philadelphia, sovrappensiero. Non gl’importava molto dell’errore del suo amico, dopotutto aveva buoni motivi per dubitare di lui. Aveva già accettato le sue scuse, anche se si era mentalmente appuntato di non farlo mai arrabbiare, per nessuna ragione. Rabbrividì al solo pensiero.
Tuttavia, quell’errore gli aveva dato l’occasione di notare un paio di cose interessanti che gli sarebbero semplicemente sfuggite se si fosse precipitato alla cieca fuori dall’Hotel. La prima, nonché più importante, erano le pietre vicino alle finestre; non c’era stata nessuna bomba come qualcuno aveva supposto, ma tante pietre lanciate nello stesso istante che avevano rotto tutti i vetri del salone. Il ladro aveva necessariamente una folta squadra di complici, organizzati e veloci poiché erano riusciti a sfuggire alle pattuglie esterne all’edificio.
Calciò un sasso con fare annoiato. Non vi era nessuno di sospetto in quella zona della città, per cui decise di tornare indietro, verso il punto di ritrovo.
La voce concitata di Kiku interruppe il filo dei suoi pensieri, riportandolo alla realtà. Intravide la sagoma del giapponese all’interno di un parco, la spada sguainata contro qualcuno che non riusciva a vedere. Si precipitò all’interno del parco, riuscendo infine a scorgere la divisa dell’Hotel Continental addosso alla sagoma misteriosa, poco prima che questa scartasse di lato per evitare il filo della lama contro la sua gola.
Kiku non si fece cogliere alla sprovvista, ridusse rapidamente la distanza con l’avversario e sferzò l’aria con la sua spada, tagliando un lembo della manica dell’uomo e lasciando un segno rosso sulla pelle.
Il ladro represse a stento un grido di dolore e con un gesto fluido della mano sana fece apparire un coltello dalla manica, che lanciò nella direzione del giapponese. Fu semplice per Kiku sollevare la spada e deviarne il percorso, ma il ladro si dimostrò più furbo e più veloce: seguendo la traiettoria del coltello, si avvicinò velocemente al giapponese e assesto un poderoso calcio alla mano che reggeva l’arma.
La spada di Kiku scivolò a terra.
Alfred intervenne prontamente, sicuro di non essere stato notato. Puntò la pistola e, dopo un profondo respiro, sparò. Il proiettile sferzò l’aria e passò a pochi millimetri dalla guancia del ladro, bruciando qualche ciocca di capelli e conficcandosi su un albero alle sue spalle.
«Ho mancato di proposito, la prossima volta non lo farò.»
Il presunto ladro non mosse un muscolo mentre Alfred si avvicinava, arrivando a puntargli l’arma contro la tempia.
«Muovete un muscolo e vi pianto una pallottola in testa. Kiku, perquisite quest’uomo.»
In silenzio, Kiku si assicurò nuovamente la spada al fianco e fece come Alfred gli aveva chiesto.  
«Abbiamo un problema, Alfred. Costui non può essere il ladro… non ha l’opale!»






 
 
Note finali: Salve a tutti, eccomi di nuovo con questo capitolo ricco d’azione! Avete capito bene, Arthur non ha l’opale. Come reagirà il nostro amato ladro inglese? Ma soprattutto, che brutta fine farà Francis? Il prossimo capitolo è già abbozzato, non dovrete attendere ancora molto! Grazie per essere arrivati fin qua con la lettura, spero che quest’avventura vi stia piacendo^^
   
 
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