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Autore: Dreamer47    11/06/2023    1 recensioni
È il 2005.
Sam e Dean sono ancora all'oscuro dei piani di Azazel.
Le loro giornate sono intrise di mostri e di streghe, vogliono ancora trovare John ed uccidere l'assassino di Mary, quando una ragazza incontrata per caso entrerà a far parte della loro vita.
Hunters' legacies non è solamente la storia dei fratelli Winchester, ma anche quella di Abby Harrison, una giovane ragazza dal cuore spezzato e dal destino turbolento il cui unico scopo è la vendetta.
Insieme, riusciranno ad ottenere ciò che vogliono più di ogni altra cosa.
Genere: Erotico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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Hunters' legacies
Capitolo 76


 
"Aprilo, se ne hai il fegato: è un omaggio di paparino per te".
Abby aveva aggrottato le sopracciglia e serrò le labbra in una smorfia di disapprovazione, fissando la scatola di legno posta sopra al letto di quella stanza del motel e la giovane donna bionda rinchiusa dentro una delle trappole del diavolo. 
Solamente dopo un paio di secondi aveva scambiato uno sguardo con Dean e Sam, sospirando appena mentre sentiva il cuore battere più forte ed una brutta sensazione farsi largo dentro di lei, chiedendosi come fosse possibile che un semplice vaso che aveva deciso di seguire con i Winchester per schiarirsi le idee, si fosse in realtà trasformato in qualcosa di molto più personale.
"Sai, ho sempre pensato che tu e Dean foste davvero destinati, infatti è paparino ad avervi messo insieme. Solamente non pensavo che il tuo vero tipo fosse un uomo rozzo e spartano come il barista dai capelli lunghi" aveva detto Lilith ridendo di gusto, mordendosi il labbro e guardandola come se sapesse più di quanto volesse ammettere. 
Abby aveva aggrottato le sopracciglia e si era voltata ad osservare il demone che avessero sconfitto ormai molti anni prima, che adesso era stato riportato in vita proprio da Chuck.
Ma la ragazza perse interesse per quella parte della storia, focalizzandosi sulle sue parole.
"Che cazzo c'entra Ed in tutto questo, puttana?". 
Abby aveva fatto uno scatto avanti con tutta l'intenzione di entrare all'interno del sigillo disegnato sul pavimento di quella stanza di motel, ma presto Dean le si parò davanti e la guardò con aria seria, prendendole il viso fra le mani con dolcezza mentre la guardava negli occhi e cercava di tranquillizzarla con un sorriso.
Mal sopportava che Chuck stesse facendo tornare la maggior parte dei mostri che insieme ai Winchester avesse spedito all'inferno per impedire che potessero fare del male a qualcuno, ma la presenza di Lilith l'aveva urtata non poco, specialmente perché si fosse finta la vittima del loro caso prendendoli in giro: adesso che lavorava per Chuck, voleva che Abby ed i Winchester le consegnassero l'equalizer, ma prima che Lilith potesse avanzare altre pretese  erano riusciti a bloccarla all'interno del sigillo disegnato da Sam permettendole solamente di parlare. 
"Vediamo che c'è dentro la scatola, ok? Non l'ascoltare, sono qui proprio accanto a te, ok?" le aveva detto Dean accennando un sorriso rassicurante e facendole l'occhiolino, facendole segno con la testa di andare con lui. 
Abby sospirò e annuì ignorando le risatine diaboliche di Lilith, voltandosi e dirigendosi verso la scatola ed esitò per qualche secondo, guardando la scatola di legno semplice e liscia, priva di qualsiasi incisione e senza neanche un gancio di chiusura, avendo il presentimento che qualsiasi cosa ci fosse lì dentro non sarebbero stato nulla di buono. 
Dopo aver scambiato un altro sguardo con Dean e con Sam, che nel frattempo si era avvicinato, Abby si fece coraggio e sentí la mano di Dean sulla sua schiena, e la ragazza si tranquillizzò appena sapendo di averlo accanto. 
Quando allungò una mano e sollevò il coperchio di legno, rimase di ghiaccio ad osservare il contenuto inorridita, prima di fare un passo indietro e far chiudere il coperchio con un sonoro tonfo: all'interno vi era un anulare destro con ancora un anello indossato, e immediatamente Abby capì a chi appartenesse. 
Si era scagliata contro Lilith entrando nella trappola e spintonandola fuori, colpendola con ferocia e con rabbia, decisa più che mai a tirarle fuori come e perché il dito di Edward fosse finito dentro quella scatola; la situazione era precipitata ben presto, tant'è che Lilith riuscì ad avere la meglio e a liquefare la pistola che tanto Chuck bramasse, fin quando Sam ribaltò la situazione e trafisse mortalmente Lilith, che cadde rovinosamente a terra, così come le speranze di Abby di ritrovare vivo Edward. 



"Sei sicura che funzioni?". 
Sam rimase a braccia conserte ad osservare i due fratelli Harrison perfezionare quella freccia, dall'aspetto innocuo ma che probabilmente sarebbe stata la loro unica arma per salvare Edward: dopo che ebbero ucciso Lilith, presto i tre fecero ritorno al bunker, dove Abby si mise subito a lavoro per trovare un'arma che potesse ferire Chuck tanto quanto l'equalizer, e lavorò senza sosta insieme a Dan per almeno quattro o cinque ore fino a trovare il mix che probabilmente avrebbe funzionato. 
I due Winchester li avevano osservati iniziare a parlare nella loro lingua scientifica troppo tecnica, non riuscendo a capire cosa significasse e non riuscendo ad aiutarli. 
Abby accennò un sorriso e annuì, soddisfatta mentre caricava la freccia nella sua balestra, osservando con orgoglio come la capsula che portasse sulla punta fosse progettata per rompersi a contatto con il suo bersaglio, rilasciando la tossina che avrebbe concesso loro il tempo di scappare, una volta preso Edward. "Si. Sarà pure Dio, ma se riesco a prenderlo quando è distratto, Chuck si troverà dentro un corpo fatto di cellule il tempo necessario per noi per riuscire a scappare".
Sam sospirò e accennò un'espressione più tranquilla, sciogliendo le braccia serrate e scambiando uno sguardo d'intesa con il fratello, che lentamente si avvicinò ad Abby e sospirò; Dean accennò un sorriso tirato nella sua direzione, afferrando con delicatezza la balestra mentre osservava l'espressione confusa sul suo volto. "Lascia la balestra. Lo farò io".
"Cosa? No! L'arma è mia, la sperimento io!" esclamò Abby aggrottando le sopracciglia e facendo per tirare via la balestra, ma Dean la trattenne guardandola con aria perentoria. "Ma che fai, Dean?!". 
L'uomo sospirò e continuò a strattonare l'arma, notando il modo con cui Abby la tenesse stretta, così Dean sospirò e la guardò con aria più seria. "Sei prevedibile, Abby: Chuck ha progettato questa trappola per te, si aspetterà che tu abbia un asso nella manica per salvare Edward".
"La trappola è per tutti, Dean. Sa che Edward è diventato parte della famiglia, sa che tutti teniamo a lui: perché dovrei essere io l'unica prevedib-..". 
"Per i tuoi sentimenti per lui: Chuck lo ha capito.." sussurrò Dean interrompendola, sospirando brevemente quando riuscì finalmente a farle lasciare la presa sulla balestra. Vide il suo viso confuso come se fosse appena caduta dalle nubi e non si aspettasse quelle parole pronunciate in quel preciso momento, proprio da lui. "Lo abbiamo capito tutti, in realtà". 
Abby deglutí a fatica e fece un passo indietro sentendo le mani sudare, abbassando lo sguardo perché incapace di sostenere quello speranzoso di Dean, che volesse unicamente sentirla dire che stesse delirando e che avrebbe lavorato duramente per riportare a casa qualsiasi altra persona.
Non riuscendo a trovare dentro di lei il coraggio per continuare a guardarlo senza riuscire a dire le parole necessarie per contraddirlo, Abby sembrava aver accettato passivamente l'imposizione di Dean di escluderla dal piano; la ragazza avrebbe tanto voluto fermarsi a parlare, dirgli che non fosse come pensasse, che fra lei e Edward non fosse mai cambiato nulla, ma dentro di sé Abby sentiva che non fosse più così.
"Non preoccuparti, ragazzina: non sbaglierò mira. Te lo riporterò sano e salvo". 
Abby sentí il dispiacere ed il dolore nelle sue parole, e percepí il suo sguardo pungente indugiare su di lei con la speranza che Abby sollevasse lo sguardo solamente per dirgli che avesse completamente frainteso; ma non fu così e Dean sospirò appena, voltando lo sguardo verso quello discreto di suo fratello, che annuì e fece partire l'operazione di recupero in pochissimi secondi. 
Castiel, Dan ed i due Winchester furono pronti a partire, pregando Abby di non fare nulla di stupido e di aspettare che tornassero insieme a Edward.
Per qualche istante Abby si era sentita così disorientata, perché era successo tutto troppo velocemente ed iniziava a sentirsi così confusa.
Ma in tutto quel caos, Abby sapeva che ci fosse solamente una cosa più importante: salvare Edward.
Fece vagare lo sguardo in giro per la grande sala centrale del bunker ed Abby osservò il suo angelo chino su Richard, che stesse seduto sul seggiolone mentre Anael lo imboccava e lo distraeva con delle assurde storie solamente per farlo mangiare, mentre Mary stava seduta al tavolo della sala giocando con le macchinine di suo fratello.
Abby sorrise davanti a quella scena, pensando che con un padre come Dean che si intendesse di auto ed una madre come lei, che amasse la velocità e la potenza, Mary non poteva di certo passare il suo tempo a giocare con le principesse.
Si avvicinò lentamente ad i suoi figli ed all'angelo e si ritrovò a pensare che Anael sarebbe davvero stata un'ottima madre e che avrebbe amato avere dei figli tutti suoi, che avrebbe cresciuto con amore ed i suoi forti valori; fece qualche passo verso di lei, sperando che Anael avrebbe messo da parte quei valori per qualche momento, decidendo di non rispettare la promessa che avesse appena fatto a Dean di tenere Abby al sicuro. 
Fu breve il momento in cui Abby incastrò i suoi occhi con quelli azzurrissimi dell'angelo, che smise immediatamente di sfamare Richard e la guardò con disappunto.
Erano poche le persone che conoscessero Abby in quel modo, riuscendo ad intuire cosa pensasse senza aver bisogno di sentirla parlare.
Anael la conosceva in quel modo stretto e viscerale, poiché ormai erano legate a doppio filo e nessuna delle due poteva immaginare la sua vita senza l'altra.
Ma Anael scosse immediatamente la testa, lasciando scivolare i suoi lunghi capelli biondi sulla schiena mentre agitava le mani davanti alla sua amica per lasciarle intendere che non avrebbe assecondato l'ennesima pazzia. "No Abby, questa volta non posso aiutarti. L'ho promesso a Dean, l'ho promesso a Castiel: non posso metterti in pericolo. Non guardarmi così, per favore". 


Lo osservò camminare avanti e indietro in maniera irrequieta nella hall del piccolo hotel a cinque stelle dove avesse sterminato ogni essere umano che avesse incrociato il suo cammino, e notò l'espressione corrucciata e tesa, come se stesse attendendo una risposta che tardasse ad arrivare, sentendolo persino bisbigliare fra di sé e sé con un certo nervosismo. 
Edward deglutí a fatica e cercò per l'ennesima volta di liberarsi dalle catene che lo tenessero legato alla sedia, sentendo la ferita alla mano destra bruciare e far davvero troppo male: nel corso della sua vita da Marine o di ogni caccia a cui si fosse dedicato, aveva riportato così tante ferite da perdere il conto persino delle cicatrici che avesse su tutto il corpo.
Pensava di aver provato ogni tipo di dolore nella sua vita, ma non aveva mai provato il dolore che conseguisse dal taglio netto di una falange.
Sarebbe morto dissanguato dopo che Lilith gli aveva staccato il dito con una grossa mannaia, se solamente Chuck non gli si fosse avvicinato con aria nervosa e quasi disgustata dall'osservare quella brutta ferita,  cauterizzandola con le sue stesse mani che si illuminarono di una luce bianca e calda. 
"Non è un po' troppo che aspetti, Chuck? Secondo me dovresti smettere di attendere che la biondina faccia ritorno qui: non sarebbe la prima volta che i Winchester la uccidono.." sussurrò Edward ridendosela bellamente e guardandolo con aria di scherno, mettendo su la sua classica aria di sfida che nel corso della sua vita aveva fatto arrabbiare parecchia gente, scatenando così tante risse che Edward aveva ormai perso il conto. 
Ma Chuck arrestò completamente il suo movimento per la hall, voltandosi verso di lui con aria glaciale, sollevando un sopracciglio e sospirando. "Lilith è troppo furba per essere morta: mi preoccuperei più per te stesso che per lei, se fossi in te". 
"Naah, io so di essere arrivato alla fine del mio viaggio: mi gusto gli ultimi minuti del film, prima di andare" rispose Edward con aria così serena da fare impallidire persino Dio, che non aveva mai visto quell'alto grado di accettazione. Edward aveva poi riso nuovamente a pieni polmoni, facendo spallucce e mostrando spavalderia mentre sosteneva lo sguardo di Dio. 
Chuck lo osservò per qualche momento con aria indagatrice mentre rifletteva sulle parole dell'uomo incatenato davanti a sé e dopo qualche secondo si lasciò andare ad una grossa risata, scuotendo la testa ed avvicinandosi a lui per mettergli una mano sulla spalla. "Pensi che ti ucciderò? No. mio caro Edward: tu sei la mia esca, sei la mia chiave". 
"Non sono così importante per loro come pensi, non ti daranno quello che vuoi" rispose seccamente Edward divenendo appena piu serio, sollevando un sopracciglio e guardandolo con sfida mentre si scrollava la spalla per far scivolare la sua mano dal suo corpo. 
"Oh, non sai quanto ti sbagli tanto, ragazzo mio.." sussurrò Chuck piegando le ginocchia per abbassarsi al suo livello, sorridendo vittorioso e annuendo. "Sei importante per Abby e questo mi basta: farà di tutto pur di salvarti e convincerà i Winchester a consegnare la pistola. Tutto solamente perché ti ama". 
Edward rimase a fissarlo negli occhi senza mai distogliere lo sguardo e si avvicinò quel tanto che bastasse per trovarsi faccia a faccia con lui, mostrandosi così spavaldo e senza paura da sembrargli quasi pazzo: le immagini di ciò che avesse fatto Chuck per catturarlo corsero nella sua mente una dopo l'altra.
La mattina del giorno precedente, Edward aveva ricevuto un messaggio dal suo fratellino minore, Roger. 
Lo stesso che Edward avesse quasi totalmente escluso dalla sua vita per proteggerlo. 
Ed Abby aveva subito capito che qualcosa non andasse, tanto che iniziò a pensare che qualcosa di brutto fosse accaduto ad Andrew, ma Edward si era affrettato a spiegarle che aveva solamente una brutta sensazione, perché Roger non scriveva mai.
Si era proposta proposto di accompagnarlo per non lasciarlo con le spalle scoperte ed anche perché era un po' curioso di conoscere il fratellino di Edward, ma il ragazzo aveva scosso la testa ed aveva deciso di andare da solo. 
L'aveva salutata nel garage del bunker chinandosi per baciarle la fronte con dolcezza ed Abby si era sollevata sulle punte per stringerlo in uno dei suoi lunghi e stretti abbracci, pregandolo di stare attento. 
E Edward le aveva sorriso mentre la stringeva di più a sé e respirava il suo profumo direttamente dal suo collo, inebriandosene e facendone scorta.
Si era presto messo alla guida della sua Jeep e aveva guidato fino a raggiungere l'hotel in cui il suo fratellino alloggiava: Roger era un ragazzo di appena trent'anni con tutta la vita davanti, un futuro brillante e una donna con cui condividerlo.
Ma quando Edward era entrato in quell'hotel e aveva visto il suo fratellino seduto al bancone del bar, da subito un grosso sorriso era nato sul suo viso. 
Più passava il tempo, più Roger finiva per somigliargli.
Era più basso di lui di un paio di centimetri, ma aveva la stessa struttura muscolare: era possente e forte, ma portava i capelli più corti e rasati ai lati, e un accenno di barba gli adornava il viso.
Aveva gli stessi occhi nocciola di Edward se non più scuri di qualche tono.
Lo stesso sguardo fiero e coraggioso.
Quando Roger si accorse di lui, bevve l'ultimo sorso del suo drink e si alzò per raggiungerlo. 
Arrivò davanti al fratello maggiore e accennò un sorriso, prima di avvicinarsi di più e stringerlo in un forte abbraccio che Edward si affrettò a ricambiare.
Avevano subito iniziato a raccontarsi l'un l'altro come la vita stesse procedendo e Roger mostrò a suo fratello qualche foto di suo figlio, che fosse nato da poco e che già amasse oltre ogni immaginazione.
Edward avrebbe voluto fare lo stesso e raccontargli dell'unica donna che avesse mai amato e con la quale avesse avuto un figlio in una situazione decisamente non classica e particolare, di come considerasse Mary anche un po' sua, ma non ne ebbe il tempo.
Improvvisamente una grossa lama aveva trafitto il cuore di Roger senza che Edward potesse fare niente per fermarla, rimanendo ad osservare con aria confusa una grossa chiazza rossa sporcare il maglione di suo fratello minore.
"No!".
Roger cadde sul pavimento agonizzante, riuscendo a malapena a respirare ed a dire le sue ultime parole, e Edward si era subito chinato su di lui cercando di bloccare il sangue che continuasse ad uscire dalla sua ferita. 
Come se bloccare l'emorragia avrebbe potuto salvarlo.
Quando sollevò lo sguardo, osservò Chuck ed una ragazza bionda con le mani ancora intrise di sangue che Dio chiamò Lilith e Edward dedusse che quello fosse il suo nome.
Lilith lo aveva subito immobilizzato e legato ad una sedia, portandolo via con forza dal corpo del suo fratellino che stesse lentamente morendo completamente da solo e senza nessuno a stringergli la mano.


Chuck aveva capito che l'unico modo per avere indietro la pistola che avesse creato per uccidere Jack, fosse quello di individuare il punto debole della catena e spezzarlo.
Edward era decisamente un cacciatore troppo intelligente e furbo per cadere in una qualsiasi trappola, sapendo che nonostante apparisse così duro e forte, non riuscisse a resistere al richiamo della famiglia. 
E Chuck conosceva così bene Sam e Dean da sapere che avrebbero trovato un modo per ribaltare la situazione a loro favore. 
L'unica variabile rimaneva solamente Abby.
Nonostante fosse una cacciatrice riflessiva e poco propensa ad esporsi ai pericoli da quando era diventata madre, Abby continuava ad avere un'indole molto impulsiva.
Abby smetteva di ragionare, quando le persone che amava di più si trovavano in pericolo.
Chuck aveva visto come la ragazza aveva reagito quando 
Micheal aveva catturato Edward per convincerla ad aiutarlo nella creazione dei suoi ibridi.
Chuck sapeva che, se uno di loro avrebbe potuto non seguire il piano spinto dall'impulsività e dargli ciò che volesse, quella era sicuramente Abby.
Per questo aveva condizionato Roger affinché chiamasse Edward per attirarlo in quell'hotel, in modo da catturarlo ed usarlo come esca.
Al resto ci avrebbe pensato sicuramente Abby.
Edward sbuffò aria dal naso e lo guardò in cagnesco per dei lunghi istanti mentre ripensava al modo in cui Roger fosse morto da solo e agonizzante su quel pavimento, sentendo la rabbia crescere nel suo petto mentre guardava negli occhi di Dio con aria solenne. Gli parlò con aria calma e lenta, lasciando trasparire la sua grande ira: "Se mi lasci in vita, ti prometto che sarò io la persona che ti distruggerà, Chuck. Hai ucciso mio fratello, io ti toglierò tutto e poi ti farò pagare tutto il male che hai fatto". 
Chuck rimase qualche secondo interdetto su cosa rispondere a quella minaccia che avesse tutti l'aria di essere una vera e propria promessa, ma sorrise divertito ed annuì, conscio che mai nessuno avrebbe potuto fermarlo perché lui era Dio e non esisteva nessun potere equiparabile al suo.
Proprio quando aprì la bocca per rispondere un piccolo rumore attirò la sua attenzione dietro di sé e presto Chuck distolse lo sguardo da Edward e si rimise dritto, voltandosi verso le entrate della hall che però trovò vuote. 
"Ci siamo" sussurrò con un sorriso divertito ed elettrizzato, rimanendo ad attendere la mossa di chiunque fosse appena entrato all'interno del suo hotel. 



"Forse è arrivato il momento di mischiare un po' le carte in tavola: credete che la vostra famiglia sia così solida e unita? Beh, vi sbagliate!" esclamò Chuck ridendo di gusto, scuotendo la testa e afferrando l'ennesima freccia che Dean gli avesse sparato contro, spezzandola fra le dita e sbriciolandola come se fosse stato un biscotto. "In questa stanza ci sono così tanti segreti: perché non lo tiriamo fuori una volta per tutte? Che ne dite di condividere?". 
Abby udì le parole di Chuck muovendosi in silenzio sul controsoffitto, osservando Dean e Sam che fossero già a terra a seguito di un'iniziale lotta con Dio, mentre Castiel e Dan rimanevano in piedi ad ascoltare i deliri di Chuck. 
La ragazza continuò a muoversi in modo silenzioso in quel condotto fin troppo stretto anche per lei, ma Abby doveva andare avanti per avvicinarsi di più alla sua famiglia: intravide Edward e osservò le corde che Chuck gli aveva avvolto attorno ai polsi ed alle caviglie, che avrebbero lasciato dei segni sulla sua pelle olivastra.
Abby osservò l'espressione sofferente sul viso di Edward e notò la fasciatura insanguinata sulla sua mano destra, dove mancasse l'anulare che Chuck aveva voluto usare come segno che facesse sul serio.
La ragazza scosse la testa e si affrettò a muoversi nel condotto, sforzandosi di non pensare a come fosse mal ridotto il suo bartender, e si concentrò sul piano di Dean che fosse miseramente fallito, esattamente come aveva immaginato. 
Abby aveva capito sin dall'inizio che Dean avrebbe trovato un modo per estrometterla dal salvataggio, per questo aveva preparato un proiettile ad espansione pieno della stessa tossina con cui avesse cosparso la punta delle frecce, da utilizzare in caso di emergenza. 
Sapeva che sarebbe stata costretta ad intervenire, sapeva che per quanto fosse la più prevedibile, fosse anche l'unica persona che sarebbe riuscita a fregare Chuck.
E non ebbe neanche il tempo di fermare quel pensiero, che una strana forza invisibile la trascinò via dalla condotto, e presto il pannello su cui si trovava si aprì improvvisamente, facendola cadere rovinosamente sul pavimento della hall mentre Chuck se la rideva di gusto, osservando tutti gli sforzi che i suoi personaggi preferiti stessero facendo pur di contrastarlo.
Abby atterrò sul grande tavolo della hall, distruggendolo con la schiena e sentendo il legno spezzarsi sotto il suo peso; gemette di dolore, ruotando su se stessa per riuscire a trovare la forza per rialzarsi nonostante quella caduta le avesse spezzato il fiato.
Lasciò vagare lo sguardo fra i presenti quando riuscí a mettersi a pancia sotto, puntando le mani sul pavimento per provare a sedersi nonostante le forti fitte alla schiena che le facevano male, consapevole che quella caduta avrebbe lasciato numerosi lividi sul suo corpo.
Osservò lo sguardo furioso di Dean e di Sam, oltre quello preoccupato di Dan e di Castiel che si stessero chiedendo come diavolo avesse fatto a raggiungerli così velocemente.
Così Abby volse lo sguardo verso quello di Edward che cercò di liberarsi per poterla raggiungere ed aiutarla, e subito accennò un'occhiataccia nella sua direzione, canzonandola con lo sguardo per essere venuta a cercarlo perché era troppo pericoloso, e stava rischiando la vita inutilmente.
"Bene piccola guastafeste, adesso che ci sei anche tu la festa è completa, possiamo cominciare!". Chuck fece dei passi tranquilli nella sua direzione fino a raggiungerla, piegandosi sui talloni e mordendosi il labbro mentre la osservava tirarsi su a sedere ignorando il dolore che le avesse procurato con quella caduta. 
"Hai già ottenuto quello che volevi: l'equalizer non esiste più. Non possiamo ucciderti. Quindi perché non ci lasci andare e ti trovi un altro pianeta dove ancora non ti odiano?".
Chuck udí le parole di Abby e provò il forte impulso di colpirla con un forte schiaffo in viso, ma decise di non cedere alle sue provocazioni ed al suo sguardo impertinente. "Vi lascerò andare, lo prometto: ma prima voglio distruggere la vostra famiglia, vedervi separati, spezzati".
"Non succederà mai" fosse Abby fra i denti mentre lo guardava in cagnesco, sentendo il cuore battere più velocemente per l'agitazione.
"Davvero? Neanche se ti rivelassi un piccolo segreto sulla morte di tua madre?".
Abby aggrottò le sopracciglia o lo guardò con aria confusa, perché davvero non si aspettava che Chuck potesse tirare fuori un argomento come quello.
Sorrise amaramente e scosse la testa perché doveva aspettarsi che Chuck avrebbe presto toccato tutti i loro punti deboli per far abbassare loro la guardia.
"Vedi Abby, la tua mamma era una brava cacciatrice: trovava tutto ciò che le servisse. Libri, tomi antichi, rituali. Ma non è stata lei a trovare il rituale che ti ha riportata in vita". 
Abby aggrottò le sopracciglia e lo guardò con aria confusa, deglutendo a fatica quando lo vide avvicinarsi di più a lei per studiare meglio le emozioni che passassero attraverso i suoi occhi e da ciò Chuck non facesse altro che cogliere ispirazione.
Dio tornò in piedi molto presto, osservando la stanza piena dei suoi personaggi che lo guardassero confusi perché non avevano la minima idea di cosa stesse succedendo. 
Arrivò vicino a Edward, il quale aveva iniziato a fremere su quella sedia cercando in tutti i modi di spezzare le corde che lo tenessero legato alla sedia solamente per prenderlo a pugni ed impedirgli di proseguire quella conversazione, ma Chuck gli sorride con aria vittoriosa e fece un cenno della testa verso la ragazza alle sue spalle, mentre ancora lo guardava. "Vuoi dirlo tu ad Abby?".
"Non farlo. Per favore". Edward lo guardò con aria supplichevole, deglutendo a fatica mentre sentiva lo sguardo indagatore della ragazza su di lui. "Non dirle quello che hai detto a me prima, ti prego. 
Le farai del male così".
"Farò del male a lei o ne farò a te?". Chuck gli sorride compiaciuto e fece spallucce, scuotendo la testa perché quella situazione iniziava a divertirlo davvero molto e non vedeva l'ora di capire come avrebbe reagito Abby una volta saputa l'intera verità.
"Ma di che state parlando?". Abby aggrottò le sopracciglia e li guardò con aria confusa, appoggiandosi al braccio di Dean mentre Dan la reggeva dalla schiena per aiutarla a sollevarsi ed a rimettersi in piedi.
Dopo dei lunghi istanti in cui Chuck e Edward rimasero a guardarsi negli occhi con una sfida silenziosa a chi lo abbassasse per primo, il cacciatore strinse forte i pugni e lo guardò in cagnesco: aveva ucciso Roger, lo aveva legato e torturato semplicemente per passare il tempo mentre aspettava che Abby ed i Winchester arrivassero e adesso voleva togliergli Abby, far in modo che lei lo odiasse, e Edward sapeva che ci sarebbe riuscito.
"La mia risposta rimane sempre quella: non ti ucciderò, Chuck. Ti torturerò e ti farò a pezzi per ciò che hai fatto".
Chuck udí la sua promessa detta fra i denti ed accennò un sorriso divertito, facendogli l'occhiolino prima di tornare a voltarsi verso Abby che stesse in piedi tra suo fratello e Dean. 
"È stato Edward a fornire il rituale di magia nera a Isobel, è stato lui ad ucciderla per farti tornare". Chuck si voltò ad osservare il volto di Abby mentre parlava, notando come i suoi begli occhi azzurri adesso fossero sgranati e quasi fuori dalle orbite per la sorpresa mentre la sua mente metteva in moto dei pensieri e dei collegamenti che avvalorassero la sua tesi. "Ed il nostro Sammy sapeva tutto: avrebbe potuto fermarlo, ma non ha fatto nulla. Lui gli dava lezioni di magia, gli suggeriva il modo migliore per eseguire il rituale. Sam è responsabile della morte di Isobel tanto quanto Edward: entrambi hanno le mani sporche di sangue". 
Scosse la testa in modo energico e agitò le mani in modo nervoso.
Non credere alle parole del tuo nemico: troveranno il tuo punto debole e lo useranno contro di te. Era stata la prima lezione che Abby aveva imparato quando era solamente una bambina e suo padre le insegnava le basi della vita da cacciatrice.
Quindi Abby rifiutò quelle parole, accennando anche una risata divertita perché conosceva Edward e non le avrebbe mai fatto un torto del genere, così guardò l'uomo ancora legato alla sedia ed indugiò nei suoi occhi alla ricerca di qualcosa che le desse la convinzione che Chuck stesse mentendo, ma Edward deglutì a fatica e la guardò con un lungo sguardo colpevole prima di distoglierlo dal suo.
E la vista le si annebbiò mentre il cuore le batteva forte nel petto.
La reazione di Dan invece fu molto diversa rispetto a quella della sorella: istintivamente si mosse nella direzione di Sam con uno scatto che fece sobbalzare Abby, pronto a colpire Sam per la rabbia che quella notizia avesse suscitato in lui, quando Dean si parò davanti a lui e lo bloccò.
Ma Dan era così infuriato che stava quasi per scansare Dean e raggiungere Sam, così Dean si trovò costretto ad atterrare Dan con un colpo di reni, immobilizzandolo sul pavimento di quella hall. "Calmati Dan! Chuck sta mentendo, ovviamente!".
"Non sta mentendo!" esclamò Dan con aria furiosa, continuandosi a dimenare dalla sua presa. 
Così Dean si voltò ad osservare brevemente Edward, per poi soffermarsi sullo sguardo di Sam che si sforzò di apparire tranquillo, ma il senso di colpa traboccava dai suoi occhi.
Ed in quell'istante anche Dean si sentí tremendamente furioso con il suo stesso fratello.
Mentre Chuck se la rideva allegramente davanti alle reazioni dei presenti sentendosi pienamente soddisfatto del risultato che avesse ottenuto, Abby scosse la testa e lo guardò in modo molto serio mentre incalanava la sua rabbia tutti nei suoi confronti perché, arrabbiati fra loro o meno, dovevano ancora portare a termine la missione di salvataggio. "Sei stato tu. Tu li hai influenzati per farlo: Sam ed Edward non avrebbero mai fatto una cosa del genere a Isobel. Non lo avrebbero mai fatto a me".
Chuck si voltò a guardarla negli occhi mentre ascoltava la sua voce incrinata dal dolore che stesse provando ed il suo grande sorriso si ridusse ad una sottile smorfia,  sbuffando sonoramente per poi tornare ad alternare lo sguardo fra i tre uomini e l'angelo che fecero irruzione nella hall, lasciandolo scivolare fino a Edward, per poi tornare nuovamente su Abby. "Io sono Dio: permetto la creazione di ogni organismo che sta respirando in questo momento su tutto il pianeta e io decido la sua storia. Ma quello che hanno fatto Sam ed Edward non l'ho deciso io. Era scritto che fosse Dean a trovare la soluzione per riportarti indietro dalla morte, perché siete sempre stati scritti per essere destinati a stare insieme. Vi ho creati per poter far combaciare tutti i vostri punti spigolosi: io ho scelto che vi innamoraste e che creaste una famiglia. Volevo che nascessero degli eredi per continuare la mia storia, ma poi hai conosciuto Edward e.. non era previsto che vi attaccaste in questo modo. Infatti, io..". 
"No, non è vero!" esclamò Abby fra i denti, con le braccia stese lungo i fianchi e stringendo forte i pugni per la rabbia che provasse. "Stai mentendo!".
"Non sto mentendo!". Chuck alzò il tono della voce così tanto da farla rabbrividire mentre le puntava un indice contro e la guardava in cagnesco per la rabbia di essere stato interrotto, ma presto tornò a respirare per calmarsi e scosse la testa avanzando lentamente verso di lei, tornando a parlare con un tono di voce più calmo e pacato. "Non sto mentendo, Abby. Non sono stato io a scrivere che Edward si desse parecchio da fare per trovare quel rituale e che Sam gli fornisse gli strumenti per eseguirlo. Devo ammettere che è stato parecchio snervante: è riuscito a fare qualcosa che nessuno aveva mai fatto".
Dean si rialzò dopo aver lasciato la presa su Dan che si fosse calmato e avesse perso interesse nella lotta con Sam.
Si mise di nuovo in piedi e guardò Chuck in cagnesco, stringendo forte i pugni dopo aver udito le infinità di parole con cui Dio amasse crogiolarsi, mentre Dean iniziava lentamente ad accettasse che ogni cosa che avesse pensato, voluto o amato nella sua vita, fosse stata dettata unicamente da Chuck. "Cos'è riuscito a fare di tanto eccezionale?".
Chuck spostò lo sguardo da Abby fino ad incrociare quello di Dean, sollevando un sopracciglio ed avvicinandosi di qualche passo fino a giungere a pochi passi da loro. "Ha fatto ciò che non avevo scritto: ha sconvolto la mia storia. E io adesso me la riprendo".
Scosse la testa ricacciando le lacrime indietro, riuscendo a malapena ad incrociare lo sguardo di Edward che sentisse su di sé, così Abby guardò ancora una volta Chuck con aria furiosa e strinse la mascella prima di parlare fra i denti serrati. "No, non credo neanche ad una sola delle tue stronzate. Tu non puoi aver..".
"Avervi influenzato per tutta la vostra vita? Certo che posso" rispose Chuck ridendo divertito, rispondendo ancor prima che Abby potesse terminare la frase come a sottolineare che anche ogni cosa di quella giornata fosse stata meticolosamente studiata e stesse andando esattamente come avesse deciso. "Sono uno scrittore. E tutto quello che volevo era continuare la mia storia, continuare a seguire le mie dinastie preferite. Ma poi hai usato il tuo libero arbitrio per avvicinarti a Edward, che avevo progettato per essere solamente un personaggio secondario e di poco spessore, ed ha iniziato ad occupare sempre più spazio nella mia storia".
A quelle parole Edward si lasciò andare ad una risata disperata, scuotendo la testa mentre osservava Chuck tornare a voltarsi nella sua direzione per guardarlo con aria divertita. "Questo perché non puoi mettere la mia personalità in un angolo ed aspettarti che io me ne stia buono". 
"Ecco, hai visto? Questa battuta non faceva parte del mio libro". Chuck lo guardò in modo molto infastidito, stringendo la mano in un pugno ed osservando come Edward avesse sgranato gli occhi ed a muoversi in modo confuso, alla ricerca disperata di un po' di ossigeno che Dio continuasse a negargli.
Abby fece un balzo in avanti ed istintivamente Dean la bloccò dalla vita, impedendole di avvicinarsi troppo ad Edward che provava in tutti i modi a respirare, impedito da Chuck.
Si voltò a guardarla e sorrise divertito, facendo spallucce mentre osservava gli occhi disperati di Abby che si dimenava fra le braccia di Dean.
"Dovete accettarlo, Abby. Ho deciso per voi in ogni situazione della vostra vita: come scegliere la vostra strada, quali casi seguire, le persone da perdere. Ho scelto tutto e continuerò fino alla fine del mio libro" disse Chuck sorridendo ed avvicinandosi ad Abby di qualche passo, mentre Dean non faceva altro che indietreggiare, portando Abby con sé mentre le sussurrava all'orecchio di non provocarlo. "Ti stai disperando nel vedere Edward in queste condizioni, non è vero?".
"Lascialo andare". Abby smise di muoversi fra le braccia di Dean e guardò Chuck negli occhi, mentre la voce le si spezzava per il dolore. "Lascialo andare, ti prego".
Chuck scrutò i suoi occhi azzurri e aggrottò le sopracciglia mentre prendeva davvero in considerazione l'idea di cambiare qualche riga del suo libro per risparmiare Edward. 
Abby lo guardava con aria così supplichevole e, a prescindere de come fosse precipitato il rapporto con i suoi personaggi, Abby rimaneva sempre la sua preferita. Quella con cui sentisse un legame speciale ed in cui avesse messo un po' del suo carattere e di quello di Amara.
Le si avvicinò con un sospiro e fece spallucce. "Mi basterebbe schioccare le dita ed i tuoi sentimenti per Dean verrebbero cancellati perché sono falsi, creati da me per far funzionare la storia. Ma cosa ti rimarrebbe? Odi già Edward per aver scoperto che è l'assassino di tua madre o non è ancora abbastanza?".
Edward si mosse un modo più dinamico sulla sedia, mentre dei suoni strozzati provenivano dalla sua gola ed il suo viso diventava sempre più cianotico, ed Abby tornò ad agitarsi mentre Dean tornava a stringerla di più e ad allontanarla da Chuck. "Lascialo vivere, ti prego".
"Ok, lo salverò" rispose immediatamente Chuck annuendo in modo convinto ma profondamente infastidito, sbuffando aria dal naso. "Ma dovrai togliermi una curiosità, prima. Dimmelo: chi sceglieresti?".
Abby distolse lo sguardo da Edward per volgerlo su quello di Chuck davanti a sé, deglutendo a fatica e sgranando appena gli occhi. "C-cosa?".
Chuck roteò gli occhi e sospirò, facendo spallucce e parlando con aria stufa. "Hai capito: se dovessi uccidere uno dei due, chi vorresti che fosse? Chi vorresti che sopravvivesse?".
Sgranò gli occhi e lo guardò con aria schifata mentre lo sentiva avvicinarsi a sé con aria di sfida negli occhi, ed Abby capì che niente di tutto ciò fosse scritto nel suo libro e che adesso neanche Chuck aveva la più pallida idea di come sarebbe continuata quella vicenda.
Scosse la testa come segno di dissenso e che non avrebbe mai risposto ad una domanda come quella, e Chuck le si fece ancora più vicino mentre la guardava con curiosità. "È troppo difficile per te scegliere fra Dean ed Edward, Abby? Forse non sei poi così diversa da Syria a volerli entrambi, non credi?".
Abby sbatté le palpebre un paio di volte guardandolo con uno sguardo molto diverso rispetto a prima: aveva appena ottenuto quello che voleva, aveva aspettato fino a quando Chuck non fosse totalmente coinvolto nella narrazione del suo romanzo e fino a quando si fosse interamente fuso con esso.
Abby aveva aspettato così tanto per poter arrivare fino a quel punto, fino a renderlo totalmente intriso con i suoi personaggi, che neanche Chuck sapeva cosa si nascondesse dietro al suo sguardo. "Oh no Chuck, siamo diverse. Io sono più furba e sono più brava con le distrazioni di quanto Syria lo sia mai stata".
Chuck aggrottò le sopracciglia e la guardò con aria confusa perché una risposta come quella davvero non se l'aspettava e neanche la capiva. 
Ma Dean sembrava aver intuito, tanto che allentò la presa su di lei ed Abby estrasse la pistola dai suoi jeans per sollevarla a mezz'aria e sparare un unico proiettile dritto sul petto di Chuck.
La prova che Abby e Dan avessero individuato la giusta tossina per fermare Chuck la ebbero quando Dio si piegò su se stesso ed urlò in preda ai dolori, mentre Sam si chinó ad afferrare la balestra da terra per sparare l'ultima freccia dritta sul suo costato, prima di vederlo sparire dissolvendosi nell'aria mentre Edward iniziava a tossire quando l'aria riuscí nuovamente ad entrare nei suoi polmoni.



Entrò all'interno della sala lettura in maniera silenziosa e vide il fratello maggiore seduto su una sedia che gli dava le spalle e fissava un punto indefinito con lo sguardo vitreo mentre reggeva il suo bicchiere di vetro ormai vuoto; Dean aveva l'aria di chi avesse già bevuto una certa quantità di alcol, affogando i dispiaceri ed i pensieri che fin troppo affollavano la sua mente in quel periodo, e questo Sam lo capiva bene. 
Aveva visto suo fratello maggiore, la sua roccia, sbriciolarsi giorno dopo giorno da quando avevano scoperto che le loro vite erano probabilmente state influenzate da Chuck stesso per scrivere la sua storia perfetta; Sam aveva visto Dean perdere la fiducia nella loro vittoria contro Dio e aveva capito come Dean non stesse affatto prendendo bene il cambiamento di Abby. 
E adesso che Chuck aveva detto loro che non c'era mai stato niente di vero tra loro, Dean sembrava lentamente sprofondare sempre più in basso in quella valle oscura che fosse la sua confusione e disperazione.
Sam fece qualche altro passo avanti e sospirò, schiarendosi poi la gola e prendendo posto accanto al fratello che parve riacquistare il pieno controllo di se stesso interrompendo il filo dei suoi pensieri. 
Dean osservò Sam riempirsi il bicchiere di Whisky e fare lo stesso con il suo, mentre se lo portava alle labbra e continuava a pensare a come Abby fosse completamente sparita in una delle camere insieme a Edward ed ai due angeli per medicare le sue ferite; Dean scosse la testa e sospirò, guardando il fratello con insistenza perché aveva tutta l'intenzione di affrontare le parole d'accusa che Chuck aveva lanciato contro di lui quel giorno, fino a quando Sam fu pronto ad affrontare l'argomento e prese un respiro voltandosi ad osservare il fratello.
"Sapevi davvero quello che Edward e Isobel stavano architettando?". 
"Si".
"E non hai pensato di dirmelo?".
"No". 
Dean rimase incredulo per la tempestività delle sue risposte, leggendo nel suo sguardo la totale assenza del senso di colpa, tanto da osservarlo portarsi nuovamente il bicchiere alle labbra per bere un altro sorso come se niente fosse. 
Dean aggrottò le sopracciglia e lo guardò in maniera truce, colpevolizzando con lo sguardo, mantenendo il suo tono di voce molto basso.  "Stavo soffrendo, Sam. Stavo diventando pazzo. Ho provato a offrire la mia anima a ogni stregone o demone, ho parlato con centinaia di medium e di sensitivi per trovarla. Stavo impazzendo quando Abby è morta e tu non mi hai detto che avevi trovato qualcosa di concreto per riportarla in vita?". 
Sam sospirò rumorosamente e sollevò la schiena dalla spalliera della sedia, sporgendosi appena per guardarlo meglio mentre faceva spallucce. "Dirtelo per cosa? Per farti vivere con la speranza che Abby potesse un giorno tornare? Non era sicuro, Dean. Era magia nera e nessuno di noi aveva mai avuto a che fare con qualcosa di così potente e oscuro! Non sapevamo cosa sarebbe potuto accadere e..". 
"Me ne sono andato per più di un dannato mese, Sam! Ho lasciato i miei figli da soli per un mese perché non riuscivo a vivere senza di lei, e tu non potevi avere un po' di pietà e alleviarmi tutto quel dolore?!" chiese Dean alzando il tono della voce mentre lo guardava in cagnesco, sentendo il sangue ribollire nelle sue vene per la forte ira. 
Sam scosse la testa e distolse lo sguardo sospirando profondamente ed alzandosi dalla sedia, comprendendo il suo stato d'animo ma iniziando a chiedersi come potesse non capire le sue ragioni. "Dean, se fosse stata una strada senza uscita, come avresti reagito all'ennesimo buco nell acqua? Volevo risparmiarti altro dolore". 
Scosse la testa e sospirò, stringendo i pugni per un breve momento mentre guardava suo fratello minore in cagnesco; afferrò nuovamente il suo bicchiere e bevve l'ultimo sorso con rabbia, tornando a guardarlo con aria irosa. "So soltanto che Isobel è morta in maniera atroce per questo: Abby ha sofferto tanto per la perdita di sua madre, ero io a calmarla quando la notte aveva gli incubi e stava male. Avrei potuto fare qualcosa di più se solamente lo avessi saputo, Sam". 
Sospirò silenziosamente e si morse il labbro per trattenere le lacrime, ricordando quel periodo come un tragico momento della sua vita; Sam riorganizzò i pensieri e tornò a rispondere al fratello, ma Abby aveva perso interesse nell'udire quella conversazione.
Abbassò lo sguardo rimanendo nell'ombra nel corridoio da cui sarebbe sbucata se solo avesse voluto interrompere la conversazione dei due fratelli Winchester; ma Abby non voleva entrare nella grande sala comune, non aveva il coraggio di incrociare lo sguardo di Dean dopo quanto accaduto quel giorno.
Cercò di muoversi in silenzio mentre ancora udiva Dean che canzonava suo fratello per aver tenuto un segreto come quello con lui, ed Abby  sgattaiolò a ritroso lungo il corridoio. 
Mise in fila in passi fino a raggiungere la stanza dove i suoi bambini dormissero sereni, ed Abby si limitò ad osservare Mary e Richard che se ne stessero sotto le coperte a sognare qualcosa di bello, e la ragazza di grata che almeno qualcuno nel bunker non avesse il cuore avvelenato da tutte le cacce ed il dolore.
Chiuse la porta in silenzio dopo aver lanciato un'ultima occhiata ai suoi bambini ed Abby si ritrovò a camminare nel corridoio fino ad arrivare alla stanza dove si trovava Edward, notando Castiel ed Anael uscire proprio in quell'istante; le dissero di aver fatto il possibile per aiutarlo, ma che molte ferite sarebbero dovute guarire da sole perché i due angeli non avevano più la forza di guarire come un tempo. 
Abby li ringraziò con un sorriso e sospirò, sorpassandoli mentre faceva un grande respiro,  trovando la forza per entrare all'interno della stanza: Edward dormiva sul letto, ma aveva un'aria così sofferente che lo stomaco le si rigirò a quella vista.
Le ferite al volto erano quasi del tutto sanate e la fasciatura alla mano sinistra era stata rimossa dai due angeli per unire le forze e rimettere il dito di Edward nel giusto posto e Abby tirò un sospiro di sollievo quando lo vide completamente ripulito dal suo stesso sangue. 
Eppure la sua espressione era così carica di dolore da spaventarla e farle male.
Avanzò verso di lui in silenzio, sedendosi sul bordo del letto e gli carezzò il viso barbuto, sfiorandogli poi i capelli con delicatezza, ricordando come l'avesse guardata mentre lei si prendeva cura delle sue ferite insieme ai due angeli: le aveva afferrato la mano con cui stesse disinfettando le ferite all'addome, guardandola con l'aria più seria che Abby gli avesse mai visto mettere su. 
L'ho perso. Ho perso il mio fratellino. L'ultima persona che era rimasta della mia famiglia.
Abby si era sentita il cuore stringersi più forte quando Edward si era lasciato andare a quella confessione, permettendole di vedere il suo lato più vulnerabile e pieno di dolore, ed Abby non ci aveva pensato due volte prima di sporgersi in avanti per stringerlo in un forte abbraccio, lasciando che Edward appoggiasse il suo viso sul suo petto; si era aggrappato a lei come se fosse la sua ancora di salvezza e si era lasciato andare in un pianto liberatorio mentre Abby provava a calmarlo, sussurrandogli che tutto sarebbe andato bene, ma il ragazzo aveva perso conoscenza per quanto fosse sconvolto. 
Adesso che gli stava seduta a fianco e gli sfiorava i capelli con un gesto quasi impercettibile, Abby lo vide muoversi risvegliandosi dal sonno in cui fosse sprofondato poco prima, ed istintivamente continuò a carezzargli la guancia mentre gli sorrideva teneramente. "Ciao bartender". 
Edward aprì gli occhi guidato dalla sua voce e si guardò intorno con aria disorientata per un paio di secondi, strizzando gli occhi nella stanza nonostante fosse illuminata semplicemente dalla bajour sopra il comodino e che quindi vi fosse una luce molto tenue; cercò gli occhi di Abby e quando li incrociò cercò di muoversi per avvicinarsi a lei, ma si ritrovò a gemere dal dolore, sentendo i punti delle sue ferite tirare e fare male. 
"Sta fermo, ti abbiamo ricucito ma non sei ancora al massimo.." sussurrò la ragazza sorridendogli teneramente, spingendolo con delicatezza dal petto per intimargli di stare fermo e riposare.
Ma più Edward resta sveglio e più la guardava negli occhi, più Abby leggeva nel suo sguardo un'aria più lucida e capì da come la stesse guardando che si fosse ricordato ogni cosa accaduta quel giorno insieme a Chuck. 
Abby sospirò e divenne più seria, mettendo un po' più di distanza fra loro e distogliendo lo sguardo, afferrando un flaconcino arancione e mostrandoglielo. "Questi sono antidolorifici; prendili. Ti sentirai meglio, poi torna a riposare". 
Indugiò sui suoi occhi per qualche altro secondo nella speranza di riuscire a proseguire una conversazione tranquilla con Edward, ma presto sentì gli occhi pungere e la delusione affiorare dentro di sé, così si alzò dal letto e si diresse verso la porta, ignorando il suo sguardo che le implorasse di rimanere.
Edward si tirò appena più su appoggiando le spalle alla testiera di legno del letto e gemendo di dolore per delle ferite all'addome che neanche ricordava che gli fossero state inferte, ed allungò una mano nella direzione della ragazza come se potesse davvero afferrarla e trattenerla. "Abby, aspetta: mi dispiace tanto, io non ho mai voluto farti del male". 
La ragazza rimase qualche istante a fissare la porta davanti a sé mentre udiva le sue parole, sospirando pesantemente quando Edward le confermò con quell'unica frase che ciò che avesse detto Chuck fosse vero. 
Si voltò silenziosamente e si sforzò di sorridere, ma tutto ciò che uscí fuori fu uno sguardo arrabbiato e deluso, mentre i suoi occhi si riempivano di uno strato lucido. "Eri l'unica persona di cui mi fidassi davvero e adesso..".
"Lascia che ti spieghi, non è andata come pensi.." sussurrò Edward cercando di scendere dal letto per raggiungerla ma il dolore all'addome glielo impedì, e tornò a guardarla supplicandola con lo sguardo di aspettare. 
Abby sorrise nervosamente e scosse la testa, mentre sentiva due lacrime solitarie rigarle il viso. "Hai lasciato che accadesse, per me è come se l'avessi uccisa tu, Edward".
"No, non è andata così e..". 
"Mi dispiace tanto per tuo fratello, dico sul serio. Vorrei fare qualcosa per alleviare il tuo dolore, ma adesso non riesco a guardarti senza pensare a quello che.." sussurrò Abby interrompendolo e fermando se stessa dal proseguire, scuotendo la testa e spazzando via le lacrime dal suo viso. Tirò su con il naso e sospirò, guardando nei suoi occhi nocciola così dispiaciuti che gli facessero venir voglia di gettarsi fra le sue braccia e perdonarlo. "È finita, Ed. Fra noi è finita".


Con le mani tremanti e la vista annebbiata dalle lacrime, Abby provò per l'ennesima volta ad inserire le sue chiavi all'interno della serratura della sua auto, ma l'unico risultato che ottenne fu di fare scivolare le chiavi sul pavimento del garage del bunker. Di nuovo.
Si arrabbiò e si chinó per raccoglierle per l'ennesima volta mentre le lacrime scivolavano sul suo viso copiose, ed Abby effettuò un altro tentativo provando ad inserire le chiavi nella serratura, ma ancora le caddero dalle mani fin troppo tremanti.
Abby scosse la testa e venne scossa da dei singhiozzi che cercò di ingoiare per essere il più silenziosa possibile, perché l'ultima cosa che voleva era proprio che qualcuno la cogliesse in quel momento di massima fragilità che non aveva potuto controllare.
Era uscita di corsa dalla stanza di Edward e si era subito diretta al garage per lasciare il bunker e trovare il luogo appropriato dove sfogarsi, ma le sue emozioni avevano avuto la meglio e l'avevano colta di sorpresa.
Non si era neanche accorta di essere passata davanti a Dean, seduto al tavolo della grande sala centrale ed intento a bere ancora l'ennesimo bicchiere di Whisky dopo aver chiesto a Sam di lasciarlo da solo perché aveva bisogno di tempo per riflettere su molte cose.
Dean avrebbe voluto non desiderare di alzarsi e seguirla, avrebbe tanto voluto provare a smettere di amarla in quel modo così fosse che a quanto pare non era neanche autentico.
I loro sentimenti, ciò che li avesse uniti, la loro famiglia. Era tutto falso.
Ciò che provava ogni volta che guardava nei suoi occhi azzurri o che le stringeva la mano, era stato meticolosamente progettato da Chuck.
Eppure Dean aveva smesso di pensare e si era alzato velocemente per seguire Abby, notando il modo sconvolto in cui gli fosse passata davanti per raggiungere eil garage.
L'aveva seguita e aveva visto la disperazione ed il dolore nel provare così ardentemente ad uscire da quel bunker.
E quando aveva visto le chiavi dell'auto scivolare sul pavimento per l'ennesima volta, Dean si era avvicinato ed aveva palesato la sua presenza afferrandole al posto suo e tenendole fra le mani.
Abby si voltò ad osservarlo dopo un sobbalzo, perché credeva di essere da sola e che Dean fosse andato via data l'assenza dell'Impala, che probabilmente avesse preso Sam.
E Dean aveva potuto osservare le sue guance arrossate, le lacrime che le rigassero il volto e le sciogliessero il trucco.
Ed in quel momento Dean desiderò di smettere di sentire quell'amore incondizionato nei suoi confronti, sperando che il dolore di Abby non fosse più il suo, che non gli spezzasse il cuore vederla così disperata.
Ma Dean fece quello che aveva fatto sempre nell'arco della vita passata insieme a lei e le si avvicinò, prendendole il viso fra le mani e passando i pollici sulle sue guance per asciugare le copiose lacrime.
Provò a sorriderle nel vano tentativo di consolarla e di infonderle coraggio, ma Dean non riuscì ad accennare neanche una smorfia convinta.
Senza dire una parola e senza rifletterci, Abby trovò rifugio sul suo petto e Dean presto la strinse a sé come aveva sempre fatto, abbracciandola e lasciandola sfogare mentre la sentiva stringersi di più a lui, quasi volesse entrargli nel petto fino a scomparire.
Dean sospirò rumorosamente mentre le carezzava la schiena in silenzio, sfiorandole i capelli con delicatezza perché sapeva quanto la facesse rilassare. Avrebbe voluto dirle che sarebbe andato tutto bene e che avrebbero trovato un modo per sconfiggere Chuck, per trovare la strada per ricongiungersi, ma Dean rimase in silenzio perché non poteva consolarla con una menzogna.
Dopo un paio di minuti, Dean la sentì tranquillizzarsi appena un po' ed il suo pianto sembrava essere ormai arrivato agli sgoccioli, eppure il cacciatore si rifiutava di lasciarla andare.
Pensava che potesse essere l'ultima volta per stringerla, l'ultima per sentire ciò che sentisse mentre la teneva tra le braccia.
Non gli importava più che probabilmente fra loro non ci fosse stato niente di vero a causa di Chuck.
Voleva solamente fermare il tempo e crogiolarsi in quell'abbraccio. 
Abby si mosse ed emerse dal suo petto, asciugandosi le lacirme dal viso e scusandosi con lo sguardo per aver imbrattato la sua camicia blu con il trucco, ma Dean accennò una risata divertita e con i pollici eliminò dal suo viso i residui neri del mascara.
Quando tornarono a guardarsi negli occhi, entrambi si chiesero se fosse il momento giusto per parlare di ciò che Chuck avesse detto loro. 
Se dovessero interrogarsi su ciò che provassero l'uno per l'altra, dopo tutti quegli anni trascorsi insieme.
Ma Dean si schiarí la gola e scosse la testa, tornando ad osservare le chiavi della Hyundai che teneva ancora tra le mani. "Dove volevi andare?".
Abby rimase ad osservarlo per qualche istante sentendo come il fiato le mancasse ogni volta che lo guardasse, perché era troppo confusa su ciò che fosse reale e ciò che non lo fosse. "Il fratello di Ed.. lui è rimasto lì, in quell'hotel. Volevo recuperare il corpo per.. seppellirlo, forse".
Dean strinse le labbra in un'espressione più seria, porgendole le chiavi ed annuendo mentre faceva spallucce. "Ci penso io".
Fece per superarla e per raggiungere la Hyundai di Abby, dato che Sam era andato via da un pezzo con l'Impala, quando la ragazza lo bloccò afferrandolo dalla camicia e lo guardò con aria seria. "No, riguarda Ed. Voglio farlo io".
Dean guardò nei suoi occhi e notò il modo perentorio con cui avesse parlato e con cui lo trattenesse, e sapeva che Abby non lo avrebbe lasciato andare via con la sua auto.
Così si limitò ad annuire ed a porgerle le chiavi, guardandola con aria seria. "Bene. Allora verrò con te".
Abby non capiva esattamente perché Dean volesse aiutarla a recuperare il fratello dell'altro uomo della sua vita, l'uomo che a detta di Chuck avesse scelto senza la sua influenza.
Ma lo vide fare il giro dell'auto ed entrare dal lato del passeggero, mentre le faceva segno di salire in auto e di andare.
Abby obbedì senza dire più una parola: entrò nella sua Hyundai e per tutto il viaggio nessuno dei due disse una parola.
Entrambi erano persi nel cercare di capire quanto le parole di Chuck corrispondessero al vero.
Abby aveva guidato superando ogni limite come fosse solita fare quando aveva bisogno di riflettere ed il guidare la rilassava, caratteristica acquisita indirettamente trascorrendo la sua adolescenza a sfrecciare sulle autostrade del paese con suo padre per scovare i mostri.
Arrivarono in hotel molto presto.
La hall era ancora deserta, tanto da fare sembrare quel luogo spettrale e tetro.
Nessuno avrebbe potuto scommettere che fosse un hotel di successo e sempre pieno di clienti, non dopo il passaggio di Chuck.
Adesso la hall era adornata dalle numerose chiazze di sangue che appartenessero a Edward.
Abby si avvicinò e sfiorò con le dita la sedia su cui Chuck avesse tenuto Edward legato per quell'infinitá di tempo. 
Dove lo aveva torturato, utilizzando Lilith per infierire sul corpo mal ridotto di Edward.

Il demone aveva sfogato la propria creatività direttamente su di lui, colpendolo al viso e spaccandogli lo zigomo.
Il sangue gli copriva gran parte del viso inzuppando la sua barba ed il suo collo, ma ciò non bastava a Lilith che aveva trovato in Edward la vittima che più amava.
Non si lamentava, non piangeva, non le gridava di fermarsi, non supplicava di smettere di procurargli dolore.
Edward rimaneva ad incassare ogni singolo colpo contraendo i muscoli o assecondando i movimenti del demone.
Non emetteva neanche un fiato per non dargli  la soddisfazione di averlo fatto urlare, mentre dentro di sé gestiva il dolore come meglio poteva.
In fondo aveva trascorso più di dieci anni nei paesi meno civilizzati e dimenticati da tutti, dove era stato spesso preso in ostaggio e torturato.
Edward era un Marine tutto d'un pezzo e gli avevano insegnato a resistere al dolore, a non cedere alle ferite.
Ma Lilith era fantasiosa e amava procurare dolore alle anime che scendevano all'inferno, e sapere che Edward non stesse esternando nemmeno un po' di dolore la incentivò a fare di più, così afferrò un pugnale che Chuck le avesse messo a disposizione e lo pugnalò al ventre.
Dalle labbra di Edward uscì un leggero gemito di dolore, piegandosi in avanti mentre sentiva Lilith rigirare il pugnale fra le sue viscere, ed Edward chiuse gli occhi per qualche istante mentre sentiva il sangue risalirgli la gola e gocciolargli dalle labbra.
Trovò rifugio nella sua mente perché era cosciente che non sarebbe più stato in grado di uscire vivo da quella situazione, ripensando a quanto amore avesse provato negli ultimi della sua vita: pensò ad Abby ed all'amore che nutrisse per lei, l'unica donna capace di oltrepassare i suoi muri interiori invalicabili e di fargli risolvere i suoi problemi legati alla vita passata da Marine.
Il suo cuore si gonfiò di orgoglio quando ripensò a Richard ed all'amore con cui lo avesse stretto fra le braccia non appena fosse nato, ripensando a quanto avrebbe adorato poter vederlo crescere e stargli accanto per sempre.
Udí la risata divertita di Lilith ed Edward si resse ai braccioli della sedia e sollevò con lentezza il viso, spostando lo sguardo fino ad incrociare quello del demone davanti a sé, che la guardò con aria compiaciuta. 
"È tutto questo quello che sai fare, puttana?".
Lilith sgranò gli occhi e lo guardò con rabbia, colpendolo con l'ennesimo pugno al viso mentre il pugnale fosse ancora incastrato nel suo corpo. "Ti farò raggiungere il tuo fratellino fra non molto, non preoccuparti".
Non ci pensò più di un momento, prima di estrarre con forza il pugnale dall'addome di Edward facendolo gemere di dolore ad un tono leggermente più alto, per poi afferrare la sua mano destra e tagliare di netto il suo anulare destro, che cadde rovinosamente sul pavimento.
Il cacciatore sgranò gli occhi e avrebbe tanto voluto lasciare uscire l'urlo che gli salì per la gola, ma invece il dolore fu tanto che Edward piegò nuovamente la testa in avanti e sarebbe caduto se le corde non lo avessero tenuto stretto alla sedia.
Con un ghigno soddisfatto e felice, Lilith si piegò per prendere il dito di Edward dal pavimento notando come il ragazzo avesse perso conoscenza e fosse svenuto, e presto si avvicinò a Chuck con un sorriso divertito, porgendo la falange a Dio, che scosse la testa e fece un passo indietro mentre la guardava con aria disgustata. "Ecco la tua garanzia, Chuck: ti daranno quello che vuoi, se mostrerai loro questo".


Con un gesto fulmineo, Abby ritrasse la mano dalla sedia sporca del sangue di Edward che aveva voluto sfiorare. 
Con quell'unico contatto, le immagini della lunga tortura del suo bartender erano passate nella sua mente come se fosse stata presente, ad osservare Lilith commettere quelle atrocità.
Abby sobbalzò all'indietro e si allontanò da quella sedia mentre sentiva gli occhi iniziare a pungere nuovamente, sapendo che da lì a poco le lacrime si sarebbe riversate sul suo volto al solo pensiero di ciò che fosse accaduto ad Edward.
La mano di Dean sulla schiena la spaventò e la fece sobbalzare ancora e Abby sgranò gli occhi prima di voltarsi ad incrociare il suo sguardo; il cacciatore fece spallucce e sospirò lentamente prima di prendere parola e di spezzare il silenzio che fosse regnato fra loro da quando avevano lasciato il bunker.
"Scusa, volevo solamente dirti che.. ho portato il corpo del fratello di Edward in auto. Possiamo seppellirlo".
Abby annuí mentre ancora guardava nei suoi occhi verdi ed accennò un sorriso per ringraziarlo con lo sguardo, abbassando lo sguardo ed osservando le chiazze di sangue che macchiavano il pavimento prima di parlare con tono basso e pacato. "Si chiamava Roger. E non dovremmo seppellirlo, dobbiamo ardere il suo corpo".
"Ma questa è un'usanza dei cacciatori" rispose Dean guardandola con sopracciglia aggrottate, chiedendo spiegazioni con lo sguardo.
"È quello che vorrebbe Edward". Abby si limitò ad accennare un sorriso amaro nella sua direzione, sfiorandogli il braccio ed appoggiando il capo sulla sua spalla perché aveva tanto bisogno di sentire il calore e l'amore di Dean.
Dopo averle scoccato un bacio fra i capelli ed aver respirato il suo profumo un'altra volta, Dean si incamminò verso l'uscita di quel posto terrificante insieme ad Abby.
Raggiunsero un bosco non troppo lontano e si fermarono su una piazzola di sosta, prima di addentrarsi fra la vegetazione.
Avevano abbattuto qualche albero, avevano tagliato i rami e formato delle alte pile di legno abbastanza capienti contenere un cadavere, e quando ebbero finito di completare le pile che si sarebbero accese nel giro di pochi istanti,  insieme si recarono vicino all Hyundai ed Abby osservò Dean caricarsi in spalla il corpo di Roger.
Quando lo adagiò fra i legni ed i rami secchi, Abby che lo vide per la prima volta ebbe il tempo di esaminare il suo viso, nello stesso modo in cui fece Dean.
Edward e Roger erano davvero due gocce d'acqua. Così simili da sembrare quasi gemelli, se non fosse per il viso di Roger che tradiva una giovinezza più marcata rispetto a quella del fratello maggiore.
Dean scosse la testa e fu costretto a distogliere lo sguardo dal viso di Roger, sentendosi così tremendamente dispiaciuto per la fine che gli fosse toccata perché Roger era lì sempre un innocente che Chuck aveva fatto uccidere da Lilith senza motivo.
Fu proprio Dean ad accendere la torcia ed a gettarla fra i rovi, osservando le fiamme iniziare a divorare i rami secchi attorno a Roger.
Indietreggiò fino a raggiungere Abby, seduta sul cofano della sua auto mentre teneva le mani nell' tasche ed osservava il viso di Roger.
Rimasero in silenzio a guardare il corpo del ragazzo che veniva lentamente inghiottito dalle altre fiamme sempre più aggressive, degradando la sua pelle ed i suoi vestiti.
Abby chiuse gli occhi ed appoggiò il capo sulla spalla di Dean, mentre sentiva i brividi passarle lungo la schiena.
Questa volta Dean non la strinse, non la consolò e non cercò di darle coraggio.
Rimase al suo fianco ad osservare le lingue di fuoco danzare, gonfiate dal vento che ogni tanto si alzava e rinvigoriva le fiamme facendolo bruciare più velocemente fino a che tutto ciò che rimase di Roger fu cenere.
Abby sollevò la testa dalla sua spalla solamente quando le fiamme erano ormai spente e delle enormi pile di legno non vi fosse più alcuna traccia.
Guardò Dean appoggiato al cofano accanto a lui ed il ragazzo annuí, aiutandola a scendere dal cofano ed accennando un sorriso amaro nella sua direzione, che Abby ricambiò prima di voltarsi ed entrare dal lato passeggero, dichiararsi silenziosamente stanca anche solamente per guidare.
Dean accese il motore e lasciò scivolare l'auto via da quella piazzola, fino ad immettersi di nuovo sulla strada e guidare nella direzione di casa.
Era passata da poco l'alba, tra poche ore sarebbe passata Silver per prendere i bambini e portarli a scuola, prima di trasferirli completamente a casa sua.
Né Abby, né Dean avevano grandi progetti per quella giornata.
Avrebbero voluto riposare, entrare a letto e dormire per tutta la giornata dopo che i bambini avrebbero lasciato il bunker.
O almeno questo era tutto ciò che Dean voleva.
Una volta giunti al bunker, Abby sparì nel corridoio che portasse alle camere da letto e non disse neanche una parola a Dean, che preferí rimanere nella sala centrale mentre si versava un bicchiere di Whisky e sospirava rumorosamente.
Sentiva un macigno sulle spalle.
Tante responsabilità e così poca chiarezza.
Come avrebbe potuto soddisfare le aspettative di tutti e fermare Chuck adesso che la loro famiglia si era fratturata in più punti?
Non ebbe il tempo di rispondere alla sua domanda, che percepí la presenza di Abby alle su spalle e Dean si voltò ad osservarla mentre ancora stringeva il bicchiere in mano.
Se lo portò alle labbra e bevve qualche sorso mentre osservava i vestiti puliti di Abby, il suo viso nuovamente truccato per nascondere le occhiaie e la stanchezza. 
Ma ciò che notò subito Dean, fu proprio il borsone che Abby tenesse sulla spalla destra e che quasi cercasse inconsciamente di nascondere.
Prima che Dean potesse chiedere qualsiasi cosa, Abby fece un passo avanti e prese un grande respiro prima di guardarlo in viso. "Devo schiarirmi le idee".
Dean sorrise amaramente mentre la guardava perché sapeva a cosa si riferisse, trovandola nuovamente sull'orlo di un'altra crisi probabilmente perché aveva sentito la voce di Mary provenire dalla sua stanza che chiamasse la sua mamma non appena sveglia.
Bevve l'ultimo sorso e lasciò andare il bicchiere vuoto sul tavolo della sala centrale, prima di avvicinarsi ad Abby e sorpassarla per rispondere al suo posto al richiamo di sua figlia. "Va bene. Ma non metterci troppo, ragazzina".
 
  
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