13. Buongiorno, agenti
(Head)canon
«Leo’, hai visto che taglio di precisione? Ma com’è possibile secondo te?»
Abbacchio si accovacciò accanto al collega con l’espressione di chi si sta contenendo dal rimettere la colazione. Vero era che la giovane età non gli aveva fatto accumulare chissà quanta esperienza, ma era altrettanto vero che guardare un cadavere fatto a pezzi con precisione chirurgica e senza una goccia di sangue avrebbe spiazzato anche il più navigato degli sbirri.
Mentre facevano spazio a quelli della scientifica per tutti gli esami del caso, un crocchio di passanti iniziò a formarsi da dietro le volanti. Bisbigli, segni della croce, si mormorava di Passione e del fatto che quel fetente una fine così se la meritava. Voci, soltanto voci.
Un ragazzo si staccò dal mucchio per avvicinarsi a loro. Era vestito di bianco e i capelli neri incorniciavano un visetto guardingo ma cortese, probabilmente condividevano la stessa età.
«Buongiorno, agenti. È successo qualcosa in questa zona?»
«Buongiorno, c’è stato un omicidio, ma non possiamo dirle altro. Entro stasera sgombereremo l’area».
«Ah» il ragazzo si toccò il mento e spalancò gli occhi, sembrava davvero sorpreso «capisco, pover’uomo chiunque sia. Perdonate il disturbo, vi auguro una buona giornata».
Mentre Abbacchio lo vedeva allontanarsi si insinuò forte e inquietante il dubbio che c’entrasse qualcosa. Aveva sentito parlare di un certo Bucciarati, nell’ambiente della mala, un tipo gentile ma che non conveniva fare incazzare, ma non avendolo mai visto in faccia – e non possedendo alcuna prova a riguardo – non poteva certo intentare un processo alle intenzioni. Chissà che collegamento c’era tra lui e quel Bucciarati.
«Leo’, andiamo? Stai ancora a guardalo».
Abbacchio si riscosse. Scacciò quei pensieri stupidi e sperò di non farsene venire ancora nel corso della giornata.
«Scusami, arrivo».