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Autore: pansygun    17/06/2023    3 recensioni
My first obsession is you.
My second is having sex with you.
• • •
DISCLAIMER: questa storia ha rating 🔞 per i contenuti espliciti in essa descritti (sesso).
A mio discapito, se siete sensibili vi invito a non affrontare questa storia.
• SPOILER per chi non avesse letto il fumetto o guardato l'anime! •
• • •
{Deku x Bakugo}
Angst
Mild-spicy
• • •
Tutti i diritti riservati ©️ veciadespade | 2023
I personaggi originali di My Hero Academia sono di proprietà di Kōhei Horikoshi.
Genere: Comico, Erotico, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: Lemon | Avvertimenti: Non-con, Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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Appearance


Ti avrei seguito
in capo al mondo
come un folle girasole,
che vuole baciare il Sole.
~ Carolina Montuori ~

15 giugno

Smack!
«A presto Izuku-chan!».

«Uh! A presto!».

Le labbra di Ochako erano morbide come le ricordava e i baci che lei gli dava sulle guance gli erano sempre piaciuti un sacco.

«Midoriya...». La voce profonda di Shoto lo ridestò dal breve momento di trance in cui era piombato nell'osservare il volto sorridente di Uraraka che passava ad abbracciare i suoi ex compagni di classe prima di andarsene.

Tese una mano al ragazzo, dall'altro lato del tavolo, impossibilitato ad alzarsi per salutarlo meglio. «Todoroki-kun! A presto!», biascicò.

«Io resto qui ancora un po'. – si sbracciò Sero, in direzione di Shoto – Non aspettarmi, amore!».
Izuku trasalì e sgranò gli occhi, sporgendosi verso Hanta, che aveva un sorriso ebete stampato in faccia. «Amore?».

Quella cena si stava rivelando interessante: era stato lontano da casa più di un anno e, da quando era tornato in Giappone, quella era stata l'unica occasione che aveva avuto per rivedere i suoi vecchi amici.

«Oh! Non te l'ha detto? Stiamo insieme!», biascicò Sero, alzando il bicchiere a simulare un brindisi a distanza che prontamente Izuku emulò con un velo di tristezza sul volto.

«No. Non me l'ha detto.». Con Shoto aveva perso i contatti già dopo un paio di mesi che stava in Russia. Aveva girato mezza Europa prima di finire in America, dividendosi tra la vecchia agenzia di Cathleen Bate, il Pentagono e il letto di Melissa Shield.

Sero gli regalò un sorriso rassicurante: «Gli sei mancato. Non voleva disturbarti perché sapeva che eri sotto copertura.».
Forse allora era per quello che tutti, a poco a poco, s'erano fatti sentire sempre di meno nell'ultimo periodo. Forse la NCNS (New Commission for the National Safety) aveva diramato una nota informativa alle agenzie degli eroi del paese. O almeno quella gli sembrava l'unica spiegazione plausibile a tutto quel ghosting da parte dei suoi amici.

Izuku annuì e mugugnò, osservando Shoto tenere la porta aperta ad Uraraka e a salutare tutti con un misurato gesto della mano.

«Credevo se la facesse con Uraraka... Era tutta la sera che stavano lì a parlottare...», gli rotolò fuori dalle labbra, prima di posarle sul bicchiere di birra e bere una lunga sorsata.

«Oh, no! – rise Sero, a voce un po' troppo alta – Sho' ha dei problemi con Dabi!».

Izuku quasi si soffocò con la birra, sbiancando: «Da-Dabi?».

«Il gatto.», intervenne Kirishima di fronte a lui, forse per fermarlo da un mezzo infarto. «Shoto ha preso un gatto e l'ha chiamato Dabi – Eijiro lo guardò negli occhi e abbozzò un sorriso – Sai che ha uno strano senso dell'umorismo, vero?».

«Seh...».

«E Ochako-chan ha preso Furr-ball. Il gemellino di Dabi. – fece Jirō, arrotolandosi sul dito una ciocca di capelli con fare distratto, le guance un po' più rosse del solito – Si scambiano foto e consigli... Cercano su internet cose... Bah!», e la ragazza prese un generoso sorso di birra per mandare giù le patatine fredde che s'era cacciata in bocca appena finito di parlare.

«Uh! Beh... Mi sono perso un po' di cose...».

«Midobro! - Kaminari, seduto di fianco a lui, gli posò un braccio attorno al collo – Non ti preoccupare! Adesso avrai tuuutto il tempo di recuper-», ma si bloccò, tastandogli le spalle ed emettendo un fischio fastidioso di approvazione. «Cazzo! Ma quanto sei diventato grosso!».

«Non ne hai idea.».

«Cosa?».

Una risatina lasciò le labbra di Izuku, le guance imporporate più per l'alcol che per l'imbarazzo. «Mi alleno Denki. Tu non lo fai?».

«Cazzo sì! Ma questa è tutta massa! – si rivolse a Kirishima, intento a scrivere al cellulare – Oi! Bro! Mi sa che Deku-kun vuole diventare piu grosso di te!» e rise, allegretto per l'alcol e la compagnia.

Quello fu il pretesto per Eijiro di distogliere lo sguardo dal telefono e farlo scorrere sulla maglietta bianca attillata che fasciava il torace di Midoriya in maniera impeccabile.

«Bro! Cazzo! Ma quanto stacchi col bilanciere?».

Ridacchiò: in fondo, neppure Kirishima era cambiato tanto. «Non ho ancora inserito i pesi nell'allenamento. – si toccò la spalla sinistra con una mano – Credo sia tutto merito degli handstand push up che mi hanno insegnato i marines...».

«Ma vaffanculo tu e i marines! Quando cazzo sei tornato?».

Izuku sussultò a quella voce graffiata e voltò la testa verso Bakugō, in piedi accanto al tavolo, con la sua solita espressione accigliata e le mani cacciate nelle tasche della tuta nera.

Izuku notò i capelli umidi e scompigliati, che seminavano ancora piccole goccioline sulla maglia arancione del ragazzo. Il suo pensiero, per un breve momento, andò ai tempi della scuola, in cui gli capitava spesso di allenarsi con lui e lo stomaco gli si attorcigliò per un istante, in una sensazione tanto piacevole quanto dolorosa.

«ECCOLOOOO!», urlò Hanta, alzando il bicchiere con foga, rischiando di lavare Kaminari con la birra.

Gli occhi cremisi di Bakugō non si staccarono dal viso di Midoriya, fissandolo con circospezione, quasi temesse che non fosse lui. Un impostore, magari.

«Ciao Kacchan.».

Il loro era un gioco di sguardi. Avrebbero potuto fare anche a braccio di ferro, ma forse sarebbe stato meno divertente.

Izuku assottigliò lo sguardo, stupito di vederlo lì a quell'ora tarda: «Finalmente hai tolto la notifica "è ora di andare a dormire" dal tuo telefono!», sputò fuori, arrotolando sulla lingua alcune consonanti, inclinando la testa per osservare la reazione alla sua provocazione.

«Tsk! E tu? Hai ancora il promemoria per la cagata delle sette del mattino?». Touchè.

Izuku scrollò le spalle e rilasciò mezza risatina, mentre si faceva un po' da parte per far accomodare l'amico accanto a lui.

Katsuki posò a terra la sacca da palestra e si sedette con poca grazia accanto all'amico di una vita, sbadigliando sonoramente, prima di osservarlo ancora di sottecchi: «Quando?».

Izuku ispirò a fondo il profumo leggero di sapone e «Qualche giorno fa. Ho voluto stare un po' con mamma.», ma quella spiegazione pacata sembrava averlo infastidito parecchio.

Katsuki catalizzò l'attenzione degli altri per un momento, in cui gli chiedevano come fosse andata la giornata, com'era stato l'allenamento o quanto fosse durato quel palloso meeting del giorno prima.

Izuku si poggiò allo schienale e li osservò tutti, la bocca tirata in una smorfia piatta, nel profondo del suo cuore un po' contrariato per non avere più tutti gli occhi su di sé. Ma forse andava bene così.

«Non ti a-azzardare a bere acqua!». Hanta biascicava e barcollava più di prima, mentre si offriva di andare a prendere l'analcolico per Bakugō.

Izuku trovò conforto anche in quello: il fatto che il suo amico d'infanzia fosse rimasto lo stesso scorbutico di sempre, nonostante la loro lontananza.

Sussultò però quando Sero battè un bicchiere colmo di un liquido rosato proprio davanti a Katsuki: «Tu e il tuo stupido analcolico!», borbottò, prima di tornare a sedersi.

Sembrava contento quando bisbigliò qualcosa riguardante la bibita di Bakugō e la vodka, facendo un occhiolino d'intesa a Kaminari, ma Izuku non ci diede troppo peso.

«Analcolico?».

«Lui non beve.».

«Esatto.».

«Da quando?».

«Deku ma sei scemo? Da una vita! – prese una lunga sorsata da quella specie di brodaglia alla frutta che aveva davanti – Il mio corpo è un tempio, cazzo!».

«Calmati, Kacchan. Ho solo chiesto, non me lo ricordavo!».

«Quando mai mi hai visto ubriaco, ah?».

Izuku frugò nella sua mente già annebbiata dall'alcol alla ricerca di un ricordo, ma non lo trovò.

«E quella volta all'ultimo anno?».

«Lì era ubriaco di sonno! Poveretto! L'abbiamo costretto a fare after!», ne rise Kirishima, prima di beccarsi una pedata da sotto al tavolo dal diretto interessato.

«Finiscila, capelli di merda!».

«Uuuuh! Raga! – Kaminari sembrò illuminarsi, gesticolando forte con le mani – Vi ricordate quella sera? Abbiamo giocato a "hai mai"! Che ridere!».

Jirō sbottò verso il biondino che aveva di fronte: «Che ridere un par di palle! Eri il più sobrio di tutti! Pure di Bakugō!».

«Oi!».

Izuku ci riflettè: «Ho un ricordo vago di quella sera...».

Tutti trasalirono quando Hanta battè con forza le mani sul tavolo: «Rifacciamolo! Dai!».

Inutile dire che il neurone condiviso tra Sero, Denki ed Eijiro permise a questi ultimi di approvare la proposta di Hanta senza batter ciglio.

«Io vi ho detto che non faccio questi giochetti merdosi.», borbottò Katsuki, alzandosi dal tavolo, ma venendo prontamente rimesso a sedere da Kaminari, allungatosi quasi del tutto contro Izuku per bloccare la fuga dell'amico esplosivo: «No! stavolta giochi! – un ghigno gli si formò sulle labbra – O sei un cagasotto?».

«Ti faccio esplodere se mi chiami ancora così, fulminato!», gli ringhiò contro Bakugō a un paio di centimetri dalla sua faccia. E da quella di Izuku, che stava osservando la scena cercando si diventare un tutt'uno con lo schienale della panca per non farsi coinvolgere da quel battibecco.

La vocina stridula di Jirō li bloccò dal mettersi a sbraitare nel privè del locale: «Smettetela voi due trogloditi!».

La ragazza rabbrividì allo sguardo che le lanciò Bakugō subito dopo che ebbe parlato e si ritrovò a deglutire per scaricare la tensione. «E che cazzo ci fa una femmina qui, ah? Le signorine per bene vanno a casa presto, non lo sai?».

Kaminari fece per aprire bocca e difendere la sua ragazza, che però sapeva ben tenere testa a quel ragazzaccio maleducato, puntandogli il dito contro e alzandosi da tavola per dare enfasi alle sue parole: «Sentimi bene, stronzetto ho visto forse più patata io di voi cinque messi assieme!».

A quella frase Izuku non si trattenne e scoppiò in una risata un po' liberatoria, forse spinta dall'alcol, dalla frustrazione di aver passato con sua madre gli ultimi due giorni o, più semplicemente, per la stanchezza di dover tenere sempre tutto per sé.

«Non credo proprio!», esalò, tirando via una lacrima con la nocca della mano destra, urtando col gomito involontariamente Bakugō.
Tutti lo guardarono, un misto di curiosità e preoccupazione negli occhi.

«A-ah! Io lo sapevo che il piccolo dolce Deku avrebbe riservato sorprese!», Hanta era su di giri, forse non solo per l'alcol.

Izuku non abbassò la testa, né arrossì, come tutti erano abituati a vederlo fare.
Il timido, dolce Deku.
Quella era solo una maschera dorata.
La verità era ch-

«Hai mai fatto una cosa a tre?». Gli occhi di Kaminari luccicavano per un mix di alcol, sonno e curiosità e si stava sporgendo un po' troppo verso di lui.

«Ah stiamo giocando?», chiese e Kaminari annuì, eccitato dal sapere la risposta.

Izuku sollevò il bicchiere, mimò un brindisi solo per creare un po' di suspense e poi lo posò di nuovo sul tavolo. Un coro di "oooh" si sollevarono dal tavolo e lui vide Sero e Kirishima bere con sguardo afflitto.
Anche quattro. Ma quel pensiero lo tenne per sé.

«Con chi? Due uomini? Due donne? Misto?», Jirō era appoggiata con i gomiti sul tavolo e la testa tra le mani, lo sguardo sognante tutto rivolto a Deku, che con un'alzata di spalle glissò la domanda: «Se vuoi giocare la domanda la dovresti fare per bene, non credi, Jirō-chan?», il tono mellifluo e gli occhi verdi assottigliati le misero un brivido. Accattivante, fu il pensiero che le sfiorò il cervello inebetito dall'alcol. Quel sorrisino di Izuku era maledettamente accattivante e le guance le si scaldarono immediatamente all'idea che quel ragazzo non fosse più come ricordava e che in realtà ci sapesse fare molto bene.

Non che lei è Kaminari fossero dei santi, ma l'idea la stuzzicò talmente tanto che provò a lanciare un'occhiata al fidanzato, che lui, ovviamente, non colse, lasciandola frustrata, con le gambe accavallate a strusciarsi le une sulle altre sotto il tavolo.

«Ok. Kyoka-chan ti sei bruciata il turno, tocca a me! – Kirishima prese fiato prima di porre la sua domanda - Hai mai subito un infortunio in camera da letto?» e bevve un sorso di birra.
«Ma che cazzo di domanda è?».

«Kiribro è partito.».

«Mai stato a posto, secondo me».

«Il mignolino sullo spigolo del comodino vale?».

Izuku ridacchiò: «Ci sta invece. Metti caso, che ne so, Denki che mentre viene fulmina Jirō!».

I due fidanzati lo guardarono bere con calma. La ragazza fece per portare alle labbra il bicchiere ma fu fermata da Hanta: «Guarda che vale anche se subisci, cocca!» e lei arrossì, abbassando lo sguardo.

«Dio se siete stronzi voi tre! Deku lo perdono, ma voi tre... Appena sono sobria le prrrendete!».

Katsuki tossicchiò, la voce impastata come se avesse bevuto birra pure lui per tutta la sera: «Da sobria non ricorderesti un cazzo, Kyoka-san.»

Tutti si voltarono verso di lui, che tentava di tirare su con la cannuccia l'ultima goccia di bibita fruttata con sguardo perso e guance arrossate.

«Bakubro! Vuoi aspirare pure il vetro?».

«Continuate a fare domande assurdamente idiote!»

«Serobro chiedi un altro giro. Uguale-uguale!».

Izuku, anche se aveva ancora il bicchiere mezzo pieno, era già con la mano sul portafoglio, ma venne fermato da Denki: «Offro io!», e lo vide alzarsi con fatica assieme ad Hanta per andare a ordinare.
 

•••


«Vai vai! Ultima e poi nanna!»
Stavolta quello su di giri era proprio il timido Deku, forse il più sobrio a quel tavolo.

«Sei un pervertito Deku!».

«No! - alzò un dito - Io sono solo un ragazzo di ventidue anni, sano e con una sana libido!».

«Sana libido non è caricarsi a molla con il Fa Jin per durare una giornata intera!», sbottó Kaminari incrociando le braccia al petto e bevendo l'ennesimo sorso di birra.

«Amore smettila! Sei solo invidioso! - biascicò Jirō distendendosi con i gomiti lungo il tavolo, sorreggendosi le guance con le mani e sfarfallando gli occhi verso Izuku - Ripetimi quanto sei durato scusa?».

«JIRŌ!» piagnucoló Denki, strappandole un sorriso e un mugolio.

«Aaawww! Ma piccolo! Daiiiiiiiii! Dimmi che non vorresti provare!».

«A me non chiedete mai di provare...».

«Kiri tu sei gay.».

«Ma divento duro. Taaanto duro! Vuoi provare?».

«Rispondigli tu Denks ora!», lo perculó Hanta, mentre continuava a ridere fino ad avere male alle mascelle.

«Io vorrei vivere Bro...».

Poi udirono un tonfo: Bakugō aveva battuto la testa contro il tavolo e sembrava crollato per il sonno, ma continuava a biascicare parole senza senso.

Izuku si sporse verso di lui, il profumo tenue del sapone si mescolava al dolciastro del caramello e provó a fare forza e sollevarlo, ma sembrava fosse solo un peso morto.
«Kacchan? Stai bene?», ma le sue guance rosse e gli occhi liquidi erano sintomi inequivocabili di malessere.

«Perché mi sono imbarcato in questa cosa con voi idioti?», biascicò con fatica, lanciando un'occhiata di sbieco a Deku, prima di crollare con la testa contro la sua spalla e mugugnare qualcos'altro relativo ad allenamento e lavoro che Izuku non colse.

Istintivamente gli posò la guancia sulla fronte umida di sudore e lo sentì bollente. «Kacchan! Ma tu hai la febbre!»

«È solo sbronzo.», se ne uscì Hanta, pacato, con quel suo sorrisetto strafottente sul volto.

«Ma se... - Izuku afferrò il bicchiere vuoto di Katsuki e lo annusò - Ma ci hai fatto mettere del liquore?».

«Vidka.», confessó Kaminari.

«Vodka?».

«Vid-hic!».

«È sempre una tale pigna in culo a queste serate! Abbiamo movimentato un po'...».

Kirishima sbuffò e lanciò un'occhiata di rimprovero all'amico: «Sero... dai! Potevi evitare no? Almeno stasera che era tornato pure Deku, no?»

Izuku era su quel confine sottile tra il ridere a crepapelle e l'incazzarsi tanto da dover urlare tutta la sua rabbia.
Come potevano trattarlo così quelli che si definivano come suoi migliori amici?

«Non sono una pigna!», provó a sbraitare Katsuki, tirandosi di nuovo a sedere con fatica, massaggiandosi gli occhi arrossati per recuperare un po' di lucidità. «Vi divertite solo se fate questi giochetti del cavolo e se vi comportate da idioti!».

Jirō roteò gli occhi e gonfió le sue guancette rosse in segno di protesta, incrociando le braccia sul tavolo, la vocina saccente e fastidiosa: «Guarda che sei tu che hai continuato a bere, tesoro! Mica ti dovevi scolare un bicchiere a ogni domanda!».

Bakugō si sporse a sua volta sul tavolo, i palmi ben piantati sulla superficie di legno e il gomito sinistro conficcato nel pettorale di Izuku, che non fece una piega, rimanendo a guardare, allibito dalle parole che udí.
«Guarda che le regole le sssso! - strascicava parole per via della bocca impastata dall'alcol - É che voi parlate sempre di sesso! Cioè ... Che diavolo ha di tanto speciale? E chi ce l'ha poi il tempo per scopare, ah?».

Tutti si ammutolirono e lo fissarono emettere un mugolio di fastidio mentre tornava a poggiare la fronte sul tavolo. «Al diavolo voi. E pure il mal di testa...».

Izuku sgranò gli occhi, incapace di reagire, fosse anche solo di posargli una mano sulla schiena. Cosa voleva dire quella frase?

«Ora capisco perché è sempre nervoso!».

«Questa è una frase sessista, Jirō-chan.».

«Beh? Per una volta non posso dirla io scusa?».

Poi le loro voci divennero ovattate, non capì bene perché quasi tutto passò in secondo piano, mentre lui continuava a fissare Katsuki che ondeggiava contro il tavolo ad occhi chiusi, mugolando, la coscia che sfregava la sua sotto il tavolo.

Fu la voce seria e profonda di Kirishima che lo riportò ad avere coscienza di dove si trovava.
«Dai, Kat. Ti riaccompagno a casa.», e lo vide alzarlo quasi di peso, prenderlo per la vita con un braccio con la stessa facilità con cui sollevava il borsone da palestra. «Ce la fai a camminare fino alla macchina?».

Non ne scorse l'espressione, ma vide solo la sua testona bionda annuire e lì si ricordò: «Eijiro-kun! Posso portarlo io a casa. Il suo appartamento non è distante da casa di mia madre.».

Lo sguardo che Kirishima gli rivolse da sopra la spalla lo lasciò interdetto e con una strana sensazione sulla bocca dello stomaco, come se aleggiassero tra loro tante parole non dette. O forse era solo perché quello che alla fin fine aveva abbandonato tutti era lui.

«Ha cambiato casa qualche mese fa... Non te l'ha detto? Credo che mi fermerò da lui per vedere come sta e controllarlo. - fece una breve pausa - Io e te facciamo i conti domani, Hanta.».

«Guarda che è stata anche di Denki l'idea!».

«Siete due idioti! E tu te la scordi almeno per una settimana!».

«Ma Jirō!».

Chiassosi.
Non era più abituato a quei loro discorsi a voce alta, campati in aria, fatti di sarcasmo e battutine a doppio senso.

E quello che gli dava più fastidio, quasi da fargli male dentro, era che Kacchan non gli aveva detto nulla di quel cambio di casa. Come se contasse di più il periodo di assenza e di lontananza tra di loro rispetto a tutti gli anni che avevano passato vicini, uno l'ombra dell'altro.

Li vide allontanarsi assieme, Kacchan sorretto da colui che, formalmente era il suo vero migliore amico dai tempi della scuola. Il fratello che non aveva mai avuto. Forse la persona migliore che potesse camminare al fianco di Kacchan in tutti quegli anni.

La voce di Denki gli arrivò lontana, ma chiara. E fu per lui una specie di manifestazione, una presa di coscienza degli ultimi atti di quella serata.

«No ma, scusate... Ma Bakugo ha sempre avuto quel culo?».

«Oh sì... | Cazzo sì!».

La sua voce uscì quasi senza volerlo, sovrastando in maniera stridula quella di Kyoka, mentre osservava il tessuto scuro della tuta infilarsi in mezzo a quelle chiappe che sembravano scolpite nel marmo. Tipo quelle del David, che aveva potuto ammirare in Italia.

A poco a poco mise assieme i pezzi di quella strana serata.
I bicchieri sul tavolo, di cui solo quello di Bakugō era l'unico davvero finito.
La sua reticenza.
Lo starsene stranamente zitto.
L'ultima battuta prima del tracollo.

Kacchan era come lui: un grumo di apparenze dietro i vestiti sfavillanti di un eroe burbero e potente.

Gli avevano sempre affibbiato flirt con modelle o qualsiasi altro eroe di sesso femminile che si ritrovasse a lavorare fianco a fianco con lui.
Ma era tutta una cazzo di facciata.

Deku, il gentile, lo scapolo d'oro da accalappiare.
Dynamight, l'esplosivo, colui che è capace di farti venire solo con uno sguardo.

Li ricordava tutti i titoli dei giornaletti di gossip, con i loro assurdi test e i trafiletti irritanti che lo dipingevano come il salvatore asessuato della società, mentre a Kacchan attribuivano prestazioni fuori da ogni grazia divina.

Ma mai era stata fatta più confusione. E mai come in quel momento gli fu chiaro.

Izuku rise, alzandosi dal tavolo e lasciando tutti i restanti amici un po' stupiti da quella reazione.
Perché era una risata che nessuno aveva mai udito uscire dalla sua bocca.

Non era la risatina isterica dopo una grande paura, dopo che la battaglia era andata bene.
Era diversa. Profonda, liberatoria tanto da farlo lacrimare.

Benedisse l'alcol, benedisse i suoi amici e si allontanò con un saluto tirato.

Al diavolo il silenzio, il tenere nascosto qualcosa che invece era parte di sé.

Al diavolo il suo cuore, che aveva sempre maciullato per un bene più grande.

Al diavolo le regole.

Perché quella sera Izuku, in barba ai principi minimi di convivenza con i propri amici, si ripromise di far cadere la fortezza di ghiaccio in cui da troppi anni si rifugiava Kacchan.

E si ripromise di liberare se stesso da quella ossessione che provava nei suoi confronti da tutta una vita.
 

A drink for the horror that I'm in
For the good guys and the bad guys
For the monsters that I've been
~ My Chemical Romance ~

 

   
 
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