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Autore: Dioni    19/06/2023    2 recensioni
Secondo capitolo del crossover Inuyasha/Assassin's creed.
Sesshomaru,Ezio e Toran sono diretti Nella regione dell'Hokkaido,cuore gelido del nord del Giappone per investigare su Otsune,signora degli Ainu e degli yokai del nord che stranamente sembrano collaborare con gli umani e hanyou di quella zona.Ma altri motivi spingono il giovane cane a incamminarsi verso nord dove misteri e scoperte di vite passate lo trascineranno verso un passato misterioso che coinvolge le origini della sua razza e forse della sua famiglia. Ma nel presente un altra ombra si innalza sull'esistenza di Sesshomaru,già minacciata dalle mire dei templari. Il feroce signore della guerra Oda Nobunaga e sulle sue tracce in attesa di porre fine alla sua vita per motivi che solo lui conosce e che aspira a sottomettere l'intera isola del Giappone sotto il vessillo della sua casata,mentre il mondo si apre ad una nuova era di apertura agli stranieri e di industriosa modernità. Sesshomaru questa volta dovrà prepararsi al meglio per affrontare prove alla quale non era pronto ed affrontare un destino più grande di quanto potesse mai immaginare.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Sesshoumaru
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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La tavoletta,uno degli oggetti riconosciuti e citati nelle leggende su Ichiin era li,di fronte a lui. Aveva sentito le storie più disparate su quell'oggetto e il destino di come fosse sparito aveva mille e più versioni è l'una meno convincente dell'altra,vista la mancanze di prove e di testimonianze di qualsiasi genere. Ma adesso era li,davanti a lui e una parte di lui era felice di essere li,l'altra,un pò meno.

"Non riesco a crederci...",disse Urtak volgendo lo sguardo sul volto di Ezio,cercandone lo sguardo sotto il cappuccio. "Era andata perduta per intere ere."

"E adesso e qui,ma...", disse Ezio mentre ritirava la tavoletta nella bianca veste d'assassino in stile europeo., "Ritengo opportuno non usarla se non per necessità. Potrà essere appartenuta a qualcun'altro ma ora è il sottoscritto a custodirla. Spiacente di non poterla consegnare."

"Cosa? No io non...non intendevo sottrarla. E giusto così,sapessi quanto e stata cercata in queste gelide terre."

"Posso immaginare. Ora che si fa? Abbiamo finito o manca dell'altro?",chiese Ezio in tono rilassato.

"No,ma c'è un problema. Vedete quei due grandi fori in fondo alla stanza?"

Urtak indicò con la mano i due grandi fori presenti sul muro,situato dall'altro lato della tomba.

"Si e allora?",disse Koga confuso.

"Vedete come quei entrambi fori si collegano per mezzo di un solco nel pavimento al monolito? E anche le statue sono ognuna collegate a questa pietra centrale per mezzo di un solco? Da quello che mi è stato insegnato la tomba non finisce in questa stanza,ma per vedere il resto dobbiamo trovare il modo di avanzare."

"Quindi,stai cercando di dire che dobbiamo trovare una specie di porta segreta per poter andare avanti?",chiese Toran curiosa.

"Si."

"Affascinante.",disse Sesshomaru sarcastico.

"Va bene gente,spremiamoci le meningi,raccogliete ogni idea che possa essere utile e mettetela in pratica. Per prima cosa,diamo un occhiata in giro.",disse l'assassino con tono incoraggiante.

E tutti i presenti,più o meno volenterosi di cercare qualcosa gli permettesse di proseguire decisero di dare delle occhiate più accurate alla struttura sotterranea. La prima cosa che notarono tutti e che a parte le statue,il grande monolito e i due grandi fori sul fondo della stanza non c'erano altre particolarità evidenti. Niente pitture,niente disegni,niente iscrizioni o simboli strani. Quindi di indizi facili da trovare non c'è n'erano,il che aveva senso,visto che si vuole nascondere qualcosa,non lo fai saltare subito all'occhio,se sei furbo. Quindi Ezio diede un occhiata alle linee che percorrevano il suolo e che andavano dal fondo della sala,alle statute,passando per il monolito,si abbassò vicino ad uno dei lunghi canali che collegava il monolito ad uno dei fori e notò che il solco del canale era leggermente profondo,come se ci dovesse passare qualcosa all'interno. Si mise a guardare in direzione del foro assegnato al canaletto e decise di andare verso di esso,fin dall'altra parte della stanza. Una volta giunto contro il muro si mise a tastare la zona del muro attorno e sotto il foro,che a vederlo da vicino era largo,abbastanza da far entrare una persona dentro a gattoni,ma ci si doveva arrampicare per afferrare il bordo,dato che distava almeno due metri dal suolo,esattamente come il suo simile dall'altro lato. Fu attento con le mano e nonostante i guanti aveva un tocco sottile e accarezzando dolcemente il muro cercò qualche leva,pulsante o pannello nascosto e durante la ricerca sul muro notò qualcosa di curioso. Il muro che doveva essere molto antico e la pietra leggermente erosa,notò che una sezione del muro era perfettamente liscia,come se fosse una parte aggiunta. Provò a premere ma il punto colpito non sprofondava nel muro,quindi,se non doveva essere premuto,poteva sempre provare nel senso opposto. Fece pressione sulle dita su quello che poteva essere il bordo del pannello e la sua intuizione fu esatta,perchè tirando leggermente la sezione da lui trovata il piccolo pannello di pietra si staccò e cadde a terra rivelando quello che sembrava una semplice cordicella attaccata ad un cilindro di legno,perfettamente fissato in verticale nella pietra.

"URTAK,VIENI QUI HO TROVATO QUALCOSA."

Urlò Ezio dall'altra parte facendo rimbombare la voce nella stanza sotterranea,che fu raggiunto in breve tempo dallo sciamano.

"Ho trovato questa dentro il muro. Si direbbe una spece di leva."

"Una leva?Qui? Con tutte le volte che sono stato in questa stanza non mi sono mai accorto che ci fosse qualcosa di simile. Questo posto è troppo antico per avere simili marchingegni al suo interno."

"Si vede invece che a quei tempi erano molto più avanzati di quanto pensi,forse non faccevano uso di soli poteri e magie. Comunque,resta un attimo qui,se la mia intuizione è esatta dovrebbe esserci un altra leva vicino all'altro foro."

Ezio si sposto di pochi metri dalla leva appena scoperta,tastò ancora una volta il muro nella stessa maniera di prima e,come volevasi dimostrare,c'era un altro pannello,che fece cadere a terra e anche li,dentro il muro,c'era un altra corda con un altro cilindro di legno.

"Ed ecco il suo gemello.",disse Ezio indicando con un dito l'ennesima scoperta fatta.

"Ma come facevi a saperlo?",chiese Urtak stupefatto.

"Beh è semplice a pensarci bene. I fori nel muro sono due,c'era una leva in prossimità di uno dei due e ho pensato che c'è ne fosse un altro. Direi di provare a tirare nello stesso momento. Sei pronto?"

Urtak allungò la mano verso il cilindro di legno,pronto ad azionare il meccanismo.

"Si."

"D'accordo,al mio via...Via."

Entrambi tirano il piolo di legno verso di se nello stesso medesimo istante e l'intuizione dell'assassino parve giusta,perché nello stesso istante il suono di quello che pareva una forte corrente d'acqua si fece sentire da i due fori nei muri e subito dopo dell'acqua cadde nei due canaletti sul pavimento e in men che non si dica si riempirono,giungendo fino al grande monolito al centro della stanza,dalla quale provenne uno strano suono,come di roccia che sfrega su altra roccia. E da lontano i due videro che l'intero monolito sprofondò lentamente nel suolo.

"Beh,immagino che questo posto nasconda più misteri di quanto credessi.",disse Ezio soddisfatto della brillante intuizione avuta.

"Già. Su questo concordo sicuramente. Mi sono sempre chiesto perché costruirono un posto simile sopra ad fiume sotterraneo.",disse Urtak meravigliato per l'ennesima scoperta.

I due tornarono indietro e nel mentre videro che altri rumori di pietra,leggermente diversi,provenivano dalle statue che,contemporaneamente,sprofondarono nel terreno,fino arrivare alla vita e li,la parte di ogni statua,dov'era situato il ventre si aprì,rivelando all'interno uno spazio vuoto.

“Che avete combinato voi due?”,disse Koga stranito da quello che aveva appena visto.

Non che Toran non lo desse a vedere e Sesshomaru di certo teneva la cosa per se e chiaramente non lo avrebbe ammesso pubblicamente,ma anche lui era rimasto stupito di quella ingegnosità da parte di gente,che vivendo in un epoca tanto antica,riuscire a sviluppare qualcosa del genere e tenerlo nascosto per ere. Doveva riconoscerlo,quel posto si stava rivelando più interessante di quanto credesse.

“Allora,adesso che abbiamo qui?”,disse Ezio guardando il punto in cui restava quello che prima era un grosso monumento grezzo ed ora,aveva lasciato qualcosa di completamente diverso. Il monolito era sprofondato un po' nel terreno,lasciando sul terreno quello che prima doveva essere la parte superiore del blocco di pietra e che adesso era parte del pavimento. La superficie alta del monolito presentava una superficie liscia e ben levigata,ben diversa da quello che era prima nella parte più bassa,che era rozza e grezza. Su di essa era presente una scena scolpita nella roccia e che tutti stavano osservando con attenzione. Una serie di figure umanoidi,tutte uguali nell'aspetto reggevano in mano dei vasi e li attingevano in quello che sembrava una serie di piccoli fiumiciattoli e che poi,consegnavano ad egli esseri dal corpo umano e dalla testa di cervo.

“Va bene questa e facile da capire. Dobbiamo fare un offerta alle statue...”,Ezio si guardò attorno osservando le grandi statue scolpite nella pietra, “E qualcosa mi dice che i vasi e quegli spazi vuoti nelle statue sono in qualche modo collegati. Prendiamo dei vasi vuoti,li riempiamo d'acqua e li mettiamo dentro le statue. Dai che ci siamo quasi.”

Tutti presero dei vasi,chi due assieme,come Ezio,Urtak e Toran,mentre Koga e Sesshomaru ne presero soltanto uno,giusto per non entrare troppo nell'entusiasmo generale di quella scoperta. Li riempirono d'acqua,li misero negli appositi spazi e tutti del numero giusto,otto in tutto e aspettarono che accadesse qualcosa. Ma non accadde nulla.

“Da voi e cambiato qualcosa?”,chiese Ezio mentre continuava a fissare i due spazi che aveva riempito.

“No.”,disse Sesshomaru piatto.

“Niente neanche da me.”,disse Toran delusa.

“Nemmeno io,comunque,che pensavi sarebbe dovuto accadere umano?”,disse Koga seccato da quella scocciatura.

“Credevo che ci fosse un meccanismo a pressione,però e strano non succede niente. Ci sfugge qualcosa.”

Ezio non seppe cosa pensare. Era convinto che l'idea fosse giusta,ma era anche vero che aveva preso un po' sottogamba il problema e quindi aveva preso per facile la soluzione dell'enigma. No,doveva ricontrollare il disegno e verificare cosa gli era sfuggito.

“D'accordo,datemi un attimo.”

Ezio si girò per andare a controllare nuovamente il disegno,ma quando lo fece vide che anche Urtak e Sesshomaru fecero lo stesso,l'uno all'insaputa degli altri due. Si avvicinarono tutti e tre alla pietra quasi in contemporanea e la cosa dall'esterno sembrava una specie di scenetta comica. Per loro invece aveva un non so che di imbarazzante.

“Cosa dobbiamo cercare?”,chiese Sesshomaru rapido e conciso.

“Un indizio,qualcosa che salta all'occhio,tu Urtak hai notato qualcosa in particolare?”,chiese Ezio speranzosa.

“Beh,ora che mi ci soffermo un attimo la scena e sbagliata. Normalmente ad andare a prendere l'acqua sono le donne e non gli uomini e questa scena,da come viene presentata sembra una normale scena di vita quotidiana. Però....”,disse Urtak come catturato dalle incisioni sopra il monolito sprofondato.

“Però?”

“Guardate attentamente...”, Urtak indicò alcune delle figure che attingevano l'acqua dai due fiumiciattoli, “L'immagine non è molto chiara però se vedete bene queste individui non portano tutti gli stessi identici vasi,ognuno solleva un contenitore differente che varia in altezza e larghezza. Persino io che sono abituato a questa rudimentale arte degli antichi non me ne sono accorto subito. E questi vasi...”

Urtak fece qualche passo in direzione delle numerose forme di ceramica che prima circondavano la grande pietra tombale al centro della sala. Le osservo per un attimo e indicandone almeno una decina,ognuna di aspetto,forma e dimensione differenti l'una dall'altra e muovendo le labbra,come in preda a qualche pensiero personale,poi tornò a rivolgersi all'assassino e all'inuyokai.

“Ricordo che anticamente tra gli shika c'era l'abitudine di usare i vasi non solo come semplici recipienti,ma anche come unità di misura per le offerte da dare ai defunti durante i funerali, ed essendo cervi si preferiva offrire simbolicamente frutta,verdura,semenza in generale,o in questo caso,acqua. L'acqua simbolicamente rappresenta il flusso della vita che continua a scorrere,quindi,l'idea di offrire l'acqua e giusta,ma ogni guardiano deve ricevere la giusta quantità,ne troppo,troppo poco.”

“Va bene,ma come facciamo a sapere quale sia il vaso giusto da usare per ogni tributo da offrire?”

“un terzo.”,disse Sesshomaru di punto in bianco.

“Come?”,disse Ezio come se non avesse capito il significato della risposta.

Sesshomaru stava osservando le statue,o meglio,le sfere che ogni statua reggeva al petto stringendo gli occhi sulle sfere di pietra e al contempo formulando un ragionamento che in quel momento disse a se stesso.

“Urtak,prima hai detto che quelle sfere sono anime giusto?”,chiese Sesshomaru con tono piatto.

“Si e allora?”,chiese Urtak confuso,non sapendo dove l'inuyokai volesse arrivare.

“Hai detto che un anima non ha ne peso né una forma specifica. Però quelle sfere c'è l'hanno. Quindi se fosse così non avrebbe senso che qualcuno rappresentasse qualcosa di indefinibile e quelle sfere,sono definite,per stazza e dimensioni,quindi,se quelle sfere sono un terzo dell'intera misura del tronco di ogni statua,il peso di ogni vaso dovrebbe essere qualcosa di poco ingombrante e facile da sostenere,ma al contempo abbastanza pesante da poter essere rilevante come tributo,perché se nel caso stiano concedendo potere al luogo allora stanno donando un terzo e nel caso lo stiano prendendo ogni statua ne prende un terzo di quanto possa immagazzinare. In ogni caso è un terzo.”

“Beh...è una teoria un po' azzardata,ma non vedo perché non tentare. Va bene.”

Ci vollero almeno una decina di minuti perché si mettessero a cercare altri vasi vuoti,della misura giusta e in grado di portare abbastanza acqua da corrispondere a quelle specifiche misure. Ne troppo

ne troppo poco. Fecero attenzione a quali ceramiche da portare per attingere nuovamente l'acqua e sostituire i vasi precedenti,poi poggiarono i nuovi vasi,calcolando ad occhio lo spazio nella quale mettere i nuovi tributi ed una volta sicuri misero i nuovi vasi al centro del ventre di ogni statua. Aspettarono un attimo,un lasso di tempo tanto breve quanto colmo di aspettative per vedere se l'intuizione dell'ìnuyokai era corretta. Un suono,altre pietre in movimento,le aperture dei vani si chiusero di scatto,poi,le grandi statue si innalzarono nuovamente verso il soffitto,dove le statue,lentamente,ripresero la loro precedente statura e in maniera inaspettata,come molte cose li dentro,le statue allungarono le braccia completamente in avanti. in un gesto che pareva a voler consegnare le sfere verso qualcuno. Poi un rumore di pietre ancora più forte e un feroce tremore fece tremare tutta la stanza. Poi,dai due fori presenti dall'altra parte della stanza si poté vedere che la stessa acqua di prima iniziò a scendere altra acqua,ma decisamente diversa da quella prima,poiché questa emetteva una luce abbastanza forte,come se fosse dotata di vita propria e che,passata per i due piccoli canali giunse dove prima si trovava la parte interrata del monolito e poi,attraverso i canali più piccoli,giunse alle statue e qui,comparve un altra sorpresa. La sezione di pavimento in mezzo ai due canaletti iniziò a sprofondare ancora più in basso nella pietra di sotto,fino a fermarsi e formare in maniera quasi ordinata una serie di scalini dove l'acqua,che prima passava per i due canaletti,ora scendeva ai lati della nuova scalinata,dove cadendo ai lati,scendeva verso la nuova direzione da loro appena scoperta.

“Bene,non c'è neanche bisogno di dire che scendiamo ancora vero?”,disse il fiorentino con tono ironico.

“Assolutamente.”,disse Sesshomaru lapidario

“Eh,ti pareva.”

E anche stavolta scesero tutti senza esitazioni,Urtak di nuovo in fila al gruppo,Ezio e Koga nel mezzo e Sesshomaru e Toran per ultimi.

“Adesso dove stiamo andando Urtak?”,chiese Koga annoiato

“Io...non lo so. Fino ad ora non sono mai arrivato a questo punto. Ma immagino che nessuno sia arrivato a questo punto da molto tempo. Quindi,nemmeno io so cosa ci aspetta più in basso.”,disse Urtak calmo ma leggermente timoroso.

“E tutta quella storia sul dare e prendere il potere,sul fatto che tutto in natura è ciclico?”

“Questo non cambia niente sulla natura di questo posto. Il potere che scorre in questo luogo,anche se non riesci a vederlo con i tuoi occhi e presente e la sua influenza e costante. Hai visto i guardiani rianimati e hai visto le statue che si muovevano,persino la stessa pietra sulla quale stato costruito questo luogo sacro ha tremato,come se fosse vivo. L'unica incognita e che adesso bisogna chiedersi se questa sia soltanto una tomba, oltre ad un luogo sacro. A questo punto inizio a dubitarlo.”

Ad ogni scalino disceso della nuova scala si poteva sentire sotto i piedi l'acqua scorrere dal piano di sopra e scendere verso il basso mentre i muri ora privi di tombe laterali ora parevano ricoperti da uno strato roccioso,più duro e scuro,molto diverso da quello in superficie,più lineare,liscio e dal punto di vista architettonico,strutturalmente migliore. Qui non c'erano segni di pittura,né tanto meno c'erano disegni o segni incisioni di alcun genere e l'illuminazione,sempre dovuta ai cristalli presenti nel terreno ora parevano disposti sopra le loro teste in maniera ordinata in un singola linea,come se fosse stata posta deliberatamente dalle mani di qualcuno in quella maniera,piuttosto che da una disposizione casuale dettata dalla natura. Scalino dopo scalino,il suono dell'acqua che scendeva ai loro piedi dagli scalini superiori era l'unico suono che sentivano li dentro e riecheggiava dappertutto,in un andirivieni dello scroscio della piccola cascatella che quella lunga scalinata era divenuta. Ma tra tutti nel gruppo Sesshomaru era l'unico a sentirsi in un qualche modo a disagio a stare li sotto e stando attento a non farsi vedere osservava di tanto in tanto la linea lucente che illuminava la loro discesa,più scendeva e più si sentiva infastidito da qualcosa,non sapeva descriverlo,non sapeva cosa fare per contrastarlo e all'improvviso ad un tratto gli venne in mente la scala. Quella scala,quella maledetta scala,la scala che lui aveva visto una sola volta nella sua mente e ora,gli sembrava,vagamente,di essere li,ma percorrendo il tragitto al contrario e senza le inquietanti scritte sui muri,il che era un grosso carico emotivo in meno che doveva sopportare,senza contare tutte le stranezze,le bizzarrie,le originali scoperte che aveva fatto da quando era in quella terra. Non sapeva dove stava andando,non sapeva cosa avrebbe trovato e non sapeva cosa ne avrebbe ricavato dal giungere il fondo di quella scala,ma aveva la strana sensazione,che negli ultimi tempi lo perseguitava,quella sinistra presenza che avvertiva fin dentro le ossa e sconquassava la stabilità di quello che aveva da sempre dimostrato un animo più duro dell'acciaio,quando lo percepiva sotto il sottile strato dei suoi pensieri,lo faceva sentire insicuro e questa cosa,per un guerriero,per un uomo come lui,lo percepiva ai limiti del proprio orgoglio,tanto,da fargli sentire cosa fosse la cosa che voleva rigettare di se stesso per quello stato del suo essere. La vergogna. Odiava sentirsi così,ma almeno,poteva sempre tentare di nasconderlo...quando ci riusciva. Ricordava ancora quando Toran lo aveva stretto a se dopo che lui,fuori controllo delle proprie azioni aveva rischiato di ucciderla e lei in cambio,lo aveva abbracciato percependo in lui lo stato di paura e smarrimento che nella normalità di tutti i giorni,non avrebbe mai osato mostrare a qualcuno,nemmeno a se stesso e questo lo faceva sentire vulnerabile. E a lui non piaceva sentirsi vulnerabile. Continuarono a camminare fino a quando,superati diversi tornanti della seconda misteriosa galleria,giunsero infine ad un altra porta. Ma questa era una porta alla quale Sesshomaru,non era pronto a rivedere. La porta nera era di nuovo li. Non poteva essere,non ci credeva,non ci voleva credere, sbatté le palpebre come a voler scacciare quella visione,svanì. In realtà era ancora li,ma questa volta era diversa,fisica e presente e di fronte a lui, o meglio, a loro,era reale,quindi non era la stessa porta,gli assomigliava,ma non era quella. Il grande rettangolo nero sembrava fatto di pietra,ma il suo strano aspetto la faceva sembrare così fuori luogo con il resto della struttura,come se non gli appartenesse. Non sapeva cosa pensare,forse in quel momento,non intendeva farlo.

“Strano ingresso per essere dentro una tomba. Di certo ha un aspetto singolare,mai visto nulla di simile. Vediamo cosa c'è dall'altra parte.”, Disse Urtak stupito dalla nuova scoperta.

Urtak,Toran e Koga passarono l'ingresso come se fosse solo un punto di passaggio come un altro e solo Ezio e Sesshomaru furono gli ultimi a restare nello stesso punto in cui si erano fermati ed entrambi guardarono all'ingresso della nuova area in due maniere differenti. Uno con timore celato,l'altro,con curioso interesse.

“Curioso trovarlo anche qui.”,disse Ezio parlando a se stesso.

“Di che parli?”,chiese Sesshomaru mentre cercava di tenere a freno il suo fastidio.

“No niente,una volta mi è capitato di vedere una porta simile nella mia terra d'origine...”

L'assassino si girò verso Sesshomaru con aria divertita

“Guarda un po' com'è piccolo il mondo. O sarebbe meglio dire i mondi?”

Poi l'assassino entrò lasciando Sesshomaru da solo,con i suoi tormenti personali. Guardò l'ingresso ancora una volta e si riscosse dal timore che provò in quel momento. Non era da lui cedere alla paura,non lui,Sesshomaru,figlio di Inutaisho,lasciarsi spaventare da una sciocchezza simile. Così si disse e infine passò anche lui. Una volta giunto dall'altra vide subito gli altri fermi di fronte a lui come statue e occludendogli la visuale su quello che c'era davanti a loro.

“Che fate li impalati? Perché vi siete fermati?”

E appena li raggiunse ecco che infine a che lui vide quello che videro loro...e ne fu rapito.

Dapprima non si accorse del luogo in cui si era inoltrato,una gigantesca caverna naturale,dove dalla pietra in diversi punti in lontananza numerose piccole cascate cadevano nel vuoto,ancor più in profondità di quell'antico e misterioso luogo e più in alto,sopra le loro teste,un enorme semisfera lucente,simile alle piccole pietre della stanza di sopra,ma di dimensioni molto,ma molto più grandi illuminava tutta l'area,come un sole in miniatura,con una luce ampia,ma non così accecante come l'astro del giorno. Sesshomaru non sapeva come spiegarselo,ma aveva la sensazione che quella luce fosse finta,come artificiale e sotto di essa uno spettacolo che mai si sarebbe aspettato di vedere.

“Ma cosa...”

Sesshomaru non riuscì a terminare la frase poiché subì lo stesso effetto degli altri suoi compari. Sotto la grande semisfera artificiale vi era presente un gigantesco albero,tanto grande da far impallidire l'insieme di tutti i vegetali presenti in superficie che circondavano le colline attorno al sacro suolo degli shika. Dall'aspetto pareva essere un immenso abete rosso,li,solitario,come un monumento naturale alla sacralità di quel luogo. L'unica cosa a dividere loro da quel gradissimo vegetale però era uno stretto passaggio,largo a malapena per una persona e ai lati,un burrone a strapiombo profondo più di trenta metri dove neanche si riusciva a vedere il fondo,tanto scendeva l'abisso che cadere la sotto voleva dire sprofondare nelle viscere della terra.

“Beh,l'onore a chi é di casa. Quindi carissimo,dopo di te.”,disse Ezio facendo spazio a Urtak e invitandolo ad avanzare.

Lo sciamano guardò un attimo l'oscuro ventre della montagna sotto di lui e vide,spuntare dalla roccia posta dall'altra parte del precipizio strane protuberanze contorte uscire dalla roccia e allungarsi fino al punto più in basso che si riuscisse a scorgere ad occhio nudo.

“Radici.”,disse Urtak stupito.

“Come?”

“Radici. Ci sono delle gigantesche radici spuntare dalla roccia,laggiù,sul fondo,le vedete?”

Ezio dovette sforzare un po' di più la vista nonostante per i suoi limiti umani fosse più che sorprendete,complice anche l'addestramento e all'esperienza acquisita nel corso degli anni,mentre per gli yokai fu naturalmente più facile notare quella curiosa anomalia molto distante tra loro.

“Accidenti ha ragione. Ma che diamine ci fa un albero così' grande quaggiù? Non ci capisco più niente.”,disse Koga in tono lamentoso.

“Andiamo a scoprirlo.”

E fu così che uno alla volta si misero in fila sullo stretto passaggio di pietra e procedendo lentamente verso l'altro versante del burrone. La luce sopra le loro teste appariva come una presenza inquietante,un finto sole posto contro il soffitto della grande caverna naturale,illuminando il tutto con quella luce innaturale e sinistra. Perché mai una cosa simile si trovava la sotto? E l'albero? Perché mai un albero doveva trovarsi nel sottosuolo e non all'aria aperta con tutti i suoi simili,ammesso che alberi di simili dimensioni potessero esserci da quelle parti. Quello che si aspettava avrebbe dovuto essere la fonte delle risposte che andava cercando era divenuto un mistero dentro un altro mistero. Cosa c'era in quel luogo che Otsune desiderasse a tal punto da mandare migliaia di ainu solo per impossessarsi di una rovina disabitata e Akira,il dannato Akira,come Sesshomaru pensava al suo nuovo nemico col titolo che secondo lui pareva il più adatto, qual'era il suo ruolo esatto in quella storia? Certo,lui stesso aveva detto ad Urtak e ad Ayame che quel dayokai era uno studioso di storia,cosa che aveva intuito dai numerosi reperti e ritrovamenti che aveva visto alla festa tenutasi al castello del maestro templare,ma in cosa nello specifico Akira stava cercando? Aveva più informazioni di loro? E se si,quanto vantaggio aveva su di loro in fatto di conoscenze riguardo alla storia di quell'antico e misterioso cane del passato? Sesshomaru non poteva esserne certo,non era certo su niente,a dirla tutta,la certezza in quello che credeva vero e falso era andata in malora da quando aveva incontrato il gran maestro alla porta del suo castello,in attesa che si aprisse la porta,o meglio,in attesa del primogenito di Inutaisho si facesse avanti e cadesse nella sua trappola. Si,in effetti,una cosa l'aveva capita su quella storia tra Akira e Naraku,i due avevano un tratto in comune,tessevano ragnatele di intrighi nella stessa ignobile,perfida e sinistra maniera. Lo strapiombo pareva nero come le tenebre tanto era profondo l'abisso e guardando in basso,si aveva la sensazione che ci si sentisse assorbiti da quella oscurità,più si avvicinavano all'albero e più si rendevano conto che le radici del gigantesco acero erano in realtà di dimensioni mastodontiche,ognuna della larghezza di trenta metri,con le loro forme ondeggianti che entravano ed uscivano dalla struttura stessa della caverna e in mezzo ad esse,pareva ci fosse qualcosa. All'inizio sembravano solo cumuli di pietra staccatasi dal resto del sottosuolo che si erano staccati per poi rimanere incastrati tra le radici di quell'incredibile vegetale,ma con un po' più di attenzione ci si poteva accorgere che le forme di quelle pietre avevano forme fin troppo regolari,rettangoli di pietra dai contorni troppo precisi e l'aspetto per nulla naturale. Ad ogni passo che facevano in avanti percepivano una strana energia provenire dall'albero,una specie di rimbombo che scuoteva leggermente la caverna e anche il gruppo,come un onda invisibile che si infrange delicatamente su ogni ostacolo che gli si pone davanti.

“Lo sentite anche voi?”,chiese Toran allarmata da quella strana forza che le veniva incontro.

“Si,ma non riesco a capire cosa sia,che sia il vento?”,chiese Koga cercando di rispondere alla domanda della pantera.

“No,viene dall'albero...”,disse Urtak senza alcuna esitazione nelle sue parole, “L'energia che sentite e la stessa che Marsatap a usato contro di noi durante il combattimento di prima,ma in una forma più lieve. Però,il modo in cui si distribuisce e la sua fonte sono differenti,qui sotto non mi pare di aver visto collegamenti con l'esterno e anche se fosse,il vento per entrare qui dentro dovrebbe fare molta strada per arrivare e siamo molto in profondità perché una semplice brezza possa giungere fin qui. L'unica fonte di vita che percepisco qui e quell'immenso acero che abbiamo di fronte. Mi chiedo come sia possibile che riesca a vivere qui dentro. Posso capire come possa prendere acqua e luce qui sotto. Per la luce la fonte mi pare evidente,anche se non so come sia alimentato,non percepisco alcune energia naturale in essa,mentre per l'acqua quelle radici scendono fin dentro l'abisso e questo mi fa pensare che ci sia una notevole fonte d'acqua la sotto. Il problema e l'aria.”

“L'aria?”,chiese Ezio curioso.

“Aria. Proprio come tutti gli esseri viventi in grado di respirare a bisogno di aria per continuare ad vivere,ma qui non c'è né o meglio,non dovrebbe essercene abbastanza per un albero così grande. Ma qui non ci sono contatti diretti con la superficie ed è impossibile che possa produrne così tanta solo per respirare qui dentro. Maggiore è la quantità di spazio libero e di vento disponibile in un ambiente,maggiore e la quantità di aria presente in quello spazio. Quindi,per le mie conoscenze quest'albero in realtà non potrebbe nemmeno sopravvivere qui sotto,figuriamoci raggiungere quelle dimensioni.

“In breve, questo gigantesco vegetale e una contraddizione della sua stessa natura.”

“Per essere esatti,si.”

Una volta superato l'immenso baratro sotto di loro si ritrovarono sull'altro versante della caverna. Il grande albero sembrava dal loro nuovo punto di vista un palazzo altissimo,si ergeva di fronte a quei visitatori come un imponente costruzione posta a schiacciare l'animo di chiunque osasse paragonarsi alla sua stazza e alla sua altezza. Ma l'impressione lasciava spazio alla sensazione,poiché le continue onde che emanava l'albero davano la parvenza a coloro che le percepivano come un energia calma,lenta,ma continua e presente,che batteva sulla loro pelle con un ritmo pacato ed infinito,come il battito di un cuore,un grande organo a movimento continuo,vivo e pulsante,anzi,pareva veramente un cuore vero e proprio,perché ora che si erano fatti più vicini all'acero anche le loro orecchie parevano percepire il battito del grande essere ligneo. Si guardarono attorno e non videro niente di significativo che potesse dar loro un indizio del perché di quel grande albero sottoterra,non un murale,un disegno sul pavimento roccioso,non uno scheletro,una statua. Niente,assolutamente niente. Fecero qualche passo più avanti e l'energia si fece più forte,tanto che adesso pareva l'acero non volesse che si avvicinassero più di così.

“Perché non riusciamo ad avanzare?”,chiese Sesshomaru irritato.

“In qualche modo l'energia dentro l'albero e così' forte da non farci passare.”,disse Urtak incerto sull'attuale problema.

“Che ci sia una barriera che avvolge l'albero?”

“No,una barriera quando si manifesta ha uno strato solido è immobile,ma questa sembra un tipo di difesa completamente differente. Più tentiamo di forzare l'avanzata verso l'albero più questo ci spinge indietro.

“E immagino che se provassi a distruggerlo non sarebbe una buona idea.”

“No,primo perché non sappiamo cosa potrebbe accadere in caso di attacco,secondo non sappiamo del motivo per la quale si trovi qui,il che è decisamente singolare e terzo...”

“E terzo?”

Urtak lo fissò dritto negli occhi con uno sguardo all'apparenza calmo e pacato,ma ad uno sguardo più attento nelle sue pupille si notava una certa intensità mista ad una buona dose di fermezza.

“Come ti ho portato qui sottoterra ti ci posso anche lasciare. Come ho già spiegato questa terra e sacra alla mia gente e dato che sono responsabile della sua salvaguardia anche l'albero gradirei restasse intero visto che ne fa parte. Sarei grato che da alleato non diventasse un profanatore.”

Sesshomaru non diede segno di essersi offeso a quella che pareva ben più di una semplice minaccia. Solitamente non era il tipo da lasciar perdere simili provocazioni e dato il suo ego era pronto a battersi in qualsiasi momento. Però, da parte dello sciamano percepì alcuna violenza o istinto battagliero,anzi,pareva semplicemente apatico,come un tutore che sta spiegando i dettagli di una lezione su una qualche materia complicata più che un attento alla sua vita. Aveva capito l'antifona,quella non era la sua terra e li le cose erano differenti. Meglio andarci cauto con quell'hanyou dalle corna di cervo.

“Se lo dici tu.”

Si limitò a dire l'inuyokai e ognuno tornò nei propri ranghi,senza rabbia e senza rancore. Così,come se nulla fosse.

“Bene,adesso che facciamo?”,chiese Toran diretta a tutto il gruppo.

“Io direi di tornare indietro e raggiungere la tribù,mia moglie sarà in pensiero e lasciarla con Ginta ed Hakkaku non mi lascia tranquillo. Tanto sappiamo dove sono diretti vero?”

“Mi trovo d'accordo...”,intervenne Ezio, “Siamo stanchi,sicuramente abbiamo passato l'ora di pranzo e se devo essere sincero,mi serve un po' d'aria,non so voi ma io qui sotto mi sento soffocare.”

“Bene, a questo punto ci conviene tornare in superficie...”disse Urtak rivolgendosi agli altri quattro, “C'è un villaggio non lontano da qui ed è abbandonato da tempo,a parte il cibo che dovremmo procurarci,le abitazioni sono ancora in buono stato e si trova vicino al fiume che scorre verso valle. Possiamo riposarci è continuare in un secondo momento.”

“Voi andate se volete,ma io resto.”,disse Sesshomaru rivolto verso l'albero.

“Sesshomaru,possiamo sempre tornare in secondo momento,non c'è bisogno di sforzarsi. Non hai bisogno di affaticarti più del dovuto.”,disse Toran in tono cordiale.

“Forse sono vicino ad avere una risposta Toran,voglio sapere del perché mi sono spinto fino a qui.”

“Siamo a malapena usciti interi da uno scontro che abbiamo rischiato di perdere. Te lo chiedo per favore,riposati e recupera le forze,ma non continuare ad avanzare se non sei certo di trovare quello che cerchi.”

Sesshomaru non seppe come ribattere a quel rimprovero,tanto critico quanto gentile. Dal tono di voce lei aveva cercato di coprire il più possibile agli altri che non fossero l'inuyokai il sentimento che ormai la legava a lui,ma Sesshomaru era stato bravo a notare quella dolcezza tanto acuta quanto la determinazione della pantera,quasi pari alla testardaggine del guerriero dalla chioma argentea. Voleva avanzare,voleva andare avanti,tornare indietro non era da lui,avanzare,combattere e vincere...o morire nel tentativo,lui era fatto così,il venire a sapere della presenza di Kagura e di Akira e della sua allenza con Naraku aveva aumentato i sospetti già presenti nella mente del cane,che non si era minimamente fermato a riflettere,a chiedersi: ho davvero bisogno di avanzare così ferocemente? Ho davvero bisogno di andare avanti con un apparente spavalderia,quando in realtà dentro il suo animo l'incertezza regnava sovrana? Un lampo improvvisò squarciò la marea dei suoi pensieri e gli venne nuovamente alla memoria quella notte,quando fuori controllo divenne succube del male che lo tormentava. Ricordava ancora il calore di quell'abbraccio,la morbidezza della sua carne e la sicurezza di sapere che un tenero tocco lo avrebbe nuovamente accolto,al sicuro,dalle incertezze di quel nuovo mondo che stava scoprendo dentro di se,come una nave in mezzo alla tempesta che raggiunge un porto a lei amica,come la katana che torna al riparo nel suo fodero. Già,la katana e il suo fodero,da tempo non pensava più a questa analogia,lui katana e lei fodero,lui allo scoperto e lei rifugio sicuro.

“D'accordo,torniamo indietro...ma pretendo ancora di avere le mie risposte”

Non disse altro,Sesshomaru non ebbe bisogno. Aveva bisogno di tornare in superficie,aveva bisogno di sentire l'odore dell'aria fresca,della vista del cielo sopra di lui,delle foreste,dei fiume,del vento,del sole e della pioggia. Agli altri il tetro buio delle profondità della terra,ma che lasciassero a lui la libertà dei paesaggi aperti. Per lui la libertà era nel poter andare dove voleva quando voleva,mentre laggiù si sentiva prigioniero. A qualcun altro l'abisso,lui,ne avrebbe fatto volentieri a meno.

  
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