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Autore: GladiaDelmarre    02/07/2023    0 recensioni
Joel ed Ellie stanno compiendo un viaggio difficile, dove rischiano la vita quotidianamente, ma allo stesso tempo possono anche succedere cose sorprendentemente belle. Ogni capitolo rappresenta uno di questi momenti.
Se questa storia vi piace, fatemelo sapere!
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Queste piccole OS partono da un'iniziativa con la mia amica Martina, con 10 prompt+1 a Maggio e altri 6 a Giugno.
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Cenni di underage - linguaggio volgare - age gap - violenza tipica del canon
Genere: Avventura, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Ellie, Joel
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Not all those who wander are lost'
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Il Walmart che avevano trovato all'incrocio tra l’Interstatele 25 e la Route 26 faceva parte di un grosso centro commerciale, e si era rivelato una specie di miniera d’oro. Sembrava essere rimasto praticamente intoccato e c’erano ancora scaffali con parecchio cibo in scatola. Probabilmente il posto era stato chiuso nei primi giorni della pandemia, una grossa fortuna per loro. La grossa saracinesca che avevano dovuto sollevare - che Joel aveva sollevato - per entrare doveva essere stato un deterrente per altri cacciatori. Oltre a una buona dose di carne e delle pesche sciroppate, Ellie era riuscita anche a trovare una piccola scorta di sapone e prodotti femminili: li aveva mostrati a Joel con un certo orgoglio, ricevendo in risposta un soltanto un vago grugnito.

 

Guastafeste.

 

Si erano poi spostati nella sezione dove un tempo vendevano armi: non rimaneva molto, ma riuscirono comunque a trovare delle munizioni compatibili. Inoltre, dietro al bancone c’era un tavolaccio con una serie di strumenti e pezzi di ricambio, che Joel stava studiando per capire come sistemare al meglio le armi che già avevano.

 

“È incredibile che un tempo si poteva andare in un posto del genere e prendere tutto quello che si voleva, senza dover pensare a niente”.

 

Ellie era rimasta un po’ più avanti a gironzolare nelle corsie.

 

“Resta a vista d’occhio, ragazzina. Comunque non era certo gratis. Servivano i soldi per questa roba”.

“Sì, certo. Però lo stesso…”

 

Per lei il pensiero di un mondo in cui bastava allungare la mano per avere qualunque cosa si desiderasse era ancor più fantascientifico dei fumetti che tanto amava.

 

Joel non le rispose, e lavorò per un po’ sulle pistole, per poi passare a controllare il fucile.

 

“Ellie, prendi una manciata di frecce, non ne abbiamo più molte”.

“Quali?”.

“Quelle che ti sembrano migliori” le disse. 

 

Poteva permettersi di lasciarla scegliere almeno quelle, e lei era sempre felice quando Joel la lasciava fare di testa sua. Ellie corse fino al cesto dov’erano infilate un buon numero di frecce, ed inizò a passarle in rassegna con uno sguardo serio e concentrato. 

 

Un cigolio metallico echeggiò per il negozio, rompendo il silenzio.

 

“Ellie, nasconditi” sibilò Joel. Lei sgranò gli occhi e sparì dalla sua vista.

 

Cinque uomini entrarono vociando, passando al di sotto della saracinesca da cui erano entrati anche lui ed Ellie. Sperò di non aver lasciato tracce troppo evidenti del loro passaggio. 

 

Non sono pochi, ma spero che non sappiano ancora che siamo qui.

 

Non aveva visto altre vie d’uscita a parte quella che si trovava tra lui e i suoi avversari. Doveva proteggere Ellie: non c’era tempo da perdere. 

Imbracciò il fucile, puntandolo verso il più in vista dei cinque, respirò a fondo e trattenne il fiato, poi tirò il grilletto. L’uomo cadde gorgogliando a terra con un proiettile nella gola. Morì quasi immediatamente, soffocato dal proprio sangue.

Gli altri corsero a coprirsi, urlando.

 

“Ti faremo a pezzi, figlio di puttana!”.

 

Joel sapeva di non poter rimanere fermo perchè lo avrebbero individuato più facilmente, anche se si trovava nel punto che offriva maggior protezione. Scivolò verso una fila di scaffali sulla sua sinistra, camminando chino per non farsi vedere. Un paio di colpi arrivarono verso la sua direzione, ma nessuno abbastanza vicino da colpirlo.

 

Improvvisamente si sentì un altro rumore, come se qualcuno battesse con i pugni su un pannello metallico. Grida inarticolate arrivarono attutite da dietro una parete. 

 

“Infetti!” sentì urlare. 

 

Dovevano essere riusciti ad entrare da una porta secondaria che non aveva notato. 

Da dove si trovava Joel non riuscì a vedere quanti fossero. Di sicuro almeno un paio di runner e un clicker, a giudicare dai versi che facevano. 

 

Sono stato un idiota. Mi sono lasciato abbagliare dalla quantità di roba che abbiamo trovato e non ho controllato bene il posto. Abbiamo corso un pericolo enorme.

 

Joel pregò in un dio in cui non credeva che tenesse al sicuro Ellie. Poi si preparò ad attaccare.

 

Gli infetti si avventarono sugli uomini, mentre quelli cercavano di tenerli a bada con pistole e spranghe: non gli sarebbero bastate a lungo. Joel ghignò, perché quei mostri stavano facendo almeno una parte del suo lavoro: almeno due uomini stati fatti a pezzi. Su di loro erano chini un runner e due stalker che non aveva notato prima. Quei bastardi erano silenziosi, e molto più pericolosi dei runner o dei clicker, perché sembravano essere più intelligenti di entrambi. Non attaccavano mai alla cieca, ma si nascondevano e cercavano di stanarti.

Joel accese una molotov e la lanciò al centro del gruppetto: quelli iniziarono ad urlare, poi caddero, uno dopo l’altro, in una massa bruciacchiata che emanava un odore nauseabondo, anche a quella distanza. Era stato un tiro fortunato, ma non sarebbe stato sufficiente. Aveva ancora del lavoro da fare. Quasi distrattamente si rese conto che non c’era traccia della seconda bottiglia Molotov che era sicuro fosse nel suo zaino. 

 

Se non aveva fatto male i conti gli restavano almeno altri quattro avversari.

Vide uno degli uomini riuscire ad uccidere un runner, scaricandogli addosso un caricatore intero. Joel lo aggirò, correndo chino attraverso le corsie. Sugli scaffali c’erano avena e cereali per la colazione, esattamente come in quel giorno in cui aveva corso spingendo il carrello con Sarah sul sediolino dentro a un supermercato come quello. Lei rideva così tanto che aveva continuato fino a farsi riprendere dal direttore del negozio. 

 

Per un secondo dovette chiudere gli occhi per liberarsi da quella visione.

Riuscì ad arrivare alle spalle dell’uomo che stava cercando di ricaricare la pistola. Joel lo prese alle spalle e gli puntò il revolver alla testa. Quello lanciò un urlo, preso di sorpresa. Un clicker si voltò verso di loro, e si avvicinò lanciando urla stridule e muovendo le braccia con gli artigli tesi. L’uomo cercò di divincolarsi, invano, e Joel lo lasciò andare giusto in tempo perché il clicker si avventasse su di lui, dilaniandolo. Pochi secondi dopo, Joel sparò due colpi in testa al mostro, e lo finì con uno dei suoi coltelli improvvisati, piantandoglielo nel collo.

 

Il suo corpo era pieno di adrenalina e in quel momento non sentiva nè dolore nè stanchezza, ma allo stesso tempo sentiva di avere il respiro pesante e il cuore che pompava velocemente. Ed era preoccupato per Ellie. Non l’aveva più vista da quando le aveva detto di nascondersi. 

 

Era rimasto solo un altro uomo. Doveva ucciderlo e trovarla. Non l’avrebbe persa.

 

Il revolver era scarico, e Joel imbracciò il fucile a pompa. 

 

Tra le corsie del Walmart era calato di nuovo il silenzio. Forse l’ultimo runner era rientrato in quella sorta di trance per cui a volte si trovavano a dondolarsi chini su se stessi, mugugnando ripetutamente gli stessi versi bassi ed insistenti. L’ultimo uomo rimasto non doveva essere uno stupido, e non sarebbe stato facile stanarlo. Joel allungò una mano a prendere un barattolo dallo scaffale di fronte a lui e lo lanciò in un lungo arco. Sentì il rumore del vetro frantumarsi sul pavimento, ma niente altro. 

 

La luce all’interno del supermercato filtrava da tre finestroni sul soffitto, ma a parte nella zona direttamente al di sotto di essi, il resto dei corridoi erano in penombra. Joel si muoveva accucciato, evitando le aree illuminate, in silenzio. Gli sembrò di vedere Ellie con la coda dell’occhio, ma fu un momento così breve che non ne poteva essere sicuro. Pregò che fosse vero e che non le fosse successo nulla, e si avviò in quella direzione. 

 

“Ellie” sibilò, sperando che lo sentisse.

 

Si immobilizzò quando sentì la canna di una pistola sulla sua nuca. Era ancora calda.

 

“Calma, amico. Non deve per forza finire così”.

“Stai zitto, figlio di puttana, e poggia quel fucile. Hai fatto fuori quattro di noi, e credi di poter andartene via sulle tue gambe?”

“Tecnicamente, solo due. Al resto hanno pensato gli infetti”.

“Stai zitto, stronzo”. Aveva il fiato pesante, e Joel poteva sentirlo sul suo collo.

“Ti sparerò alle gambe e poi stanerò quella ragazzina che ho visto nascosta qui in giro. È la tua donna? Vedrai che ti dimenticherà presto…”

“Figlio di puttana, se provi a toccarla…”

 

L’uomo gli diede un colpo sulla tempia con il calcio della pistola, e Joel cadde in ginocchio. Per qualche attimo la vista gli si oscurò del tutto. Sentì un altro colpo, nelle costole stavolta. E un altro sul viso. Poi perse coscienza.

 

Joel rinvenne, mentre l’uomo biondo e tarchiato che lo aveva colpito gli dava un ceffone sul viso. Aveva le braccia immobilizzate dietro la schiena, e le costole doloranti. Faceva fatica a respirare. Probabilmente lo aveva preso a calci mentre era svenuto. 

 

“Quella troietta è sparita. Ti ha mollato qui, amico. Forse non era poi così tanto affezionata a te, dico bene?”.

“Vaffanculo”.

“Ma magari la troverò. Quando le farò assaggiare il mio cazzo si dimenticherà di te, tranquillo. E mi prenderò anche cura della sua fichetta”.

“Vai a farti fottere, pezzo di merda”.

“No no, non hai capito. Sono io che fotterò lei. E magari anche te, che ne dici?”.

 

L’uomo gli si avvicinò con un ghigno, mentre Joel cercava di divincolarsi. Non lo avrebbe permesso. Non glielo avrebbe lasciato fare.

La corda con cui aveva legati i polsi tagliò a fondo nella carne nel suo tentativo di liberarsi.

 

Sentì uno strillo provenire alle spalle dell’uomo. Un attimo dopo, un rumore di vetri rotti, e lui avvampò. Cadde a terra a meno di un metro da lui, urlando e contorcendosi, mentre il fuoco gli correva addosso incollando i vestiti alla carne, i capelli un’unica fiammata luminosa, che scioglieva la carne e gli tirava gli occhi impazziti fuori dalle orbite. Ancora alcuni movimenti a scatti delle gambe, e poi più nulla.

 

Poco più indietro, c’era Ellie.

Aveva gli occhi sgranati in un’espressione di orrore. Aveva del sangue sul viso e sulla maglietta. Il coltello in mano. Poi gli sorrise. Selvaggia. Fiera. Bellissima.

 

“Ti ho salvato il culo stavolta, eh?” disse lei, con le mani sui fianchi e le gambe larghe, ben piantate. 

 

Sfrontata. 

 

“A quanto pare sì, ragazzina. Ora sbrigati a slegarmi, ci dovrebbe essere un altro runner in giro”.

“L’ho fatto fuori io, tranquillo”.

 

Joel la guardò, scuotendo la testa. Era un’incosciente, ma coraggiosa. Molto più matura e più forte dei suoi quattordici anni. 

 

Lei si avvicinò per liberargli i polsi. Stava armeggiando con il coltello dietro alla sua schiena, quando si fermò, per un attimo, e lo guardò negli occhi. Poi socchiuse le palpebre e gli baciò la bocca. Un bacio casto, a labbra chiuse. Morbide, dolci, inesperte. Joel mosse appena le sue, rispondendo al bacio, suo malgrado, a dispetto di tutto. Un bacio da adolescente alle prime armi, eppure un brivido gli passò attraverso il corpo, una sorta di riverbero, un tremito che gli si accumulò nel basso ventre, scaldandolo come non gli succedeva da anni.

 

Lei si staccò poco dopo e lo guardò ancora: aveva gli occhi liquidi e scintillanti di vita, pieni di adrenalina e di eccitazione per quello che era appena successo. Aveva le guance e il naso arrossati, e le labbra erano socchiuse in un sorriso tra il timido e il soddisfatto.

 

“Sei davvero una selvaggia”. 

 

Lei ghinò, allargando il sorriso.

 

“Ora che ne dici di liberarmi e di levare le tende?”.

 
   
 
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