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Autore: EcateC    02/07/2023    3 recensioni
Aziraphale e Crowley sono stati sospesi dai loro rispettivi incarichi, e in quei giorni di non richiesta libertà hanno più tempo per pensare e perché no, per osare.
In attesa della seconda stagione, vi offro un piccolo stralcio su cosa possa essere accaduto dopo l'Apocalisse che non fu.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Getting Closer
 
Everyday, it's a-gettin' closer
Goin' faster than a roller coaster
Love like yours will surely come my way
A-hey, a-hey, hey





La porta della libreria fu spalancata, un’ombra scura entrò dentro a gamba tesa e diede un colpo secco al campanellino sulla scrivania.
“Sono tornato!” esordì con tono solenne.
Aziraphale sospirò.
“Questo lo vedo” mormorò distrattamente, senza degnare il nuovo arrivato di uno sguardo.
Crowley sgonfiò il petto, gli angoli della sua bocca si piegarono ancora di più all’ingiù. Con agile eleganza si sedette sulla sedia di fronte alla scrivania di Aziraphale e incrociò le braccia. Aziraphale a quel punto alzò gli occhi dai documenti e gli accennò un sorriso.
“Notizie dai tuoi?” gli chiese subito Crowley.
“No, continuano a ignorarmi con ammirabile costanza.” gli rispose Aziraphale “I tuoi?”
“Anche i miei. Solo Lucy ha spezzato il silenzio, qualche mese fa” mormorò il demone. 
“Lucy sarebbe…”
“Sì.”
L’angelo tossì.
“Ha detto che mi odia e che non mi vuole più vedere” aggiunse Crowley.
“Che terribile notizia” gli rispose l’altro, sentendosi un po’ strano. In effetti, non era una propriamente una brutta notizia se si pensa a chi l’aveva proferita. Crowley fece comunque un cenno d’assenso e poi alzò lo sguardo. Le scartoffie sulla scrivania di Aziraphale sembravano aumentare ogni secondo che passava.
“Che stai facendo?” gli chiese Crowley, ma non era particolarmente incuriosito.
“Sto lavorando sul mio repertorio.” rispose tranquillamente l’angelo.
“Il tuo repertorio?”
Aziraphale annuì. “Ho deciso di repertoriare tutti i miei libri dall’anno 0 fino ad oggi. Anche perché quelli Ante Dominum ho già provveduto a sistemarli.”
Intanto la pila sulla scrivania aumentava. Crowley storse la bocca.
“E perché vuoi fare una cosa del genere?”
“Perché il mio dipartimento pare abbia deciso di sospendermi. Voglio quindi sfruttare questi giorni di libertà nel modo più proficuo e intenso possibile.”
“Ti hanno sospeso?” ripetè Crowley, spostando una pila di fogli che era appena comparsa di fronte al suo naso.
“Momentaneamente” puntualizzò Aziraphale, con un sorriso tirato.
“Beh, poteva andarti peggio” insinuò Crowley con un’alzata di spalle.
L’angelo a sorpresa ridacchiò “Ti immagini! Sarei stato un demone assolutamente ridicolo. Biondo e con una ruota di scorta intorno alla pancia!” 
Crowley trattenne un sorriso.
“No, no, a ognuno il suo ruolo, caro” disse bonariamente, ma il demone di fronte a lui smise di sorridere “Come ti dicevo, ora sono affaccendato nell’attività più divertente che potessi immaginare.”
“Vedo” replicò Crowley con tono sarcastico “Io invece quanto ho dormito?”
“Due mesi, dodici ore e…” l’angelo tirò fuori il suo antico orologio da taschino “36 minuti.”
Crowley annuì e sbadigliò. Inarcò spropositatamente la schiena snodata e tese le braccia in alto, stiracchiandosi come un gatto. Malgrado l’arco spudorato della schiena di Crowley, Aziraphale riuscì comunque a non fissarlo e a sistemare una risma di fogli appena comparsa sopra la sua scrivania. Ma poi non resistette più e lo guardò dall’alto in basso. “Buon cielo, che razza di maniere” mormorò con un sorrisetto malizioso.
“Non posso credere che abbiano cacciato me” gracchiò Crowley, stiracchiatosi da ultimo le spalle “Tutte le cose cattive in questo mondo le ho fatte io. Il McDonald, i pollini, Facebook…”
“Delle cose davvero spregevoli” concordò l’angelo.
“Una mancata apocalisse non può cancellare tutto questo.”
“Ti avranno solo sospeso” lo tranquillizzò Aziraphale, affaccendato nelle sue liste “Quelli non rinunciano a un demone… demoniaco come te.”
“No. E comunque mi va bene. Sono un demone senza controllo e senza un regolamento. Posso fare tutto quello che voglio” osservò arditamente, alzandosi in piedi “Posso finalmente godermi la vita, e anche tu.”
Aziraphale annuì senza aggiungere altro, preso a confrontare due fogli con i suoi occhialini ottocenteschi calati sul naso. Crowley spostò il peso da un piede all’altro, il suo entusiasmo si smorzò come un palloncino sgonfio.
“Ti va di fare un giro al parco?” gli propose infine.
Aziraphale lo guardò, stupito “Oh. Beh, a dire il vero, ho ancora molto da fare qui. Mi mancano otto secoli e mezzo di libri.”
Crowley annuì subito “Giusto. Okay. Allora vado da solo."
Aziraphale intanto si era alzato e aveva infilato dei fogli dentro una cartellina che ripose all’interno di un faldone, per poi mettere accuratamente il suddetto faldone all’interno di un altro faldone più grande, che sistemò nello scaffale di una cassettiera che come per magia si ridusse ai minimi termini e finì in un’altra cassettiera.
“D’accordo” sospirò Crowley con tono rassegnato “Allora me ne vado.”
Aziraphale prese un altro faldone e annuì “Va bene, caro, fai una buona passeggiata.”
Crowley si mise le mani in tasca “Hm, certo” mormorò con una scrollata di spalle “Vado via, allora.”
Aziraphale lo guardò di sottecchi.  
Crowley fece per andare verso la porta, la sua andatura sembrava strisciante. “Sto uscendo, allora.” aggiunse, fermandosi di fronte all’uscio.
Aziraphale sospirò. 
“Ripensandoci” esclamò, il demone si voltò di scatto “Una passeggiata forse potrebbe farmi bene.”
“Ngh. Come ti pare, Aziraphale.”
 
***
 
“Mi ricordo questo albero” disse Aziraphale, mentre passeggiava con Crowley “Lo piantai insieme alla figlia di re Edoardo.”
“Quale Edoardo?”
“Oh, cosa mi chiedi.” disse Aziraphale, frugando tra i suoi ricordi.
“Quello simpatico? Quello grasso? Quello che per poco non mi nominò arcivescovo di Westminster?” gli chiese Crowley, Aziraphael ridacchiò con lui.
“Gabriel si arrabbiò così tanto.”
“Fu uno dei miei colpi migliori” disse Crowley con aria sognante “E ora è finito tutto.”
Aziraphale gli afferrò il braccio vestito, lo sguardo di Crowley piombò subito nella sua mano “Oh, non dire così. Sono certo che si risolverà tutto.”
Crowley si irrigidì e annuì vigorosamente. 
“Nel frattempo, se non hai altre incombenze, potresti aiutarmi” aggiunse l’angelo con tono speranzoso. Senza volerlo ebbe tutte le attenzioni del demone.
“Aiutarti in cosa?”
“A traslocare! Indovina, Crowley!” esclamò Aziraphale con tono pimpante, sembrava non stare più nella pelle “Ho comprato un cottage!”
Crowley fece una smorfia disgustata “Tu cosa?”
“È bellissimo, grande, ha un giardino enorme” continuò l’angelo, eccitato “Forse piacerà anche a te. Tu ami le piante, no?”
“No! Nient’affatto, le odio!” gracchiò il demone come se la sola insinuazione l’avesse offeso.
“Beh, non importa. Ho supposto che una casa in mezzo al verde potrebbe avere effetti benefici alla mia salute interiore.”
“E come te la sei procurata questa tua casa in mezzo al verde?”
Aziraphale a quel punto sembrò arrossire “In modo legale, naturalmente.”
Crowley fece un sorriso sornione “Non ti sarai mica miracolato dei soldi?”
“Oh cielo, Crowley…”
“HA! Hai usato i tuoi poteri per rimpinguarti il portafogli, non è così?” insistette il demone.
L’angelo sembrò stizzito “Oh insomma, non ho rubato niente a nessuno, e comunque sono solo dei fogliettini colorati. Non è colpa mia se è l’unica merce di scambio che accettano gli umani.”
Crowley era divertito “Beh, non è proprio l’unica…”
Aziraphale preferì ignorarlo. “Ad ogni modo non ho commesso nessun crimine. Nè le mie banconote possono considerarsi false, tutt’altro. Sono le migliori banconote che si possono trovare al momento in circolazione."
“E cos’altro hai fatto durante questa tua sospensione, eh?” gli sorrise Crowley.
“Nulla” scandì bene l’angelo e poi velocizzò il passo.
“Aziraphale” lo chiamò Crowley, fermandosi in mezzo al Saint James “Lo sai che non è saggio dire una bugia a un demone?”
Aziraphale sembrò andare ancora più veloce e Crowley si lasciò sfuggire un sorriso.
 
***
 
Quando Crowley tornò nel suo appartamento, aveva una nuova certezza: il cottage di Aziraphale doveva essere a dire poco orribile.
Non avrebbe mai, mai per nessuna ragione al mondo, voluto vivere con lui in quel cottage. Ne era assolutamente certo.
Un cottage circondato da orribili alberi disobbedienti! Quello sì che era l’inferno. A tal proposito…
“Perché c’è così poco ossigeno in questa casa?” ringhiò Crowley verso la sua serra, dando un rabbioso pugno al tavolino “Sfaccendate che non siete altro! Voglio più ossigeno! Adesso!”
Le piante tremarono di paura e si misero subito al lavoro.
Crowley scosse la testa nella loro direzione con aria delusa e poi si adagiò meglio nel suo trono reclinabile.
Era strano non essere più un emissario dell’inferno. Non avere più un lavoro. Non essere più controllato. Si chiese se Lucy potesse ancora sentirlo o, peggio, se la grande capa di Aziraphale potesse ancora sentirlo. Guardò in alto con aria dubbiosa.
“Non che mi stia lamentando qui” soggiunse Crowley verso l’alto “Però, una promozione per buona condotta potevi anche concedermela.”
Nessuno ovviamente rispose.
Ma qualcuno bussò alla porta. 
Crowley trasalì e si voltò stupefatto verso l’uscio, poi tornò a guardare il soffitto. Di nuovo, qualcuno bussò.
“Okay, questo è strano” mormorò tra sé, alzandosi per andare ad aprire. Essendo un demone, sapeva che le coincidenze non erano mai davvero inspiegabili. Perfino gli sguardi allarmati che i gatti rivolgevano al nulla celavano inquietanti verità. Il mondo dei morti era forse più attivo di quello dei vivi.
Con cautela andò ad aprire: sull’uscio, ritta di fronte a lui, c’era una donna con bel sorriso. Crowley rimase atterrito.
“Sì?” pigolò con un filo di voce.
“Ciao, io sono Violet, abito nella porta di fianco” si presentò costei, tendendogli la mano.
Crowley trasse un profondo sospiro di sollievo. “Oh! Sei un’umana” disse sollevato “Oh, Lucy grazie!” esclamò, stringendole con vigore la mano “Non hai idea, mi hai spaventato a morte. Che cosa vuoi?”
Costei avvampò. “Scusa, non avevo intenzione di spaventarti” gli rispose imbarazzata e confusa “È che mi sono appena trasferita e volevo sapere se anche da te fosse saltata la luce.”
“Fammi controllare” le disse, per poi voltarsi e dare un energico battito di mani. Subito il suo appartamento si illuminò come uno stadio.
“E luce fu” le disse Crowley con un sorriso malizioso.
“Wow!” ridacchiò lei “Caspita!”
“Lo so.”
“Grazie. Ne devo dedurre che sia un problema solo mio. A meno che non vieni a battere le mani anche in casa mia” scherzò, ma Crowley annuì tranquillamente.
“Certo, nessun problema.”
Costei sbatté le palpebre, ma sorrise “Cosa?”
“Non ho più un regolamento, non sono più obbligato a essere scortese con gli umani.”
Lei rise, anche se Crowley non capì il perché.
 
***
 
Quando Crowley tornò in libreria e diede il suo classico colpo secco al campanello, Aziraphale sbucò improvvisamente dal retro bottega, tutto impolverato e con un grosso casco da minatore sulla testa. Le maniche della camicia bianca erano sollevate sugli avambracci bianchissimi e sorprendentemente grossi.
“Ciao, caro” lo accolse sorridendo.
Crowley aggrottò le sopracciglia.
“Credo di non volere sapere cosa stai facendo” soggiunse, guardandolo dalla testa ai piedi.
“Sto lavorando per il trasloco” gli disse eccitato, sollevando con un solo braccio una cassapanca che aveva l’aria di pesare duecento chili. Crowley sgranò gli occhi. 
“Da quando sei così forte?” esclamò scioccato.
Aziraphale si voltò su stesso con la cassapanca appoggiata sul palmo della mano “Chi? Io?”
“Guardati. Perché chiedevi sempre a me di aprire le bottiglie?”
“Ma perché ti faceva piacere, naturalmente” gli rispose con ovvietà. Crowley aprì la bocca e arrossì. Fortunatamente il suo cellulare squillò.
“Chi è?” domandò subito Aziraphale. Crowley guardò nello schermo: la chiamata era di ‘umana porta a fianco’. Non l’accettò.
“Solo la mia nuova vicina di casa” minimizzò con un cenno della mano.
Aziraphale sembrò comunque molto interessato. “La tua nuova vicina di casa?” 
Crowley annuì “L’ho aiutata ieri sera con la luce del suo appartamento.”
“L’hai aiutata?” chiese meravigliato l’angelo “Hai aiutato un’umana?”
“Sì… Anche se…”
“Anche se?” lo incalzò Aziraphale, sempre con quel peso massimo in bilico sulla mano.
“Ho motivo di credere che abbia cercato di baciarmi.”
“COSA!?” sbottò l’angelo, per poco non gli cadde tutto “E tu cosa hai fatto? L’hai mandata via, spero?”
Crowley annuì vigorosamente “Certo, figurati. Io non faccio quelle cose” disse con tono sprezzante “Sono un demone. Non do baci, che schifo.”
Anche Aziraphale annuì vigorosamente. “Sì, giusto. Bravo.”
Crowley si dondolò sui piedi “Grazie.”
Aziraphale però si fermò, non sembrava molto convinto “Ma è la tua vicina di casa? Se tentasse nuovamente di importunarti?”
“Ti ricordo che sono io il demone tra i due, Aziraphale. So badare a me stesso.”
Aziraphale non sembrò molto d’accordo. Fece per aggiungere qualcosa, ma poi preferì tacere. Mise solo sopra alla cassapanca un comodino di legno massiccio con la mano libera e poi si voltò.
Il campanello dell’ingresso della sua libreria tintinnò, segno che era entrato qualcuno.
“Oh cielo, non hai chiuso la porta?” disse l’angelo “Siamo chiusi!” gridò al cliente che era appena entrato.
“Nah, lascia fare a me” gli disse il demone “Posso aiutarti.”
Aziraphale lo guardò con aria dubbiosa “Sicuro?”
“Te l’ho detto” gli assicurò Crowley “Non sono più tenuto a essere cattivo con gli umani. Io adoro gli umani, e ci so fare con loro…”
“D’accordo” gli concesse Aziraphale “Comportati civilmente. Fai lo scontrino e non fargli pagare più del dovuto.”
“Certo, lo farò.”
“E ricordati che la maggior parte di questi libri…”
“Non è in vendita, lo so” lo anticipò il demone.
Aziraphale gli sorrise “Mi conosci.”
“Da seimila anni.” disse, infilandosi gli occhiali da sole e sparendo rapido verso il negozio.
Questa volta fu Aziraphale a sospirare. Come dirgli che aveva dedicato un piano del suo cottage nuovo solo per lui?
 
 
***
 
 
A essere entrata nella libreria era una donna come tante. Dopo essersi guardata intorno, costei si era fermata di fronte ai titoli della sezione tempo libero/giardinaggio/cucina. Ma del tutto inaspettatamente, un’ombra sinuosa si era stagliata alle sue spalle e aveva oscurato i titoli che stava guardando.
“Posso aiutarti?” domandò con voce suadente e vellutata.
Costei si voltò e trasalì, per poco non le cadde la borsetta di mano.
“Oh” si sentì arrossire “Oh, mi scusi. Mi aspettavo che ci fosse il signor Fell.”
Crowley le fece un sorriso malizioso e si appoggiò col fianco sullo scaffale. “Oggi è il tuo giorno fortunato, ci sono io. Che cosa desideri?”
Questa arrossì ancora di più. “Ehm, ecco, io… Volevo…” si schiarì la voce “ Volevo solo sapere se era uscito il nuovo volume di ‘Yoga anch’io’.”
Crowley le si avvicinò “Yoga, eh? E a cosa ti serve lo yoga, si può sapere?”
La donna, imbambolata, aprì la bocca e fece un passo verso di lui “Beh… come dire…”
“CROWLEY!” gridò una voce sdegnata alle loro spalle.
Il demone spezzò il contatto visivo con la sua preda e guardò l’angelo con aria infastidita. “Aziraphale, per favore, sto cercando di lavorare!” esclamò tra i denti.
“Oh cielo!” esclamò l’angelo “Oh, cielo, cielo. Sono assolutamente mortificato signora Williams, venga con me, le offro una tazza di tè.”
Costei, che era ancora in stato confusionale, annuì. Ma invece di andare insieme ad Aziraphale, fece per tornare verso Crowley. Il demone le sorrise ma Aziraphale afferrò la donna per le spalle e la trascinò via di peso. Lanciò uno sguardo di fuoco al demone e Crowley smise subito di sorridere.
 
“La prossima volta che tenti uno dei miei clienti, io… io…”
“Non stavo tentando nessuno! Stavo solo cercando di vedere i tuoi stupidi libri.”
“Sì, ma… Non puoi farlo in quel modo da… da…” Aziraphale arrossì, non sapeva nemmeno trovare la parola giusta.
“Da?” lo incalzò Crowley, incrociando le braccia “Da cosa?”
“Da demone!” buttò fuori Aziraphale, dispiaciuto “Quale sei.”
Crowley abbassò lo sguardo e alzò le spalle.
“Stavo solo cercando di aiutarti.” farfugliò.
“La prossima volta lascia fare a me, d’accordo?” gli disse, poi sospirò “A volte mi dimentico quello che sei.”
Quella frase ferì Crowley più di quanto fosse disposto ad ammettere.
“Faresti bene a ricordarlo, allora” gli disse con orgoglio strafottente, tirando indietro le spalle.
“Puoi starne certo!” replicò l’altro con lo stesso tono, poi se ne andò. Crowley abbassò il capo.
 
 
***
 
Aziraphale, naturalmente, non fu di parola. 
Quando Crowley tornò, con la scusa di aver dimenticato gli occhiali da sole nella sua libreria, l’angelo non potè fare a meno di rivolgergli la parola e di chiedergli come stava. Crowley borbottò una risposta e piano piano fiorì tra loro una timida conversazione. 
Ogni tanto, Aziraphale temeva di essere troppo sciocco e ingenuo a dare tanta confidenza a un demone come Crowley. Altre volte, la maggior parte in verità, provava una fiducia cieca e incrollabile per lui. Non aveva mai conosciuto un angelo che fosse stato amichevole e gentile quanto lo era stato Crowley nel corso dei secoli. E ciò era inquietante e straordinario al contempo.
Alla fine, dopo due parole scambiate con più nervosismo del solito, si erano ritrovati seduti con i consueti calici di vino rosso in mano.
“Sono solo un povero demone tentatore” diceva Crowley in sua difesa “Non è colpa mia se gli umani mi trovano irresistibile.”
“Forse dovresti smettere di tentarli” gli propose Aziraphale, spazientito.“Non li tento!” negò l’altro con convinzione “Parlo con loro e loro dopo un po’…” gesticolò verso di lui “Sai, no.”
“No, grazie al cielo non lo so.”
Me ne sono accorto” mormorò tra i denti.
“Prego?” domandò Aziraphale. Ma Crowley si attorcigliò sulla poltrona come un contorsionista - come un serpente - e guardò fuori dalla finestra.
Aziraphale finì il suo calice e lo appoggiò saldamente al tavolo. “So che ti senti vuoto e triste, Crowley.”
“Sono sempre vuoto e triste. Sono un demone.”
“Intendevo più del solito, ora che non sei più un emissario dell’inferno” si corresse Aziraphale, pazientemente “Tuttavia, non puoi prendertela con gli umani, non te lo permetto. Sono sempre un angelo, io. E se anche non ho più un dipartimento, ciò non significa che io non debba più avere dei sani principi o delle regole da rispettare.”
Crowley alzò gli occhi al cielo. “Che senso ha rispettare delle regole, quando non abbiamo più un regolamento? Nessuno ci controlla.”
“Crowley…” lo chiamò Aziraphale, stancamente
“Possiamo fare tutto ciò che volgiamo e non facciamo niente.”
“E questo è l’unico motivo per cui siamo ancora vivi” gli ricordò l’angelo. Crowley lo guardò di sbieco.
“Voglio fare comunque qualcosa, qualcosa che non ho mai fatto. Posso… resuscitare un morto?” gli domandò, un po' brillo.
Aziraphale allargò gli occhi “Scusa?”
“No, forse no” si rispose Crowley “Troppa confusione. Che ne dici se faccio uno scherzo ai ragazzini che fanno le sedute spiritiche? Compaio all’improvviso e… Buu!”
Aziraphale trattenne un sorriso. “Sai che non te lo lascerei fare.”
“Pensi che riusciresti a trattenermi?” disse Crowley con tono di sfida, ma subito dopo assunse un’aria pensosa “Potresti farlo? Intendo, tu sei un angelo, sei sacro.”
Aziraphale lo guardò “E quindi?”
“Il tuo tocco dovrebbe bruciarmi” insinuò Crowley, concentrato a pensare “Sei un angelo, dovresti essere più sacro dell’acqua santa.”
“E infatti lo sono” proruppe subito Aziraphale “E comunque non è carino speculare sulla sacralità altrui.”
“E allora perché non mi hai mai bruciato?” 
Aziraphale strinse le labbra: “Forse perché non ti ho mai toccato.”
“Ma dai!” gracchiò Crowley, spazientito “Sono seimila anni, vecchio mio. Sarà successo almeno una volta.”
L’angelo però scosse la testa, era irremovibile “No, non credo proprio. ”
“Quando ci siamo scambiati i corpi” esclamò con entusiasmo Crowley, indicandolo con la bottiglia vuota “Ci siamo tenuti per mano e io non mi sono bruciato.”
“Sì, ma quella volta non vale visto che eravamo letteralmente l’uno nel corpo dell’altro.”
Crowley gli lanciò uno sguardo torvo e aggrottò le sopracciglia. In effetti, era vero. Possibile che non gli venisse in mente un episodio specifico in cui le loro pelli erano entrate in contatto senza la barriera dei vestiti? Ma doveva essere successo mille volte, suvvia!
Forse.
Gli guardò la mano rosea e paffuta e provò tutto fuorché paura.
“Mi bruceresti, secondo te?” gli chiese, allungando le gambe attorcigliate.
“Certo che sì” rispose immediatamente Aziraphale “Sono più sacro dell’acqua santa, come hai giustamente osservato tu stesso. Ti scioglieresti all’istante.”
“Hm, non saprei” insistette Crowley, guardandolo con aria interessata “Posso provare?”
“No.” rispose l’angelo con un sorriso forzato. Era arrossito.
“Dai, Aziraphale, fammi provare” continuò l’altro, saltando in piedi.“Crowley, per cortesia, non abusare della mia…” ma poi Aziraphale si interruppe e si impietrì. Teso come non mai, abbassò lentamente lo sguardo sul suo fianco: la sua mano destra era stretta a quella di Crowley. L’angelo deglutì e ovviamente mantenne la calma.
“Brucia?” gli domandò come se nulla fosse. La voce però gli uscì stridula.
“No” rispose il demone, scuotendo anche la testa come per sottolinearne l’assunto.
“Ah” si schiarì la voce, imbarazzato “Curioso.”
“Aziraphale.”
L’angelo alzò subito lo sguardo su di lui. “Dimmi” scandì con un tono velatamente minaccioso. Era l’imbarazzo a renderlo minaccioso.
“Oh, è così strano.” esclamò Crowley, le pupille da serpente dilatate “È come se… È come se non sentissi più la tristezza.”
L’angelo si irrigidì ancora di più. “Beh, è normale. È il mio flusso angelico quello che stai assorbendo.”
Crowley annuì. “Giusto, il flusso angelico.” concordò, o finse di concordare.
“Crowley, forse è il caso…”
“Sssì.” 
I due si separarono di scatto. Ci fu un attimo, un momento brevissimo ma intenso, in cui Crowley lo guardò negli occhi e gli si avvicinò con la cautela stessa di un pianeta in movimento, ma Aziraphale gli diede subito le spalle.
“Devo tornare a lavorare” esclamò l’angelo, al colmo dell’imbarazzo.
Crowley annuì vigorosamente “Sì, certo. Lavorare.”
“Bene.” si congedò Aziraphale.
“Angelo” aggiunse rapidamente Crowley. “Scusa se ti ho rubato il flusso angelico. Davvero, non era… non era ciò che…”
“Non fa nulla.” lo interruppe Aziraphale con un sorriso nervoso.
“E scusa se tento i tuoi clienti. Non lo faccio a posta.”
L’altro annuì e non disse altro. 
 
 
Con sua sorpresa, Crowley continuò a sentirsi felice, ma era una felicità amara. Si guardò il palmo della mano, Il flusso angelico di Aziraphale doveva essere ancora in circolazione. Sperò invece di non averlo turbato con il suo flusso demoniaco, anche se non era nemmeno certo di averne uno. 
Crowley si sentì di nuovo vuoto e triste. Avrebbe fatto qualunque cosa per poter risalire in paradiso e non essere più un demone, avrebbe dato tutto per sentirsi finalmente un amico degno di Aziraphale.
Crowley fece un sospiro mogio, e presto un ragazzo molto truccato e con un prominente ciuffo rosa gli si sedette vicino.
Ordinò da bere e si voltò verso di lui con un sorriso.
“Ciao” lo salutò.
“Ngh.” rispose Crowley.
“Mal d’amore?” continuò costui, guardandolo dolcemente.
Crowley spostò lo sguardo su di lui e aggrottò le sopracciglia, a disagio.
Amore? Che cosa imbarazzante anche solo da pensare. Si sentì ridicolo. Chissà Aziraphale cosa avrebbe pensato se lo avesse saputo, si sarebbe sicuramente vergognato. Non gli avrebbe più rivolto la parola.
“Ti va di bere qualcosa con me? Sono James, Jenny per le amiche.”
Crowley lo guardò da dietro gli occhiali scuri e gli accennò un minuscolo sorriso. 
A differenza di Aziraphale, comunque, gli umani sembravano accettarlo per quello che era.
 
 
***
 
 
Dopo l’episodio delle mani, qualcosa tra loro era cambiato. C’era una strana tensione irrisolta che non c’era mai stata prima. Un umano al suo posto non l’avrebbe notato, ma Aziraphale, che era un essere sovrumano, certe vibrazioni le captava. E poi sentiva spesso lo sguardo di Crowley su di sé. 
“Cosa c’è?” gli chiese pazientemente.
Crowley era seduto all’incontrario. “Cosa? Niente.”
“Sento che vuoi qualcosa.”
“Certo. Otto miliardi di dollari” rispose il demone “E un’udienza privata con la tua capa.”
Aziraphale lo ignorò con uno sguardo paziente.
“Sto bene, angelo.” gli disse Crowley, più seriamente. Poi distolse lo sguardo. “Stasera ho anche un appuntamento.”
“Un appuntamento?” ripetè l’altro, stranito “E con chi?”
“Con umano.”
Aziraphale era ancora più basito.
“È per quale ragione?” gli chiese, il suo tono si era scaldato “Crowley, se pensi di indurlo in tentazione, io…”
“Nah, nessuna tentazione” lo zittì “Andiamo solo al cinema.”
“Ah!” squittì sorpreso Aziraphale “Beh, potevi dirlo subito. Vengo volentieri anche io.”
Ma Crowley sembrò imbarazzarsi. “Sì, ecco… Forse è meglio di no.”
“E perché?”
“Perché… Oh, per Satana, come faccio a spiegartelo…”
Aziraphale si tolse gli occhi da vista. “Non capisco, Crowley. Perché non dovrei venire?”
“Credo che l’umano in questione voglia venirci da solo con me” gli rivelò il demone con tono riluttante, Aziraphale arcuò le sopracciglia “Ma a me andrebbe bene se venissi anche tu.” si affrettò ad aggiungere “Sarebbe un po' strano, ma ho sentito di peggio."
Aziraphale a quel punto comprese e lo guardò esterrefatto. “Hai un appuntamento galante con un umano?” la sua voce aumentò di due ottave.
“Ngh, galante. Sono un demone, non un idiota” replicò rapidamente "È solo un tizio che mi ha chiesto di uscire.”
“Un tizio che ti ha chiesto di uscire!?” ripetè Aziraphale, scattando in piedi.
“Sì, angelo” affermò Crowley, spazientito “Per quanto ti sembri impossibile, io agli umani piaccio."
“Ma perché?” continuò Aziraphale, non riusciva a capacitarsi “Intendo, perché dovresti uscire con un umano? Perché rispondergli di sì, in nome del cielo?”
Crowley abbassò lo sguardo sul suo orologio. “Perché rispondergli di no…”
“Ma perché è un umano!”
“Sì! Ed è anche un figo, va bene?” sbottò Crowley, alzandosi arditamente in piedi. Aziraphale spalancò la bocca.
“Oh cielo.” ansimò, mettendosi una mano sul petto “ Oh cielo, cielo, cielo.”
Crowley sbuffò e scrollò le braccia. “È solo un cinema.”
“Ma ti è andato di volta il cervello?” strillò invece Aziraphale “Tu sei un demone, lui è un umano, come puoi solo pensare a una cosa del genere!?”
Anche Crowley alzò la voce: “Perché non ho più regolamento, ho un corpo in dotazione da seimila anni e credo sia giunto il momento di usarlo, Aziraphale!”
Aziraphale arrossì vistosamente: “Questo è… è…”
“Cosa?”
“Sbagliato.”
“Oh, lasciami stare.”
“Crowley!” lo chiamò Aziraphale “Io non ti permetto di andare!”
L’altro sospirò. “Arrivederci, Aziraphale.”
“Se quell’umano dovesse innamorarsi di te, come va a finire?” gli chiese Aziraphale a bruciapelo. “Ti starà vicino, ma non potrà mai averti, perché tu sei un demone e lui è un umano. Siete troppo diversi, appartenete a due mondi diversi. Come potete stare insieme se siete fatti per stare l’uno contro l’altro?”
Crowley si fermò di fronte alla porta e si voltò lievemente verso di lui. “Stai ancora parlando dell’umano?”
Aziraphale sospirò: “Hai capito il discorso.”
“Sì, l’ho capito. Ma io non appartengo più a quel mondo” gli spiegò con tono più conciliante “Mi hanno cacciato dall’inferno e io mi sono dissociato. Adesso non sono poi così diverso dagli umani. Dormo, mangio, mi vesto, sono più simile a loro di quanto lo sia mai stato ai demoni. E anzi, forse non sono nemmeno più un demone. Sono solo un spirito dentro un corpo.”
“Sciocchezze” lo rimproverò duramente Aziraphale “Tu continui a essere un demone, proprio come io continuo a essere un angelo. Questa è la nostra natura e lo sarà per sempre, non puoi negarla. Hai delle ali dietro alla schiena e tenti la gente senza nemmeno rendertene conto. Tu sei un demone, punto e basta.”
Crowley a quel punto non gli rispose più. Lo guardò con un’espressione indecifrabile e poi se ne andò.
“Crowley!” lo chiamò Aziraphale, ma il demone in questione aveva già sbattuto la porta.
 
***
 
 
Aziraphale sospirò pesantemente e guardò l’orologio.
Tre e venti del mattino e di Crowley nessuna traccia.
Si sistemò meglio sul trono, ma il suo sguardo era costantemente rivolto alla porta di casa del demone, il dito indice tamburellava senza sosta sul bracciolo di velluto rosso.
Cos’ho fatto” continuava a pensare con l’ansia che gli serrava la gola. Avrebbe dovuto fermarlo, supplicarlo di non andare, mettere finalmente da parte l’orgoglio e la codardia e dirgli che non aveva bisogno di un umano per andare al cinema, perché aveva già lui. Lui che amava la sua compagnia più di qualunque altra cosa, che adorava accompagnarlo al cinema, al Ritz, al Saint James e perfino a quei discutibili e assordanti concerti che piacevano a lui.
Dove poteva essere, il suo Crowley ora. Cosa stava facendo con quell’umano. 
Aziraphale sospirò. Quel suo appartamento grande e lussuoso era gelido e vuoto. Chissà se sarebbe mai riuscito a proporgli di stare con lui.
Poi, all’alba delle quattro meno un quarto, il demone finalmente rincasò. Aziraphale si alzò di scatto dalla poltrona e lo fissò pieno di aspettativa. Crowley appena lo vide in casa propria alzò gli occhi al cielo. Si tolse il soprabito nero, che svolazzò come un pipistrello verso l’appendiabiti e poi si diresse rapidamente verso le scale.
“Come è andata?” gli chiese l’angelo, la sua voce suonò strana perfino alle sue orecchie.
“Bene.” grugnì Crowley.
“Ah” disse Aziraphale, deglutendo “Come mai hai fatto tanto tardi?”
Il demone non gli rispose. Salì le scale due gradini alla volta con uno sprint che Aziraphale poteva solo sognarsi.
Lo seguì.
“Allora, hai-hai passato una bella serata?” continuò, cercando di dimostrarsi calmo e sorridente.
“Sì” esclamò Crowley, facendo partire un cd “Ha avuto un epilogo inaspettato.”
All’angelo crollò la maschera col finto sorriso. “Cioè?” gli chiese, col cuore che batteva forte. Crowley lo guardò dritto in viso e Aziraphale trasalì.
“Cosa hai fatto ai tuoi occhi!?” esclamò con tono accusatorio, vedendo che gli occhi di Crowley erano marroni, la pupilla tonda come quella degli umani.
“Oh, giusto” finse di ricordarsi pigramente “È solo un piccolo miracolo per mimetizzarmi meglio.”
“Falli tornare subito com’erano prima” gli ordinò l’angelo, angustiato.
“Perché?” gli chiese, irritato “Non sono abbastanza mostruoso per i tuoi gusti?”
“Mostruoso?” ripetè Aziraphale “Non ho mai usato questo aggettivo in seimila anni che ci conosciamo, Crowley.”
“Ma è chiaro che l’hai pensato. Sono un demone, no? Essere mostruoso fa parte della mia natura.”
“No. Non era ciò che intendevo” sostenne Aziraphale, convinto “Quello che intendevo, è che devi trovare qualcuno che ti accetti per quello che sei.”
“E chi sarebbe questo qualcuno? Tu?” sbottò Crowley con disprezzo “Ma se non riesci nemmeno a tenermi per mano!”
“Io…”
“Ho sempre cercato di comportarmi bene, per te” continuò Crowley, quasi ringhiando “Ho sempre cercato di essere degno di te, di piacerti in qualche modo, ma non importa quanto io mi sforzi, per te resterò sempre e soltanto un demone!”
Ad Aziraphale mancava il respiro
“Un mostro” continuò l’altro “Un essere impuro e crudele, che non merita altro se non odio e rancore e …”
Aziraphale lo prese per la giacca e lo baciò dritto in bocca. Crowley si bloccò, le braccia sospese a mezz’aria, gli occhi spalancati.
“Oh, Crowley” gli disse Aziraphale, coi pollici gli accarezzò le palpebre per ripristinargli gli occhi gialli “Tu per me sei la creatura più perfetta dell’universo. Non puoi nemmeno immaginare quanto ti amo.”
Il demone era arrossito e sembrava sotto shock. Rigido come un palo, abbassò lo sguardo e afferrò il soprabito dell’angelo.
“Non sono davvero uscito con quell’umano” mormorò, a  stento riusciva a guardarlo in viso “Sono stato tutto il tempo al parco.”
Aziraphale lo guardò dolcemente. “Che ne dici allora se andiamo noi due al cinema, domani sera?”
“Sì” rispose subito il demone, annuendo vigorosamente “Sì, perché no.”
“Bene” gli sorrise Aziraphale, facendo un passo indietro “Ti va una tazza di tè?”
“Meglio del Whiskey” disse Crowley, schiarendosi la voce “Ho bisogno di qualcosa di forte.”
“Lo sai chi ha inventato il whiskey?” gli chiese Aziraphale, mentre scendevano le scale .
“No, chi?” gli rispose Crowley, cercando di ripigliarsi.
“Un monaco, un mio amico.”
“Non ci credo.”
“Oh sì! Ero in visita in quel monastero, e un pomeriggio, mentre loro erano raccolti in preghiera…”
 
 


 
❤️
 
 

Note
Nell'attesa (spasmodica) di Good Omens 2, ecco un piccolo contributo, spero vi sia piaciuto :) Ah, è inteso che Crowley alla fine va con Aziraphale nel cottage, la cosa oltretutto è canon!
   
 
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