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Autore: musa07    04/07/2023    1 recensioni
[SakuAtsu][OsaSunaToya][Post Time!Skip]
""Erano veramente passati già quindici anni?
La cosa curiosa era il fatto che si ricordavano perfettamente quando Atsumu aveva detto “ok, metto il promemoria sul calendario di Google allora”, ma nessuno dei cinque si ricordava come o perché fosse partita la proposta.
Fatto sta che quello era il giorno…
E non avrebbero potuto dimenticarselo neanche se avessero voluto, dato che Atsumu aveva iniziato un vero e proprio countdown già da un mese prima[...]
Kiyoomi aveva scoperto la passione per il giardinaggio. E gli riusciva eccezionalmente bene.
Lavorare la terra con le mani era qualcosa di meravigliosamente rilassante.
Ed ecco perché il giardino sul retro di casa sua e di Atsumu si era tramutato in una vera e propria selva, seppur precisa e ordinata[...]
Rintarou l’aveva sempre detto che aver due mattinieri al suo fianco sarebbe stato un “incubo al quadrato”. E dopo anni continuava a sostenerlo con insistenza.
Schiuse lentamente gli occhi non appena i suoi due compagni di vita se l’erano coccolato e lo avevano lasciato dormire, sentendo le loro voci provenire ovattate dal piano di sotto, dalla cucina[...]"
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Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atsumu Miya, Kiyoomi Sakusa, Motoya Komori, Osamu Miya, Rintarō Suna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prompt: “Insieme siamo un dialogo infinito” – “
Ehy, lo avresti mai detto? Sono passati tantissimi anni e siamo ancora insieme tu ed io” di @
Bombay Bombay -
“I grandi amori si annunciano in modo preciso. Appena li vedi dici: chi è questo stronz0?” di @
Risa-Chan







Erano veramente passati già quindici anni?
La cosa curiosa era il fatto che si ricordavano perfettamente quando Atsumu aveva detto “ok, metto il promemoria sul calendario di Google allora”, ma nessuno dei cinque si ricordava come o perché fosse partita la proposta.
Fatto sta che quello era il giorno…
 
 
E non avrebbero potuto dimenticarselo neanche se avessero voluto, dato che Atsumu aveva iniziato un vero e proprio countdown già da un mese prima.
 
 
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- E se tra quindici anni non saremo più insieme? –
- Mori amore: perché non dovremmo essere più insieme? –
- Magari perché tra quindici anni non ci sopporteremo più. –
- Io non vi sopporto già più… –
- Omi, smettila! E tu Sunarin piantala di fomentarlo! –
 
 
___________
 
 
 
 
Kiyoomi aveva scoperto la passione per il giardinaggio. E gli riusciva eccezionalmente bene.
Lavorare la terra con le mani era qualcosa di meravigliosamente rilassante.
Ed ecco perché il giardino sul retro di casa sua e di Atsumu si era tramutato in una vera e propria selva, seppur precisa e ordinata.
 
Sapeva quindi dove trovarlo, Atsumu, e perdersi a guardarlo… ad osservarne la schiena, i ricci sempre rimasti ribelli, in contrapposizione con la sua natura precisa e ordinata, che gli solleticavano la punta del naso, e scoprirsi a sorridere dolcemente. Ancora perdutamente innamorato…
I piedi nudi sfiorarono l’erba ancora piacevolmente umida, avvicinandosi a lui con due tazze di the verde fumante in mano.
- Ehy… - sussurrò Kiyoomi quando si sentì circondare gentilmente con un braccio, mentre Atsumu gli poggiava un bacio sulla nuca. Kiyoomi voltò il viso verso di lui, pensando a quanto fosse incredibile e meraviglioso il fatto che, dopo tutti quegli anni, fosse ancora così innamorato di lui.
Kiyoomi non aveva mai creduto al “felici e contenti per sempre” prima di conoscere Atsumu. Anzi, quando lo aveva conosciuto e, con una punta di orrore e sconcerto, si era reso conto di provare attrazione nei suoi confronti, aveva pensato fosse l’ennesimo modo della sua coscienza di tortmentarl0 con nuovi ed esaltanti metodi di tortur4, ma ora – dopo tutti quegli anni – poteva affermare di poter confutare quella sua vecchia convinzione. E nel modo più semplice possibile, ossia non avendo idealizzato quel “felici e contenti” o il “per sempre” ma avendo vissuto – e vivendo - la quotidianità, che voleva dire anche momenti di difficoltà, frustrazione e sconforto, che però erano stati vissuti in due, condivisi e quindi superati. E superare certi momenti insieme aveva voluto dire intrecciare ulteriormente i fili delle loro vite e rendere il legame indissolubile.
Perché loro due non erano un “ehy, lo avresti mai detto? Sono passati tantissimi anni e siamo ancora insieme tu ed io”, non si stupivano del fatto di essere ancora insieme dopo tutti quegli anni, perché quando si erano scelti, erano stati consapevoli del fatto che non lo stavano facendo per capriccio o per sfida ma per costruire qualcosa insieme, pur con le loro differenze di carattere e di peculiarità. Diciamo che erano più un “i grandi amori si annunciano in modo preciso. Appena li vedi dici: chi è questo stronzo?”
 
 
- Amore, cosa stai piantando questa volta? – gli chiese Atsumu, iniziando a scaricargli una serie di schiocchi sulla guancia. Era bellissimo come Atsumu non si fosse mai fatto problemi a farlo, fin dall’inizio della loro relazione (ed esser ancora vivo per raccontarlo).
- Girasoli. – rispose Kiyoomi, senza nemmeno far più finta di opporsi a quella scarica di baci. Pulendosi le mani su di uno straccio pulito precedentemente, e coscienziosamente, preparata, si voltò nell’abbraccio, in modo tale da poterlo ricambiare, mentre Atsumu prendeva posto a terra, sedendosi e trascinandoselo dietro per prender poi posto tra le sue gambe, dopo avergli porto la sua tazza.
 
- Lo sai che giorno è oggi, Omi? –
- Impossibile dimenticarlo, Miya, dato che ce lo stai ricordando da trenta giorni a questa parte. –
- Adoro quando mi chiami “Miya” per dimostrarmi il tuo pseudo-fastidio, dimenticando che in qualche modo è come se ti stessi rivolgendo a te stesso. – gli ricordò divertito Atsumu, mettendogli davanti agli occhi la fede in oro bianco che luccicava sul suo anulare sinistro.
 
 
 
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Rintarou l’aveva sempre detto che aver due mattinieri al suo fianco sarebbe stato un “incubo al quadrato”. E dopo anni continuava a sostenerlo con insistenza.
Schiuse lentamente gli occhi non appena i suoi due compagni di vita se l’erano coccolato e lo aveva lasciato dormire, sentendo le loro voci provenire ovattate dal piano di sotto, dalla cucina, intenti di certo a preparare la colazione.
Si lasciò scappare un sospiro di felicità e gratitudine a sentire quelle voci sussurrate, schiudendo definitivamente gli occhi quando si sentì sfiorare il volto delicatamente. E trovandosi davanti un paio di occhi che era un mix incredibile di verde nelle sue sfumature e screziati di ardesia.
- Buongiorno… - sussurrò appena mentre i lineamenti del volto si addolcivano ancora di più.
 
 
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- Toya, puoi gentilmente tenere tua figlia distante da me per favore? –
- Non posso farci niente Kyo, Misa è perdutamente innamorata di te. – rise Motoya, mentre si trovava ai fornelli accanto ad Osamu, lanciandogli un’occhiata fugace da sopra la spalla.
- E Rin è profondamente geloso e contrariato da questa cosa… - sussurrano i suddetti infingardi, ridendosela mentre si lanciavano un’occhiata divertita e si beccavano un’occhiataccia di finto biasimo da parte di Rintarou, che assestò ad entrambi una bella pacca sul seder3.
 
Era pazzesco come Kiyoomi, che aveva un rapporto formale e basato solo ed esclusivamente sull’educazione con i bambini, attirasse in modo spasmodico le loro attenzioni. Misa in primis.
La bambina, infatti, stringendo l’enorme peluche a forma di volpe che le avevano regalato proprio lui e Atsumu il giorno del suo quarto compleanno avvenuto un paio di mesi prima, era in piedi davanti al divano in perpetua adorazione silenziosa di Kiyoomi.
E Kiyoomi, di fronte a quegli occhi dalla piacevole forma allungata come quelli di Rintarou ma che erano un mix di colore degli occhi dei suoi tre padri, si muoveva a disagio. Di certo non aiutato dal fatto che il proprio compagno stesse sghignazzando divertito di fronte a quella scena che si ripeteva a copione come ogni volta.
- Vieni dallo zio ‘Tsumu. – cercò di andargli in soccorso, sporgendosi verso Misa e allargando le braccia, come ad invitarla a saltargli in braccio.
Misa lo fissò dubbiosa e sospettosa, girandosi a guardare Osamu per poi ritornare a riportare l’attenzione ad Atsumu, emettendo un grosso sospiro. Era sempre così intricato per lei vedere due versioni del suo papà. Rivolse nuovamente uno sguardo speranzoso verso Kiyoomi, che credeva di aver scampato pericolo.
Questi allungò una mano verso di lei e facendole un pat-pat di incoraggiamento sulla spalla, davvero il massimo che era in grado di produrre, facendo scoppiar a ridere di gusto Atsumu.
- Oh, Omi: vado matto per i tuoi tentativi di essere gentile e coccoloso con i bambini. – gli disse avvolgendogli un braccio intorno alle spalle e poi, dopo averlo attirato a sé, posandogli un bacio tra i capelli.
- Non puoi dire che io non ci provi. – si giustificò, leggermente in imbarazzo.
- Lo so, lo so… per questo ti amo nonché ti adoro. – proferì pieno d’amore, posandogli un bacio a schiocco sulle labbra, sempre sotto gli occhi attenti di Misa.
- Perché vi date i bacini? – chiese la bambina.
- Perché questa cosa non la domandi ai tuoi papà? – si accigliò Kiyoomi, lanciando un’occhiata di fuoco a Motoya che era scoppiato a ridere.
- Omi… - cantilenò Atsumu, prendendogli la mano, per poi sporgersi verso la piccola – Perché, come i tuoi papà, ci vogliamo bene. –
La bambina piegò leggermente la testa di lato, facendo ondeggiare le due codine castane diligentemente acconciate, valutando che la risposta aveva effettivamente un senso.
 
- Dai Misa lascia tranquilli gli zii. – Rintarou si abbassò per prenderla in braccio – Adesso andiamo a fare il bagnetto e poi pisolino. -
- Bagnetto con lo zio Kyo? – chiese lei speranzosa, mentre appoggiava la testolina sulla spalla di Rintarou con un piccolo sospiro.
- Ne riparliamo tra qualche decennio, principessa. E passando comunque sopra al mio cadavere. –
- Rin! – lo ammonirono divertiti i suoi due compagni mentre si avvicinavano a loro due per salutare la loro figlia, che iniziò a dare una scarica di bacini con pernacchietta incorporata, come le aveva insegnato Motoya, divertendosi un sacco per poi fare “ciao ciao” con la manina, riaccucciandosi sulla spalla di Rintarou e iniziando ad attorcigliarsi una ciocca di capelli.
- Papi mi racconti la storia del Volpacchiotto Tsum-Tsumu che si perde nel bosco e viene salvato dai suoi amici? – chiese mentre produceva un enorme sbadiglio.
- Sunarin, infame, che storia sarebbe?! – si inalberò il diretto interessato
- L’ha inventata tuo fratello. – gli rispose Rintarou ghignando divertito. Stesso identico ghigno che apparve sulle labbra di Osamu.
- Sei sempre il solito infame anche tu. – masticò tra i denti Atsumu, mentre si addossava a Kiyoomi che lo aveva attirato a sé, ridacchiando a sua volta.
- Certo principessa. – la rassicurò Rintarou, ridendo, e stringendosela delicatamente addosso dopo averle posato un bacio sulla testolina.
 
 
Era meraviglioso per Osamu e Motoya vedere come Rintarou – che con la sua famiglia aveva sempre avuto un rapporto basata sull’educazione e sulla pura formalità, a fatica conquistata – amasse la loro figlia in quel modo incondizionato.
Si erano meravigliati non poco che fosse stato proprio Rintarou, qualche anno prima, a manifestare il desiderio di allargare la loro famiglia.
 
 
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La domanda era stata posta una sera, mentre stava preparando la cena, che era sempre un momento bellissimo per tutti e tre, di massima condivisione. Rintarou, al solito, era stato lasciato a tagliar le verdure, perché per quanto fosse uno estremamente preciso e meticoloso quando giocava, non applicava la stessa tecnica fine nel cucinare ma, proprio come Atsumu, tendeva ad essere estremamente pressapochista.
Aveva sollevato lo sguardo dalle verdure che stava affettando e aveva guardato gli altri due, di schiena, intenti a lavorare spalla contro spalla. Aveva ascoltato la calda voce di Osamu e la spumeggiante risata di Motoya, ed era stato allora che se n’era uscito con quella frase.
 
 
- Perché non facciamo un bambino? –
 
 
Motoya e Osamu si erano girati a rallentatore verso di lui, dopo essersi fermati come se qualcuno avesse messo in pausa l’immagine.
Loro tre stavano ormai insieme da più di undici anni anni, lui e Osamu da diciassette, inoltre lui e Motoya non avrebbero continuato a giocare a livello professionistico ancora per molto e nel frattempo si erano già avvicinati a casa. Era indubbiamente il momento giusto se avessero deciso per il sì.
Aveva sentito gli occhi degli altri due posarsi sui suoi, straniti.
- Rin, così: dal nulla? – aveva abbozzato un sorriso confuso Osamu.
Non ne avevano mai parlato, né nessuno di loro tre aveva mai espresso un desiderio del genere, ma sia Osamu che Motoya erano perfettamente consci del fatto che se il loro compagno aveva espresso un desiderio del genere voleva dire che ci stava pensando da un po'. Rintarou non era di certo tipo dal manifestare desideri del genere dettato dall’istinto, ma dopo ponderate e attente considerazioni.
- È… è da un po' che ci sto pensando. Ok, fate finta di niente. – ecco che infatti aveva pronunciato, riprendendo ad affettare le zucchine, maledicend0si per non essersi morso la lingua invece di parlare, per poi essersi sentito avvolgere dall’abbraccio rassicurante di entrambi, dopo che Osamu e Motoya si erano parlati con gli occhi.
- Beh, potremmo iniziare a pensarci. – gli aveva sussurrato all’orecchio Motoya.
- Scusaci Rin se non abbiamo reagito subito, solo io e Mori non ci aspettavamo una proposta del genere. – lo aveva rassicurato Osamu.
 
 
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Aspettano il ritorno di Rintarou, si erano spostati in giardino, godendosi la penombra del fresco degli alberi con l’assordate frinìo delle cicale in sottofondo, chiacchierando a bassa voce, in trepidante attesa. Perché se era vero che quelli che manifestavano più eccitazione ed elettricità della cosa erano Atsumu e Motoya, non è che gli altri tre non fossero in crescente fibrillazione.
 
- Oh, eccoti finalmente. – Atsumu non stava più nella pelle e accolse l’apparizione di Suna con un enorme sospiro di sollievo, andando a recuperare la borsa che aveva lasciato all’ingresso.
- Io non capisco perché le abbiamo lasciate a te… Come abbiamo fatto a fidarci? - commentò perplesso Rintarou, mentre si sedeva nel dondolo lasciando Motoya in mezzo tra lui e Osamu, come sempre, e prendendo il bicchiere di tè mugicha* fresco che Osamu gli stava porgendo.
- Sì, ha veramente del grottesco questo cosa. – replicò Kiyoomi, altrettanto attonito da ciò.
- Vi ho sentiti! – rise Atsumu, di ritorno.
Cinque paia d’occhi si scambiarono fugaci occhiate tra di loro, dopo che si erano sporti verso la borsa di carta, e il suo prezioso contenuto, che Atsumu aveva messo in mezzo a loro.
- Dai ‘Tsumu, distribuiscile tu. – lo invitò suo fratello, passandosi una mano tra i capelli, per scostarsi una ciocca di capelli neri che gli solleticava la punta del naso.
- Ok. – Atsumu accolse la proposta tutto fiero e pomposo e, in modo teatrale, infilò la mano dentro alla borsa – Vado a caso? –
- Sbrigati! – lo esortò Osamu.
- Che agitazione, mamma mia. – rise Motoya che effettivamente, per l’emozione, aveva la gola secca.
- Sì, io non mi ricordo più niente. – gli diede manforte Atsumu.
- Beh, era questo lo scopo no? Non ricordarsi più nulla. – replicò Kiyoomi, che però si era sporto anche lui verso la borsa, attendendo con trepidazione che suo marito si decidesse ad effettuar il pescaggio. E come trattennero tutti e cinque il fiato quando ciò finalmente avvenne!
 
- Oh, Omi: è la tua. – sorrise Atsumu, bastandogli anche solo vedere l’elegante scrittura di Kiyoomi per riconoscere la busta.
E fu così che tutti e cinque si ritrovarono con la lettera scritta dai loro sé passati, di quando avevano ventitré anni, tra le mani.
Si fissarono attendendo chi avrebbe fatto il primo passo. Chi l’avrebbe aperta per primo.
Kiyoomi e Rintarou decisero di farlo scostandosi leggermente da lì, portandosi uno sotto all’albero di ciliegio, l’altro sedendosi all’ombra del prugno.
Atsumu e Osamu presero posto l’uno al fianco dell’altro, con Atsumu che appoggiava la testa sulla spalla di Osamu. Motoya, invece, si sedette sull’erba fresca davanti a loro, a gambe incrociate, dopo aver lanciato un’occhiata a Rintarou e Kiyoomi, ad assicurarsi che stessero bene.
 
 
Un osservatore esterno avrebbe riscontrato tante reazioni nei loro volti, nei loro occhi, nelle loro espressioni nel momento in cui avevano iniziato a leggere la lettera che si erano scritti quindici anni prima.
Aveva ragione Kiyoomi quando aveva detto che non ricordarsi ciò che avevano scritto era lo scopo della “lettera dal passato”, solo che raccogliere il testimone, i sogni, i timori e le speranze dei loro sé passati poteva essere un’eredità indubbiamente pesante.
E se non fossero riusciti a realizzare i sogni e i desideri che si erano prefissati? Era una responsabilità non da poco indubbiamente. Se non altro, e questo era totalmente rincuorante, erano ancora tutti e cinque insieme. Potevano ancora contare l’uno sull’affetto e la cura e la dedizione degli altri quattro. Perché indubbiamente non ci sarebbe stato niente di più brutto che non esser insieme, se uno di loro non fosse più stato presente nella vita degli altri, perché era indubbiamente brutto se uno di loro – così importante e presente nelle vite le une degli altri – fosse stato cancellato o sparito come se niente fosse. Neanche i due gemelli potevano dirsi immuni da quell’eventualità, dato che non è che fosse così inconsueto che anche fratelli e sorelle finissero per allontanarsi.
 
 
In quelle lettere c’erano indubbiamente sogni, speranze, desideri ma c’erano soprattutto ricordi. Ricordi di battute, di risate, di aneddoti.
C’erano loro cinque in quelle lettere che arrivavano dal passato e conservate con cura per quindici lunghi anni.
C’era il chiedersi se si sarebbero ricordati ancora quel preciso avvenimento e se ne avrebbero ancora riso come allora.
C’era il domandarsi se si sarebbero ritenuti soddisfatti, grati - adesso come allora - di ciò che avevano.
C’era la consapevolezza che indubbiamente le cose sarebbero cambiate, e la curiosità di capire come, c’era la coscienza che le loro vite sarebbero andate avanti ma con la fiducia di quale direzione farle prendere.
C’era affetto. C’era amore.
C’era gratitudine.
E c’era il desiderio, la speranza di esser ancora tutti e cinque insieme. Così come effettivamente era.
 
 
Perché loro cinque insieme erano indubbiamente un dialogo infinito.
 
 
 
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*tè mugicha è il tipico tè d’orzo giapponese che è ottimo come bevanda rinfrescante in estate
 

   
 
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