Gelato
fritto
Non
ricordava quando fosse stata l’ultima volta che le sue mani avessero sudato in
quel modo.
Probabilmente
dalla sera prima.
Ma non era
quello il punto. Le sue mani sudavano, tanto, in un modo tale da rendere
praticamente impossibile ogni suo intento; impasticciava, modellava,
aggiungeva, toglieva ed infine piangeva, così ciclicamente per ore.
Wade era
sull’orlo di una crisi di nervi ma quando arrivava a tanto così da affossare
tutto il suo sconforto nelle lacrime (che comunque colavano inesorabilmente e
ritmicamente dal suo volto acquoso) si dava un bel paio di schiaffi ben
assestati, cercando di prendere la calma con ampie boccate d’aria.
-Non puoi
fallire, Wade!- si ripeteva lui a voce alta con tono deciso, anche se
leggermente tremolante. – Lo devi fare per Ember!-
E bastò
nominare il suo nome ad alta voce per andare istantaneamente in brodo di
giuggiole, facendogli palpitare il cuore a mille, aumentando la sudorazione ed
il respiro; posò la mano destra sopra la sua guancia bagnata, adagiando il
gomito sopra un tavolo del tutto disordinato.
-Ah, Ember…-
Il suo
turbine di emozioni si fermò quasi subito quando iniziò ad avvertire uno strano
e pungente odore di fumo, simile ad una forte combustione. Qualcosa ai fornelli
stava decisamente bruciando.
Wade si
destò immediatamente, voltando lo sguardo verso il pentolame dietro di lui,
fissando il fumo nero che fuoriusciva da una padella specifica.
Afferrò prontamente
un guanto di gomma e, dopo esserselo infilato in una manciata di secondi, spostò
dal fornello l’incriminata, aggiungendo una buona manciata di acqua tiepida
dalla sua mano libera. L’odore di bruciato ‘’bagnato’’che invase le narici del
giovane acquatico fece sgorgare, quasi immediatamente, un incessante fiume di
lacrime.
E non perché
il suo tentativo culinario fosse inesorabilmente fallito, ma perché quel
particolare tipo di profumo gli ricordava la sua Ember.
-I nostri abbracci
hanno proprio questo odore!-
-Ma cosa
diavolo stai lamentando adesso?! E cosa hai fatto a questa povera cucina?!-
-Oh, Ember!
Che tempismo, avevo appena chiamato il tuo nome!-
-Sì, ho
sentito anche questo.- la ragazza di fuoco entrò nella sua cucina, posando il
proprio soprabito sulla sedia più vicina a lei. Il colore del suo elemento era
di un rosso accesso, splendida e solare come sempre, aveva un leggero sorriso
sul viso, un misto tra curiosità ed esasperazione.
-Vorrei
sapere cosa tu stia combinando. Non riesco a credere che mio padre ti abbia
dato il permesso di entrare e, soprattutto, USARE la sua cucina.-
Wade gonfiò
il petto con enorme fierezza mentre poggiava la pentola raffreddata sul tavolo
di fronte a lui.
-Volevo fare
qualcosa per te e tuo padre non avrà potuto resistere ai miei occhi traboccanti
di amore per la sua adorata figlia!-
Le fiamme di
Ember ebbero un leggero sfavillio dato dall’ondata di emozione e palpitazione
che l’aveva pervasa con quelle parole. Sollevò un sopracciglio, mantenendo quel
sorriso (ora decisamente intenerito!) sul viso.
-E sentiamo,
cosa sarebbe questa cosa?-
Il ragazzo
la guardò con serietà e, in silenzio, si incamminò verso di lei, afferrando una
sedia di legno lì vicino ed offrendole gentilmente la seduta.
-Questa è
una cosa molto seria, Ember.- la voce di Wade era quasi solenne mentre era
tornato dietro il tavolo da cucina per cercare di spiegare l’evento, mostrando
ciò che restava del suo operato, accompagnando i gesti alle parole.
-Devi sapere
che da quando ti ho conosciuta, e poi messi insieme, il mio scopo più grande è
diventato quello di condividere con te tutto ciò che io amo di più al mondo!
Quindi ho pensato di iniziare con il mio cibo preferito: il gelato! E qui il
dramma.-
Il viso del
ragazzo si fece cupo, triste, prossimo alle lacrime.
No anzi,
Ember era sicura che avrebbe pianto da lì a breve; questo le fece scuotere
delicatamente il capo, senza tuttavia smettere di guardare il suo
interlocutore.
-Come potevo
farti assaggiare qualcosa che sarebbe evaporato all’istante con il contatto
delle tue labbra?! Non è così triste…?-
-…Wade?-
-Sì scusa,
ogni volta che ci penso mi sento così male, come vedere dei cuccioli che hanno
appena perso la strada di casa, lontani dalla loro mamma!-
-Wade, vuoi andare avanti?-
-Sì, sì hai
ragione.- respiro profondo.- Dicevo: dovevo trovare una soluzione. Allora mi è
tornato alla mente un documentario che avevo visto tempo fa su una ricetta
orientale dove mostravano come fare un gelato fritto! E quindi solido, quindi
possibile da mangiare!-
-Oh!- Ember
sfavillò nuovamente, visibilmente sorpresa ed emozionata: l’idea di provare cose nuove la rendeva ormai
irrefrenabilmente curiosa, proiettata verso l’ignoto con lo stesso entusiasmo
di una bambina. Da quando aveva Wade al suo fianco, ogni cosa a lei impossibile
poteva diventare reale.
Tuttavia era
evidente che quel piano fosse fallito.
-Ma?-
-Ma, ehmm…-
Wade iniziò a gocciolare di sudore mentre pasticciava con le sue dita, cercando
di placare l’imbarazzo e nascondere la tristezza sul suo operato. -Non ho mai
provato a usare così tanto fuoco tutto insieme…il risultato è: nessun
risultato.- terminò con voce estremamente solenne e cupa, dando concretezza al
suo inesorabile fallimento mentre fissava la scatola di gelato alla vaniglia
aperta e piena solo a metà.
Ember lo
guardò inizialmente in silenzio per alcuni secondi, la bocca leggermente
schiusa, poi scoppiò in una grossa risata, a tratti quasi fastidiosa per quanto
acuta. L’acquatico la guardò inizialmente confuso, poi sorridente ed infine
incrociò le braccia davanti al petto, fingendo sdegno.
-Beh cosa ci
sarebbe da ridere?!- ma era davvero bello sentirglielo fare.
-…Tu!- Ember
cercò di placare le risate, asciugandosi una lacrima di lava dalla guancia destra,
riprendendo il parziale controllo di sé. -Sei tu che mi fai ridere!-
-Ah,
davvero?- e questa volta il tono di Wade aveva davvero una leggera punta di
disappunto, non lasciando la sua posizione da imbronciato/offeso.
Per tutta
risposta, la ragazza lo guardò con un sorriso tenero sul volto; la curva a
‘’v’’ elle sue labbra si accentuò ulteriormente mentre si avvicinava a Wade,
scuotendo delicatamente il capo.
Prima di
avvicinarsi del tutto a lui, Ember afferrò un cucchiaino vicino al tavolo da
lavoro, lo affondò nella consistenza morbida del gelato per prelevarne un poco,
quanto le bastava per andare davanti al suo ragazzo, afferrare con la mano
libera la sua maglietta per farlo abbassare alla sua altezza, schiaffargli il
cremoso freddo alla vaniglia in bocca e subito dopo, senza dare alcun tipo di
preavviso, premere le sue labbra bollenti con quelle fresche e bagnate di Wade.
Un bacio
dolce, tenero e troppo vagamente malizioso, dove il fuoco e l’acqua
continuavano ad incontrarsi e scontrarsi di continuo, generando quell’alchimia
meravigliosa che dava le fondamenta alla loro relazione.
Ember si
allontanò poco dopo, poggiando le punte dei piedi a terra, leccandosi il labbro
superiore.
-Grazie,
Wade. Avevi ragione, il gelato è davvero buono.-
E se ne
andò, lasciando quello che ormai era diventata una pozzanghera ribollente e
palpitante, distesa a terra con il cuore a mille ed il sapore della sua Ember
ancora sulle labbra, assieme a quello della vaniglia.