Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Roe Jaeger    08/07/2023    0 recensioni
Quando il Capitano Levi ordinava a Eren di andare a dormire e lui non riusciva a prendere sonno, era un bel problema; finché una notte...
Ambientata mentre Eren è sotto la custodia del corpo di Ricerca dopo la sua prima trasformazione in gigante, partecipa all'iniziativa Secret Rainbow del gruppo Prompts are the way.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Eren Jaeger, Levi Ackerman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Questa OS partecipa al Secret Rainbow del gruppo facebook Prompts are the way ed è per Alexa Miller.
 
Notti insonni

Quando il capitano Levi gli ordinava di andare a dormire, Eren non aveva altra scelta che obbedire, anche se era presto e non aveva per nulla sonno. Quella sera era successo ancora e lui aveva eseguito l’ordine, senza obiezioni di sorta. 
Le guardie lo stavano chiudendo dentro proprio in quel momento, come se poi avesse un posto in cui scappare, e lui si lasciò cadere sul letto, senza nessuna voglia di dormire. Iniziò a fissare il soffitto, sperando sopraggiungesse il sonno, ma così non accadde. Un’ora dopo, delle voci provenienti dal corridoio attirarono la sua attenzione. 
“Sta dormendo?” stava chiedendo il capitano Levi alle guardie. 
“È più sveglio di un grillo, signor capitano. Ma se vuole lo facciamo dormire con la forza.” 
“Non c’è bisogno. Aprite la porta.” 
In quel momento, in un attimo, Eren scattò a sedere sul letto, in allarme. Cosa voleva il capitano da lui a quell’ora, soprattutto dopo avergli ordinato di andare a dormire? 
“Ciao Eren” si sentì salutare. Vedere il capitano Levi con abiti informali anziché con la sua solita uniforme, gli fece uno strano effetto. 
“Salve, Capitano.” Eren lo salutò formalmente. 
“Rilassati pure” gli sorrise Levi “E voialtri chiudete la porta, siete congedati per stanotte.” 
“Ma capitano... Potrebbe essere pericoloso per lei rimanere da solo con lui.” 
“Se non si fosse capito, il mio era un ordine.”  Levi fu lapidario. 
Le guardie eseguirono il comando ed Eren era perplesso. Cosa voleva Levi da lui? 
Il maggiore dei due si sedette a bordo del letto, e iniziò a fargli domande circa la sua trasformazione in gigante. Certo fu che non ottenne alcuna ulteriore informazione utile ai fini delle loro ricerche, ma Eren almeno sembrava più rilassato di quando lui era arrivato. 
“Non mi era mai successo prima” stava dicendo Eren in quel momento “non me ne so spiegare neanche io la ragione.” 
“Stenditi Eren, voglio che ti rilassi. Ti sto provando molto con questo interrogatorio e vorrei scusarmi.” 
Eren obbedì dicendo: “Non si preoccupi, anche io vorrei esservi più utile di quanto sono.” 
Ora sì che riusciva a rilassarsi, soprattutto in quel momento in cui la mano del capitano Levi gli stava accarezzando la gamba sinistra. Eren non credeva a quanto stava succedendo: la mano del capitano Levi sulla sua gamba sinistra, e per giunta stava risalendo sul suo corpo. 
“Di quello che succederà stanotte in questa stanza non devi farne parola con nessuno, Eren, è un ordine.” 
“Capitano… io non capisco.” Eren cercò di chiedere spiegazioni, ma tutto quello che ottenne furono le labbra di Levi premute contro le proprie. E la cosa più assurda era che gli piaceva, stava desiderando che quel contatto non si interrompesse mai. Così non fu, purtroppo, Levi dopo un po’ smise di baciarlo. Ma non si alzò dal letto, anzi gli stava sorridendo. 
Un momento. Da quanto il capitano Levi gli sorrideva? Fino a quel giorno, l’aveva sempre trattato come uno straccio, e ora lo veniva a trovare per baciarlo? Doveva esserci per forza una spiegazione che lui non comprendeva, non c’erano altre alternative. Sì, ma quale? 
“Non ti farò niente senza il tuo consenso, Eren, puoi rilassarti.” 
Ma Eren non era tranquillo per niente, anzi, era più teso di una corda di violino e Levi lo percepì. Gli scostò una ciocca di capelli dal viso, sussurrandogli: “Hai degli occhi bellissimi.” 
Poi si stese accanto a lui, senza fargli altro. Ed Eren non sapeva più cosa pensare, ma almeno riuscì a prendere sonno. 
 
La mattina dopo, Levi fu svegliato dalle guardie preoccupate del fatto che avesse passato tutta la notte nei sotterranei. Non si svegliò di buonumore e la sua strigliata alle guardie destò anche Eren. 
“Che succede?” domandò uno sbadigliante Eren. 
Una delle guardie lo afferrò per il colletto della maglia: “Cos’hai fatto per far dormire il capitano? Cosa gli hai dato?” 
Mentre Eren era basito, Levi aveva uno sguardo furente. “Stavo facendo un sogno bellissimo. E voi mi avete svegliato.” 
“Ci perdoni capitano, eravamo preoccupati.” E finalmente lasciarono andare la maglia di Eren, che cadde a sedere sul letto. 
“Tutto bene, Eren?” gli chiese il capitano. Il ragazzo annuì. “Andiamo a fare colazione, su.” 
Eren gli porse le mani per essere ammanettato come di consuetudine, ma Levi scosse la testa. 
“Prova, comunque, a fare un passo e considerati morto” gli intimò. 
“Non ne ho alcuna voglia. Di morire, intendo.” Eren sorrise. 
Si incamminarono verso la sala in cui facevano colazione e Levi, sebbene non lo avesse ammanettato, teneva Eren per un braccio, anche piuttosto saldamente. Quella stretta ad Eren non dispiaceva affatto, anzi ne era felice e in quel momento il ragazzo più giovane si stava interrogando sui suoi sentimenti verso il capitano. Nonostante lo stupore iniziale, ricordava infatti di come non volesse ci fosse una fine al bacio di quella notte. Questo cosa significava? Si stava forse innamorando di un suo superiore? 
“Siamo arrivati. Accomodati pure.” La voce del capitano Levi lo ridestò dai propri pensieri e si stupì non poco quando Levi gli ammanettò una caviglia alla sedia. “Perdonami Eren, ma la prudenza non è mai troppa.” 
“Beh, sempre meglio che mangiare con le manette come ieri, Capitano” 
Levi si diede mentalmente dello stupido: effettivamente, gli stava concedendo più libertà nei movimenti dei giorni precedenti, e poi per quale motivo gli chiedeva scusa? Per destare i sospetti degli altri, forse? Infatti, questi li stavano guardando incuriositi. 
“Capitano, tutto bene?” Nell'udire quella domanda, Levi continuò a darsi dell’idiota. “Sembra strano oggi, nei confronti di Eren.” 
“Eh? No, è tutto sotto controllo. Mangiamo ora.” 
Era bello, per Eren, non dover fare colazione ammanettato. Sebbene fosse comunque attaccato a quella sedia, avere più libertà nei movimenti non gli dispiaceva. E poi poteva passare il cibo al suo capitano più facilmente, quando gli veniva ordinato. 
“Eren” lo chiamò il capitano a un certo punto. Lui si voltò a guardarlo immediatamente. “Oggi usciamo per una missione. Ovviamente, non sarai legato in modo che tu possa difenderti in caso incontrassimo i giganti. Ma ricordati che se ti allontani da me e dalla mia vista, appena ti ritrovo ti uccido.” 
“Ho capito.” 
Tuttavia, non fu facile mantenere la parola data. Più volte, Eren fu tentato di trasformarsi in gigante per porre fine il prima possibile a quella missione, ma aveva paura di perdere il controllo, e temeva la reazione del capitano Levi. Gli stava attaccato il più possibile, come gli era stato ordinato, ma più volte Levi dovette salvarlo da morte certa. Si sentiva un peso, e questo lo stava logorando. Armin e Mikasa più di una volta si erano trovati in difficoltà e per quanto gli fosse stato possibile li aveva aiutati, sempre obbedendo all’ordine del suo capitano di stargli vicino. 
Un momento. Dov’era ora Levi? Un attimo prima era davanti a lui e ora? Eren aveva davanti un gigante che… dannazione, stava per mangiare il capitano! Eren si gettò all’attacco senza pensare alle conseguenze, né se avesse le spalle coperte. Uccise quel gigante in men che non si dicesse, per salvare Levi, che però ora stava precipitando al suolo. Eren si lanciò nella sua direzione, sperando di riuscire a salvarlo. 
Lo prese al volo appena in tempo, atterrando un po’ più distante dal cadavere di quel gigante. 
Eren sistemò a terra Levi, scuotendolo perché si riprendesse. 
“Capitano! Levi, mi senti?” Eren era disperato ma dopo un pochino Levi iniziò a strizzare gli occhi. 
“Eren, tu… mi hai salvato la vita.” 
“Dovere, Capitano.” 
Per tutta risposta, Levi poggiò le proprie labbra sulle sue. Eren quella volta azzardò e ricambiò il bacio, senza limitarsi a subirlo passivamente, e mise una mano dietro la nuca di Levi, che a sua volta abbracciò Eren attirandolo a sé. 
Levi tolse la maglietta ad Eren, e poterlo ammirare a torso nudo era per lui bellissimo. 
“Forse dovremmo rientrare, Capitano” provò a dire Eren, ma l’altro sembrava non averlo sentito. 
“Stanotte dormirai nel mio letto. Prova a rifiutarti e te lo ricorderai per tutta la vita. Ora rientriamo.” 
Eren annuì, poco convinto che dormire con il suo capitano fosse una saggia decisione.
 
Le guardie erano poco convinte che il capitano Levi stesse usando del tutto il suo cervello. Far dormire con lui Jager non sembrava loro una buona idea; tuttavia, non avevano il coraggio di opporsi alla sua decisione; pertanto, obbedirono anche all’ordine di salire dai sotterranei tutta la roba di Eren. Quando quest’ultimo ebbe messo il pigiama, Levi gli fece cenno di stendersi accanto a lui.  
Nello stesso suo letto. 
Eren sembrava disorientato, ma quando Levi gli ammanettò una mano alla propria, capì che le cose non erano cambiate più di tanto. 
“Almeno così se ti dovessi trasformare in gigante sentirei il rumore delle manette che si rompono. Ora guardami, Eren.” 
“Dimmi, capitano.”
Ma Levi non disse nulla, bensì lo baciò, e anche piuttosto passionalmente. La mano del capitano Levi finì tra le sue gambe, a toccare quella nascente erezione che Eren cercava in tutti i modi di nascondere. 
“Rilassati, non essere così teso.” 
“Capitano, non è facile… io…” 
“Tu hai paura, Eren. Paura delle novità. Ma lasciati andare, almeno per stanotte” gli disse, accarezzandogli le gambe prima e l’erezione dopo “Se domattina vorrai odiarmi, non te lo impedirò.” 
“Non è una questione se ti odierò o meno domattina, Capitano. Il punto è: tu ti stai prendendo gioco di me oppure no, Levi?” 
“Eh?” Il capitano era sorpreso. Allora fin dall’inizio l’unica cosa che temeva Eren era di essere preso in giro? Accentuò l’intensità con cui gli accarezzava il corpo, e gli sorrise. 
“Non ti sto prendendo in giro, Eren, né sono pazzo di te.” Il ragazzo più giovane s’irrigidì “Però devo ammettere di provare qualcosa per te.” 
“Per non essere pazzo di me ti sei dato un bel da fare, capitano.” 
Levi lo guardò basito. Non si aspettava una simile reazione da parte di Eren. E neanche che il ragazzo prendesse l’iniziativa per baciarlo. Eren si mise a cavalcioni sul suo capitano e, quando portò le proprie mani accanto al viso di Levi, questi fu costretto ad alzare il braccio per via delle manette. Eren baciò Levi con una passione che non aveva mai messo prima in nessun bacio, e proprio in quel momento bussarono alla porta. 
Levi fece segno ad Eren di tacere, poi disse: “Non voglio vedere nessuno! Se ne parla domani, di qualsiasi cosa si tratti!” 
“Capitano! Volevamo solo accertarci che andasse tutto bene. Possiamo entrare?” 
Eren era ancora a cavalcioni del capitano, che in quel momento divenne rossissimo in viso, e fece segno al ragazzo di mettersi nel suo angolo di letto. Eren obbedì e Levi disse, sospirando: “Entrate pure.” 
La porta si aprì e fece capolino la guardia. “In ogni caso, se vi dico che non voglio vedere nessuno, significa proprio che non voglio essere disturbato mentre lo interrogo.” 
“Ci perdoni capitano, siamo così preoccupati dal fatto che lei dorma con Jaeger, che non riusciamo a dormire tranquilli.” 
“Andate pure a dormire sereni. Qui va tutto bene.” Levi lì congedò con un sorriso. Quando si fu richiusa la porta, il capitano si rivolse a Eren: “Ora non dovrebbe disturbarci più nessuno.” 
Eren poggiò le sue labbra sul collo di Levi e iniziò a lasciare una scia di umidi baci. 
“Non ti credevo così audace.” 
“Ti dà fastidio, Capitano?” 
“Continua” gli ordinò Levi.  
   
 
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