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Autore: Mari Lace    08/07/2023    4 recensioni
Il primo capitolo contiene quattro flash prodotte in occasione di una Serata di scrittura del forum Ferisce la penna.
“Potremmo morire,” dice Natasha. Tu potresti morire, intende; lei era pronta a farlo solo poche ore fa. Il suo presente è fatto di minuti regalati, e non le dispiacerebbe spendere gli ultimi per uccidere Dreykov. Non vuole portare con sé l’agente che ha deciso di darle una possibilità, però. Ha tanto – troppo – sangue sulle mani, Natasha, ma bagnarsi con quello di Clint Barton è un peccato che non sopporterebbe.
Il secondo è una drabble su Yelena pre-Black Widow; la drabble partecipa al contest ‘In sole 110 parole... o quasi! [III Edizione]’ indetto da Mokochan sul forum Torre di Carta.
Il terzo capitolo, Vuoti di Natale, è una storia in tre drabble scritta per Ashla.
Genere: Angst, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Yelena Belova
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Missione

 

Natasha ha quindici anni e ha perso il conto delle missioni svolte, ma questa è la prima in cui prova tanta ansia. Forse Dreykov l’ha fatto apposta – sicuramente; dev’essere solo l’ennesimo modo di testare il suo addestramento, per lui.

Quando un soldato gira l’angolo con la pistola alzata, Natasha si muove senza pensare. Se gli lasciasse il tempo di reagire, potrebbe colpire Yelena, è questo non può permetterlo.

Lascia cadere il corpo e si blocca. È la prima volta che uccide qualcuno di fronte a sua sorella. Ora che hai visto come sono veramente, riuscirai ancora a guardarmi?

“Andiamo.” Yelena la supera e imbocca il corridoio senza aspettarla.

Natasha scuote la testa. Yelena non è più la bambina innocente con cui giocava a rincorrersi, la sorella che non ha saputo proteggere. Quella bugia non esiste più; le mani di Yelena sono sporche di sangue quanto le sue, o lo diventeranno.

 

Pas de deux

 

“Potremmo morire,” dice Natasha. Tu potresti morire, intende; lei era pronta a farlo solo poche ore fa. Il suo presente è fatto di minuti regalati, e non le dispiacerebbe spendere gli ultimi per uccidere Dreykov. Non vuole portare con sé l’agente che ha deciso di darle una possibilità, però. Ha tanto – troppo – sangue sulle mani, Natasha, ma bagnarsi con quello di Clint Barton è un peccato che non sopporterebbe.

L’arciere alza le spalle. “Quando si è di fronte alla morte, meglio ballare che sdraiarsi ad aspettarla.”

Natasha inarca un sopracciglio. Non conosce un modo di dire simile.

Clint le sorride. “Lo diceva mio fratello. In ogni caso, è un buon piano: possiamo farcela.”

È un buon piano, uno che forse potrebbe attuare da sola, ma è chiaro che lui abbia deciso. Non si tirerà indietro. Perché dovrebbe farlo lei? “Mi piace ballare.”

 

Perfetta

 

Natasha cresce imparando a sedurre, mentire, uccidere.

Sa essere affascinante, credibile, letale.

La spia perfetta della Stanza Rossa.

La spia che a Budapest scopre il collo per ricevere il colpo di un agente nemico – una freccia che non arriva.

Clint Barton è la prima persona a dirle che merita una seconda possibilità, che un errore non sempre porta alla morte. Natasha non gli crede; non subito. Il suo passato è tinto di sangue e nessuna buona azione, non importa quanto grande, può annullare il suo debito. Però… Anno dopo anno, si ritrova a credere alle parole di Clint senza rendersene conto.

Natasha non è perfetta (la perfezione non esiste), non lo sarà mai. Non vuol dire che non meriti nulla – si merita mille possibilità.

 

Fantasma

 

Quando ha incontrato Natasha e l’ha portata allo SHIELD (“Fidati di me, Fury”), lei non aveva nessun altro. Le ha presentato Laura, l’ha resa parte della sua famiglia.

Nat è l’unico pezzo che lo schiocco del Titano Folle gli ha lasciato, e forse è giusto che Clint perda anche lei, abbandonandosi al dolore. Senza Lila e Cooper e Nathaniel e Laura, perché dovrebbe restare in vita Clint Barton?

Nat non glielo permette, e per un attimo Clint riottiene la sua migliore amica e si concede di sperare.

Lasciami andare.

Clint cammina per le strade di New York e non pensa né alle chiacchiere di Kate né alla vedova nera che ha tentato di ucciderlo. Ovunque volga lo sguardo, vede Nat: viva e sorridente, spesso. Con gli occhi spenti in attesa della morte, nei vicoli più bui.

Forse lei saprebbe cosa fare, ora.

Clint insegue un fantasma. Le lacrime sfocano il mondo intorno a lui, ma non ha bisogno della vista per trovare Nat – non più.

 

 

 

 

 

 

 

NdA

Queste quattro flash (drabble mancate) sono nate nel contesto di una Serata di scrittura indetta sul forum Ferisce la penna. Sono stati estratti a sorte quattro prompt, rivelati uno ogni mezz’ora, e nei 30 minuti tra l’uno e l’altro bisognava buttar giù qualcosa. Le ho sistemate e ne ho invertito l’ordine (1-4-2-3) per disporle in un modo che abbia cronologicamente senso. Ero indecisa se escludere l’ultima, dato il focus più su Clint che su Natasha, ma ho deciso di tenerla ugualmente. I prompt erano:

“E tu, ora che mi hai visto come sono veramente, riesci ancora a guardarmi?” da 1984 (George Orwell);

“Quando si è di fronte alla morte, meglio ballare che sdraiarsi ad aspettarla.” Da Hell Bent (Leigh Bardugo);

Maybe she wasn't perfect, but she would never be. But she was still worth something—she was worth a thousand possibilities. da The Grimrose Girls (Laura Pohl);

I had all and then most of you/Some and now none of you/Take me back to the night we met/I don't know what I'm supposed to do/Haunted by the ghost of you/Oh, take me back to the night we met da The night we met (Lord Huron).

Conto di scrivere ancora su Nat, in futuro (magari ignorando allegramente la fine indegna che le riserva Endgame), quindi questa storia potrebbe diventare una raccolta.

Grazie per aver letto! Alla prossima,

Mari

  
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