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Autore: DanceLikeAnHippogriff    08/07/2023    0 recensioni
La Luna può rilevarsi una presenza scomoda, a volte, soprattutto se vorresti riflettere da sola e il suo occhio d'argento sembra scrutarti anche l'anima, rendendo il peso dei tuoi errori più tangibile che mai.
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'I Figli delle Stelle'
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Si rigirò nel letto, affondando il naso nel cuscino ben sprimacciato che le circondava il capo da ogni lato. L’aveva assalita una frenesia a cui non riusciva a risalire né tantomeno comprendere. Dopo mesi di alloggi di fortuna e, quando la Luna gli arrideva e Waseem dava segno di volersi fidare, duri materassi nelle locande per strada, la schiena e le spalle avevano cantato di gioia al solo pensiero di riposare in una casa signorile come quella della famiglia Achernar.

Ora che si trovava immobile nel silenzio della notte, distesa in quell’immenso letto a baldacchino, non riusciva a chiudere occhio. Si rigirò di nuovo, un vano tentativo di schiacciare tra un guanciale e l’altro i pensieri che avevano ripreso a berciarle nelle orecchie, e fissò lo sguardo sulla figura immobile di Waseem, che riusciva a scorgere con chiarezza nel buio. Con un moto quasi divertito, immaginò il suo disappunto per quel fin troppo morbido e soffocante materasso matrimoniale e per la miriade di inutili cuscini di ogni forma e consistenza che la loro ospite gli aveva messo a disposizione.

Riposava disteso su un fianco, le spalle che si alzavano e abbassavano lentamente a ogni respiro; poteva scorgere le bende candide che gli avvolgevano la schiena, in contrasto con la pelle bruciata dal sole. Il senso di colpa arrivò brutale e lancinante come uno schiaffo. Si scoprì incapace di distogliere lo sguardo, cercando con cura quasi maniacale un lembo di pelle scoperta come a volersi assicurare che no, non era stato ferito davvero; stava bene, non era successo assolutamente nulla. Ecco, avrebbe chiuso gli occhi e, una volta riaperti, si sarebbe resa conto che il bianco di quelle bende altro non era che la sua maglia, illuminata dai dolci raggi della Luna.

Ma aprire e richiudere gli occhi le fece solo mettere meglio a fuoco la realtà dei fatti.

Deglutì piano, umettandosi le labbra che sentiva all’improvviso roventi e secche, come lambite dalle stesse fiamme che aveva provato a domare. Sentiva ancora quel dolce richiamo che cantava sottopelle, si accoccolava nel suo stomaco, espandendosi nelle vene, nel suo respiro, che pulsava allo stesso ritmo del suo cuore. Quel meraviglioso e inebriante senso di potere, di catene spezzate, di vita che le pizzicava i polpastrelli delle dita reclamando a gran voce di uscire per manifestarsi nel mondo. Quello slancio della mano, le parole che le scivolavano dalle labbra come una carezza, le scintille riflesse nei suoi occhi argentei. La sensazione travolgente di poter cambiare le cose, lasciare la propria impronta nella realtà, farne finalmente parte.

Serrò gli occhi con forza e si rigirò un'altra volta, dando le spalle al letto di Waseem. Affondò volutamente nei cuscini, nel piumone, nella seta e nei broccati, attorcigliando alle caviglie, ai polsi, al collo quelle leggere e inebrianti catene. Quanto le erano piaciute le sue stanze a corte, le prime settimane. Quanto le erano sembrati una promessa di grandezza i ricevimenti, i banchetti, i balli, le garbate conversazioni seduta ai bordi di fontane nei giardini lussureggianti del palazzo; la sua ricompensa nonché motivo ultimo per cui era stata preparata fin dall’infanzia, la realizzazione di ogni suo desiderio più recondito. Lì tutto era regolato, scandito, rinchiuso in una miriade di scatole ed etichette, una risposta preconfezionata per ogni occasione; e lei le conosceva tutte.

Ora invece mi sento persa e inadeguata a ogni domanda, ogni scelta…

Storse le labbra e chiuse gli occhi con forza, desiderando con tutta se stessa di addormentarsi in quel preciso istante e interrompere così quel flusso di pensieri sgraditi, ricordi scomodi, sensazioni soffocanti. Inutile dire che anche dietro le palpebre rimaneva fin troppo conscia della morbida luce lunare e il sonno sembrava non volerle far visita quella notte. Era destinata a rimanere sola con la mente che le pulsava e gli occhi che minacciavano di esplodere da quanto li teneva serrati; si raggomitolò in un angolo del letto, sperando di farsi talmente piccola da scomparire.

Gli aveva portato solo guai, dal primo giorno in cui l’aveva incontrato. Era stata una sciocca a pensare che la benedizione della Luna potesse cancellare ciò che le scorreva nelle vene, le atrocità di cui i suoi antenati si erano macchiati nelle terre di San, insinuandosi generazione dopo generazione nel sangue rendendola quella che era. Bel simbolo di redenzione e salvezza che era. Per la sua egoistica brama di libertà, la sua famiglia stava subendo chissà quale ritorsione da parte della casta nobiliare. Per la sua insensata testardaggine nel voler agire, Waseem era stato ferito gravemente. L’aveva ferito. Era stata lei, con le sue mani, con qualunque cosa avesse dentro, che tutto le sembrava tranne che una benedizione in quel momento.

Non si era nemmeno accorta di aver portato le mani alla bocca, a soffocare quel singulto che risuonò quasi sorpreso nell’immobilità di quella stanza. Portò lentamente le ginocchia al petto, piccola e tremante crisalide di coperte e vestaglie, e tirò il lenzuolo fin sopra il capo. Solo allora, quando anche l’ultimo raggio della Luna non poté più raggiungerla, sprofondò in un sonno pesante e senza sogni.

***

Note dell'autrice: Incredibile quanto drama si genera da un singolo 1 nat in combattimento, soprattutto se si manda al tappetto in un colpo solo il proprio compagno di scorribande!

  
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