Ciao a
tutti!
Questa volta ritorno su EFP con una oneshot da cui non è
passato chissà molto
tempo da quando la scrissi, solo un anno e un mese circa, se pensiamo
che le
precedenti io abbia deciso di pubblicarle a distanza di anni dalla loro
stesura. E, giuro, oltre a questa differenza ce ne persino
un’altra: questa
storia è un po’ una coccola per il cuore, quella
che, secondo me, gli amanti di
How I Met Your Mother si meritavano al posto di
quell’orribile finale che ci
hanno propinato. Quindi, ho provato a immaginare la scena di come
sarebbe stato
se Tracy fosse comparsa dopo che Ted avesse finito di raccontare la
storia di
come ha conosciuto sua moglie ai suoi due figli.
Purtroppo,
ai miei occhi, questa
storia non è perfetta, ma è stata la prima che ho
scritto poco dopo aver
superato definitivamente il blocco dello scrittore. Però,
è anche vero che a
questa oneshot sono particolarmente affezionata non solo
perché si è scritta da
sola, ma anche per il semplice motivo che è stata un enorme
gioia buttarla giù.
Spero che
nonostante le sue
imperfezioni, questa oneshot possa comunque piacervi, emozionarvi e
farvi
sorridere il cuore.
Buona lettura!
che non sono mai riusciti ad accettare
il vero finale della serie.
A coloro che credono che l’unico vero amore di Ted
sia Tracy.
A coloro i quali si aspettavano che,
una volta che Ted avesse finito di raccontare
la storia di come ha conosciuto la loro madre ai suoi due figli,
alla fine, apparisse Tracy, viva e vegeta.
A coloro che speravano in tutto questo,
come lo speravo io.
Questa storia è dedicata a voi.
A noi.
Quando
penso a che uomo fortunato sono a
svegliarmi accanto a vostra madre ogni giorno, non posso che essere
stupito di
quanto sia stato facile.
Tutto quello che ho dovuto fare era…
Essere nel posto giusto al momento giusto.
E in qualche modo fare una delle cose più stupide e
impossibili del mondo.
Camminare verso quella bellissima ragazza con l’ombrello
giallo,
e cominciare a parlarle.
Un sorriso, lieto quanto nostalgico, si fece strada sulle labbra di Ted, lo sguardo rivolto su Luke e Penny, stravaccati, comodi, sul divano dinanzi a lui, nella soffusa penombra del salotto.
«Siete ancora svegli?» La familiare voce di sua moglie, d’un tratto, giunse, assonnata, a esortarlo a voltarsi nella sua direzione. «È tardi. Si può sapere che state facendo ancora in piedi, a quest’ora?»
Tracy era lì, sulla soglia, intenta a sfregarsi con una mano il viso stropicciato dal sonno.
«Papà ci ha praticamente tenuti in ostaggio sul divano, tutta la sera, per raccontarci come ti ha conosciuto», spiegò, pronta, Penny. «Iniziando, per giunta, da come ha incontrato la zia Robin.»
«Perché, alla fine, è tutto cominciato da lì, dalla zia Robin», precisò Ted, dopo essersi un po’ sporto sullo scrittoio, la sua attenzione rivolta su sua figlia. «Da quel momento, ogni cosa che poi si è susseguita da lì in avanti ha fatto sì che io, poi, in qualche maniera, arrivassi a conoscere vostra madre.»
Nel pronunciare le ultime parole, rivolse lo sguardo, il suo sorriso, su Tracy, che lo ricambiò a sua volta, umile e lusingata, mentre si portava una ciocca ribelle dietro l’orecchio.
Era bellissima perfino così, infagottata nel suo pigiama bianco e viola di flanella che le stava fin troppo grande, e i lunghi, mossi capelli scuri, arruffati e in disordine. Ma era anche vero che lei, bellissima, lo era sempre, qualunque fosse il suo aspetto, qualunque cosa indossasse.
Tracy era bellissima, sin da quando, per pura casualità, aveva posato gli occhi su di lei al matrimonio di Barney e Robin, sedici anni prima.
«E c’era sul serio bisogno che cominciassi a raccontare da quando hai conosciuto la zia Robin?» rincarò Luke, perplesso, attirando l’attenzione su di sé, la fronte corrugata e un sopracciglio alzato. «Non per dire, papà, ma sei un po’ partito dal paleolitico.»
Ted stette per rispondere, ma sua moglie, poggiandogli una mano sulla spalla, dopo aver annullato la distanza tra la soglia e lo scrittoio, lo anticipò: «Luke, tesoro, lo sai com’è fatto tuo padre: quando comincia a raccontare, comincia dall’inizio per poi snocciolarti ogni singolo, minuzioso, dettaglio di ogni storia che racconta, vero?»
Tracy chinò lo sguardo su di lui, con un sorriso, per poi accomodarglisi in grembo.
«Vero», affermò Ted, ricambiando la sua espressione.
«Tra l’altro, ogni storia che racconta vale la pena di essere ascoltata tutta, dall’inizio alla fine, con ogni singolo dettaglio», proseguì lei, l’attenzione puntata sui loro figli. «Sono tutte interessantissime.»
«Vedete?» disse lui, «Vostra madre le apprezza, le mie storie.»
«È evidente che lo faccia: mamma non si è dovuta sorbire tutti i racconti di come ti sei preso e mollato con tutte le tue ex», obiettò Penny, le mani conserte sotto il seno.
«Cosa ti fa pensare che io non me li sia sorbiti?» chiese Tracy, con un sorriso. «Certo che l’ho fatto: se ci pensate, tutte le ex di vostro padre hanno portato a me, perché, per qualche folle e strana casualità del fato, io ero già sulla sua strada, solo che ne eravamo all’oscuro.»
A quelle parole, Ted non poté fare a meno di sorridere, compiaciuto, mentre guardava la sua consorte volgere lo sguardo su di lui, e, nell’attimo successivo, far collidere, complici, le loro mani in un cinque sopra le loro teste.
«È questo che intendevo, ragazzi, con il raccontarvi come ho conosciuto vostra madre», proseguì poi lui, l’attenzione rivolta sui su Luke e Penny. «Il senso di questa storia non era come l’ho letteralmente conosciuta – anche se poi ci sono arrivato –, bensì come mi ha portato a conoscerla. Perché in ogni singolo aneddoto, che sia o no più o meno legato a come io sia arrivato finalmente ad incontrarla, è servito ad arrivare a oggi, a questo preciso istante. E questo per dirvi che tutto nella vita, qualunque cosa, ogni nostra singola scelta, intelligente o stupida che possa essere, è significativa in qualche strano modo che ci è sconosciuto. Per cui, godetevi il viaggio, qualunque esso possa essere, perché se credete davvero in qualcosa, vi posso assicurare che, prima o poi, arriverete alla vostra meta, e voi nemmeno ve ne accorgerete, perché sarete troppo assorti a vivervi il traguardo.» I suoi occhi, ora meditabondi, ritornarono su sua moglie, il viso contratto nel suo sorriso commosso ed emozionato più bello, a labbra chiuse. «E il mio viaggio, che mi ha portato a conoscere vostra madre, posso assicurarvi che è stato, come direbbe lo zio Barney, a dir poco leggendario.»
Tracy, con un brillio d’emozione negli occhi scuri, allungò le mani per carezzargli il viso, soffermando poi la presa sotto la sua mandibola, e gli suggellò ora, dolce, un bacio a stampo sulle labbra condito d’amore; tanto amore, tutto quello che sapeva provare per lui.
Ted le sorrise, riconoscente, e smarrì lo sguardo sul suo viso, appena poco accentuato dai primi segni dell’età sul suo volto immutato negli anni della gioventù. In confronto a lui, su cui l’avanzare della vita si adocchiava nell’accenno di qualche grinza un po’ più marcata e qualche capello grigio, Tracy era quasi del tutto identica a quando l’aveva conosciuta.
Era come se la vita avesse donato a sua moglie una sorta di elisir di giovinezza a lunga durata, benché purtroppo non si fosse potuto dire lo stesso sulla sua salute cagionevole in quegli ultimi anni. Però, e per chissà quale benedetta fortuna concessa loro dal fato, lei era ancora lì, al suo fianco, con lui, a vedere ancora i loro figli crescere e affacciarsi alla vita adulta.
«Possibile che alla vostra età abbiate ancora bisogno di prendervi una stanza?» esclamò Luke, imbarazzato, attirando l’attenzione su di sé.
Tracy scoppiò a ridere, divertita. «Quelli che hanno bisogno, adesso, di una stanza siete tu e tua sorella, per dormire. Vostro padre per stasera vi ha trattenuto anche troppo. Su, a letto, è tardi!»
Luke e Penny, con pigrizia, si alzarono dal divano dove lui li aveva costretti a sedere a inizio serata, dopo cena, e cominciarono a incamminarsi verso il corridoio, diretti nelle loro rispettive camere.
«Buonanotte, mamma», salutò prima Penny, poi Luke. «Buonanotte, papà.»
«Buonanotte», risposero lui e Tracy all’unisono.
«Sogni d’oro, ragazzi», aggiunse poi lei, seguendoli assieme a lui con lo sguardo fino a che non furono inghiottiti nel corridoio buio.
«Mi dispiace averti svegliata, tesoro.» La voce gli uscì quasi come un sussurro, mentre le cominciò a sfregare il braccio, dall’alto verso il basso, con una mano, quando il suo sguardo ritornò a incrociarsi nel suo: il senso di colpa, prepotente, gli si stava facendo strada dentro, nel petto, a falcate. «Hai bisogno di più riposo possibile, e io te l’ho impedito.»
Tracy sollevò gli angoli delle labbra nel suo sorriso familiare più rassicurante, quello che lui ormai conosceva bene. «Ted, amore, non devi dispiacerti di nulla, tranquillo. Non è colpa tua. Mi sono svegliata perché avevo bisogno di un bicchiere d’acqua.»
«E l’hai preso?» domandò lui, il senso di colpa ancora per niente attenuato.
Tracy ora sembrava stare meglio, l’operazione era andata bene, la loro vita sembrava star ritornando alla normalità in quell’ultimo mese, dopo anni di visite mediche e una terapia che parevano essere durate un’eternità; ma il solo pensiero che tutto potesse di nuovo precipitare perché lei non aveva riposato abbastanza, come le era stato raccomandato, era in grado di suscitarlo in agitazione. Aveva bisogno che lei, sua moglie, stesse bene, in salute, che ritornasse serena, felice, più di quanto non fosse stata prima, e che quel brutto capitolo della loro vita insieme fosse finalmente concluso una volta per tutte.
Le mani di Tracy scivolarono in una carezza ai lati del suo collo. «Sì, l’ho preso. Ma stai tranquillo, amore, il peggio ora è passato. Sto bene, adesso.»
«Perdonami, è stato solo uno dei miei momenti.»
«Dai, spiegami, piuttosto, perché proprio stasera hai deciso di raccontare ai ragazzi tutta la storia di come mi hai conosciuta», cambiò subito discorso lei, curiosa, come faceva sempre del resto per distrarlo, per non farlo precipitare in pensieri tristi e pesanti.
Era un vero e proprio miracolo che sua moglie avesse la possibilità di tirarlo su di morale ancora oggi.
Ted sorrise. «Mi sembrava la sera giusta. Ero ispirato; e poi tu stai cominciando, finalmente, a stare meglio, e Luke e Penny sono abbastanza maturi per provare capire quanto la scoperta della propria anima gemella possa rivelarsi un viaggio leggendario.»
«Te l’ha detto Barney di usare “leggendario” come aggettivo per questo racconto, vero?» gli domandò Tracy, scoppiando a ridere, divertita.
Lui la seguì a sua volta, contagiato. «Sì, glielo avevo promesso e poi, lui, nelle mie storie, è una costante. Però, penso che sia anche quello più appropriato per descrivere come la vita ci ha fatto incontrare, non credi?»
«Wow, è stato leggendario conoscermi», commentò Tracy, l’espressione entusiasta e lusingata, alzando un po’ il viso per scrutarlo di sottecchi.
«Sei tu che sei leggendaria», replicò Ted, afferrandole ora una mano per portarsela alle labbra e suggellarle il dorso delle dita.
Tracy si chinò di nuovo verso di lui, viso contro viso. «Ti sbagli, è il nostro amore che è leggendario, se proprio vogliamo dirla tutta.»
Ora, con gli occhi lucidi, nell’umettarsi le labbra, Ted le portò una mossa ciocca ribelle ricadutale davanti al viso, dietro l’orecchio. «Non immagini nemmeno quanto ti amo, e quanto io sia immensamente felice che tu, adesso, stia di nuovo bene.»
Lei gli sorrise, prima di premere le labbra sulle sue, ancora una volta. «Si è fatto davvero tardi, tesoro, e poi, dopo aver preso in ostaggio i nostri figli per un’intera serata, sarai sfinito, quindi che dici di andare a dormire, ora?»
«In effetti, domani devo lavorare: il progetto per la ristrutturazione della Cattedrale di San Patrizio non si ultimerà da solo.»
«Non se il suo architetto si addormenterà sul tavolo da disegno» aggiunse Tracy, già scivolatagli di dosso e a metà strada tra lui e la soglia del corridoio, la mano tesa per far sì che gliel’afferrasse. «Cosa fai?»
Ted le guardò prima la mano e poi in volto, smarrendosi, sovrappensiero, a contemplare sua moglie, la madre dei suoi figli, il grande, immenso amore della sua vita, viva, vegeta, ora, finalmente, in salute e bellissima, dinanzi a lui, nella sola attesa che le afferrasse la mano. «Ricordo tutto questo.»
Le labbra di Tracy si aprirono in un sorriso, colmo di gioia, d’intesa: aveva capito.
Aveva ricordato, così come aveva appena fatto lui.
Si alzò dalla sedia e le si avvicinò, stringendole la mano che gli aveva porto, mentre lui gliene allungò una sul viso, sotto il mento, e annullò la distanza fra di loro con un bacio.