ANOTHER
CHANCE
Non sa dove abbia
trovato la forza di muoversi, non sa nemmeno come si sia accorto di quello che
sta succedendo.
I suoi occhi sono
fissi su Baji, non lo perde di vista un solo, misero
istante. Sa che sarebbe successo qualcosa di brutto, se l’avesse fatto.
Ne è certo. Ha un
brutto presentimento già dal giorno prima, non ha dormito tutta la notte e
quella mattina Peke-J è scappato via dalla finestra. È
un presagio. Ne è più che sicuro.
E poi,
soprattutto, non riesce a dimenticare le parole che Takemichi
ha detto a Baji solo qualche giorno prima, su quel
ponte.
“Ti prego
di non morire.”
Che frase è? Che
raccomandazione è?
È strano, no? Sì,
che lo è.
Chifuyu ne è stato più che certo per tutti quei
giorni, ci ha pensato e ripensato e pensato ancora.
Sta per succedere
qualcosa.
E ha ragione. Lo
capisce appena vede il luccichio del coltello a serramanico che Kazutora porta con sé sempre. Avrebbe colpito Baji. Lo avrebbe ucciso.
Non può
permetterlo, non può farlo.
Per questo ha
corso come un pazzo, e si è buttato alla cieca fra Baji
e il coltello di Kazutora.
Lo ha sentito
chiaramente lacerargli la carne e ha fatto male. Ma meno male di quanto avrebbe
fatto se avesse ferito Baji. Se ha colpito lui, Baji è salvo.
Ce l’ha fatta.
Ha salvato Baji.
“CHIFUYU!”
Le voci che lo
chiamano sono due, quella di Baji e quella di Takemichi, che sta ancora cercando di tenere fermo Baji ma adesso lo lascia e corre verso il nuovo amico.
Kazutora è rimasto immobile con il coltello sporco di
sangue stretto in pugno, come se non avesse ancora chiaro cosa fosse successo,
cosa avesse appena fatto.
Lui voleva
colpire Baji, Baji che lo
ha tradito. Si è preso gioco di lui. Lo ha ingannato perché non ha davvero
voltato le spalle a Mikey, stava solo cercando
di...di fare cosa?
E lui che cazzo
ha appena fatto?
Si volta verso Hanma, che nemmeno lo sta guardando.
È stato lui a
dirglielo.
Che cazzo ha
appena fatto?
Il coltello gli
cade di mano, e la situazione si fa ancora più incasinata. Qualcuno grida di
chiamare un’ambulanza (Mitsuya?), le scazzottate
aumentano, Mikey e Draken
sono due furie. Ma ormai la chiamata d’emergenza è partita, arriverà anche la
polizia ed è il momento della fuga.
Lui però non si
muove. È Baji a prenderlo per mano e a tirarlo verso
l’uscita di quella discarica.
“Andiamo!”
Kazutora lo guarda inorridito, “Lo lasci...lì? Baji...”
“Non...-” non è
che vuole abbandonarlo ma che deve fare? “Hai già un precedente, sei appena
uscito dal riformatorio, se ti trovano qui ti sbattono di nuovo dentro! Rimane Takemichi con lui,” mormora, guardando l’altro che
annuisce, ancora al capezzale di Chifuyu, “Vieni, Kazutora!”
“Ma sono stato io
a colpirlo! Non posso...non è giusto!”
“Adesso vuoi
prenderti le tue responsabilità?!” sbotta Baji, ma
poi sobbalza come se si fosse reso conto di aver esagerato lui per primo. Non
era lucido Kazutora in quel momento, non è stato
lucido un solo attimo da quando è uscito dal riformatorio e lo ha rivisto.
Adesso invece è tornato il ragazzino che ha conosciuto anni prima.
Pentito e
spaventato di quello che lui stesso ha fatto.
“Se ti avessi
preso...avrei potuto...”
“Ci puoi pensare
dopo? Muovi quel cazzo di culo, Kazutora!”
E Hanemiya vorrebbe impuntarsi, vorrebbe dirgli che no,
cazzo, non si muove perché ha fatto una cazzata e deve prendersi le sue
responsabilità, perché Chifuyu potrebbe morire. E
comunque lo ha ferito, lo ha accoltellato!
Sarebbe giusto
che finisse di nuovo in prigione.
Ma la verità è
che non ci vuole tornare. Non vuole tornare in quell’inferno, il riformatorio è
atroce, sono stati i due anni peggiori della sua vita. Non può sopravvivere di
nuovo lì, da solo, non sano di mente.
Così segue Baji, si fa tirare via poco prima dell’arrivo delle forze
dell’ordine e dell’ambulanza.
Non sa se Chifuyu è ancora vivo. Non sa che cosa ne faranno di Takemichi che è innocente.
Ma corre. Finché
non si ritrova a salire per la scala anti-incendio del complesso condominiale
di Baji e poi infilarsi nella sua stanza dalla
finestra lasciata aperta.
È solo a quel
punto che Kazutora si permette di cadere in ginocchio
sul pavimento e scoppiare a piangere.
Baji non gli dice niente. Si limita ad
abbracciarlo stretto.
Lui c’è anche in
quel momento. Come sempre.
La notte passa
prima ancora che se ne rendano conto. Nessuno dei due è riuscito a dormire.
Se ne sono
rimasti lì, seduti a terra, spalla contro spalla, in silenzio.
Ad un certo punto
è entrato un gatto nero dalla finestra, ma sembrava conoscere molto bene la
casa, andando spedito verso la ciotola con l’acqua e i croccantini che Baji tiene sempre in casa, nonostante non abbia animali
suoi.
“Hai preso un
gatto?” non sa perché lo chiede, non ha senso, la voce gracchia e trema come se
stesse per piangere di nuovo.
Il micio nero,
dopo aver finito di bere e mangiare, si acciambella sulle ginocchia di Baji che, stranamente, non lo accarezza. Non lo tocca
nemmeno.
Lo guarda solo.
“E’ di Chifuyu.”
“Ah.”
Cala di nuovo il
silenzio.
Non sanno nemmeno
se è vivo. O che ne ha fatto la polizia di Takemichi,
anche, che è rimasto con Chifuyu.
Vorrebbe saperlo.
Kazutora ha bisogno di saperlo.
Ma il cellulare
di Baji non squilla. Baji
lo ha messo a terra, vicino a loro, come se fosse assolutamente certo che se Chifuyu fosse morto avrebbe squillato.
Ma non lo ha
fatto.
Non ci sono stati
rumori per tutta la notte, a parte i singhiozzi di Kazutora.
Finché non ha finito le lacrime, almeno. Adesso aspettano, ma non sa cosa. Non
ha idea di cosa stiano aspettando.
Lui vorrebbe
costituirsi, ha la coscienza sporca, gli tremano le mani, non riesce nemmeno a
pensare a quello che ha fatto, figurarsi dirlo. Ma ha paura di farlo.
Ha paura di
tornare dentro.
“Sta bene.”
“Non lo puoi
sapere.”
“Chifuyu è più forte di quanto non sembri.”
“L’ho
accoltellato alla schiena!”
“Non vole...-”
“Avrei ucciso
te!”
“Non eri lucido, Kazutora, ti hanno manipolato. Il nemico è Kisaki Tetta. Tu non eri...non è colpa tua.”
E lui si è fatto
abbindolare, e come un coglione avrebbe persino ammazzato Baji
solo perché Hanma lo ha convinto che lo stava tradendo.
Per un attimo,
solo un attimo, avrebbe dovuto pensare. Come, come gli è potuto venire in mente
che Baji lo avrebbe abbandonato. Non lo ha mai fatto
neanche dopo la morte di Shinichiro, ha continuato a
scrivergli e mandargli lettere tutte le settimane, lo ha aspettato e
giustificato, se non si fosse preso lui tutta la colpa dell’avvenimento per
scagionarlo si sarebbe fatto mettere dentro con lui.
Quando è uscito, Baji era lì che lo aspettava. Pronto a rischiare la vita
per tirarlo fuori dall’ennesimo guaio in cui si era cacciato da solo come un
idiota, accecato dalla rabbia e dalla disperazione.
Semplicemente, ha
cercato di non affogare con lui ma di tirarlo fuori da quell’oceano d’oscurità.
Nonostante lui continuasse a tirarlo giù.
Se non fosse stato
per Chifuyu, avrebbe perso l’unica persona davvero
buona della sua vita. L’unica che non lo ha mai lasciato solo.
Baji gli passa un braccio intorno alle spalle,
stringendolo a sé come se immaginasse o sapesse cosa gli passa per la testa. Lo
conosce, in fondo, forse è la persona che lo conosce meglio al mondo nonostante
tutto quello che è successo nella loro –nella sua-
vita.
Baji è tentato di alzarsi e andare in ospedale, ha
aspettato tutta la notte che Takemichi gli facesse
sapere qualcosa, come si erano accordati quel pomeriggio, ma il cellulare è
rimasto muto tutta la notte. Ora è l’alba.
E lui non è mai
stato un tipo molto paziente, di base, men che meno
in questi casi.
Chifuyu è suo amico e non sa nemmeno se è
sopravvissuto. Non può sopportarlo. Per Chifuyu non
avrebbe potuto fare nulla il giorno prima, non è un medico e non fa miracoli,
quindi ha pensato solo a Kazutora e si è concentrato
su di lui, perché lui poteva aiutarlo, invece.
Ma adesso non
riesce a smettere di pensarci.
Gli basta scendere,
suonare il campanello di casa Matsuno, inventarsi una
scusa su come fa a sapere che Chifuyu è stato ferito –anche se la signora Matsuno non
è stupida, di sicuro immagino che ci fosse anche lui in mezzo a quella rissa- e
chiedere se sa qualcosa.
È facile. Sarà
veloce.
“Torno subito,”
dice a Kazutora, alzandosi “Resta qua.”
“Dove vai? Se vai
in ospedale voglio venire anche io.”
“Non so se in
ospedale ci direbbero qualcosa,” storce la bocca. Non sono parenti, in fondo, “Chifuyu abita al primo piano. Vado a vedere se sua madre è
a casa.”
Kazutora ci pensa, perché potrebbe scendere anche lui.
La madre di Chifuyu non può sapere chi ha colpito il
figlio, forse se vedesse Baji con lui non potrebbe
mai sospettarlo. È lui che non sopporterebbe mai il suo volto, però. E se la
trovano in lacrime? Se Chifuyu è morto e lei è
disperata? Con che faccia rimarrebbe lì a parlarle, magari a farle le
condoglianze, a cercare di consolarla?
È colpa sua!
Non regge nemmeno
l’idea, figurarsi davvero di vederla.
“Va bene,”
mormora quindi, “ti aspetto.”
Quando erano
nell’altra casa, faceva sempre come se fosse a casa sua, la mamma di Baji –che comunque adesso
dovrebbe essere a lavoro- era abituata alla sua presenza e lui si sentiva a suo
agio.
Adesso non riesce
nemmeno a pensare di uscire dalla stanza di Baji,
nemmeno per andare in bagno.
Se vedesse la
madre di Baji, che cosa potrebbe dire? Che faccia
deve fare?
Con che coraggio
è ancora lì, si chiede? Forse sarebbe meglio se sparisse dalla faccia della
terra, se sparisse e basta. Così che nessuno debba più stare dietro i suoi
disastri.
Che Baji non debba più stare dietro i suoi disastri.
Andrebbe bene
anche così in fondo. Non mancherebbe a nessuno. Non alla sua famiglia.
Forse a Baji. Ma se ne farebbe una ragione, ne è sicuro,
continuerebbe con la sua vita e prima o poi gli sarebbe passato per la testa di
aver avuto un amico come lui. Un povero pazzo che è quasi arrivato ad ucciderlo
solo perché non riusciva a vedere la realtà dei fatti.
Continuava a dare
la colpa a Mikey come se fosse stato lui a dirgli di
rubare quella stramaledetta moto, come se gli avesse detto lui di colpire in
testa Shinichiro. Quando Mikey
non sapeva nemmeno che erano lì!
Doveva essere una
sorpresa.
Ma la verità è
che non sarebbe sopravvissuto in riformatorio senza quella rabbia verso Mikey, se avesse accettato la verità, e cioè che la colpa è
sua e solo sua, si sarebbe sicuramente ammazzato. E Kazutora
non voleva –non vuole!- morire. Così si è ancorato a
quella storpiatura per poter sopravvivere. E alla fine è diventata la sua
verità al punto tale da non vedere tutto il resto, nemmeno la mano che Baji gli stava disperatamente porgendo.
“Perché ho la
sensazione che stai facendo dei pensieri che non dovresti?”
Kazutora sobbalza, alla voce di Baji.
È tornato, con
qualcosa da bere e da mangiare per colazione.
“Sei tornato
subito.”
“Non c’era
nessuno,” risponde, “mangia.”
“Forse sarà con
lui in ospedale.”
“Immagino di sì.”
Kazutora annuisce a sua volta, sospira e alla fine
accetta il tè in bottiglia che gli sta porgendo Baji
e l’onigiri ancora incartato. L’unica cosa che
possono fare è andare in ospedale. Nemmeno il cellulare di Baji,
che aveva lasciato lì, ha ancora suonato. Né una chiamata né un messaggio.
Non gli diranno i dettagli, in ospedale, ma
diranno loro almeno se è vivo, no?
“Andiamo in
ospedale?”
“Sì. Ma prima
mangia.”
Kazutora finisce tutto quello che ha in mano, non si
era nemmeno accorto di avere così tanta fame ma a quanto pare è mortalmente
affamato. Dopotutto non mangiano nulla dal pomeriggio prima.
Non restano
nemmeno le briciole.
Poi, dopo aver
riempito le ciotole del gatto con un po’ di croccantini e dell’acqua, Baji lo guarda.
“Ti devi fare una
doccia. Ti presto una tuta.”
L’altezza è quasi
la stessa, quindi non gli sarebbe stata troppo larga.
Kazutora, per la prima volta, si guarda. Le mani Baji gliele ha fatte lavare la sera prima, per togliere
tutto il sangue. Ma i suoi vestiti sono sporchi. Anche quelli di Baji. Anzi, quelli di Baji sono
zuppi, perché a differenza di Kazutora lui si è
avvicinato a Chifuyu, l’ha toccato, gli è stato
vicino finché non ha sentito le sirene della polizia.
Ma Baji si è già cambiato prima di scendere a casa Matsuno, lui invece indossa ancora quegli abiti.
Con gesti
automatici, Kazutora va verso il bagno di Baji, ci si chiude dentro e si lava. Baji
gli fa trovare i vestiti puliti fuori dalla porta, e Kazutora
li indossa con gesti meccanici.
Fuori fa freddo,
è il primo novembre, ma nessuno dei due pensa al fatto che sarebbe meglio che Hanemiya si asciughi i capelli per evitare un malanno.
Appena sono pronti, con un aspetto decente e pulito, escono insieme di casa
diretti verso l’ospedale.
Baji stringe ancora il cellulare, ma nessuno
chiama ancora per diversi minuti. Sono a metà strada quando squilla,
finalmente, facendoli sobbalzare entrambi.
Takemichi glielo aveva promesso, ma dopo tutto quelle
ore non pensava lo richiamasse davvero. Il numero che compare è quello di Chifuyu, ma Takemichi non ha il
suo cellulare e dubita che Chifuyu possa chiamarlo,
quindi l’aveva già messo in conto.
Anche se fa un
certo effetto vedere il suo nome sul display. Gli si stringe lo stomaco.
“Pronto?”
La voce che Kazutora sente è quella di Hanagaki,
ma non capisce che cosa dice. Aspetta, fermo lì accanto a Baji,
torturandosi le mani mentre aspetta notizie. Se li ha chiamati, e con il
cellulare di Chifuyu, non lo hanno arrestato, quindi
questo è già una buona notizia. Almeno, da quel punto di vista.
Quando lo vede
attaccare, si è distrutto le unghie di due dita prima ancora di rendersene
conto.
“Allora?”
“Lo hanno
trattenuto tutta la notte al commissariato,” bofonchia Baji,
affondando le mani nelle tasche, “ma ha continuato a dire che non era stato lui
e che non sapeva niente, quindi stamattina lo hanno lasciato andare.”
“Mh.”
“Vieni. Era in
ospedale con la madre di Chifuyu anche lui, fino ad
adesso.”
“Ma...è...”
“Vivo.” Conferma Baji.
A Kazutora manca la terra sotto i piedi per un attimo, anche
se è una buona notizia, naturalmente.
È vivo, non lo ha
ucciso.
Lo ha comunque
accoltellato, alla schiena come il pezzo di merda che è, per altro. E adesso
sta andando a trovarlo in ospedale come se si potesse permettere anche solo di
fingere di essere suo amico.
Non ce l’ha più
quel coraggio.
La lucidità che
gli è arrivata addosso tutta insieme dopo lo shock lo fa stare peggio di come
si sia mai sentito dopo la morte di Shinichiro. Non è
certo di poter affrontare tutto questo, non così.
“Forse io...forse
io non dovrei...”
“Kazutora,” lo interrompe Baji,
“Smettila.”
Hanemiya si morde l’interno guancia, “A che serve? In
fondo non mi conosce, non sa nemmeno chi sono a parte quello che ha quasi
ucciso te e lui. Non è che sentirà la mia mancanza o...mi dovrei scusare, ma
posso farlo quando starà meglio. Adesso non...”
Baji sospira, “Ieri eri pronto a rimanertene lì ad
aspettare la polizia.”
“E’ quello che mi
meritavo. Se adesso Chifuyu volesse denunciarmi lo
capirei.”
“Io oggi non ti
lascio solo. E nemmeno domani e a tempo indeterminato finché non decido il
contrario!”
Kazutora sbuffa una risatina, “E cosa pensi che potrei
fare se mi lasci da solo un’ora o due?!”
“Non sono
disposto a scoprirlo. E nemmeno a non andare da Chifuyu.
Gli devo la vita. Quindi tu vieni con me, fine del discorso.”
Kazutora abbassa lo sguardo. Sa che non si può parlare
con Baji quando si mette in testa qualcosa, anche se
fosse la più assurda del pianeta terra, se lui ha deciso è così e basta. Lo sa
meglio di chiunque altro.
Quindi non ci
pensa nemmeno a mettersi a discutere lì, in mezzo alla strana. Non è
dell’umore. Non ha la forza per farcela. Non ne ha nemmeno per guardare in
faccia Chifuyu, neanche se fosse per scusarsi. Ma magari
può pensarci dopo.
Magari, insomma, può
rimanere fuori dalla stanza.
Non deve entrare
per forza, non deve per forza costringere Chifuyu a
guardarlo, o a parlare con lui.
Probabilmente lo
odia. Sicuramente lo odia.
Lui si odia.
In ospedale
arrivano in silenzio totale, non che non abbiano nulla da dirsi ma Kazutora non ha la forza mentale di parlare e Baji rispetta quel silenzio.
Parla lui con
l’infermiera quando arrivano, chiede loro di Chifuyu,
e fa per dirigersi verso il reparto detto.
Si ferma solo
perché Kazutora non ha mosso un passo.
“Ti aspetto qui,”
gli dice quando si gira a guardarlo. “Non serve che salgo. Mi trovi qui quando
torni.”
“Kazutora...”
“Ti giuro che non
mi muovo. Puoi...lo so che non ho guadagnato molta fiducia nell’ultimo periodo,
però...-”
“Va bene. Come ti
pare.”
Baji sale le scale col cuore in gola. Takemichi gli ha solo detto che era appena arrivato in
ospedale, che aveva parlato con la madre di Chifuyu
che gli aveva dato in prestito il cellulare e che era vivo.
Non sa come lo
troverà, se è sveglio, quanto è grave la ferita. E oltre all’aspetto fisico,
c’è quello psicologico.
Chifuyu è un bravo ragazzo e non crede che possa
davvero avercela con Kazutora, è sicuro che quando
gli spiegherà la situazione capirà. Ma non è comunque qualcosa che riesce a
prendere a cuor leggero, sente un gran peso sullo stomaco e se pensa a quello
che è successo, non riesce a smettere di sentirsi in colpa.
Chifuyu e Takemichi ci
hanno provato in tutti i modi a dirgli di non farlo sa solo, di contare su di
loro, di fidarsi di Mikey, e della Toman. Lui ha fatto di testa sua, era pronto a morire e non
gli importava poi così tanto della sua vita se perdendola avesse potuto salvare
Kazutora e Mikey e togliere
di mezzo Kisaki Tetta.
E questo ha
ferito Chifuyu. In tutti i sensi.
Ci mette un po’ a
trovare il coraggio di aprire l’uscio della porta. Lo fa con estrema lentezza,
quasi avesse paura che il rumore possa attirare l’attenzione di chi è dentro la
stanza. Ma la porta scorre silenziosa, senza un cigolio, si apre senza che ci
sia niente ad annunciare il suo arrivo, e infatti chi è dentro non lo nota
subito.
Né la madre né Chifuyu alzano gli occhi su di lui finché, alla fine, non
si decide a bussare alla porta già aperta.
A quel punto la
signora Matsuno lo guarda e gli accenna un sorriso.
“Baji-san!” esclama invece Chifuyu,
facendo forza sulle braccia per tirarsi a sedere.
Baji lì per lì si limita ad un timido cenno della
mano come saluto, e forse la madre di Chifuyu
intuisce qualcosa, perché alla fine si alza e accarezza i capelli di Chifuyu, sistemandogli quelli scompigliati dal cuscino.
“Vado a casa a
farmi una doccia,” afferma, “torno stasera.”
Chifuyu annuisce, tornando a sdraiarsi. I punti
dietro la schiena tirano, nemmeno stare sdraiato a pancia in su è piacevole, ma
ha passato tutta la notte sul fianco destro –quello
sano- e ha davvero necessità di stare in altre posizioni.
Quando gli passa
accanto, Baji si limita a salutare la donna con un
lieve inchino, poi entra nella stanza e si chiude di nuovo la porta alle
spalle.
Chifuyu aspetta un po’ prima di parlare, anche Baji continua a dargli le spalle e a guardare la porta che
ha appena chiuso, come se non sapesse che cosa dire. O forse è arrabbiato?
“Baji-san, mi dispiace, non volevo mettermi in mezzo ma
quando ho visto Kazutora col coltello non ci ho
pensato! Sono così contento che tu stia bene! Takemitchi
mi ha detto che anche gli altri stanno bene...-”
“Ma sei scemo?!”
sbotta Baji, scuotendo il capo.
Chifuyu abbassa il capo, “So che sei arrabbiato...”
“Ma che cazzo
dici!” si scompiglia i capelli, poi finalmente si gira verso di lui e si
riavvicina al letto, “Intendevo che non sei tu che devi chiedere scusa a me.
Cazzo ti sei preso una coltellata al posto mio, semmai mi dovrei scusare io con
te. E...” stira le labbra, non è mai stato bravo a fare quel tipo di discorsi.
Non è uno che parla, Baji Keisuke.
Agire è molto più facile. “E sei tu che dovresti avercela con me. Se avessi ascoltato
te e Hanagaki, forse le cose sarebbero state più
facili. E mi dispiace che sia finita così per la mia cocciutaggine. Dico
davvero. Ma riuscivo a pensare solo a Kazutora e al
modo in cui Kisaki lo stava sfruttando e a cosa
potevo fare, così...mi dispiace,” china il capo alla fine, in un inchino, “mi
dispiace tanto, Chifuyu.”
Il silenzio nella
stanza è soffocante.
Baji non è mai stato fan del caos ma ultimamente
non sopporta più tutti quei momenti di silenzio che continuano a calare, prima
con Kazutore a adesso con Chifuyu.
Non gli pare che abbia detto qualcosa di sbagliato. Si è ripetuto quel discorso
in testa per tutto il tragitto, chiederà scusa anche alla signora Matsuno naturalmente, per aver fatto rischiare così tanto a
Chifuyu.
Lo guarda dal
basso, ancora inchinato in avanti, fissandolo fra la barriera dei capelli.
Ma Chifuyu sembra solo estremamente sorpreso.
“Baji-san! Tirati su!” esclama poi, come se si fosse reso
conto a scoppio ritardato di quello che sta succedendo, “Non ti devi scusare
assolutamente!”
Baji sbuffa, raddrizzando la schiena, “Sì che
devo. Mi scuserò anche con tua madre,” mormora, accettando poi di sedersi sulla
sedia lasciata libera dalla signora Matsuno.
“Non serve!”
“Invece penso di
sì.”
“Baji-san, no!”
“Smettila di
agitarti come un’anguilla e stai buono!”
“Ma io...non
voglio che tu ti senta responsabile. Volevo solo aiutarti.”
“E lo hai fatto.
Mi hai salvato la vita.”
Chifuyu sorride. La verità è che non può essere più
felice di così. Non gli sarebbe importato neanche di morire se questo avesse
salvato Baji, quindi è felice di quell’esito.
“E Kazutora-san come sta?”
“Come?”
“Kazutora-san, dico, sta bene?”
Baji scrolla via lo stupore di quella domanda
insieme alla testa, “Sì. E se tu e tua madre non lo denunciate, non dovrebbero
esserci problemi.”
“Denunciare? Io?”
“Beh...”
“Ma non lo farei
mai! Io non ci ho mai parlato, però, ecco,” si gratta il collo, “è tuo amico, è
la persona per cui hai fatto tutto questo. Hai finto di lasciare la Toman e di entrare nella Valhalla
perché volevi proteggerlo, giusto? Non so che problemi abbia avuto, ma non può
essere una persona cattiva!”
“Ti ho anche
sfondato la faccia. Mi dispiace anche per quello.”
“Baji-san, ti prego, non devi scusarti te l’ho detto!”
Baji scuote il capo, “Kazutora...non
era lucido. È tutta colpa di quello là.”
“Lo so, Baji-san. Gliela faremo pagare!”
Dopo gli
avvenimenti con Ryosei dell’anno prima, Baji lo ha pensato in più di un’occasione che Chifuyu fosse una persona fantastica, un bravo ragazzo che
non ci sta proprio bene con la maschera del teppistello.
Glielo ha anche detto, e Chifuyu ha iniziato ad
andare a scuola senza più quella cresta ridicola in testa che lo faceva
sembrare un gallo.
Ma quante persona
al mondo perdonerebbero il proprio aggressore senza nemmeno averci parlato una
volta sola? Per quanto Chifuyu lo idolatri, affidarsi
solo al suo giudizio senza farsene uno proprio, soprattutto dopo quanto
successo, è davvero da scemi.
Eppure tutta
quella bontà d’animo lo fa sorridere e gli da una speranza nuova. Per Kazutora.
“Forse dovresti
tornare da lui, Baji-san. Io sto bene! Tanto non mi
muovo di qui!”
A quel punto Baji vorrebbe davvero ringraziare Chifuyu
per essere così com’è, ma è qualcosa di troppo imbarazzante da dire ad alta
voce. Può pensarlo, si limiterà a questo.
Chifuyu sembra completamente ripreso
dall’accoltellamento del giorno prima –anche se lo ha
capito benissimo, che si sta sforzando di non fargli vedere quanto sia provato,
e che forse ha bisogno di riposare ed essere lasciato in pace-, mentre Kazutora è al piano di sotto che si crogiola nei sensi di
colpa e nella rabbia verso se stesso. Deve trovare un modo per convincerlo a
parlare con Chifuyu, a costo di trascinarcelo per le
orecchie.
È praticamente
certo che basterebbe una chiacchierata con lui per farlo sentire meglio, un po’
perché è la vittima della sua follia un po’ perché Chifuyu
è fantastico, più di lui in quelle cose, anche se non conosce Kazutora se non per quel poco che ha sentito da lui.
Ma adesso forse
non è ancora il caso, forse sapere per prima cosa che Chifuyu
sta bene ed è di buon umore potrebbe rasserenarlo.
“Takemichi ti ha restituito il cellulare?”
“Ah, sì. Forse ce
l’ha mia madre...”
“Non importa,
torno anche domani, dopo la scuola.” Scuola a cui non sarebbe andato,
probabilmente.
Chifuyu annuisce con un sorriso, “Va bene. Baji-san?”
“Mh?”
“Pensi che Kazutora-san stia bene davvero? Sei
sicuro?”
Baji non ci mette molto a capire che Chifuyu teme più per lui che per Kazutora,
visto che ha già tentato di ammazzarlo una volta. Non l’ha visto quella notte,
e quella mattina, non sa come sta. Lo stato d’animo di Kazutora
è totalmente diverso, non farebbe del male ad una mosca.
“Non so se sta
bene,” ammette, “ma non è pericoloso. Non è più arrabbiato con il mondo, o con Mikey. Non credo volesse davvero ammazzare qualcuno.”
Chifuyu annuisce, “Mi piacerebbe conoscerlo per
bene.”
“Intanto
riprenditi.”
Quando scende,
per un po’ ha il terrore che Kazutora non sarà più lì
ad aspettarlo. Se fosse scappato, adesso come adesso non saprebbe nemmeno dove
cazzo andarlo a cercare, perché di sicuro non tornerà a casa sua, o alla sala
giochi abbandonata che ha trasformato nel covo della Valhalla.
Ma non gli
servirà mettersi in moto e girare per tutta la città fino a trovarlo come stava
già pensando di dover fare, perché Kazutora non si è
mosso da dove l’ha lasciato. Se ne sta lì in piedi, appoggiato con la schiena
al muro, le mani in tasca, gli occhi bassi che fissano le scarpe con cui
continua a strusciare sul pavimento. I capelli sono ancora umidi e gli coprono
parte del volto. Ha pianto di nuovo, perché gli occhi sono ancora più rossi di
come li aveva mezz’ora prima, quando lo ha lasciato lì.
Lo sente arrivare
dal rumore dei passi e alza gli occhi verso di lui, forse cercando di abbozzare
un sorriso. Ne esce solo una smorfia.
“Come sta?”
“Meglio di quanto mi aspettassi,” mormora Baji in uno
di quei suoi tipici sogghigni tutto canini di cui Kazutora
si è preso una cotta più o meno appena lo ha conosciuto.
Cosa che
naturalmente Baji non sa e non lo saprà mai,
soprattutto dopo la sera prima.
Lo avrebbe ucciso
a tre giorni dal suo quindicesimo compleanno e solo perché è un idiota. Anche
se idiota è un appellativo troppo generoso, per uno come lui.
“Bene.”
“Domani sali
anche tu.”
La faccia di Kazutora si fa più pallida di quanto non sia dalla sera
precedente, “Non credo che...-”
“Anche Chifuyu ha detto che vuole conoscerti.”
“Lui l’avrà detto
solo per fare contento te.”
“Allora tu ci
andrai per lo stesso motivo.”
“Ma...-”
“Adesso andiamo a
casa. Ho fame.”
“Ma se abbiamo
mangiato prima!”
“Un onigiri solo! Pensi che mi basti un onigiri
solo? Andiamo al combini, dovrei avere qualche spiccio.”
Non c’è modo di
far capire a Baji come si sente in quel momento,
probabilmente, e se lo sa lo sta anche placidamente ignorando. Forse lo fa per
lui, forse pensa che possa aiutarlo. Smettere di pensare a quello che è
successo la sera prima, far finta che non sia mai avvenuto, così che possa
rasserenarsi, o qualcosa del genere. Ma come fa a smettere di pensarci. Come fa
a fingere che non sia successo niente.
E se il giorno
dopo fosse andato veramente da Chifuyu...
“Baji, se...-”
“Cosa vuoi?”
“Non lo so, fa lo
stesso. Però per domani io non so se...non credo che...-”
“Non puoi dirmi
fa lo stesso, c’è troppa scelta.”
“La smetti di
interrompermi?”
“La smetti di
sparare stronzate?”
“Non sono
stronzate! Io sto cercando di...è una cosa seria e tu pensi al cibo! Mi pare di
star parlando con Mikey!”
“Forse dovresti
parlare anche con lui, sì.”
“...Vaffanculo, Baji.”
“Scelgo io anche
per te, allora.”
Kazutora alza gli occhi al cielo e lascia il combini
da solo, anche se resta davanti alla porta per tutto il tempo che Baji ci mette a scegliere cosa prendere e pagare. Non vuole
parlare con Mikey, cazzo non vuole vedere nemmeno Chifuyu che è un perfetto sconosciuto, figurarsi se ha il
coraggio di guardare in faccia Mikey, a cui per anni
ha dato la colpa delle sue disgrazie, contro cui ha combattuto in modo così
antisportivo e vigliacco solo la sera prima, e solo perché voleva eliminarlo il
prima possibile.
L’invincibile Mikey lui non può certo sconfiggerlo, e lo sa, per questo
si era organizzato per affrontarlo in tre, e lui era armato. Ma c’è un motivo
se quello è il soprannome di Mikey.
E meno male.
Gli si stringe lo
stomaco se pensa a Chifuyu, ma non lo conosce. E
anche se si prostrerà ai suoi piedi per scusarsi e ringraziarlo, per lui
sarebbe stato molto peggio riuscire a fare del male a Mikey
e Baji, anche se era esattamente il suo obiettivo
solo ventiquattro ore prima.
Quanto cambiano
in fretta le cose, in così poco tempo. Gli è bastato rendersi conto di quello
che ha fatto. Ma se non l’avesse fatto, se non avesse avuto le mani sporche del
sangue di Chifuyu, forse non sarebbe mai rinsavito,
non avrebbe mai ritrovato lucidità.
Gli serviva una
batosta, e Chifuyu gli ha impedito di averla a
carissimo prezzo.
“Ho preso una
confezione di Peyon Yakisoba
e della Cola.”
“Non avevo
dubbi.”
“Beh, ti ho detto
di scegliere e mi hai detto di fare da me, quindi zitto. Forza, andiamo a
casa.”
“Tu pensi che Mikey mi perdonerà?”
“Chiedilo a lui.”
Kazutora alza gli occhi al cielo, allungando il passo
per stare a quello di Baji, “Perché mi rispondi
sempre così!”
“Perché fai
domande stupide, Tora!” sbuffa, Baji,
fermandosi e girandosi verso di lui, “Se Chifuyu
potrà perdonarti, se Mikey potrà perdonarti. Io non
te lo posso dire, che ne so io. Ma non ho mai avuto la sensazione che Mikey ce l’avesse con te, questo te lo posso dire. Nemmeno
adesso. Per Mikey gli amici sono la cosa più
preziosa, e ti considera un amico, lo sai, la Toman è
nata per proteggere te. Mikey non ti odia, io non ti
odio. L’unico che ce l’ha con te sei tu. Sei tu l’unico che si deve perdonare, Tora.”
“Già,” sospira Kazutora, infilando le mani in tasca solo per evitare di
torturarsele ancora e ancora, fino a ferirsi. Baji ha
ragione. Ma lui non si potrà mai perdonare, non del tutto. Anche se Mikey e Chifuyu non lo odiano, e Baji gli vuole bene, lui ha ucciso una persona. Ha ucciso
il fratello di Mikey. È colpa sua.
Non se lo
perdonerà mai, perché sa che Mikey ci ha sofferto,
può solo immaginare quanto. E lui non c’era nemmeno, era in riformatorio.
Nemmeno per
questo, si perdonerà mai.
“Faccio schifo
come amico.”
Baji intreccia le dita con le sue e stringe forte
la presa, salda com’è saldo lui. “Non è vero.”
“Se non ci fossi
tu...”
“Ma io ci sono, Kazutora.”
Lo sa, sa che Baji non lo abbandonerà mai, stavolta lo sa.
Stavolta non ci
sarà nessun Hanma che lo potrà convincere che Baji lo sta prendendo in giro, che Mikey
va eliminato. Almeno adesso è in grado di capire chi gli è amico davvero e chi
invece no. Hanma non è una persona di cui ci si può
fidare, non sa come ha fatto a dargli retta. Che cosa aveva in testa?
O cosa non aveva,
più che altro.
Ma ora lo sa, e Baji gli tiene la mano, non può sbagliarsi, non può
confondersi.
È l’unico motivo
per cui è lì adesso, fuori dalla stanza d’ospedale di Chifuyu,
a quarantotto ore appena da quando lo ha quasi ucciso, anche se pare che Chifuyu si sia ripreso molto in fretta dopo l’operazione.
Lui non è ancora
così sicuro di volerlo vedere e di volerci parlare, anche se Baji gli ha assicurato con una risata che Chifuyu non se lo mangerà.
Quando apre la
porta della stanza, Chifuyu lo trovano tutto
concentrato sul cellulare, forse con qualche giochino, ma ha le cuffie quindi
non può sentire la musica per provare a riconoscerlo.
Non che ne abbia
giocati molti. In riformatorio non potevano tenere niente di elettronico.
Baji bussa forte per farsi sentire e Chifuyu sobbalza, sfilandosi subito le cuffie appena li
vede.
“Baji-san!” esclama con un enorme sorriso, praticamente
brilla di luce propria, “e Kazutora-san!”
Chifuyu non ha cambiato espressione quando lo ha
visto, il suo sorriso è rimasto così luminoso che Kazutora
si è sentito accecato. Si è comunque stretto nelle spalle.
“Non usare il –san, per carità.”
“Kazutora-kun, allora?”
“Va bene...solo Kazutora va bene.”
Chifuyu se possibile sorride ancora di più. A Kazutora inquieta enormemente il fatto che niente in quel
sorriso sembri forzato.
“Ha una paralisi
facciale?” sussurra a Baji, in modo che possa
sentirlo solo lui, visto che sono ancora sulla porta.
Baji scoppia a ridere senza neanche provarci a
nasconderlo, “No, no, è fatto così.”
“Allora ha grossi
problemi!” bofonchia ancora Kazutora. Non è possibile
che lo guardi in quel modo così, sulla fiducia, dopo averlo accoltellato.
Baji se possibile ride ancora più forte.
Chifuyu, dal letto, inclina il capo da un lato e poi
dall’altro, “Che succede?”
“Niente,” ma a
quanto pare Baji non riesce ancora a smettere di
ridere. Invece, gli tira uno spintone e lo costringe a fare due passi avanti
verso il letto.
“Davvero? Beh,
comunque. Io mi chiamo Chifuyu Matsuno!”
“Sì, lo so.”
“Giusto. Ecco,
io, mh...” per la prima volta, Chifuyu
sembra non sapere bene cosa dire o fare.
Anche se ha ancora la faccia dell’entusiasmo, trovare qualcosa di
sensato deve essere complicato, soprattutto perché l’espressione abbattuta di Kazutora non è di aiuto.
Chifuyu continua a grattarsi il collo e a guardare Baji come se cercasse una mano, e alla fine è Kazutora a decidersi.
In fondo, è lui
l’unico che deve darsi una mossa, l’unico che dovrebbe davvero parlare e che
dovrebbe avere qualcosa da dire.
Si prostra a
terra, inginocchiandosi fino a poggiare la fronte sul pavimento.
“Oh, no,” sente
dire a Chifuyu, nel panico, “no, non serve!”
“Ti chiedo scusa,
Chifuyu!”
“No, ti prego,
non serve che ti scusi così!” bofonchia Chifuyu, e
anche senza guardarlo può immaginarlo in completa confusione, rosso fino alle
orecchie, “Tirati su, Kazutora, per favore.”
Kazutora è ancora chinato a terra quando sente i passi
trafelati di Baji andare verso il letto, e solo
allora alza di poco il capo per vederlo spingere di nuovo Chifuyu
sul letto. “Non penso tu ti possa alzare,” gli dice.
“Sto bene!”
“Volevo solo
scusarmi come si deve,” afferma Kazutora, decidendosi
ad alzarsi solo perché gli sembrava che Chifuyu non
fosse disposto a rimettersi seduto, nonostante l’espressione dolorante.
“Io non ho
bisogno di scuse, Kazutora, davvero. Credo...credo di
aver capito la situazione. Non sono arrabbiato o altro. Volevo conoscerti
perché Baji-san tiene molto a te, ecco,” mormora poi,
torturandosi i pollici delle mani, in imbarazzo.
“Come fai ad aver
capito la situazione se nemmeno mi conosci.”
“Ma Baji-san si fida di te, e io mi fido di Baji-san!”
Baji ridacchia, portando la mano sinistra fra i
capelli di Chifuyu e scompigliandoli con moderata
forza. Chifuyu arrossisce prepotentemente sulle goti,
ma sembra che quel trattamento gli faccia piacere.
Kazutora sbuffa un sorriso, guardandoli. Normalmente
sarebbe geloso marcio di Chifuyu, e dell’amicizia che
ha instaurato con Baji mentre lui non c’era. Ma non
si può tenere il broncio a quel tipo.
“Baji non è molto oggettivo con me.”
“Però sei qui e
ti stai scusando, quindi non puoi essere una cattiva persona.”
“E mi sa che tu
sei altrettanto poco oggettivo con Baji.”
“O magari sei tu
che non sei oggettivo con te stesso,” sbotta Baji,
incrociando le braccia al petto. “Vuoi andare avanti con questa storia per
molto ancora?”
“Per molto? L’ho
quasi ammazzato, dovrei essere ancora lì a terra a scusarmi.”
“Non voglio più
le scuse di nessuno!” afferma a gran voce Chifuyu,
“ahia!”
Baji e Kazutora si
voltano subito verso di lui, di scatto.
“Stai bene?”
chiede Hanemiya, avvicinandosi per la prima volta a
quasi un palmo da lui.
“Ti avevo detto
di stare buono e fermo!”
Chifuyu alza le mani in segno di resa e si ristende a
letto, “Sto bene, solo che tirano un po’ i punti. Davvero!”
Baji storce la bocca e sembra tutto fuorché
convinto di quello che ha appena detto, “Ce ne andiamo, devi riposarti. Quando
ti dimettono?”
“Non lo so.
Speravo domani,” borbotta. L’indomani sarebbe stato il compleanno di Baji e lui vorrebbe veramente tantissimo essere fuori di lì
per tempo, ma anche se sta bene non è sicuro che lo lasceranno uscire. Non gli
hanno detto di preciso qual è il problema, se non che quel pomeriggio gli fanno
un’altra trasfusione perché pare abbia perso davvero molto sangue.
Baji si rimette in fretta e furia la giacca che ha
abbandonato sulla sedia quando si è avvicinato al letto e si avvia da solo alla
porta, “Andiamo.”
“Sì.”
“Kazutora-ku...no. Kazutora. Posso
parlarti un attimo da solo?”
Baji e Kazutora si scambiato
uno sguardo perplesso, poi Baji scuote le spalle, “Ti
aspetto giù. Tu stattene lì buono e riposati, invece!” fa poi verso Chifuyu, che risponde portandosi la mano di piatto alla
fronte.
“Ah. O-okay...” mormora invece Kazutora,
perplesso. Non capisce affatto cosa Chifuyu debba
dirgli, ma dopotutto glielo deve, in fondo gli ha chiesto solo di parlargli. Si
volta verso di lui con lo sguardo basso e le mani in tasca.
Chifuyu storce la bocca nel vederlo così, non gli
piace come espressione su nessuno, quella triste mestizia. Se si può odiare un’espressione
facciale, quella è assolutamente la sua più odiata. Sul bel volto di Kazutora stona tantissimo. E poi sperava che con quelle
scuse non richieste la situazione potesse farsi più serena fra di loro. Sa che Baji non lo allontanerà, quindi ci tiene a fare amicizia
anche con lui.
Non è un
ragionamento molto generoso, ma sa che se dovesse scegliere Baji
sceglierebbe senz’altro Kazutora, lo ha già fatto,
quindi vorrebbe evitare che Kazutora si senta male
ogni volta che lo guarda. Sarebbe una pessima convivenza. E lui non vuole
allontanarsi da Baji.
“Io non penso
davvero che tu sia una persona cattiva, Kazutora. Non
so che cosa ti abbia fatto scattare, l’altro giorno, ma si vede che tieni a Baji-san. E Baji-san, e anche Mikey-kun e gli altri, hanno fatto di tutto per aiutarti.
Sei solo una persona sfortunata. Hai fatto delle scelte sbagliate. Ma...adesso
sai di poter contare su Baji-san. E anche su di me
se...se ti va di buttarti questa storia alle spalle.”
“Ma tu chi sei?”
“Eh?”
Kazutora non può fare a meno di ridacchiare di nuovo,
asciugandosi gli occhi anche se sono ancora asciutti, anche se ancora non ha
versato una lacrime. Ma se le sente lì, in bilico. Chifuyu
non ha detto niente di eclatante, niente che Baji non
gli abbia già detto, eppure è proprio il fatto che lo stia dicendo lui, dopo
quello che gli ha fatto e pur essendo un perfetto sconosciuto o quasi, che per
qualche ragione lo commuove.
Baji glielo aveva detto che Chifuyu
è un bravo ragazzo che non tiene mai il broncio per troppo tempo, eppure questo
è al limite del credibile.
Va oltre l’essere
un bravo ragazzo. È una persona squisita e non fa fatica a capire perché Baji ci abbia fatto amicizia e lo abbia reso il suo
vice-capitano.
“Dico davvero,
chi diavolo sei? Un angelo? O forse sei tutto scemo.”
Chifuyu ridacchia, “Tengo solo a Baji-san.
Anche per te è lo stesso, no?”
Kazutora schiocca la lingua, stringendo i pugni dentro
le tasche, “Sì. Più di ogni altra cosa.”
“E’ lo stesso,
per me. Per questo vorrei cercare di avere un rapporto pacifico con te.
Senza...sguardi da condannati al patibolo o scuse di qualunque altro tipo. O sensi
di colpa. Basta sensi di colpa. Non è successo niente, in fondo, giusto?”
Avrebbe qualcosa
da ridire, su quest’ultima parte, ma alla fine annuisce. “Va bene. Ho la
sensazione che non sia poi così difficile sopportarti,” ridacchia Kazutora, tirando su col naso, “proprio per niente.”
Chifuyu si riapre nello stesso sorriso luminoso che
lo ha accolto. “Meno male! Perché domani è il compleanno di Baji-san
e con quello che è successo non ho un regalo!”
“Cos-” Kazutora scoppia a ridere. “Tu sei davvero tutto scemo!”
“Dico davvero!”
esclama Chifuyu, “E’ una cosa importante!
Come facesse ad
essere più importante di tutto il resto, non ne ha idea. Senza contare che con
tutto quello che è successo, di sicuro Baji neanche
se lo ricorderà del proprio compleanno, ma a Kazutora
quell’entusiasmo così incurante di tutto il resto fa stare stranamente bene.
Per quell’anno, Baji si sarebbe dovuto accontentare di averli tutti e due
vivi.
Angolino
Autrice:
Salve
a tutti.
Torno
a scrivere dopo più di due anni e a pubblicare dopo più di uno, ma ci tenevo
troppo ad avere qualcosina anche io nella sezione di
Tokyo Revengers, visto la mia ossessione del momento.
Non
sprizza di originalità e sono anche certa di non saper più scrivere, quindi
potrebbe essere a malapena leggibile.
Ma ci
tenevo tantissimo.
Non
so se tornerò a scrivere altro, forse sì. Mi piacerebbe, mi dispiace per Chifuyu che diventerà la mia nuova valvola di sfogo ma qui
sono stata anche troppo buona, avrei potuto puntare sul mega drammatico invece
volevo un po’ di fluff e l’ho fatto riprendere subito!
Sono
stata buona. Stavolta.
Forse
a presto, vedremo!
Asu