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Autore: Memestyle04    12/07/2023    1 recensioni
Una serie di dodici storie brevi, vagamente ispirate dalla storia "Presiede Ottobre" (in originale "October in the Chair") presente nell'antologia di racconti e poesie di Neil Gaiman "Cose Fragili".
Mi sembrava uno spreco lasciare questo concept così, abbandonato a se stesso, e ho deciso di riprenderlo e ampliarlo sullo stile delle fiabe per i bambini.
In ogni caso sono i dodici mesi dell’anno, o quantomeno le loro personificazioni, in riunione per decidere ciò che accadrà nel corso del mese e/o dell'anno.
P.S. Al momento in cui sto scrivendo questa introduzione (ho scritto solo il primo capitolo e l’inizio del secondo) ho pensato di far assentare sempre almeno un mese per riunione, ma è possibile che cambi idea in futuro
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Presiede Gennaio alla prima riunione del anno. Con brina sulla barba e dolci da mangiucchiare.

Apre l’ordine del giorno invitando Maggio, Giugno e Luglio all’ordine e chiede di smettere di spararsi tra loro con le pistole ad acqua e smettere di tirare palle di neve.

Febbraio per la noia inizia a sbattere le ali, sollevandosi di qualche decina di centimetri dalla propria sedia, e a sparare frecce tutt’intorno.

La sedia color smeraldo di Marzo è occupata solamente da un calderone pieno d’oro con sopra un un cilindro nero e un bigliettino vergato con eleganti caratteri verdi che recitano: “Torno subito… forse…”

Se ne deduceva, dunque, che l’occupante della suddetta seduta non fosse mai giunto, né tantomeno avesse intenzione di giungere mai.

Con una rosa color del sangue in mano e un uovo d’oro riccamente intarsiato con scene della Natività del Cristo Gesù, oltre a questo l’uovo in questione emanava anche un leggero vapore come fosse appena stato fatto sodo. Aprile sembrava la più impaziente di concludere quella discussione, tanto che iniziò a lamentarsi: “Perché teniamo queste riunioni dodici volte l’anno? È una perdita di tempo colossale!”

“Alla fine ogni anno, bene o male, succedono sempre le solite cose…” soggiunse poi agitando il mantello porpora.

La nebbia intorno a Novembre iniziò ad addensarsi, la luce della sua aureola si affievolisce e Novembre risponde, adirato, sollevando un dito ossuto avvolto in una tunica nera che non lasciava scoperto nemmeno il volto, non che quel turbinio di fosche tenere forse definibile come un vero e proprio volto.

Novembre rispose così: “Inutile?! Definisci inutile ciò che definisce il fato di migliaia di mortali?! Anni fa vi fu una guerra assai sanguinosa e molti soldati non tornarono più alla casa che si erano iniziati a costruire, magari l’anno precedente a malapena per unirsi all’infinità schiera di coloro che fanno già parte della mia festa. Quindi, dimmi, questo ti pare identico a ciò che è accaduto l’anno precedente, o forse quello prima? Eh?

“Rispondi, oh frivola Aprile regina di ogni leggerezza e noncuranza…” concluse con voce che sembrava una cripta che si richiude sedendosi sul suo nero trono e tacendo.

Aprile a questo rimprovero rimase impietrita per un qualche attimo, dopodiché, dopo aver mangiato un uovo sodo che s’era portata, per sbollire la rabbia e riacquistare un certo contegno, propose di cedere la parola a Settembre che fino a quel momento non aveva aperto bocca ed era stato in un angolino a scrivere con una penna che mutava costantemente, divenendo prima una biro, poi una stilografica.

Settembre appariva come un ragazzo sui sei anni d’età, con capelli castani che presentavano qualche traccia di biondo e gli occhi color nocciola circondati da un paio di occhiali quadrati dalla montatura nera. Indossava una polo celeste molto chiara e teneva sulle gambe un quaderno che mutava di pari passo alla penna: prima un quaderno a righe, poi a quadretti, così come prima impugnava una stilo, poi una biro e infine una bic. Quando venne chiamato sobbalzò lievemente e si sistemò gli occhiali, prese la parola e chiese gentilmente a Gennaio: “Cosa posso fare per voi? Perché Aprile mi ha interpellato?”

Gennaio con quiete e prudenza, per non offendere nessuno, iniziò a spiegare in qualità di presidente della riunione: “Aprile si stava lamentando del fatto che teniamo questa riunione ogni mese accusandola di essere un inutile spreco di tempo e quindi Novembre è intervenuto, rimproverandola piuttosto adirato. Nel suo rimprovero potrebbe aver esagerato e aver chiamato Aprile in modo un po’ sgarbato, offendendola. Vorrei chiederti se a te fosse possibile fare un tentativo di riappacificare i due, in fondo bisognerebbe avere più pazienza ed essere tutti più buoni con l’inizio del nuovo anno.”

Settembre a questa spiegazione tirò un lungo sospiro, che magari gli si sarebbe anche addetto, se solo non avesse avuto l’aspetto di un ragazzino di sei anni, bensì quello di un anziano signore intorno alla settantina. Cercò dentro di se tutta la calma di se e poi, con tutta calma chiese: “Aprile, perché sostieni ciò che hai detto?” “E tu Novembre, capisco ciò che Aprile possa aver detto ti irriti, ma non c’era forse un modo migliore per dirle quelle cose senza offenderla o comunque in modo vagamente più diplomatico? Non conosci forse il modo di dire “aprile dolce dormire”? È possibile che sia stato anche per questo suo carattere indolente, che abbia reagito a questo modo.”

La prima a rispondere alla domanda a lei posta fu Aprile “È stata una lamentela genuina, la mia, anche dovessero affrontare un estinzione di massa e riuscire a uscirne vittoriosi facendo sopravvivere anche solo un terzo della popolazione, l’anno dopo non sarebbe comunque cambiato nulla se non il numero di persone o il numero di macchine. Resterebbe sempre tutto la stessa noia mortale dei tempi di “pace”…”

Invece Novembre si alzò dal nero scranno e con voce imperscrutabile replicò: “Hai ragione Settembre, è più che probabile che ci fosse un modo migliore per dirle quelle cose senza offenderla o comunque un modo vagamente più diplomatico, ma lei non mostrando risentimento per le sue parole da ragione al mio modo di comportarmi. Il suo carattere e la sua indole non sono scuse per poter fare ciò che più preferisce.”

A queste parole Aprile se ne andò in un turbine di fiori senza che nessuno potesse far nulla per trattenerla.

A seguire se ne andarono anche Maggio e Luglio accampando scuse poco plausibili, Maggio lasciò un bigliettino dove si giustificava dicendo di dover finire di prepare la sessione invernale, e sparì in un turbine di caldo e pagine di libri e quaderni non aperti neppure il giorno dell’acquisto,  mentre Luglio non si sforzò nemmeno d’inventare una scusa e sparì in un turbine d’acqua di mare e sabbia seguendo a ruota Maggio.

“Cielo” commentò a quel punto l’uomo rimasto avvolto in uno scuro completo marrone. “Che comportamento immaturo. Ora siamo pochi più della metà…”

Agosto girandosi le trecce talmente bionde da poter essere definite platino e nonostante  indossasse un costume da bagno che forse lasciava esposto un po’ troppo scoperti i suoi abbondanti seni pronunciò un discorso sulla giustezza di comportamento dei suoi compagni Luglio e Maggio con una serietà impressionante, dopo il quale svanì in un turbine di caldo e acqua.

Ottobre, con il suo completo scosse la testa e irritato tirò una riccio di castagna a vuoto conto la sedia di Agosto che se ne era appena andata. La rimanente Giugno disse non è giusto che lei rimanesse a prendere appunti sulla riunione per i mesi estivi che erano assenti, solo per il fatto che avesse la reputazione di essere la più secchiona.

Novembre disse: “Va bene, direi che ho visto più che a sufficienza per vedere di che pasta è questa riunione. Scusa Gennaio, ma io ho altri impegni, vado via”
“Va bene Novembre, non ti preoccupare, vai pure, tanto pensavo di concludere qui la riunione e il tuo intervento capita a fagiolo proprio per chiuderla. Grazie a tutti per essere venuti”

E così tutti se ne andranno, chi tra la brina chi tra foglie secche, chi tra nebbia e chi tra acqua marina.

   
 
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