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Autore: speechlessback    16/07/2023    0 recensioni
Atsuhina / 4 K / Storia scritta per la challenge 12monthschallenge del gruppo Facebook Non solo Sherlock.
(Atsumu e Shouyou si rincorrono e rinnamorano, e rimangono l'uno accanto all'altro: la loro storia in 12 mesi, e attraverso gli anni.)
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Atsumu Miya, Black Jackals, Osamu Miya, Rintarō Suna, Shouyou Hinata
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa: scrivere è per me scrivere con la musica, quindi se volete the whole experience, le canzoni che mi hanno ispirato sono: U move, I move e Made to love  e il concept della storia deriva da questa esibizione. Non ho dato nomi ai personaggi inventati perché nella mia testa è una storia che non ha anni né confini precisi, e i cui unici protagonisti sono Atsumu e Shoiyou e sì, quell’ accenno di OsaSunaKOmo che fa sempre bene :D
 
 

U move, I move;

 


Gennaio - wherever you’re going, I’m going too

È un giorno qualunque che preclude l’imminente partenza, quindi Atsumu e Shouyou lo passano inevitabilmente rannicchiati sotto le coperte del kotatsu. Sulla carta la sola presenza di Shouyou dovrebbe bastare a emanare il calore necessario - nella realtà, niente è in grado di superare quel freddo gelido del Giappone che poi si innesta anche, e soprattutto, sulla gabbia toracica di Atsumu. Prima di ogni partenza, quando i giorni lasciano il passo alle ore - ne mancano trentasei ora -, e i bagagli sono già preparati - Shouyou ha imparato a viaggiare con il minimo indispensabile - e ad ogni festività, momento morto della stagione, si promettono che rimarranno saldi nelle loro promesse, fiduciosi nei loro sogni, al fianco l’uno dell’altro, a tutti quei chilometri di distanza - che anche quelli, come numero, col passare degli anni non si sono mica assottigliati, ma si sono semmai fatti tangibili e concreti, siderali e pesanti, impossibili da ignorare.
tsumu in qualche modo assurdo, che ancora neanche lui si spiega, ha trovato il modo di farlo funzionare - Shouyou, dal canto suo, ha bilanciato la nostalgia con quella testardaggine incredibile, e ancora scala le montagne, e le classifiche del Brasile, e ancora cerca le risposte, e ancora non ha capito nulla. Atsumu non ha davvero tanto tempo per rifletterci - mancano trentacinque ore - quindi, rannicchiati sotto le coperte, Shouyou che sonnecchia sommessamente e Atsumu che non chiuderà occhio fino al momento dei saluti, posa la testa su quella dell’altro, assorbendo la vicinanza e il calore.
Fuori c’è una tempesta di neve. Immagina i fiocchi che si depositano sulle auto parcheggiate fuori, osserva il fondersi della notte col giorno, e viceversa. Visti dall’esterno, stretti stretti come a non voler sprecare nemmeno un minuto, neanche un centimetro di distanza l’uno dall’altro, neanche lo immagineresti quanti anni sono che si ripete la stessa scena. Ma lo sentono entrambi.

Febbraio - I’m caught in your groove

Febbraio è un mese affascinante per moltissimi aspetti, e Shouyou lo ama di quell’amore che si rivolge solo alle cose che vivi per la prima volta, ingenuo e spontaneo e leggero come ogni partita da cinque set, con le squadre che cambiano, e ogni nuova formazione - che alzata gli farà il suo nuovo palleggiatore? Shouyou vibra solo al pensiero, chè ancora non ci crede che proprio lui - alto forse un metro e settanta, in un mondi di giganti - che proprio lui è scappato da quelle montagne e vive in Brasile, dove il sole è alto in cielo tutto l’anno, e tutto è nuovo da scoprire, dopo così tanti anni.
È facile lasciar andare Atsumu perché Shouyou si immerge nella routine, ed hanno ormai le loro radicate abitudini che rendono il tutto sopportabile - le chiamate, l’amore che non passa, i litigi impossibili e quella voglia di ripromettersi l’uno all’altro - ma non è nemmeno poi così tanto facile, e per Shouyou è un pensiero assurdo che lo coglie di soppiatto quando si sta allacciando i lacci delle scarpe, o è al bancone del supermercato e sta scegliendo gli ingredienti per perfezionare un dolce che ha provato a casa di un compagno di squadra e che vuole cucinare per Atsumu quando verrà a trovarlo - ha la scena davanti ai suoi occhi, l’ala destra dell’ASAS con la sua compagna, l’abitudine e la casa, loro che si muovevano nella cucina come se fossero uno, i battibecchi e la tenerezza, e il peso sul petto che aveva sentito così forte proprio perché in quel momento, più che per un infortunio o una partita andata veramente male, a Shouyou era mancato così tanto Atsumu da sentire il fiato mancargli nei polmoni, e non poteva assolutamente negarlo - mai e poi mai e poi mai.

 
(Heiii sono al supermercato e sto comprando un SACCO di ingredienti per prepararti un dolce di qui
Non vedo l’ora!!! ^^
Ti amo, lo sai?
Buongiorno!!! ^_^)


Marzo - pull me back and push me forward

Atsumu a volte vorrebbe scrivere un manuale su come sopravvivere alle relazioni a distanza. Oppure leggerne uno fatto bene. Oppure, non lo sa ancora, dare una testata al muro ma senza farsi veramente male - tipo una testata figurativa. Perché lui lo sapeva benissimo in cosa si imbarcava quando ha detto sì, quelle mille e più volte. Quando ha visto Shouyou ai try-outs dei Black Jackals e ha predetto il successo che ne sarebbe venuto, e quando se ne sarebbe andato di nuovo - ha radunato il coraggio e ha confessato i suoi sentimenti, e forse manco se lo aspettava che sarebbero stati ricambiati. Ma di Shouyou di nuovo in giro per il mondo, sempre a scalare montagne e ad affermare se stesso, di quello non ha mai avuto dubbi.
Quindi di che si lamenta? E perché si lamenta proprio di fronte al fratello che lo guarda con cipiglio preoccupato e la pazienza agli sgoccioli?
“Spaventerai i clienti del locale.” In modo piuttosto prevedibile, è Suna a interrompere il flusso dei suoi pensieri. Non ha bisogno di alzare il capo per vedere la mano che si posa furtiva sul fianco del fratello, per percepire ancora più acutamente cosa sente che gli manca più dell’aria. Komori si siede al suo fianco e gli poggia una mano sulla schiena - ché tanto è comunque il più sensibile dei tre - e tenta di rassicurarlo. “Tanto manca poco.” è quasi un sussurro. Sorride con quelle sopracciglia ancora improponibili quindi Atsumu, che comunque è stronzo, sente il bisogno di rimarcarlo mentalmente. “Cosa potresti saperne tu?” (Komori non merita l’acidità nella voce di Atsumu, ma la situazione è tragica.) 
Osamu, dal canto suo, ha esaurito tutte le forze, perché la stessa scena si è ripetuta troppe volte, e in fondo si preoccupa per il benestare del fratello, e un po’ per la clientela che magari si scoraggia a vedere un trio di giocatori della V-League radunati manco fossero sedicenni alle prese con la prima cotta. “Gli passerà. Gli sarà venuta l’ansia perché Shouyou avrà detto qualcosa che le mie orecchie non vogliono sentire, o di incredibilmente dolce. Per la seconda opzione, non voglio sentire comunque.”
Osamu punta gli occhi grigi su quelli di Atsumu, che è dunque costretto a sollevare la testa e a smettere di lamentarsi silenziosamente e ad impaurire la clientela del locale.
“Vieni a lavare i piatti, và.”
È un ordine, e Atsumu procede a testa bassa. Poi a chiusura, quando Suna e Komori sono già saliti nell’appartamento e Atsumu veramente non riesce a nascondere gli occhi lucidi e non sa nemmeno perché e per come e da dove nascono queste lacrime ribelli - allora Osamu gli posa una mano sulla spalla, e per mezzo secondo Atsumu può anche fingere che abbiano sedici anni e il Karasuno li abbia sconfitti ai nazionali e i suoi sogni bagnati avranno quasi sempre un solo protagonista ma almeno, almeno, non deve gestire questi sentimenti enormi, che straripano a più non posso e gli regalano una forza straordinaria - quella che lo fa trascinare all’aeroporto - e che sono ingestibili, e Atsumu proprio non ce la fa.
“Calmati. Andrà tutto bene. Sta andando tutto bene.”
Atsumu si ripete queste parole come un mantra, poi i giorni passano, c’è pausa dal campionato - si vola in Brasile.

 
(Uomo fortunato!
Ti amo anch’io.
Conto i giorni
Buongiorno <3)


Aprile - That’s how this works, I put you first

Shouyou scopre con grande sorpresa che la fidanzata del nuovo acquisto dell’ASAS in realtà è italiana. Si è spostata con lui, e quello che gli sembrava un due che diventa uno, assume connotazioni nuove, al di là della sua immaginazione. Non chiederebbe mai ad Atsumu di venire in Brasile, non in modo permanente. Va bene essere egoisti, ma Shouyou lo sa che Atsumu non lascerebbe il Giappone (mai più di un anno, almeno), il fratello, la famiglia - i BlackJackals, gli amici, gli inverni freddi e i ciliegi che fioriscono, e i locali di Hyogo, e la visita tradizionale alla risaia di Kita-san. Shouyou inizia a parlare con la fidanzata del nuovo acquisto perché lui farebbe amicizia anche con le mosche ma anche perché - soprattutto - vuole sapere.
Con la scusa degli ingredienti e il giro di spesa e le tattiche segrete per creare il dolce perfetto, la riempie di domande sulla sua vita in Brasile, sul motivo della scelta, perché alla fine sa anche senza sapere, e soprattutto perché una parte di lui vuole sapere ed è affascinato da questa figura mitica - del due che diventano un uno quando si muovono in cucina - e alla fine Shouyou non ha peli sulla lingua, quindi glielo chiede direttamente: “Come hai fatto a trasferirti qui?”
Stanno scegliendo le mandorle migliori, ce ne saranno almeno cinque tipi diversi. Lei si volta un po’ più lentamente, i pacchi che stava soppesando ancora fra le mani, un po’ sorpresa un po’ sollevata.
“Finalmente me l’hai chiesto.” Sorride radiosa, poggia il pacco prescelto nel carrellino di Shouyou e soppesa le parole con calma, si vede che ci ragiona, cerca la risposta giusta per l’altro, e un po’ magari quella per sè.
“Perché volevo? Ma non era il posto, era lui. Perché potevo, col lavoro e tutto. Ma non era il posto, era lui. E pure se fa male, e la nostalgia di casa si sente, non me ne pento proprio.” Shouyou sembra illuminato dalla luce divina delle rivelazioni importanti, quelle che avvengono quando il clima si disgela, si risvegliano gli animali e i ciliegi sbocciano e li trovi quando punti il naso all’insù, e te ne trovi uno sul naso, e una volta Shouyou ricorda che ne mise uno sui capelli di Atsumu e sembrava una scena di un anime shoujo e risero moltissimo, e Kami quanto gli manca - anche ora, anche ora - sempre, e gli mancano i ciliegi e forse questo non lo aveva mai realizzato. “Non pensavo che avrei scatenato tutta questa reazione.” La ragazza lo guarda un po’ preoccupato - ora sono nel reparto frigo, scelgono il burro (Shouyou avrebbe scelto quello in offerta, lei ha insistito per una marca in particolare, non c’era possibilità di discussione), e lui si accorge di essersi ammutolito per un minuto - fatto assai raro, è cosa risaputa. “Portalo a cena da noi, che ne dici?”
Si sono rimediati un invito a cena.

Maggio - When I’m lost you give me order

Tutti i loro litigi riguardano la lontananza perché, detto francamente, non hanno tempo di discutere di altro. Quando si vedono c’è da recuperare terreno su tutti gli altri fronti - Atsumu deve osservare i cambiamenti nella postura di Shouyou e decretare se il nuovo palleggiatore sia un fallito o una persona che meriti le sue occhiate e la sua gelosia, poi deve trascorrere un numero indefinito di minuti con il pollice poggiato sulla sua guancia per ricordarne la memoria tattile, con Shouyou che semplicemente lo guarda con un misto di adorazione e speranza, e arrivati qui nessuno si chiederebbe come fanno ad andare avanti da così tanti anni. E poi c’è qualche litigo che si innesca perché arriva sempre il momento degli addii, e Atsumu dice parole grosse di cui si pente, e Shouyou sembra sempre non sapere dove lo porterà la pallavolo - esiste la possibilità che sia ancora più lontano? Allora un giorno della loro tradizionale permanenza in Brasile è passato a chiedersi se tutto questo sia abbastanza, e poi se vivessero insieme e non si piacessero per qualcos’altro? Shouyou si muove nel sonno e sinceramente Atsumu non sa se reggerebbe, poi ronfa in modo troppo rumoroso e poi magari a Shouyou darebbe fastidio che alla fine Atsumu è mattiniero per la pallavolo e magari per qualche altra ragione, ma mica nella vita quotidiana e nei giorni off - Atsumu sa che il ragionamento non fila ma lo fa lo stesso. Allora che stanno facendo qui, in piedi l’uno di fronte all’altro, a ripetersi gli stessi ragionamenti e Shouyou ha preparato una torta che ha un aspetto delizioso ma Atsumu ha pensato che voleva che semplicemente gliela preparasse, che ne so, una volta al mese, altrove e non qui, non prima di portarla a cena di amici di Shouyou! A cena da amici vuol dire radici a cui Atsumu non aveva minimamente pensato e quindi questo ha scatenato la vera discussione che poi ha preso i confini del russare e Shouyou che non fa dormire Atsumu e gli occhi lucidi di entrambi, perché di lasciarsi non se ne parla perché non ce n’è la voglia - è la loro unica certezza. Portano la torta a casa degli amici di Shouyou e Atsumu adora la ragazza italiana che sembra capirli con uno sguardo, e non li compatisce. E il cibo è squisito. E poi le scopate grandiose che segnano la pace fatta, dove vuoi metterle?

(“La prossima volta ci invitate voi a cena.” Atsumu praticamente si incupisce e lei subito lo incalza. “Ho sempre voluto visitare il Giappone.” Gli fa l’occhiolino, ma Atsumu non è che capisce.)


Giugno - Luglio - Agosto - I’m gonna stay right next to you

La fine della stagione e l’inizio dell’estate, con il caldo asfissiante e Shouyou che torna alla carica per un tempo che, con un certo grado di approssimazione, ad Atsumu appare assai indefinito, sono forse il momento perfetto. Ci sono i litigi ma non sono quelli del Brasile, perché c’è più tempo e allora si litiga per chi ha dimenticato di abbassare le zanzariere e ora non si può stare in casa - l’appartamento di Atsumu - e poi ci sono i ritiri della nazionale, e poi almeno due ritiri olimpici che già scritto così e letto ad alta voce danno ad entrambi la misura del tempo che passa, delle promesse mantenute, del sacrificio enorme e della vetta che hanno toccato entrambi, seppur da diverse angolature. C’è un Agosto diverso dal solito perché caratterizzato da temporali estivi che hanno rinfrescato prima l’aria, ed è l’anno in cui Atsumu lascia il suo vecchio appartamento - un po’ condiviso con Osamu - e se ne prende uno nuovo, e allora nel mezzo di questo trasloco Atsumu dovrebbe svitare una mensola dalla parete ma nel farlo è la mensola a cedere (avrà avuto i suoi anni) e Atsumu sente un vuoto che non riesce a spiegare e manda Shouyou a comprare gli zampironi o a fare faccende per non farsi vedere che piange per una mensola.
Quindi osserva il buco e c’è un caldo afoso post-temporale, osserva la mensola che ha fissato per sei anni o giù di lì, piange perché gli manca già Shouyou che non è lì perché è a comprare gli zampironi e ce l’ha mandato Atsumu a fare anche la spesa ma in realtà non sa, non capisce, non vuole capire. Un po’ è scosso dai singhiozzi e non si accorge della porta che si riapre silenziosa, con Shouyou che ha semplicemente deciso di testa sua di ritornare perché aveva fiutato il pericolo e gli posa un bacio innocente sulla spalla e piangono un po’ entrambi, un po’ è il sudore, un po’ è la mancanza che sentono incombere con prepotenza, un po’ è che ancora non sanno che parole usare dopo questi mesi turbinanti, che si chiudono sempre allo stesso modo.
Poi Atsumu si gira e si asciuga gli occhi e fissa Shouyou nei suoi, e sa che ne è innamorato ora come ne era a diciassette, in modo diverso, profondo e radicale insieme, e ci legge l’amore di Shouyou nei suoi e ne trae un altro quintale di forza granitica con cui affrontare i mesi che verranno.
“Ma tu non ti affezioni alle mensole?” Atsumu sorride, Shouyou ride sguagliato perché forse ha capito ma non sa ancora rispondere. E ridono, scherzano, e passano i giorni, poi Shouyou parte di nuovo e Atsumu si sposta nel nuovo appartamento, che ha una sola stanza da letto che è enorme, ed è pensata per due.

(In realtà Shouyou era uscito di casa e aveva riflettuto pur senza volerlo, mentre vagava nel quartiere e proprio non si ricordava per cosa fosse uscito, cosa dovesse comprare, e aveva sentito una fitta di nostalgia - ma non sapeva ancora per cosa. Quindi aveva preso il cellulare per scrivere ad Atsumu cosa comprare, e aveva realizzato che si trovava ancora in Giappone - poteva salire su, chiederglielo dal vivo. Alla fine Shouyou non aveva comprato gli zampironi ed erano stati massacrati dalle zanzare, eppure a nessuno era importato.)

Settembre - Take me in and hold me

C’è un anno che l’addio è un po’ diverso e porta aspettative nuove. Un po’ lo sanno e quindi per paura di sprecare la sensazione nessuno lo dice ad alta voce, e rimane sospeso nell’aria, fra loro due, in attesa che qualcuno vi faccia menzione. Poi c’è il saluto all’aeroporto e l’abbraccio di Atsumu sembra più stretto e le lacrime di Shouyou quasi inaspettate. Si guardano ancora negli occhi e sempre più noncuranti della folla dell’aeroporto di Narita. Shouyou atterra e pensa che deve perfezionare la ricetta della caprese dalla sua amica italiana - vuole realizzare il dolce perfetto quando ritornerà nelle vacanze invernali. È appena atterrato e già pensa a tornare. Il pensiero neanche lo spaventa. Voleva dire ad Atsumu che anche lui ha nostalgia delle mensole. Ma non ne ha avuto il coraggio. La verità è che quella se la ricorda perché è stata testimone di cose indicibili, e poi perché sopra Atsumu ci teneva la foto dei quattro dei Black Jackals, dell’apertura del primo Onigiri Miya, di una gita da Kita-san. E poi ci teneva la foto di Shouyou che aveva vinto l’MVP con la maglia dell’ASAS - e ogni volta che la guardava provava un moto di orgoglio così grande che gli mancavano sempre le parole.


Ottobre - Hold me,

La Ragazza Italiana ormai partecipe dei patimenti e sconvolgimenti della vita di tale Shouyou Hinata è forse sorpresa dal vederlo lì, alla sua porta, con la richiesta di ulteriore perfezionamento del dolce perfetto. Ma non dice nulla, perché sa che queste cose hanno il loro modo di fare il loro corso. Che ci vuole del tempo, e una certa dose di fiducia e coraggio. A quei due non manca di certo la volontà, c’è voluto solo qualche minuto in loro compagnia per averne certezza, e quindi si diletta nel fare da insegnante a Shouyou. Sa che lo andrà a trovare in Giappone, alla fine. Probabilmente anche prima del previsto.

Novembre - Hold me closer

 Shouyou dell’ASAS è sempre piaciuto tutto. Quando si cambiava formazione, la possibilità e le nuove sfide, la voglia di giocare tra i giganti. All’inizio non sa esattamente cosa sente fuori posto, perché nulla è cambiato. Il suo palleggiatore è straordinario, è il moro di cui Atsumu è terribilmente geloso per le capacità in campo e anche per l'oggettiva bellezza (ma non lo ammetterebbe nemmeno sotto tortura). Gli schemi funzionano ed è una squadra dal meccanismo ben oliato, pronta a difendere il titolo in campionato con le unghie e con i denti. C’è qualcosa che non si spiega e che si riflette nelle corse al mattino per acciuffare l’alba, nei weekend a giocare a Beach senza la spinta di una volta - poi il coach lo richiama e gli dice che lo vede spento. Shouyou sta giocando come sempre, la macchina è ben oliata. Ma l’ingranaggio non funziona poi così bene.

Atsumu, d’altro canto, lo sente emergere dalle parole e dai racconti sempre più candidi, onesti. Quando si libera un posto ai Black Jackals, non lo comunica direttamente perché sembrerebbe una spinta troppo forte - e perché i giorni passano, e sono pieni di allenamenti e di partite e di nuove leve da formare. È Shouyou a scrivergli e a chiedere dettagli sulla posizione, di quanti mesi si tratterebbe? Atsumu risponde con sincerità, manda il collegamento a chi si occupa di queste cose - non che Shouyou avesse bisogno di presentazioni.
È un corredo alle loro conversazioni quotidiane, alle novità che si susseguono - Osamu che vive stabilmente con Suna e Komori e l’apertura della nuova filiale, Kita-san lo saluta e spera di poterlo vedere presto, una partita contro gli Adlers che ha ricordato ad Atsumu quella storica di anni e anni addietro, pur con giocatori diversi. I giorni passano e hanno un sapore diverso.

Dicembre - U move, I move.

Shouyou cammina avanti e indietro fuori dall’ufficio dell’allenatore, ha una certezza forse più granitica di quella che lo aveva riportato lì. L’allenatore capisce, organizzano lo scambio. E forse già lo sa, che a fine contratto non giocherà mai più in Brasile. E saluta col sorriso la squadra dei suoi sogni - quella con cui ha realizzato l’indicibile. Dai Black Jackals c’è fermento per il prestito di un giocatore che nessuno avrebbe pensato sarebbe ritornato. Atsumu sorride perché lo viene a sapere un lunedì qualunque in cui c’è un gelo che ti entra fin nelle ossa.
È nello spogliatoio, e tutti sono un po’ sconvolti nel riconoscere che - per davvero! -, lui stesso non ne sapeva nulla.
assa a prendere Shouyou all’aeroporto, aspettandosi il kit da viaggio solito, pochi indumenti, l’indispensabile per una permanenza breve. Scopre con un certo grado di sorpresa che invece lui ha portato tutti gli ingredienti giusti, la bilancia ed altri strani strumenti, e ad Atsumu sembra di star vivendo la più recondita delle sue fantasie.
Lo osserva silenzioso mentre sistema le cose nella cucina praticamente vuota - preparerà il dolce domani. Vanno in camera da letto e Shouyou trova la foto incorniciata - questa volta è una mensola in stile moderno, ma si armonizza con lo stile della casa. Alla fine Shouyou si ferma e si volta, ed Atsumu è già li che gli mette un braccio attorno alla vita.
“Anche io ho nostalgia delle mensole.” Che è una frase che li fa sorridere, e un po’ gongolare, e un po’ arrossiscono entrambi, ma Atsumu è sempre stato quello più sensibile dei due e nasconde il viso nell’incavo del collo dell’altro. E rimangono così, a ridere e scherzare, per un tempo che davvero ha un certo non so che di indefinito.
Forse neanche loro lo sanno, e a stento riescono ad immaginarlo; in quella casa ospiteranno amici e familiari - da quella casa Shouyou non si sposterà più. Raduneranno il poco che Shouyou aveva in Brasile e saluteranno quel continente enorme, forse per sempre. Organizzeranno feste, cucineranno e litigheranno per cose futili - Shouyou non imparerà mai a scrivere la lista della spesa sulle note del telefono, Atsumu sarà intrattabile al mattino -, e poi scherzeranno e si godranno anche i litigi più futili.
E a cena a casa loro, un nuovo acquisto dei Black Jackals li guarderà armeggiare in cucina e penserà, con stupore e ingenua meraviglia, a quanto quei due siano solo un uno - in campo, in cucina, nei battibecchi, nella magia. Fuori, la neve cadrà lenta e si poggerà sulle finestre. Poi arriverà la primavera, scioglierà il gelo, e Atsumu ancora guarderà negli occhi di Shouyou e ci vedrà riflesso l’ingenuità e l’amore.
E viceversa.


 

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