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Autore: LorasWeasley    17/07/2023    2 recensioni
1. Non ti azzardare neppure a pensare di fargli del male, o giuro che ti uccido. [osasuna]
2. Cosa pensi di fargli? [tsukkiyama]
3. Non lasciarmi andare. [hiruhoshi]
4. Ti copro io le spalle. [sakuatsu]
5. Dove pensi di andare? Non è sicuro là fuori! [semishira]
6. Fai più attenzione la prossima volta. Non voglio più ricucirti in quel modo. [kuroken]
7. Fuori fa freddo, almeno mettiti una giacca. [kunikin]
8. Mettiti dietro di me, ora! [yakulev]
9. Tieni, portati quest’arma in più. [futaone]
10. Prosegui senza di me. [bokuaka]
11. Mi hai spaventato da morire! [matsuhana]
12. Hey, amico. Ho un coltello e non ho paura di usarlo. [daisuga]
13. Puoi smetterla di abbracciarmi, adesso. [ushiten]
14. Smettila di farmi da babysitter! So prendermi cura di me. [shoumika]
15. Sarò sempre qui a salvarti. [tanakiyo]
16. Pensavo di averti perso… che non ti avrei mai più rivisto. [iwaoi]
Genere: Fluff, Hurt/Comfort, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Aoba Johsai, Black Jackals, Karasuno Volleyball Club, Nekoma, Shiratorizawa
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ciao! Rieccomi con questa raccolta di flashfic! Le storie sono tutte accumunate da prompt sull'essere protettivi, i quali sono stati associati in modo totalmente casuali alle ship, spero vi piacciano! Fatemi sapere qual è la vostra preferita!
Deh <3

 
Protective mood - Flashfic
 
 
1.Non ti azzardare neppure a pensare di fargli del male, o giuro che ti uccido. [osasuna]

La famiglia di Rintaro era sempre stata… particolare. Un mondo oscuro che per poco non l’aveva risucchiato, ma dal quale era riuscito a scappare in tempo trasferendosi in un’altra città.
Tuttavia, il peso di quello che facevano e del loro potere non aveva mai lasciato le sue spalle. Suna fingeva di vivere una vita normale, una vita spensierata come quella di tutti gli altri ragazzi, ma sapeva bene che lo controllavano, che la sua famiglia aveva mandato qualcuno a tenerlo d’occhio per accertarsi che non raccontasse a nessuno di quello che facevano.
E poi era arrivato Osamu: colui che in pochissimo tempo era diventato la persona più importante della sua vita.
Solo a quel punto ebbe paura di loro, paura che potessero fare del male a Osamu, che potessero toglierlo di mezzo per evitare che scoprisse troppo.
E fu solo per lui che decise di tornare a casa per la prima volta da quando era scappato. Lo fece con risolutezza e uno sguardo spaventoso in volto, poi non si fece problemi a minacciare suo padre.
-Pensi che non avrei notato che state tenendo d’occhio anche lui?- sibilò come prima cosa.
-E tu pensi che ti lascerò fare quello che vuoi? Non rischierò tutto quello per cui ho lavorato in questi anni.
-Non me ne frega un cazzo dei tuoi loschi affari, non ho alcuna intenzione di metterti i bastoni tra le ruote o di denunciarti alla polizia- rispose a tono avvicinandosi ancora di più e chinandosi sulla scrivania dopo aver poggiato le mani sopra -ma non ti azzardare neppure a pensare di fargli del male, o giuro che ti uccido.
Suo padre strinse lo sguardo e, alzandosi, sibilò a sua volta -Vuoi iniziare una guerra?
Rintaro non aveva alcuna intenzione di arrivare a tanto, aveva sempre ripudiato i modi di fare della sua famiglia e voleva diventare qualcosa di completamente opposto. Ma per Osamu avrebbe bruciato il mondo intero senza pensarci due volte.
 
 

2.Cosa pensi di fargli? [tsukkiyama]

Erano due anni che ormai Tsukishima lavorava come spia sottocopertura. Aveva dovuto superare diverse prove di fiducia, fare cose che non avrebbe mai immaginato e vivere nella costante preoccupazione che lo scoprissero.
Non pensava, viveva le sue giornate meccanicamente, non chiedendosi più se quello che stava facendo fosse giusto o sbagliato. Erano semplicemente gli ordini e la missione doveva andare avanti.
E poi, Tadashi fu catturato.
Yamaguchi Tadashi era il suo amico d’infanzia, colui che l’aveva sempre seguito, colui che gli aveva costantemente ricordato che lo stavano facendo per salvare le persone, colui che riusciva a far uscire la parte migliore di Kei.
Ed eccolo lì, dopo due anni che non lo vedeva, legato e ricoperto di sangue dentro quella stanza sudicia.
Il biondo era sotto shock, la sua mente che non riusciva a comprendere davvero quello che l’altro uomo gli stava dicendo sul dove l’aveva trovato e come l’aveva catturato.
Lo interruppe a metà per chiedere -Cosa pensi di fargli?
L’uomo rise, poi iniziò a elencare una serie di torture che divennero fin troppo vivide nella mente del biondo, il quale non ci penso due volte ad afferrare un oggetto in metallo dal carrello li accanto e sbatterglielo in testa per tramortirlo. Dal rumore terribile che fece, forse l’aveva anche ucciso.
Infine si precipitò a liberare Tadashi.
-Tsukki!- piagnucolò questo quando fu libero di parlare -La tua missione… la tua copertura…
-Che si fottano. Tu sei più importante.
E prendendolo per mano, si preparò a correre fuori di lì.
 

3.Non lasciarmi andare. [hiruhoshi]

-Potresti, per una volta, seguire le mie cazzo di indicazioni!?- sbraitò Hirugami quando ormai tutti i nemici erano stati sconfitti e il luogo liberato.
-Abbiamo vinto comunque, no?- rispose a tono Hoshiumi mentre contava quante munizioni gli erano rimaste.
-Non è questo il punto! Siamo una squadra e non puoi fare di testa tua! Non ti rendi conto di quello che potresti causare se tu…
Nella foga della discussione l’aveva preso per il bavero della divisa che indossavano e, solo per questo, riuscì a salvarlo da morte certa. Il suo discorso fu troncato a metà quando l’altro ragazzo gli sparì da davanti gli occhi.
C’era stata un’esplosione, forse una che non si era attivata prima o forse l’ultimo tentativo di resistenza da parte di chi aveva già perso.
Hoshiumi sentì la terra sotto i suoi piedi mancare. Cadde e, con il semplice istinto di sopravvivenza, si aggrappò alla prima cosa che trovò a tiro, la mano di Sachiro che l’aveva afferrato per il colletto.
Urlarono entrambi, confusi di quello che era appena successo, Hirugami dalla sorpresa di aver quel peso nuovo che gravava su di lui finì a terra, le mani oltre il precipizio che si era appena creato.
Ebbe bisogno di qualche secondo per comprendere cosa fosse successo, ma quando si rese conto della situazione in cui si trovavano strabuzzò gli occhi terrorizzato per la sorte di Korai e allungo l’altra mano per afferrarlo meglio.
Sentiva la presa del più piccolo scivolare e diventare sempre più flebile, così urlò -Aggrappati idiota!
Korai lo fissò confuso e spaventato, gli occhi sbarrati, strinse di più la presa per quanto riuscisse e sussurrò flebile -Non lasciarmi andare…- come se neanche lui ci credesse davvero.
Sachiro assottigliò lo sguardo, divenne serissimo e mise tutta la sua forza in quello che stava facendo.
-Non ho nessuna intenzione di lasciarti andare.
E quando, dopo diversi altri secondi, riuscì a tirarlo su, lo abbracciò tenendoselo stretto contro il petto come se ne valesse della sua vita, come se avesse paura di vederlo sparire di nuovo.
 

4.Ti copro io le spalle. [sakuatsu]

Da quando Osamu aveva deciso di non continuare con quel lavoro, Atsumu si era scoperto vulnerabile. Aveva sempre avuto il suo gemello a coprirgli le spalle, i due si capivano senza aver bisogno di parlare e riuscivano a concludere le missioni ancora prima di tutti gli altri.
Ma Osamu aveva lasciato e Atsumu era dovuto venire a patti con questa cosa.
Bestemmiava ancora contro di lui quando poteva, quando si trovava in situazioni di merda e quando veniva ferito, consapevole che se Osamu fosse stato lì non si sarebbe trovato in una situazione del genere.
E poi era arrivato Kiyoomi. Lo scorbutico e infastidito Kiyoomi che come prima cosa gli aveva detto “prova a intralciarmi e ti uccido io stesso”.
Lo stesso Kiyoomi che, nel bel mezzo di quella battaglia, l’aveva raggiunto con le sue armi, si era poggiato alla sua schiena e l’aveva rassicurato -Ti copro io le spalle.
Atsumu avrebbe pianto se solo ne avesse avuto il tempo, o si sarebbe voltato per abbracciarlo pure con il rischio di perdere un braccio proprio a causa del corvino. Ma ci sarebbe stato tempo per quello.
L’unica cosa importante, in quel momento, era che fosse tornato a sentirsi al sicuro come quando lavorava insieme a Osamu.
 

5.Dove pensi di andare? Non è sicuro là fuori! [semishira]

Il plotone dello Shiratorizawa si era dovuto rifugiare all’interno di un edificio malmesso e, dopo essere riusciti a contattare i loro superiori, potevano solo aspettare l’arrivo dei rinforzi.
Faceva freddo, lì dentro. Mentre fuori potevano ancora essere presenti ribelli e mine non esplose.
Stavano raggruppando le provviste per mangiare e Shirabu, il medico del gruppo, stava controllando nella sua borsa cosa gli fosse rimasto quando, con la coda dell’occhio, vide che Semi Eita si stava dirigendo verso la porta sbarrata della struttura.
Agì d’istinto nel raggiungerlo in fretta e sbatterlo contro il muro mentre sibilava -Dove pensi di andare? Non è sicuro là fuori!
Semi sembrò sorpreso da quel blocco, i suoi occhi più spalancati del solito mentre capiva la situazione.
-Ah io… volevo solo…
-Morire, evidentemente.
Il più grande rise -So che non morirò se ci sei tu a curarmi.
Shirabu fece una smorfia mentre lo lasciava andare e faceva un passo indietro, poi sbottò annoiato -è un modo davvero pessimo per flirtare.
Semi rise piano, il suo imbarazzo che traspariva dalla mano che aveva portato a scompigliarsi i capelli, ma non negò l’affermazione del dottore.
Kenjiro, di conseguenza, distolse lo sguardo a sua volta in imbarazzo e voltandosi concluse -Non che comunque tu abbia bisogno di attirare la mia attenzione.
Lasciò quella frase sospesa in aria, prima di tornare dove aveva lasciato la sua borsa.
Semi, dopo qualche secondo di shock, lo seguì correndo.
 

6.Fai più attenzione la prossima volta. Non voglio più ricucirti in quel modo. [kuroken]

Le mani di Kenma tremavano mentre finiva di ricucire il braccio di Kuro.
Non era pratico di queste cose, non aveva mai voluto fare il dottore e tutto quel sangue, di norma, l’avrebbe fatto sentire male. Ma erano soli, stavano aspettando che qualcuno venisse a salvarli ma non avevano idea di quanto tempo servisse ai loro amici. Così Kenma era dovuto intervenire e ricucirlo prima che Kuro perdesse troppo sangue.
Kuro si stava mordendo l’interno guancia a sangue per non sibilare dal dolore, ma Kenma riusciva comunque a sentire quanto fosse teso e il suo respiro che balbettava.
Non aveva fatto un bel lavoro, ma almeno il sangue aveva smesso di disperdersi e solo a quel punto il biondo si fermò.
Fece un respiro tremolante, poi mormorò piano -Fai più attenzione la prossima volta. Non voglio più ricucirti in quel modo.
Kuro alzò il braccio sano e gli circondò le spalle, poi con questo se lo spinse contro il petto per baciargli la testa e sussurrare a sua volta -D’accordo. Scusami se ti ho costretto a farlo.
Kenma si accasciò contro di lui, respirando a pieni polmoni e abbracciandolo stretto. Erano sopravvissuti anche quel giorno, poteva permettersi di prendere una piccola pausa da tutto il resto.
 

7.Fuori fa freddo, almeno mettiti una giacca. [kunikin]

Da quando Kunimi era entrato nella squadra del Seijou, non aveva legato molto con nessuno. Eccetto Oikawa, che aveva questa predisposizione a fare il carino con ognuno di loro principalmente per conoscere e sfruttare tutti i loro punti di forza, gli altri non erano così felici di condividere le loro vite.
Kunimi li capiva, neanche lui aveva tutta questa voglia di diventare loro amico. Gli bastava solo che questi facessero il loro lavoro e gli guardassero le spalle durante le missioni. Tornare a casa vivo era tutto quello che poteva chiedere.
Tuttavia, c’era un ragazzo che sembrava stargli sempre intorno. Un ragazzo che gli parlava più volte di quante Kunimi rispondesse, che sembrava ignorare il suo perenne cipiglio o che, forse, semplicemente non comprendeva che voleva stare da solo.
Akira si abituò presto a lui, ad avere Kindaichi Yutaro sempre in giro, a definirlo quasi un amico.
-Vado nell’altro edificio, devo controllare una cosa- annunciò Kunimi a nessuno in particolare mentre si alzava dalla sua scrivania.
-Aspetta!- lo bloccò subito Kindaichi -Fuori fa freddo, metti almeno una giacca.
Akira sbatté le palpebre confuso, poi le sue guance si colorarono leggermente per quella premura, infine rispose in un sussurro -Ah… non importa, sono solo due minuti a piedi e la mia giacca e nell’armadietto, non ho voglia di prenderla.
-Ti ammalerai- insistette l’altro mentre si alzava a sua volta e gli porgeva la sua di giacca -Usa questa.
Quello fu il momento in cui Kunimi si rese conto che, più che definirlo quasi un amico, forse avrebbe finito per definirlo qualcosa di più.
 

8.Mettiti dietro di me, ora! [yakulev]

Dio, perché gli avevano dato proprio quel bambino da tenere d’occhio? Avrebbe ucciso Kuro nel sonno prima o poi, ne era sempre più convinto.
Kuro era stato un idiota ad aver scelto di prendere Lev in squadra, poi gli insulti nei suoi confronti erano triplicati quando questo aveva deciso di affidarlo a Yaku. Come se lui avesse chiesto di fare da babysitter!
Ma siccome Yaku doveva sottostare ai suoi ordini, si portò dietro Lev per quella missione, nella speranza che il cretino non avrebbe creato troppi casini.
Ovviamente, quelle di Yaku erano speranze vane.
-Mettiti dietro di me, ora!- sibilò quando capì che c’era qualcosa che non andava, qualcuno che li stava fissando, qualcuno pronto ad attaccarli.
-Yaku-san- rise Lev -ma sei basso, non mi copri mica se mi metto diet…
La sua frase gli morì in gola quando Yaku gli diede un calcio talmente forte da farlo cadere a terra, al riparo dagli spari che partirono subito dopo.
Il più grande si occupò velocemente della situazione e, solo quando fu certo di essere finalmente al sicuro, tornò da Lev con uno sguardo di fuoco.
Questo era ancora sdraiato a terra e lo stava guardando con uno sguardo pieno di ammirazione e qualcosa che Yaku non riusciva ancora a comprendere, poi urlò -sei così figo che potrei innamorarmi di te!
Quel giorno Yaku si rese conto che era appena diventato più probabile che fosse Lev a ucciderlo prima della lunga lista di nemici che aveva.
 

9.Tieni, portati quest’arma in più. [futaone]

Futakuchi e Aone avevano scelto quello stile di vita volontariamente, sapevano i rischi che correvano e a cosa andavano incontro ogni giorno, ma era stata una scelta volontaria e nessuno dei due aveva mai fermato l’altro prima di una missione. Certo, ovviamente si preoccupavano per il compagno e non potevano dormire tranquilli fino a quando questo non tornava, ma mai avevano chiesto all’altro di non andare.
Così, quando Futakuchi fu bloccato proprio sulla porta, si voltò sorpreso verso il compagno non capendo quale fosse il problema.
Aone, capendo di avere la sua attenzione, gli lasciò il braccio e si voltò per prendere qualcosa e porgergliela: era un coltello retrattile piccolino che riusciva a entrare in qualsiasi tasca.
A Kenji si riscaldò il cuore, Aone non gli aveva detto nulla ma sapeva bene cosa voleva dire quel gesto: “tieni, portati quest’arma in più”.
Era un pensiero dolce, un pensiero che gli ricordò quanto lo amasse e perché si fosse innamorato di lui.
Kenji si spinse in avanti per baciarlo, già assaporando il momento in cui sarebbe tornato a casa tra le sue braccia.
 

10.Prosegui senza di me. [bokuaka]

-Perché Bokuto è arrabbiato con te?- domandò curioso Konoha mentre entrava nella camera di Akaashi senza chiedere il permesso.
Questo sbuffò, aveva sperato che il suo ragazzo avrebbe dimenticato la faccenda facilmente ma evidentemente non era così.
-Lascia stare, ora vado a sistemare la cosa.
-Ma io volevo saper…- i lamenti del suo collega furono attutiti dalla porta che Akaashi chiuse alle sue spalle.
Il giorno prima avevano fatto una simulazione lui e Bokuto, una simulazione dove i due avevano fin troppe cose da fare e quando il più grande gli aveva detto “prosegui senza di me”, lui beh… l’aveva fatto.
-Kou…- lo chiamò dopo averlo trovato nascosto sotto un tavolo -posso venire lì con te?
Bokuto non rispose e Akaashi la prese con un’affermazione, così si abbassò per sedersi al suo fianco, poi continuò -Era una simulazione…
-Ma tu mi hai lasciato comunque indietro…- piagnucolò l’altro senza guardarlo.
-Sai che non lo farei mai in una missione reale, vero?
Bokuto non rispose ancora, così Akaashi riprese -Morirei per te.
A quel punto Koutaro si voltò di scatto e quasi urlò -Non ti lascerei mai morire!
Keiji rise -Lo so. E io non ti lascerei mai indietro.
 

11.Mi hai spaventato da morire! [matsuhana]

Quella tra Makki e Mattsun era sempre stata una relazione fatta di scherzi, di ilarità, di divertimento e di risate. Anche quando si erano ufficialmente messi insieme non avevano commentato la cosa più di tanto, niente frasi smielate e niente dichiarazioni da film.
E poi i due avevano partecipato a una missione che doveva essere tranquilla, una missione che non doveva togliere loro più di un’ora nella quale non avrebbero dovuto usare neanche le armi. Ma era scoppiato un incendio mentre erano divisi e la parte della struttura dove era andato Makki era crollata.
I soccorsi avevano dovuto portare a forza Matsukawa fuori di lì impedendogli di morire nella ricerca del suo ragazzo, ma prima che questo potesse perdere la speranza o scappare per tornare comunque nella struttura dove il fuoco era ancora presente, qualcuno portò Hanamaki fuori.
Questo sembrava stare bene, riusciva a camminare anche se sorretto da chi l’aveva salvato, era sveglio ma sporco di fuliggine e stava solo tossendo.
Issei lo raggiunse in un batter d’occhio e lo strinse in un abbraccio disperato che non si erano mai scambiati. Le sue braccia tremavano e i suoi occhi erano pieni di lacrime mentre sussurrava -Mi hai spaventato da morire.
Takahiro avrebbe dovuto rispondere con una battuta, ma quel giorno decise semplicemente di stare in silenzio e aggrapparsi a lui nella speranza di cacciare via la paura.
 

12.Hey, amico. Ho un coltello e non ho paura di usarlo. [daisuga]

Daichi e Suga facevano parte di due bande rivali. L’avevano scoperto troppo tardi, anche perché non era la prima cosa che andavi a dire al tipo carino che stavi cercando di rimorchiare al bar per portartelo a letto.
Tuttavia, avevano deciso di ignorare la cosa non parlandone e continuando quella “relazione” di sesso che avevano iniziato. Speravano di poterlo ignorare per sempre, ma è difficile fare andare le come le si progetta.
Suga aveva fatto una lista a Daichi, mettendo i fatti in chiaro fin dal primo momento: al primo posto c’era la sua banda, al secondo Daichi e al terzo tutto il resto.
Ma quel giorno, quando Koshi vide un suo compagno minacciare Daichi, qualcosa cambiò.
Raggiunse l’amico alle spalle, gli puntò un coltello alla schiena e minacciò freddo -Hey, amico. Ho un coltello e non ho paura di usarlo.
Non era una cosa che il ragazzo si aspettava, non da Suga almeno, questo però non voleva fargli davvero male, voleva solo spaventarlo… anche se non era sicuro di come avrebbe reagito se il compagno avrebbe davvero deciso di fare del male a Sawamura.
Andò bene fortunatamente e il suo compagno decise di lasciare perdere, andando via stizzito da quella situazione.
Rimasti soli, Daichi gli lanciò uno sguardo strano.
-Cosa?- si mise subito sulla difensiva.
-Pensavo che venissero prima loro di me.
Suga rise -Potrei avere bisogno di rivedere la mia lista.
 

13.Puoi smetterla di abbracciarmi, adesso. [ushiten]

Tendo si vantava sempre con il resto della squadra di essere l’unico ad aver compreso Ushijima, l’unico che riusciva ad avere una conversazione con lui, l’unico che l’aveva fatto parlare del suo passato e di suo padre e l’unico che poteva dire di avere un legame con lui.
Ma non era vero, non del tutto almeno.
Era indubbio che Tendo avesse un legame più forte degli altri con Ushijima, poiché era l’unico che effettivamente riusciva a parlarci o a starci insieme. Ma quello che il rosso non diceva era che, molto spesso, neanche lui riusciva a comprendere appieno le azioni o le frasi del castano.
Era un'incognita, era qualcosa di imprevedibile e forse era proprio questo il motivo che spingeva Tendo a stargli accanto.
Poi qualcosa andò storto, una missione non andò come avevano programmato e Tendo si trovò in pericolo di vita. Quella sera, quando furono soli, Ushijima lo abbracciò in ansia e lo lasciò completamente spiazzato.
Tendo non rispose all’abbraccio, non subito almeno, e dopo qualche pacca sulla schiena dell’altro di chi non ci stava capendo nulla, borbottò -Sto bene, puoi smetterla di abbracciarmi, adesso.
Ushijima lo fece, ma il modo in cui lo guardò, il modo in cui gli fece battere il cuore… Tendo si rese conto di aver instaurato con lui un legame fin troppo profondo, un legame che non vedeva l’ora di conoscere meglio.
 

14.Smettila di farmi da babysitter! So prendermi cura di me. [shoumika]

Smettila di farmi da babysitter! So prendermi cura di me.” era questa la frase che Suguru le aveva urlato solo poche ore prima. L’ultima frase che si erano scambiati visto che lei gli aveva lanciato uno sguardo di fuoco ed era andata via senza degnarsi di rispondergli.
E adesso eccolo qui, mentre cercava di fasciarsi il braccio da solo con risultati pessimi.
Più non riusciva e più la frustrazione faceva peggiorare il suo lavoro, ma che altra reazione avrebbe dovuto avere?
Erano tanti i motivi per i quali amava Mika, uno di questi era che la ragazza non era mai scappata nonostante il suo carattere di merda. Certo, ovviamente si arrabbiava e gliela faceva pagare per le sue parole, ma era sempre tornata.
Anche quel giorno tornò. Lo raggiunse in infermeria senza dire una parola e qui lo aiutò con la sua benda sul braccio, rimanendo in silenzio tutto il tempo e stringendo un po’ più forte del normale, nulla che non si meritava in realtà.
Vederla concentrata ad aiutarlo fece evaporare tutta la rabbia del ragazzo e, dopo aver rilasciato un sospiro e chiuso gli occhi, mormorò -scusa…
Anche lei si rilassò, rispondendo a sua volta -Lo so che sai prenderti cura di te… ma io so farlo meglio.
Suguru poggiò la testa contro la sua spalla e sorrise, ammettendo contro la sua pelle -Hai ragione. Ti amo.
 

15.Sarò sempre qui a salvarti. [tanakiyo]

Suga, Asahi, Daichi, Ennoshita e Noya stavano ridendo da quando avevano assistito per sbaglio a quello che Tanaka aveva detto a Shimizu, ormai circa quindici minuti prima.
-La volete smettere di prendermi in giro? Cosa c'è da ridere?
-Cosa c'è da ridere?- Suga aveva le lacrime agli occhi -Ti prego, non puoi dirle una cosa del genere e sperare che ti prenda sul serio!
Tanaka arrossí ancora di più -Ma che ho detto di male!?
In realtà non capiva quale fosse il problema nella frase che aveva pronunciato "sarò sempre qui a salvarti". Era una di quelle frasi che le ragazze amano, che le facevano piangere nei film romantici e che desideravano sentire a un certo punto della loro vita… quindi perché con lui non avrebbe dovuto funzionare?
-Il problema non è cosa hai detto- provò a spiegargli Asahi, anche se il leggero sorriso non aveva lasciato il suo volto -ma che tu l'abbia detto mentre le porgevi un cerotto!
-Si era fatta un taglio sul dito!
-Appunto! Capisci adesso?- Suga non riusciva a smettere di ridere -Il contesto era totalmente sbagliato!
Tanaka gonfiò le guance e andò via stizzito, non sapendo ancora che in realtà Shimizu apprezzava già da un pó tutte le piccole cose che questo faceva per lei.
 

16.Pensavo di averti perso… che non ti avrei mai più rivisto. [iwaoi]

Sapevano che con il loro lavoro rischiavano di morire a giorni alterni, erano preparati e addestrati per questo. Nessuno li aveva costretti, era una cosa che avevano scelto loro, sapendo bene a cosa andavano incontro. Come sapevano benissimo che questo valeva per loro, ma anche per chi combatteva insieme a loro.
Tuttavia, Hajime non era preparato per niente a sentire quella frase. Lo colse così tanto alla sprovvista che subito non collegò quando il suo superiore gli disse che c’era stata un’esplosione nel luogo dove si stava svolgendo la missione di Oikawa quel giorno, che per il momento il numero dei sopravvissuti era pari a 0.
Sentì il suo mondo crollare. Aveva gli occhi sbarrati, non riusciva a respirare e i suoni che arrivavano ovattati alle sue orecchie.

Si dovette far dare due giorni di permesso poiché non riusciva neanche a mangiare, figurarsi tornare a combattere. Era diventato l’ombra di sé stesso e si era annullato completamente nel lavoro quando il dolore era diventato così forte da non riuscire più a sopportarlo.
Era passata una settimana quando lo avvertirono che avevano trovato tre sopravissuti tra le macerie, erano ridotti malissimo, ma erano vivi. E tra questi c’era Tooru.
Lo vide dopo un mese, quando poté tornare alla base sulle sue gambe, totalmente guarito.
E Hajime pianse per la prima volta davanti ad altre persone, perché non gliene poteva fregare nulla di quello che gli altri avrebbero pensato, il sollievo era così tanto che non aveva potuto farne a meno.
-Pensavo di averti perso… che non ti avrei mai più rivisto.
-Non potevo lasciarti solo, Iwa-chan.
  
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