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Autore: GReina    30/07/2023    2 recensioni
"Che vuol dire il punto e virgola?"
"È il mio tatuaggio più importante. Lo hanno le persone che hanno tentato il suicidio e sono sopravvissute. Vuol dire che la mia vita non è ancora finita, che quel brutto periodo era solo un punto e virgola, e non un punto di chiusura."
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Quando Shoyo nota quel tipo di tatuaggio sul corpo di Kageyama, non sa davvero bene come reagire. Sa solo una cosa: vuole che lui stia bene.
Genere: Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Shouyou Hinata, Tobio Kageyama
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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PUNTO E VIRGOLA
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Punto e virgola

Era una sera casuale quando Shoyo notò quel segno per la prima volta sul corpo di Kageyama. Lui e Tobio erano stesi, svestiti e soddisfatti, sul letto di quest'ultimo quando gli occhi di Hinata caddero su quel piccolo segno di punteggiatura tatuato sul colpo dell'alzatore. I due pallavolisti si erano già visti un paio di volte in intimità. Si frequentavano ufficialmente ormai da diversi mesi e lo schiacciatore si era convinto di conoscere l'altro sotto ogni aspetto, ma poi aveva visto quel segno. 

Punto e virgola. 

Era entrato a conoscenza di cosa quel tatuaggio volesse dire assolutamente per caso: stava firmando autografi ai fan quando sul polso di una di loro aveva visto quello strano tatuaggio per la prima volta. Per quanto loquace, Hinata si premurava sempre di non oltrepassare i limiti della privacy, tuttavia quel giorno le parole avevano lasciato le sue labbra ancor prima di poter pensare che chiedere non fosse il caso. 

"Che vuol dire il punto e virgola?" 

"È il mio tatuaggio più importante." gli era stato risposto dopo un momento di esitazione. "Lo hanno le persone che hanno tentato il suicidio e sono sopravvissute. Vuol dire che la mia vita non è ancora finita, che quel brutto periodo era solo un punto e virgola, e non un punto di chiusura." in quel momento Shoyo non aveva saputo cosa rispondere. Si rammaricava con se stesso se solo ci ripensava. 

"Oh." Era stato tutto ciò che era stato in grado di dire. 

E adesso riecco davanti a lui un tatuaggio identico a quello della sua fan, con la differenza che si trovava sulla pelle di una persona che amava, di una persona di cui credeva di conoscere ogni cosa. 

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Punto e virgola. 

"Lo hanno le persone che hanno tentato il suicidio." 

Gli venne un groppo in gola, e senza accorgersene si ritrovò ad accarezzare l'inchiostro indelebile. Tobio ce l'aveva sull'anca, dove di solito la pelle sarebbe stata nascosta dall'intimo o dal costume da bagno. Era talmente piccolo che avrebbero potuto sembrare due nei... tranne che non lo erano. 

Kageyama, prima sonnolento sul materasso, si accorse dov'era finita l'attenzione di Hinata e si sollevò su un gomito. Quando lo schiacciatore alzò gli occhi su di lui, trovò lo sguardo di Tobio sfuggevole, il labbro inferiore martoriato dai denti e del colore a imporporargli le guance di vergogna. 

Il silenzio si protrasse per qualche istante, poi Shoyo lo interruppe: "Non devi dire niente, se non vuoi."  

Voleva aiutarlo. Sapere tutto di lui, ma più di ogni altra cosa voleva che stesse bene. 

L'alzatore scrollò le spalle, ancora sfuggendo alla sua vista, prima di rispondere: "Conosci la mia storia. Ho passato momenti difficili durante gli ultimi due anni delle medie." 

Hinata si morse l'interno guancia.  

Sì, conosceva la storia di Kageyama. Aveva passato quasi un anno intero a scacciare lo spettro di quei cattivi momenti via dai suoi pensieri, e poi aveva continuato a lavorarci per tutto il resto del liceo, fino al diploma. Durante i suoi ultimi anni di medie Tobio non si era solo sentito abbandonato dalla sua squadra, aveva anche capito di non aver mai stretto davvero amicizia con nessuno. Era solo, incompreso, incapace di portare avanti il proprio sogno. Aveva fallito le prove per entrare allo Shiratorizawa, e quando pensava che non avrebbe potuto andare peggio di così, suo nonno era morto. 

"Non sapevo bene cosa fare quando mio nonno se n'è andato." iniziò a spiegare il corvino. "Avevo mia sorella, ma era impegnata con l'università, non la vedevo quasi mai. La amo e so che lei prova lo stesso, ma non penso che abbia mai capito come mi sentivo in quegli anni. Non penso si sia mai accorta di cos'è successo con la squadra. Quando il nonno se n'è andato, ho iniziato a pensare che l'ultima persona sulla terra che avrebbe mai potuto capirmi fosse morta insieme a lui. Mi sentivo solo e non riuscivo davvero a capire cosa non andasse in me." Scrollò le spalle un'altra volta; Hinata non riusciva a capire se fosse per convincere lui oppure se stesso che quella conversazione fosse qualcosa a cui non badare più di tanto. Rise, poi. Rigido e imbarazzato. 

"Tutto questo è stupido, davvero. È imbarazzante, è per questo che non l'ho mai rivelato a nessuno." fece per voltarsi, probabilmente per chiudere la conversazione, ma Shoyo gli afferrò in fretta la mano. 

"No, ti prego." Gli disse, ma si pentì subito del tono che aveva usato. Non voleva che Kageyama si sentisse costretto a fare qualsiasi cosa. Mollò la presa, ed alzando le mani iniziò a scuotere rapido la testa. "Voglio dire! Cioè, ecco... solo se vuoi, è ovvio! Però...!" sospirò per darsi una calmata. "Voglio aiutarti, puoi confidarti con me." le loro sfide e le prese in giro non si erano mai interrotte, sin dal primo sguardo che avevano condiviso le dinamiche tra loro erano state quelle. Adesso, lo schiacciatore sperava che Tobio sapesse che per quello non avrebbe mai potuto prenderlo in giro, né - e quello avrebbe dovuto essere ovvio - il suo racconto avrebbe decretato una sconfitta per l'alzatore. 

Seguirono alcuni attimi di rispettoso silenzio. Hinata lasciò che l'altro decidesse senza fretta cosa fare. Infine, questi riprese a raccontare: 

"Il fatto è che... alcuni giorni stavo bene, ed altri mi sembravano più neri che mai. Ripensavo al comportamento della squadra, e mi rendevo conto che era stata tutta colpa mia. Poi iniziavo a chiedermi cosa le persone più importanti della mia vita pensassero di me, e mi tornava in mente che il nonno non c'era più e che non avrebbe mai più potuto rispondere alle mie domande. In quei momenti pensavo che sarebbe stato più facile smettere di esistere. In pochi avrebbero sentito la mia mancanza, comunque. La mia testa era semplicemente... troppo pesante. Tornavo a casa e non c'era nessuno che potesse bloccare i miei pensieri. Mi sentivo così solo." Riprese a martoriarsi il labbro. Shoyo non sapeva cosa dire, ma sentiva di dover riempire quel silenzio.  

"Perché non hai chiesto aiuto?"  

Lo schiacciatore si aspettava l'ennesima scrollata di spalle che venne, ma quel suo tentare di alleggerire l'atmosfera non stava riuscendo benissimo.  

"Perché era stupido. Non avevo davvero ragioni per sentirmi così giù. Io-" si interruppe e sospirò. Hinata non riusciva a capire se parlarne gli stesse portando ansia o sollievo. "Io stavo male, in generale, ma ora credo... che non riuscissi a capirne il motivo, quindi avere tutti quei pensieri mi vergognava. C'era chi stava molto peggio di me senza fare troppe storie."  

Hinata provò pena. "Non bisognerebbe confrontare i propri problemi con quelli degli altri. Ogni persona è diversa, e reagisce a modo proprio."  

Kageyama sorrise. "Sapevo che avresti detto qualcosa del genere. E sono d'accordo... ma prima non lo capivo." 

Fu il turno di Hinata di martoriarsi il labbro. I suoi occhi si posarono sul piccolo tatuaggio, e a un tratto si ritrovò a pensare come sarebbe stato il mondo se non avesse mai avuto l'occasione di conoscere Kageyama. L'immagine che ne derivò non gli piacque.  

Passò le dita sopra quel segno salvatore. Voleva chiedergli tante cose. Quando era arrivato a provare davvero il suicidio, cosa poi lo avesse spinto a non arrendersi. Ma tacque, e quando Kageyama rimase in silenzio, Shoyo capì che non gli era dato saperlo. Almeno non quel giorno. 

"Quando ti sei fatto il tatuaggio?" Chiese invece, perché dubitava che un ragazzino delle medie fosse stato ammesso in uno studio di tatuatori.  

Il volto di Tobio si aprì in un sorriso sghembo, una via di mezzo tra una smorfia infastidita e un ghigno divertito. 

"Quando sei andato in Brasile." rispose. "Per me era iniziata una nuova fase importante e..." si bloccò di scatto. Talmente tanto che lo schiacciatore arrivò a preoccuparsi. Fece per avvicinarsi all'altro, cercare di capire cosa non andasse e come aiutarlo, quando il volto del corvino iniziò a tingersi di colore: rosato, rosso, vermiglio. Tobio distolse lo sguardo e voltò il capo, quasi volesse fuggire. Poi, pronunciò le parole successive farfugliando: "mi mancavi."  

Anche Hinata arrossì, prima di piacevole imbarazzo, poi di gioia, e fece di tutto per non gongolare troppo. Per Kageyama doveva essere già abbastanza imbarazzante così.  

"Davvero?" Chiese solo, probabilmente per il solo gusto di sentirsi dire di sì, ma l'alzatore - ovviamente - non gli diede quella soddisfazione. 

"Non lo ripeterò di nuovo." disse.  

"Comunque..." continuò. "Mentre tentavo di trovare la squadra giusta per me, con te lontano e gli amici del Karasuno sparsi per tutto il Paese... mi è tornata molta ansia. Non dico che mi stessi riavvicinando allo stato d'animo delle medie, ma ho voluto fare qualcosa che mi ricordasse la mia vittoria più importante, capisci?" Sorrise. "Mi ricorda che qualsiasi periodo brutto io possa passare, sarà solo questo... un periodo che passa."  

Shoyo sorrise felice, sollevò una mano e accarezzò la guancia del suo compagno. Il suo cuore voleva dire molte cose. Troppe. Voleva esprimere quanto lo amasse, quando fosse fortemente fiero di lui, ma alla fine disse solo la cosa più importante: 

"Sono contento che tu sia vivo, Bakeyama." sorrise mentre l'alzatore si imbronciava per il soprannome poco lusinghiero. Shoyo sapeva anche, però, di volergli fare capire che non sarebbe cambiato nulla tra di loro; che il fatto di sapere quella parte così importante seppur bassa della sua vita non avrebbe mai potuto influenzare la loro dinamica di coppia. 

Il broncio si trasformò in un sorriso timido, infatti, che Hinata si divertì molto ad allargare a suon di baci. Poi, portò le labbra al collo di Kageyama, alle sue clavicole, al petto, e più giù, fino alle anche. Baciò il punto e virgola. 

"Grazie." sussurrò a fior di pelle al tatuaggio, a Tobio, a tutti e a nessuno. "Grazie per avermelo fatto incontrare." 

   
 
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