Un grazie a tutti i lettori che sono arrivati a leggere la storia fino a qui.
AVVISO: da oggi pubblicherò un capitolo al giorno fino alla fine della storia.
All'indomani
della conquista di Gratignàc Murtagh e Eragon avevano
iniziato subito a
lavorare sulla linea difensiva; se Isobel avesse deciso di reagire non
volevano
trovarsi impreparati.
Stavano camminando per le vie della città, l'aria che si
respirava era di fiducia
e una insolita calma regnava sui volti della gente che incontravano.
- Il governatore e il nuovo capitano della guardia, pensano che la
nostra
azione e il timore suscitato dalla presenza di quattro draghi, terranno
Isobel lontana
per un po’. Nessuno di loro crede in un suo immediato attacco
– disse Eragon
mentre insieme al fratello si dirigevano verso la caserma distrutta dai
draghi
per supervisionare la sua ricostruzione.
-
Tu credi
davvero che la regina se ne starà così senza
reagire? – chiese Murtagh. In
risposta Eragon scosse la testa.
-
No, non
lo credo e per questo sarà meglio non far sapere che i
draghi sono partiti. -
fece subito Eragon con tono di voce il più basso.
Dopo la conquista, infatti, Sigmar aveva ordinato ai draghi la loro
immediata
partenza. Non servirono a nulla le parole di Saphira e poi quelle di
Telluria per
convincerlo del contrario. La dragonessa bruna si era dovuta arrendere
davanti
alla sua ostinazione e con Keiron e Guiltar furono costretti a seguire
il loro
capo.
Saphira
aveva potuto solo comunicare ad Eragon la loro decisione. I draghi
avevano
preso il volo verso le Terre Selvagge quella stessa mattina.
Fortunatamente il
loro comportamento schivo nei confronti degli umani aveva rese la loro
dipartita
meno rumorosa dell’arrivo.
I fratelli avevano appena raggiunto le macerie dove Saphira era
accucciata ad attenderli,
quando vennero raggiunti da una giovane guardia con il cuore in gola
per la
corsa.
Proveniva dal faro.
- Cavalieri, per fortuna vi ho trovato! -
- Che cosa è successo? – chiese Murtagh posandogli
una mano sulla spalla.
- Sono state avvistate cinque navi e un drago – con un
ringhio Saphira alzò la
coda in allerta.
-
Ne sei certo?
- chiesero tutti e due i cavalieri, senza riuscire a nascondere la loro
preoccupazione.
- Sicuro come il sole sorge a est. -
- Pensi siano Rebekha e Kima? - chiese Murtagh, pronunciando il nome in
un
sussurro, Eragon digrigno i denti. Nonostante non credesse alle
previsioni
rosee del governatore non si era aspettato una reazione così
immediata.
-
Non lo
so. Dobbiamo andare a controllare –
Così
i due
fratelli montarono sul dorso di Saphira.
- Quale è il tuo nome soldato? - chiese Eragon al ragazzo,
che era arretrato di
alcuni passi per evitare le ali di Saphira
- Gregor Signore. – urlò per farsi sentire.
- Gregor, devi andate a palazzo e allertare i comandanti Morgana e Par.
Di loro
di aspettare nostre notizie -
- Agli ordini Signore - gli rispose il ragazzo.
Poi con un balzo Saphira si alzò in volo. La polvere delle
macerie si alzò in
un piccolo turbine, tenendola sospeso, a mezz'aria, mentre la sagoma
azzurra
della dragonessa si allontanava in direzione del porto.
Arrivati
alle
banchine ai due fratelli furono raggiunti da altre guardie altrettanto
agitate.
Le sagome delle navi erano sempre più vicine ed erano
affiancate dall’ombra
scura di un drago.
Aguzzata
la loro vista, i due fratelli si resero conto
con sollievo che non si trattava delle navi della regina. I loro scafi
erano bianchi
e le squame del drago erano di un intenso rosso rubino.
-
Dimmi che non mi sto ingannando Murtagh! -
disse Eragon, con occhi colmi di stupore e il cuore in tumulto.
-
No Eragon, sono proprio loro - gli fece
Murtagh, quasi sussurrando le ultime parole. La sua mente aperta verso
Castigo.
Quanto tempo volevi far aspettare prima di venirmi a chiamare?
Se no fosse
stato per Roran fece il drago con un pizzico di ferocia nella
voce
Mi
sei mancato Castigo!
aggiunse Murtagh, riuscendo a infilarsi in tempo nel
breve momento di pausa della tirata del compagno. A quelle due parole
il drago
si bloccò
Anche
a me sei mancato Murtagh.
Passarono
così alcuni minuti di assoluto
silenzio, durante i quali drago e cavaliere ritrovarono la loro unione,
consapevoli che dopo quella prova il loro legame ne era uscito
rafforzato.
Poi
il cavaliere sentì il drago spandere una
parte della sua mente in cerca di qualcun'altro.
Murtagh
sorrise di sottecchi, intuendo chi poteva essere l’altro e
lasciò ai due draghi
il loro spazio.
Quando
Murtagh
riaprì gli occhi per incrociare quelli del fratello,
entrambi aveva lo stesso
sorrisetto stampato sul volto.
-
Anche Castigo ti ha chiuso la sua mente vero?
- gli chiese il più giovane. La sua era stata più
una affermazione che una
domanda ma il maggiore fece lo stesso un cenno di sì con la
testa.
-
E non puoi immaginare chi sta alla testa dell’ammiraglia.
- Eragon alzò un sopracciglio incuriosito. Murtagh
piegò l'angola destro della
bocca in una piccola smorfia
-
Roran - fece infine mantenendo il sorriso per
una piccola pausa d'effetto. Eragon distolse lo sguardo dal fratello
per puntarlo
verso le navi che si stavano avvicinando.
-
Cosa dobbiamo riferire al
governatore? -
Chiese
una delle guardie
corse ad accogliere i cavalieri e Saphira.
-
Di ritirate l’allarme. Non
si tratta di un attacco da parte di Isobel. Riferisci pure al
governatore che
sono navi amiche. –
Intorno
a
loro la gente di Gratignàc aveva iniziato a radunarsi per
assistere allo sbarco
delle meravigliose imbarcazioni bianche.
Quando
la nave ammiraglia finalmente attraccò.
Eragon e Murtagh videro Roran scendere, mentre sul ponte elfi e uomini
insieme erano
ancora indaffarati a eseguire le ultime manovre per l'ancoraggio.
I
due fratelli gli andarono in contro con passo sostenuto
e, una volta raggiunti, Eragon riuscì a malapena a contenere
la sua emozione,
sciogliendosi in un abbraccio che Roran ricambiò con
altrettanto affetto.
Quando fu il turno di Murtagh, il giovane uomo si limitò a
dare al cugino una
calorosa stretta di mano.
-
Non posso ancora credere che tu sia qui! - gli
fece Eragon stringendolo forte per una spalla.
-
Anche io sono felice di vederti cugino. - gli
rispose Roran guardandolo negli occhi, Eragon abbassò il suo
sguardo per un
attimo, per poi sorridergli, sollevato.
-
Le nostre
missive hanno raggiunto re Arold più in fretta del previsto
- fece loro Murtagh.
Con
un leggero ghigno che gli increspò i lati
della bocca, Roran si voltò subito verso di lui, divertito.
Con poche e concise
parole spiegò loro l’incontro con Elijah,
Frederick e Paul e come grazie al
loro intervento e quello di Katrina re Arold stessero organizzando una
controffensiva.
-
Da Antàra aspettano
vostre notizie. Il giovane Reafly è pronto per eseguire la
cristallomanzia appena
Katrina ci darà un segnale da Feria. E poi
c’è il capitano Xavier. -
Eragon
e Murtagh osservarono l’uomo scendere anche
lui dall’ammiraglia per venirgli in contro.
-
Eragon
Murtagh, sono lieto di potervi incontrare di nuovo - li
salutò
l’uomo.
Dopo
aver dato direttive ai cadetti delle navi,
tutti e quattro si avviarono alla casa del governatore dove li
attendeva il resto
del nuovo direttivo a capo della città.
Quella
stessa sera Roran e Xavier vennero messi al corrente dai fratelli della
situazione in città. Anche loro convennero che la partenza
dei draghi dovesse
essere tenuta segreta il più a lungo possibile. Poi il
discorsi conversero
sulla linea offensiva da prendere e Xavier ne approfittò per
iniziare a
spiegare ciò per cui il re lo aveva mandato da loro.
Eragon
e Murtagh ascoltarono attentamente ogni
parola dell’uomo poi si scambiarono uno sguardo.
-
Per creare queste armature sarà utile la magia
degli elfi da affiancare alle maestri locali –
-
Dobbiamo
parlare con la gilda dei mercanti. Sono loro a controllare il traffico
con le
isole di Crithia e Stigie. –
-
Il governatore
saprà indirizzarci verso le persone giuste. -
**
Il
giorno
seguente fu organizzato un banchetto a cui parteciparono oltre alla
gilda dei
mercanti anche altre corporazioni cittadine. Tutte erano interessate a
parlare
con i cavalieri per assicurarsi un fetta di guadagno da quella nuova
situazione.
Xavier
aveva
appena finito di parlare con una delle due corporazioni che
controllavano il
traffico dell’isola di Crithia dove veniva estratto
l’alluminio e parte del
rame.
-
L’incontro
ha avuto successo! – disse Xavier entusiasta rivolgendosi ai
due fratelli.
-
Abbiamo stabilito
un incontro con i capitani delle navi domani mattina al porto.
Servirà qualcuno
che faccia da garante. Potete esserci? –
-
Certamente
Capitano – risposero entrambi i fratelli poi Murtagh venne
contattato
mentalmente da Castigo. Il drago rubino si trovava in compagnia di
Saphira non
lontano dai resti del corpo di guardia e lo aspettava.
-
Se non
c’è altro che dobbiamo fare stasera io mi ritiro.
– disse il moro che con la
mente era già
con il suo drago.
Eragon
venne raggiunto subito
da Saphira. Murtagh
sta raggiungendo Castigo.
Se lo meritano un momento solo
per loro.
la
voce della dragonessa
appena velata di emozione nel guardare la sagoma di Castigo
allontanarsi.
-
Naturalmente
fratello. Vai pure. -
Anche
Xavier salutò Murtagh. Quando furono solo loro due Eragon
sentì la presa
robusta del capitano che lo spinse con decisione da una parte.
-
Cosa
c'è? - gli chiese notando che la sua mente era
particolarmente agitata mentre
gli stringeva il braccio. Eragon si sarebbe potuto liberare con
facilità ma per
il momento lo lasciò fare.
-
Eragon, ho bisogno di parlarti subito – esordì
Xavier senza allentare la presa – e non riguarda
l’incontro di domani. Riguarda
Isobel – Eragon sempre più disorientato
corrugò la fronte ma non disse ancora nulla.
-
Ha
voluto che facessi da maestro a Rebekha e al suo drago -
-
Si, è così – gli rispose infine Eragon
che
stava iniziando ad irritarsi per quella insistenza. Poi Xavier
abbassò di colpo
lo sguardo. - Dimmi che mentre eri ad Abàlon, oltre alla
ragazza hai visto
anche Serena, sua madre? -
Eragon
ci pensò solo un attimo poi scosse la
testa.
-
Mi dispiace Xavier. La maggior parte del tempo
ero confinato dentro la caserma. Non sono in grado di rispondere alla
tua
domanda. – a quelle parole Xavier lasciò il
braccio di Eragon sconsolato -
Dovevo comunque provare a chiedertelo -
Eragon,
noi abbiamo visto Serena. Ricordi la donna che venne
in contro a Xavier al nostro arrivo? Gli
suggerì Saphira che non aveva mai abbandonato il suo
cavaliere. Eragon annuì nel ricordare il viso della donna
tra la gente che li
aveva accolto quel primo giorno.
Rebekha
è tutta sua madre. Le
rispose riconoscendone adesso i
lineamenti.
So
che ti costerà molto ma potresti fare qualcosa per lui
piccolo mio.
Eragon
sussultò.
Sapeva cosa gli stava chiedendo la compagna. D’accordo
Saphira lo farò.
Con
Saphira sempre ai margini della sua coscienza Eragon tornò a
guardare Xavier.
- Aspetta
Capitano. Non posso rispondere alla tua domanda, ma posso fare
questo. Avvicinati e dammi la tua mano - Xavier rimase per un attimo
interdetto, poi fece quello che gli aveva chiesto. Con la mano su cui
era
impresso il Gedwey-ignasia
Eragon prese quella dell’uomo e il marchio dei
cavalieri si illuminò. In quello stesso momento la vista di
Xavier sparì e su
uno sfondo nero, come in una tela, iniziarono a scorrere i ricordi su
quell’ultima settimana di allenamento in cui Rebekha si era
avvicinata al
cavaliere rendendolo partecipe in parte della sua vita.
Solo
quando il flusso di immagini cessò Xavier aprì
gli nuovamente gli occhi sul
mondo reale.
-
Rebekha ti ha parlato di lei. Voleva fartela
conoscere. Questo significa che Isobel l’ha risparmiata! -
-
Sì Xavier. Anche se non riesco a togliermi
dalla mente l’idea che, se avessi avuto più tempo,
sarei riuscito a portarle
entrambe con noi - Xavier lo fermò con un gesto della mano
-
Avevi problemi ben più grandi a cui pensare
cavaliere – gli rispose con delicatezza.
Eragon
avvampò, rendendosi conto che, oltre alle
immagini, l’uomo aveva percepito anche le sue emozioni e i
suoi pensieri
confluiti insieme con i ricordi.
-
Ti devo ringraziare Eragon. Ora so di avere
qualcuno da cui tornare. –
Eragon
mise da parte il suo imbarazzo e lo guardò
incuriosito.
-
Una
volta ci hai detto che avresti fatto di tutto per proteggere lei e la
sua
famiglia. Tra voi deve esserci molto di più che una semplice
amicizia. – Xavier
annuì. -
Io credo di averla sempre amata, Cavaliere, ma le circostanze e il
tempo non mi hanno mai permesso di dimostrarglielo. -
Xavier
non
avrebbe mai pensato di potersi confidare così tanto con
Eragon.
Non
vergognarti dei tuoi sentimenti.
Ti fanno onore.
Intervenne Saphira
parlando direttamente nella mente dell’uomo. La sua voce gli
infuse subito un
senso di tranquillità e di fiducia.
Ho
visto Serena una sola volta, ma il mio
istinto di drago mi suggerisce che il suo cuore è puro.
Qualunque cosa Isobel
ha in mente non potrà mai cancellarlo.
una
luce di speranza si diffuse nell'animo
tormentato del capitano, facendo affiorare su suo volto un mezzo
sorriso.
-
Grazie
Saphira -
Quella
sera la luna era stata una sottile falce nel cielo, e le stelle erano
le sole a
rischiarare le tenebre. Un brivido percorse la spina dorsale di Saphira
facendola
vibrare per tutta la coda.
Vuoi
che ti raggiunga?
Le chiese Eragon.
Non
preoccuparti per me. Credo che tuo cugino
ti stia aspettando. Vai piccolo
mio, io starò bene.
Eragon
sorrise.
Grazie.
Il
cavaliere si diresse verso il fondo della
tavola, dove Roran si era messo a giocherellare con i resti delle
molliche di
pane.
-
Tutto bene con il capitano Xavier? - gli
chiese Roran alzando il volto verso di lui. Xavier era stato
l’ultimo ad aver
lasciato la sala che ora era attraversata qua e la dai servi occupati a
riassettarla.
-
Sì, tutto bene. Aveva solo bisogno di essere
rassicurato su alcune persone. – gli rispose elusivo Eragon.
Roran annuì
abbassando ancora una volta la testa sulla tavola e sulle molliche di
pane.
Eragon allora riprese a parlare.
-
Con
Saphira abbiamo concordato che questa sera non poso davvero perdermi la
compagnia del valoroso Roran Fortemartello. -
A
quelle parole Roran scoppiò in una breve
risata.
-
L'onore è mio Eragon Ammazzaspettri. -
Si
scambiarono un altro sguardo divertiti e per
entrambi fu come se il tempo non fosse mai passato; le parole allora
uscirono
fuori con estrema semplicità e i due cugini si trovarono a
parlare nelle ore
successive, raccontandosi tutto quello che era successo loro da quando
si erano
lasciati.
Eragon
si trovò a confidargli molte cose che
fino a quel momento non aveva raccontato a nessuno. Roran lo
ascoltò in
silenzio, soffrendo e piangendo con lui per quello che aveva subito per
mano di
Isobel e di Verschna. Anche Roran lo aggiornò su tutto. Gli
raccontò di come Carvahall,
il loro paese natale, non fosse cambiato; gli descrisse i mille impegni
che ogni
giorno era chiamato a ricoprire come capo del consiglio delle razze e
di come
se la stava cavando Nasuada alle prese con un intero paese da
ricostruire. –
Quella donna ti nomina più spesso di quanto vorrebbe. Gli
manchi sai? – Eragon
abbassò appena la testa annuendo.
-
Anche a
me Roran. Come stanno Katrina e mia nipote? –
Il
volto
di Roran si illuminò al pensiero della figlia. Era stata
lasciata alle cure di Jill
e Arya.
-
È cresciuto
molto dalla tua partenza ed una vera forza della natura. Katrina ha
creato un fairth
con la sua immagine. Ecco lo porto sempre con me. - disse tirando da
sotto la
casacca un ciondolo d’argento ovale appeso a una catenina. Lo
aprì per
mostrargli con orgoglio una piccola immagine.
-
È una bambina
stupenda Roran! – disse Eragon guardando il cugino con un
sorrisetto.
-
È stato fortunato,
ha ripreso tutto dalla madre. – Roran scosse la testa
fingendosi offeso ma si
mise a ridacchiare anche lui mentre richiudeva il ciondolo per poi
tornare
serio.
-
Farei di
tutto per il nostro angelo. È un sentimento che non si
può spiega. – Roran si
fermò un attimo a scrutarlo. - Ma questo non devo certo
dirtelo, perché la devi
provare anche tu. –
Eragon
alzò lo sguardo sul cugino –
hai parlare con Arya? – chiese Eragon. Roran fece un
cenno di sì con testa stringendo il medaglione nel pugno. Eragon serrò
forte le labbra
-
Saperla al sicuro è l’unica cosa che conta
adesso, ma mi manca molto e detesto il pensiero si averla lasciata sola
proprio
ora. -
-
Arya è forte. Quando siamo andato a trovarla con
Katrina ci ha confidato qualcosa. Mi imbarazza dover essere io dirtelo
– ammise
Roran con pudore.
-
Roran so già che sono due
gemelle – il cugino lo guardò sorpreso ed Eragon
gli sorrise. - Le ho sentite
sai? Quando Murtagh mi ha potato via dalla grotta in cui mi aveva
portato
Verschna. All’inizio è stata una sensazione quasi
impercettibile. Poi la loro
presenza si è fatta sempre più reale. –
-
Arya ci ha detto anche questo
– rispose il cugino poi Roran
emise un lungo e
sonoro sbadiglio e stiracchiando le membra intorpidite
guardò fuori dalla
finestra.
Nel
cielo la stella del mattino stava splendendo
su tutte le altre che iniziavano a sbiadire mentre un lieve bagliore a
est si
alzava per portare via il crepuscolo.
-
Non posso credere che abbiamo parlato tutta la
notte. Sarà meglio che mi stenda un poco. -
Con
movimenti lenti si diresse barcollando alla
porta.
-
Non vieni anche tu? - gli chiese Roran.
- Vai
pure avanti, io ti raggiungo. -
Eragon
sgattaiolò fuori dal giardino, dove la
mole enorme di Saphira era rannicchiata. Eragon le sorrise con
tenerezza per
poi andarle in contro.
Saphira la
chiamò
La
dragonessa, scossa dal suo sonno e ancora con
gli occhi chiusi, emise solo un basso gorgoglio prima di esporre il suo
ventre
caldo al proprio cavaliere che ci si accoccolò sopra come un
cucciolo con la
sua mamma.
Avete
fatto tardi, è stata una imprudenza. Lo
rimproverò lei bonariamente.
Lo
so.
Saphira
non aggiunse altro, ma aprendo la sua
mente lasciò che Eragon condividesse con lei quello di cui
lui Roran avevano
parlato.
Cosa
è che ancora ti turba piccolo mio?
Le chiese Saphira percependo il turbine di
emozioni che travolgeva Eragon anche in quel momento.
Arya
e le bambine. Che tipo di futuro le sto
offrendo. Anche se riusciremo a battere Isobel, quale tipo di vita
posso
offrire loro? A Carvahall un uomo che possedeva un pezzo di terra e una
casa,
era in grado di costruire il suo futuro. Io ho perso questo diritto
già da
molto. Non lo rimpiango non fraintendermi, ma da allora non ho
più un posto
dove possa davvero dirmi a casa. Un luogo dove stabilire le mie radici.
Il mondo è nostro. noi possiamo stare dove desideriamo Eragon.
Lo
so, e fino a quando eravamo noi due soli e
poi con Arya non mi ponevo il problema, ma ora le cose sono diverse.
Diverrò
padre. Capisci? Due vite dipenderanno da noi, saremo responsabili del
loro futuro.
In
tutta risposta Saphira mosse la sua coda
lungo il fianco per poi avvolgerla intono alla sua vita con
delicatezza,
scuotendolo.
Gli
occhi di Saphira lo guardarono con un misto
di tristezza e compassione.
Non
era in grado di alleviare le preoccupazioni
di Eragon, e questo la fece infuriare.
Ritroveremo
la strada di casa piccolo mio. Te
lo prometto. Gli
disse con fermezza.
Posando
le sue mani lungo le squame della sua
coda, Eragon si lasciò cullare dalla dragonessa.
***