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Autore: stefy_81    02/08/2023    0 recensioni
"Era l’alba di un nuovo giorno quando tre piccole imbarcazioni raggiunsero la spiaggia dorata sotto il promontorio dove si trovava il giovane Reafly. Era un ragazzo di appena tredici anni, i capelli rossi incorniciavano un volto delicato sostenuto da penetranti occhi verdi e uno sguardo vivace di chi è in cerca di rivalsa."
Eragon e Saphira hanno lasciato Alagaesia per sempre come aveva predetto Angela. Nuove ed emozionanti avventure attendono il giovane caliere !
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arya, Eragon, Murtagh | Coppie: Eragon/Arya
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Un grazie a tutti i lettori che sono arrivati a leggere la storia fino a qui. 

AVVISO: da oggi pubblicherò un capitolo al giorno fino alla fine della storia.

All'indomani della conquista di Gratignàc Murtagh e Eragon avevano iniziato subito a lavorare sulla linea difensiva; se Isobel avesse deciso di reagire non volevano trovarsi impreparati.
Stavano camminando per le vie della città, l'aria che si respirava era di fiducia e una insolita calma regnava sui volti della gente che incontravano.
- Il governatore e il nuovo capitano della guardia, pensano che la nostra azione e il timore suscitato dalla presenza di quattro draghi, terranno Isobel lontana per un po’. Nessuno di loro crede in un suo immediato attacco – disse Eragon mentre insieme al fratello si dirigevano verso la caserma distrutta dai draghi per supervisionare la sua ricostruzione.

- Tu credi davvero che la regina se ne starà così senza reagire? – chiese Murtagh. In risposta Eragon scosse la testa.

- No, non lo credo e per questo sarà meglio non far sapere che i draghi sono partiti. - fece subito Eragon con tono di voce il più basso.
Dopo la conquista, infatti, Sigmar aveva ordinato ai draghi la loro immediata partenza. Non servirono a nulla le parole di Saphira e poi quelle di Telluria per convincerlo del contrario. La dragonessa bruna si era dovuta arrendere davanti alla sua ostinazione e con Keiron e Guiltar furono costretti a seguire il loro capo.

Saphira aveva potuto solo comunicare ad Eragon la loro decisione. I draghi avevano preso il volo verso le Terre Selvagge quella stessa mattina. Fortunatamente il loro comportamento schivo nei confronti degli umani aveva rese la loro dipartita meno rumorosa dell’arrivo.

I fratelli avevano appena raggiunto le macerie dove Saphira era accucciata ad attenderli, quando vennero raggiunti da una giovane guardia con il cuore in gola per la corsa.
Proveniva dal faro.
- Cavalieri, per fortuna vi ho trovato! -
- Che cosa è successo? – chiese Murtagh posandogli una mano sulla spalla.
- Sono state avvistate cinque navi e un drago – con un ringhio Saphira alzò la coda in allerta.

- Ne sei certo? - chiesero tutti e due i cavalieri, senza riuscire a nascondere la loro preoccupazione.
- Sicuro come il sole sorge a est. -
- Pensi siano Rebekha e Kima? - chiese Murtagh, pronunciando il nome in un sussurro, Eragon digrigno i denti. Nonostante non credesse alle previsioni rosee del governatore non si era aspettato una reazione così immediata.

- Non lo so. Dobbiamo andare a controllare –

Così i due fratelli montarono sul dorso di Saphira.
- Quale è il tuo nome soldato? - chiese Eragon al ragazzo, che era arretrato di alcuni passi per evitare le ali di Saphira
- Gregor Signore. – urlò per farsi sentire.
- Gregor, devi andate a palazzo e allertare i comandanti Morgana e Par. Di loro di aspettare nostre notizie -
- Agli ordini Signore - gli rispose il ragazzo.
Poi con un balzo Saphira si alzò in volo. La polvere delle macerie si alzò in un piccolo turbine, tenendola sospeso, a mezz'aria, mentre la sagoma azzurra della dragonessa si allontanava in direzione del porto.

Arrivati alle banchine ai due fratelli furono raggiunti da altre guardie altrettanto agitate. Le sagome delle navi erano sempre più vicine ed erano affiancate dall’ombra scura di un drago. Aguzzata la loro vista, i due fratelli si resero conto con sollievo che non si trattava delle navi della regina. I loro scafi erano bianchi e le squame del drago erano di un intenso rosso rubino.
- Dimmi che non mi sto ingannando Murtagh! - disse Eragon, con occhi colmi di stupore e il cuore in tumulto.
- No Eragon, sono proprio loro - gli fece Murtagh, quasi sussurrando le ultime parole. La sua mente aperta verso Castigo. Quanto tempo volevi far aspettare prima di venirmi a chiamare? Se no fosse stato per Roran fece il drago con un pizzico di ferocia nella voce
Mi sei mancato Castigo! aggiunse Murtagh, riuscendo a infilarsi in tempo nel breve momento di pausa della tirata del compagno. A quelle due parole il drago si bloccò
Anche a me sei mancato Murtagh.
Passarono così alcuni minuti di assoluto silenzio, durante i quali drago e cavaliere ritrovarono la loro unione, consapevoli che dopo quella prova il loro legame ne era uscito rafforzato.
Poi il cavaliere sentì il drago spandere una parte della sua mente in cerca di qualcun'altro.

Murtagh sorrise di sottecchi, intuendo chi poteva essere l’altro e lasciò ai due draghi il loro spazio.

Quando Murtagh riaprì gli occhi per incrociare quelli del fratello, entrambi aveva lo stesso sorrisetto stampato sul volto.
- Anche Castigo ti ha chiuso la sua mente vero? - gli chiese il più giovane. La sua era stata più una affermazione che una domanda ma il maggiore fece lo stesso un cenno di sì con la testa.
- E non puoi immaginare chi sta alla testa dell’ammiraglia. - Eragon alzò un sopracciglio incuriosito. Murtagh piegò l'angola destro della bocca in una piccola smorfia
- Roran - fece infine mantenendo il sorriso per una piccola pausa d'effetto. Eragon distolse lo sguardo dal fratello per puntarlo verso le navi che si stavano avvicinando.

- Cosa dobbiamo riferire al governatore? -

Chiese una delle guardie corse ad accogliere i cavalieri e Saphira.

- Di ritirate l’allarme. Non si tratta di un attacco da parte di Isobel. Riferisci pure al governatore che sono navi amiche. –

Intorno a loro la gente di Gratignàc aveva iniziato a radunarsi per assistere allo sbarco delle meravigliose imbarcazioni bianche.
Quando la nave ammiraglia finalmente attraccò. Eragon e Murtagh videro Roran scendere, mentre sul ponte elfi e uomini insieme erano ancora indaffarati a eseguire le ultime manovre per l'ancoraggio.
I due fratelli gli andarono in contro con passo sostenuto e, una volta raggiunti, Eragon riuscì a malapena a contenere la sua emozione, sciogliendosi in un abbraccio che Roran ricambiò con altrettanto affetto. Quando fu il turno di Murtagh, il giovane uomo si limitò a dare al cugino una calorosa stretta di mano.
- Non posso ancora credere che tu sia qui! - gli fece Eragon stringendolo forte per una spalla.
- Anche io sono felice di vederti cugino. - gli rispose Roran guardandolo negli occhi, Eragon abbassò il suo sguardo per un attimo, per poi sorridergli, sollevato.

- Le nostre missive hanno raggiunto re Arold più in fretta del previsto - fece loro Murtagh.
Con un leggero ghigno che gli increspò i lati della bocca, Roran si voltò subito verso di lui, divertito. Con poche e concise parole spiegò loro l’incontro con Elijah, Frederick e Paul e come grazie al loro intervento e quello di Katrina re Arold stessero organizzando una controffensiva.

- Da Antàra aspettano vostre notizie. Il giovane Reafly è pronto per eseguire la cristallomanzia appena Katrina ci darà un segnale da Feria. E poi c’è il capitano Xavier. -
Eragon e Murtagh osservarono l’uomo scendere anche lui dall’ammiraglia per venirgli in contro.

- Eragon Murtagh, sono lieto di potervi incontrare di nuovo - li salutò l’uomo.
Dopo aver dato direttive ai cadetti delle navi, tutti e quattro si avviarono alla casa del governatore dove li attendeva il resto del nuovo direttivo a capo della città.

Quella stessa sera Roran e Xavier vennero messi al corrente dai fratelli della situazione in città. Anche loro convennero che la partenza dei draghi dovesse essere tenuta segreta il più a lungo possibile. Poi il discorsi conversero sulla linea offensiva da prendere e Xavier ne approfittò per iniziare a spiegare ciò per cui il re lo aveva mandato da loro.
Eragon e Murtagh ascoltarono attentamente ogni parola dell’uomo poi si scambiarono uno sguardo.
- Per creare queste armature sarà utile la magia degli elfi da affiancare alle maestri locali –

- Dobbiamo parlare con la gilda dei mercanti. Sono loro a controllare il traffico con le isole di Crithia e Stigie. –

- Il governatore saprà indirizzarci verso le persone giuste. -


**

Il giorno seguente fu organizzato un banchetto a cui parteciparono oltre alla gilda dei mercanti anche altre corporazioni cittadine. Tutte erano interessate a parlare con i cavalieri per assicurarsi un fetta di guadagno da quella nuova situazione.  

Xavier aveva appena finito di parlare con una delle due corporazioni che controllavano il traffico dell’isola di Crithia dove veniva estratto l’alluminio e parte del rame.

- L’incontro ha avuto successo! – disse Xavier entusiasta rivolgendosi ai due fratelli.

- Abbiamo stabilito un incontro con i capitani delle navi domani mattina al porto. Servirà qualcuno che faccia da garante. Potete esserci? –

- Certamente Capitano – risposero entrambi i fratelli poi Murtagh venne contattato mentalmente da Castigo. Il drago rubino si trovava in compagnia di Saphira non lontano dai resti del corpo di guardia e lo aspettava.

- Se non c’è altro che dobbiamo fare stasera io mi ritiro. – disse il moro che con la mente era già con il suo drago.

Eragon venne raggiunto subito da Saphira. Murtagh sta raggiungendo Castigo. Se lo meritano un momento solo per loro. la voce della dragonessa appena velata di emozione nel guardare la sagoma di Castigo allontanarsi.

- Naturalmente fratello. Vai pure. -

Anche Xavier salutò Murtagh. Quando furono solo loro due Eragon sentì la presa robusta del capitano che lo spinse con decisione da una parte.

- Cosa c'è? - gli chiese notando che la sua mente era particolarmente agitata mentre gli stringeva il braccio. Eragon si sarebbe potuto liberare con facilità ma per il momento lo lasciò fare.
- Eragon, ho bisogno di parlarti subito – esordì Xavier senza allentare la presa – e non riguarda l’incontro di domani. Riguarda Isobel – Eragon sempre più disorientato corrugò la fronte ma non disse ancora nulla.

- Ha voluto che facessi da maestro a Rebekha e al suo drago -
- Si, è così – gli rispose infine Eragon che stava iniziando ad irritarsi per quella insistenza. Poi Xavier abbassò di colpo lo sguardo. - Dimmi che mentre eri ad Abàlon, oltre alla ragazza hai visto anche Serena, sua madre? -
Eragon ci pensò solo un attimo poi scosse la testa.
- Mi dispiace Xavier. La maggior parte del tempo ero confinato dentro la caserma. Non sono in grado di rispondere alla tua domanda. – a quelle parole Xavier lasciò il braccio di Eragon sconsolato - Dovevo comunque provare a chiedertelo - 

Eragon, noi abbiamo visto Serena. Ricordi la donna che venne in contro a Xavier al nostro arrivo? Gli suggerì Saphira che non aveva mai abbandonato il suo cavaliere. Eragon annuì nel ricordare il viso della donna tra la gente che li aveva accolto quel primo giorno.

Rebekha è tutta sua madre. Le rispose riconoscendone adesso i lineamenti.

So che ti costerà molto ma potresti fare qualcosa per lui piccolo mio.

Eragon sussultò. Sapeva cosa gli stava chiedendo la compagna. D’accordo Saphira lo farò.

Con Saphira sempre ai margini della sua coscienza Eragon tornò a guardare Xavier.

- Aspetta Capitano. Non posso rispondere alla tua domanda, ma posso fare questo. Avvicinati e dammi la tua mano - Xavier rimase per un attimo interdetto, poi fece quello che gli aveva chiesto. Con la mano su cui era impresso il Gedwey-ignasia Eragon prese quella dell’uomo e il marchio dei cavalieri si illuminò. In quello stesso momento la vista di Xavier sparì e su uno sfondo nero, come in una tela, iniziarono a scorrere i ricordi su quell’ultima settimana di allenamento in cui Rebekha si era avvicinata al cavaliere rendendolo partecipe in parte della sua vita.

Solo quando il flusso di immagini cessò Xavier aprì gli nuovamente gli occhi sul mondo reale.
- Rebekha ti ha parlato di lei. Voleva fartela conoscere. Questo significa che Isobel l’ha risparmiata! -
- Sì Xavier. Anche se non riesco a togliermi dalla mente l’idea che, se avessi avuto più tempo, sarei riuscito a portarle entrambe con noi - Xavier lo fermò con un gesto della mano
- Avevi problemi ben più grandi a cui pensare cavaliere – gli rispose con delicatezza.
Eragon avvampò, rendendosi conto che, oltre alle immagini, l’uomo aveva percepito anche le sue emozioni e i suoi pensieri confluiti insieme con i ricordi.
- Ti devo ringraziare Eragon. Ora so di avere qualcuno da cui tornare. –

Eragon mise da parte il suo imbarazzo e lo guardò incuriosito.

- Una volta ci hai detto che avresti fatto di tutto per proteggere lei e la sua famiglia. Tra voi deve esserci molto di più che una semplice amicizia. – Xavier annuì. - Io credo di averla sempre amata, Cavaliere, ma le circostanze e il tempo non mi hanno mai permesso di dimostrarglielo. -

Xavier non avrebbe mai pensato di potersi confidare così tanto con Eragon.

Non vergognarti dei tuoi sentimenti. Ti fanno onore. Intervenne Saphira parlando direttamente nella mente dell’uomo. La sua voce gli infuse subito un senso di tranquillità e di fiducia.
Ho visto Serena una sola volta, ma il mio istinto di drago mi suggerisce che il suo cuore è puro. Qualunque cosa Isobel ha in mente non potrà mai cancellarlo.
una luce di speranza si diffuse nell'animo tormentato del capitano, facendo affiorare su suo volto un mezzo sorriso.

- Grazie Saphira -

Quella sera la luna era stata una sottile falce nel cielo, e le stelle erano le sole a rischiarare le tenebre. Un brivido percorse la spina dorsale di Saphira facendola vibrare per tutta la coda.
Vuoi che ti raggiunga? Le chiese Eragon.
Non preoccuparti per me. Credo che tuo cugino ti stia aspettando. Vai piccolo mio, io starò bene.

Eragon sorrise.
Grazie.
Il cavaliere si diresse verso il fondo della tavola, dove Roran si era messo a giocherellare con i resti delle molliche di pane.
- Tutto bene con il capitano Xavier? - gli chiese Roran alzando il volto verso di lui. Xavier era stato l’ultimo ad aver lasciato la sala che ora era attraversata qua e la dai servi occupati a riassettarla.   
- Sì, tutto bene. Aveva solo bisogno di essere rassicurato su alcune persone. – gli rispose elusivo Eragon. Roran annuì abbassando ancora una volta la testa sulla tavola e sulle molliche di pane. Eragon allora riprese a parlare.

- Con Saphira abbiamo concordato che questa sera non poso davvero perdermi la compagnia del valoroso Roran Fortemartello. -
A quelle parole Roran scoppiò in una breve risata.
- L'onore è mio Eragon Ammazzaspettri. -
Si scambiarono un altro sguardo divertiti e per entrambi fu come se il tempo non fosse mai passato; le parole allora uscirono fuori con estrema semplicità e i due cugini si trovarono a parlare nelle ore successive, raccontandosi tutto quello che era successo loro da quando si erano lasciati.
Eragon si trovò a confidargli molte cose che fino a quel momento non aveva raccontato a nessuno. Roran lo ascoltò in silenzio, soffrendo e piangendo con lui per quello che aveva subito per mano di Isobel e di Verschna. Anche Roran lo aggiornò su tutto. Gli raccontò di come Carvahall, il loro paese natale, non fosse cambiato; gli descrisse i mille impegni che ogni giorno era chiamato a ricoprire come capo del consiglio delle razze e di come se la stava cavando Nasuada alle prese con un intero paese da ricostruire. – Quella donna ti nomina più spesso di quanto vorrebbe. Gli manchi sai? – Eragon abbassò appena la testa annuendo.

- Anche a me Roran. Come stanno Katrina e mia nipote? –

Il volto di Roran si illuminò al pensiero della figlia. Era stata lasciata alle cure di Jill e Arya.

- È cresciuto molto dalla tua partenza ed una vera forza della natura. Katrina ha creato un fairth con la sua immagine. Ecco lo porto sempre con me. - disse tirando da sotto la casacca un ciondolo d’argento ovale appeso a una catenina. Lo aprì per mostrargli con orgoglio una piccola immagine.

- È una bambina stupenda Roran! – disse Eragon guardando il cugino con un sorrisetto.

- È stato fortunato, ha ripreso tutto dalla madre. – Roran scosse la testa fingendosi offeso ma si mise a ridacchiare anche lui mentre richiudeva il ciondolo per poi tornare serio.

- Farei di tutto per il nostro angelo. È un sentimento che non si può spiega. – Roran si fermò un attimo a scrutarlo. - Ma questo non devo certo dirtelo, perché la devi provare anche tu. –

Eragon alzò lo sguardo sul cugino – hai parlare con Arya? – chiese Eragon. Roran fece un cenno di sì con testa stringendo il medaglione nel pugno.  Eragon serrò forte le labbra  
- Saperla al sicuro è l’unica cosa che conta adesso, ma mi manca molto e detesto il pensiero si averla lasciata sola proprio ora. -
- Arya è forte. Quando siamo andato a trovarla con Katrina ci ha confidato qualcosa. Mi imbarazza dover essere io dirtelo – ammise Roran con pudore.

- Roran so già che sono due gemelle – il cugino lo guardò sorpreso ed Eragon gli sorrise. - Le ho sentite sai? Quando Murtagh mi ha potato via dalla grotta in cui mi aveva portato Verschna. All’inizio è stata una sensazione quasi impercettibile. Poi la loro presenza si è fatta sempre più reale. –

- Arya ci ha detto anche questo – rispose il cugino poi Roran emise un lungo e sonoro sbadiglio e stiracchiando le membra intorpidite guardò fuori dalla finestra.
Nel cielo la stella del mattino stava splendendo su tutte le altre che iniziavano a sbiadire mentre un lieve bagliore a est si alzava per portare via il crepuscolo.
- Non posso credere che abbiamo parlato tutta la notte. Sarà meglio che mi stenda un poco. -
Con movimenti lenti si diresse barcollando alla porta.
- Non vieni anche tu? - gli chiese Roran.

- Vai pure avanti, io ti raggiungo. -
Eragon sgattaiolò fuori dal giardino, dove la mole enorme di Saphira era rannicchiata. Eragon le sorrise con tenerezza per poi andarle in contro.
Saphira la chiamò
La dragonessa, scossa dal suo sonno e ancora con gli occhi chiusi, emise solo un basso gorgoglio prima di esporre il suo ventre caldo al proprio cavaliere che ci si accoccolò sopra come un cucciolo con la sua mamma.
Avete fatto tardi, è stata una imprudenza. Lo rimproverò lei bonariamente.
Lo so.
Saphira non aggiunse altro, ma aprendo la sua mente lasciò che Eragon condividesse con lei quello di cui lui Roran avevano parlato.
Cosa è che ancora ti turba piccolo mio?  Le chiese Saphira percependo il turbine di emozioni che travolgeva Eragon anche in quel momento.
Arya e le bambine. Che tipo di futuro le sto offrendo. Anche se riusciremo a battere Isobel, quale tipo di vita posso offrire loro? A Carvahall un uomo che possedeva un pezzo di terra e una casa, era in grado di costruire il suo futuro. Io ho perso questo diritto già da molto. Non lo rimpiango non fraintendermi, ma da allora non ho più un posto dove possa davvero dirmi a casa. Un luogo dove stabilire le mie radici.
Il mondo è nostro. noi possiamo stare dove desideriamo Eragon
.
Lo so, e fino a quando eravamo noi due soli e poi con Arya non mi ponevo il problema, ma ora le cose sono diverse. Diverrò padre. Capisci? Due vite dipenderanno da noi, saremo responsabili del loro futuro.
In tutta risposta Saphira mosse la sua coda lungo il fianco per poi avvolgerla intono alla sua vita con delicatezza, scuotendolo.
Gli occhi di Saphira lo guardarono con un misto di tristezza e compassione.
Non era in grado di alleviare le preoccupazioni di Eragon, e questo la fece infuriare.
Ritroveremo la strada di casa piccolo mio. Te lo prometto. Gli disse con fermezza.
Posando le sue mani lungo le squame della sua coda, Eragon si lasciò cullare dalla dragonessa.

***

 

  
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