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Autore: Sia_    04/08/2023    2 recensioni
"Non ho più una casa” ripete.
“Cosa vuoi dire? Io, io ho rimesso a posto tutto.”
Chat appoggia la mano destra sulle dita di Ladybug, allontanandole dal suo volto e lasciandole penzolare a mezz’aria. Rimane a studiare i dettagli del costume della sua compagna, si soprende per l’ennesima volta di come il nero tagli di netto tutto quel rosso, “Non siamo fatti per raccontarci i segreti. Non chiedermi di più, finirei con il rispondere.” Le ciocche di capelli biondi gli coprono lo sguardo, quindi Marinette non sa dire che espressione gli dipinga il volto.
Genere: Generale, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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L'hiver n'est qu'un été qui ne t'a pas connu, mais c'est le printemps



1. “Succede sempre dopo ogni tempesta, l’aria non è la stessa e forse neanche tu.”
[Marco Mengoni]

 

Parigi profuma ancora di fuoco e cenere – poco importa che Ladybug abbia appena rimesso tutto a posto con la sua magia. La città, protetta dallo sguardo dei due eroi, sembra che non abbia mai ricevuto un graffio o una crepa. Gli occhi di Chat si spostano da un tetto all’altro, non trova segni della tempesta che è appena cascata dal cielo. Non trova segni dei muri distrutti, dei comignoli e delle finestre in frantumi. Eppure lui li ha visti. Serra le palpebre. Lui li ha visti

Ladybug è in piedi, appoggiata alla staccionata di metallo. Il suo yo-yo brilla come mai ha fatto prima: è un segno indelebile della loro vittoria. Il vento primaverile sta giocando con i suoi codini e la frangia continua a calarle sugli occhi. 

Bagaboo.” Il sospiro che scappa dalle labbra di Chat è quasi impercettibile, forse perché aveva giurato anni fa che non avrebbe usato quel nome mai più.

Chaton, è finita.” Le dita scivolano lungo il metallo della balconata e lei finisce per cadergli accanto. Crede che il silenzio sia dovuto alla stanchezza – la battaglia contro Papillon è durata quasi due ore –, non può certo immaginare che sotto la maschera ci sia Adrien e che Adrien abbia appena scoperto di aver vissuto sotto la stesso tetto di un mostro. Crede che sia normale che non ci sia entusiasmo: si vedranno sempre meno ora, la notte non sarà più il loro rifugio. 

Non sente che l’aria è tesa, che Chat non è più lo stesso. 

Lui tira su con il naso, pensa a Gabriel dietro le sbarre, pensa alla casa che sarà – se possibile – ancora più vuota di prima. Adrien adesso ha diciotto anni e si sforza di non piangere, per quello che può. 

Mh, è finita.” 

 

Non ci sono più tempeste che possano spaventare Parigi. 

L’unica tempesta rimasta è nel petto di Chat Noir.

 

2. La casa non è un luogo. Casa sono le persone che lo abitano.

 

C’è troppo silenzio su quel tetto. 

Ladybug appoggia il capo alla spalla di Adrien, gli passa un braccio sotto l’ascella e lo tiene stretto. Abbiamo vinto: ha deciso che penserà domani al fatto che Papillon è anche il padre di uno dei suoi migliori amici. 

Si sta godendo la pace della vittoria: con il Miraculous della farfalla nascosto nel suo yo-yo, lascia che la sua mente viaggi un po’ dove vuole, che si perda a osservare il numero di stelle sopra il suo capo. O che si concentri su come la luna sia fatta di almeno trentacinque sfumature. Se Chat lo sapesse, le direbbe che sono in verità quarantanove: ha passato notti a studiarla. 

“Tra poco dovremmo andare a casa.” I muscoli di Chat si fanno più tesi di prima, la costringono a staccare la guancia e a spingersi in avanti per guardarlo negli occhi. “Cosa c’è?” 

Casa. Adrien sorride, cerca di far vedere che va tutto bene, ma per quanto Ladybug sia stata cieca davanti al silenzio, adesso trova che quelle labbra siano sporcate da un velo di malinconia. “Chaton… ?”

“Non voglio andare a casa.” Le pupille del gatto si fanno piccole piccole e cercano una via di fuga sulle rose di un balcone poco più a sinistra. “Non… non ce l’ho più una casa in cui tornare.” L’ha mai avuta? 

Che cosa sciocca, pensa Ladybug. Gli posa una mano sulla guancia e lo costringe a specchiarsi in un mare blu, “Sono sicura che sono tutti molto preoccupati.” 

Per quel che può, lo sguardo di Adrien si addolcisce mentre con il capo si trova costretto a negare. “Non ho più una casa” ripete.

“Cosa vuoi dire? Io, io ho rimesso a posto tutto.” 

Chat appoggia la mano destra sulle dita di Ladybug, allontanandole dal suo volto e lasciandole penzolare a mezz’aria. Rimane a studiare i dettagli del costume della sua compagna, si soprende per l’ennesima volta di come il nero tagli di netto tutto quel rosso, “Non siamo fatti per raccontarci i segreti. Non chiedermi di più, finirei con il rispondere.” Le ciocche di capelli biondi gli coprono lo sguardo, quindi Marinette non sa dire che espressione gli dipinga il volto. 

“Chaton, una casa non è per forza un luogo.” La fronte di Ladybug si appoggia al capo di Adrien. “Casa è fatta dalle persone che la abitano e decidi tu a chi dare le chiavi.” 

Adrien è costretto a tirare su con il naso una seconda volta. Ha una fitta al cuore. “Ne vorresti un mazzo?” 

 

3. Life is like a runway and you're the designer
[Choose your fighter di Ava Max]

 

“Un mazzo di chiavi per me?” Ladybug sorride. Le narici le si riempiono del profumo di pulito di Chaton: l’idea di una casa tutta loro le addolcisce l’anima, non è così male. Ci sarebbe un sacco di gelato nel frigo, una pila molto alta di videogiochi e sarebbero mura piene di risate. “Mi piacerebbe.”

Adrien si fa indietro per guardarla in volto, ha le guance arrossate. “Anche a me.” 

Ladybug inclina il capo, la frangia penzola a mezz’aria. Non si sente di dirgli altro, così si limita a guardarlo: le pupille si sono allargate, deve avere gli occhi arrossati sotto la maschera. 

“Decido io a chi dare le mie chiavi, quindi?” 

Decidi tu.” Può anche non avere una casa, ma ha ancora la facoltà di scegliere con la propria testa. 

“Sai che diceva sempre mio padre?” Adrien è tornato a focalizzarsi sulle rose, l’idea di essersi messo in bocca quella parola gli rivolta lo stomaco. “La vita è come una passerella e noi siamo gli stilisti.” Scrolla il capo e una risata gli scappa dalle labbra. “Non pensi che sia… Non è mio padre, non lo è mai stato.”

Ha sempre parlato poco dei suoi genitori, Chat. La mano di Ladybug è ancora incastrata con quella di lui, solo che adesso il pollice gli sta accarezzando il palmo in modo da esortarlo a parlare. 

Dev’essere che quel decidi tu le si è infilato in testa e pensa che adesso può scegliere o meno se abbattere i segreti. Dev’essere che l’idea di saperlo solo, senza casa, non le è piaciuta affatto. Dev’essere che il mazzo di chiavi di Chat lo vuole eccome, da mesi ormai. 

Adrien non riesce più a trattenere le lacrime, una gli arriva fino al mento e poi sfiora di poco le loro mani intrecciate, toccando terra. “Lo so che non… lo so, voglio solo… possiamo diventare qualcuno fatto per raccontarsi segreti?” 

 

4. "L’inverno è soltanto un’estate | che non ti ha conosciuto"

[Fiamme negli occhi, Coma_Cose]

 

Chat gliel’ha chiesto per almeno due inverni e un’estate. Ha sperato di strapparle almeno un dettaglio che raccontasse di lei così da riconoscerla un giorno per strada e lei gli ha sempre detto di no, che era troppo pericoloso. Sa che è un desiderio egoista, ma quella sera non riesce a silenziarlo. 

Ladybug però annuisce: il Miraculous della farfalla nel suo yo-yo le racconta di una vita vissuta senza segreti. “Decidiamo noi.” Magari è perché è primavera che acconsente. 

“Davvero?” Adrien ha la bocca socchiusa per la sorpresa, la presa delle loro mani si fa più stretta. 

“Davvero.” Marinette sorride, si avvicina di qualche centimetro. “Che cosa succede?” 

Chat storce il naso: non è bello presentarsi come il figlio di Gabriel Agreste a Ladybug. “Lo troverai quasi comico, ma mio padre è appena finito in carcere.” 

Ladybug boccheggia per qualche secondo, poi alza un sopracciglio verso l’alto. “Non lo trovo comico!” 

“No dico, proprio appena finito in carcere.” Adrien indica verso il basso con la mano che gli è rimasta libera. 

Oh.” Cinque minuti prima Marinette si era convinta che avrebbe aspettato un giorno per pensare al fatto che Papillon fosse il padre di uno dei suoi migliori amici, così adesso non è pronta ad affrontare la discussione. “Oh.” Chat Noir è Adrien. 

“Vuoi ancora le chiavi di casa mia?” 

Se le avesse fatto quella domanda quattro anni prima, probabilmente sarebbe svenuta sul tetto. Invece adesso Marinette riesce solo a sorridere, le lentiggini spariscono nelle pieghe del volto.

Chat ha chiesto di sapere il suo nome per almeno due inverni e un’estate. Adesso è primavera e il colore della luna diventa meno intenso quando un fascio di luce rossa invade il cielo. Non si volta subito a guardarla: ha immaginato la scena così così tanto, che non è pronto a viverla. 

“Le vorrei.” 

Marinette?” Adrien sta già piangendo, ma le lacrime sono diventate lacrime felici. Adesso pensa che Ladybug ha ragione, che casa non è un luogo di per sé. Casa è fatto dalle persone che stanno insieme, da quelle che si scontrano una volta e rimangono impigliate nel filo di uno yo-yo e poi diventano uno l’anima dell’altra. Quattro anni a combattere suo padre con Marinette l’ha resa più casa di qualsiasi cosa abbia mai avuto. Il pollice di lei sta ancora accarezzando il costume di Chat Noir, quando lui decide di lasciare andare la trasformazione. 

“Ne ho uno di scorta nel caso rimanessi incastrato fuori, aspetta.” 

Cosa?” 

Adrien si alza di un lato e tira fuori dalla tasca sinistra un mazzo di chiavi. “Te l’ho detto: non ho più una casa e mi piace l’idea di farmene una nuova.” L’appoggia a terra e con la mano adesso libera le accarezza una guancia. 

 

Non ci sono più tempeste che possano spaventare Parigi. 

Non ci sono più tempeste.

 

Avvertimento: questa storia nasce da una sfida di scrittura: "due ore, quattro richieste" (https://feriscelapenna.forumfree.it/?t=79789517).
Ogni persona iscritta alla sfida ha proposto un prompt segreto, quattro dei quali sono stati sorteggiati prima di ogni turno, e abbiamo avuto un massimo di 30 minuti a citazione. 
Non ho potuto ignorare Adrien e Marinette, perché dopo il film è finalmente rinato il mio amore per questi piccoli stupidini. Vi ringrazio per la lettura, spero che la storia vi sia piaciuta! 
Sia 

 
   
 
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