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Autore: pampa98    05/08/2023    4 recensioni
[Questa storia partecipa alla First Kiss challenge indetta sul gruppo di Facebook "L'angolo di Rosmerta"]
What-if? Finale seconda stagione.
Sorseggiò il suo té caldo, riponendo poi la tazzina per prendere un bigné dall’assortimento che il Ritz aveva messo loro a disposizione.
Non andavano spesso a fare colazione lì, ma pensò che sarebbe stato bello ripetere, di tanto in tanto. Non solo perché i dolci erano celestiali, ma anche perché il ristorante non era troppo frequentato di mattina e questo gli conferiva un’aria ancora più… intima.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La nostra sfumatura



 

«Non credi che sia un po’ presto per l’alcol?»

Crowley gli scoccò un’occhiata da sopra i suoi occhiali scuri, continuando a riempirsi il bicchiere di Whiskey. 

«Angelo, un’orda di demoni ha assaltato la libreria, i nostri ex-capi si sono… innamorati» – scosse la testa, come se volesse dimenticare quella parte della giornata – «e noi abbiamo, ancora una volta, evitato una guerra tra Paradiso e Inferno. Direi che è il momento giusto per bere.»

Aziraphale annuì. In fondo, non aveva tutti i torti. 

Sorseggiò il suo té caldo, riponendo poi la tazzina per prendere un bigné dall’assortimento che il Ritz aveva messo loro a disposizione. 

Non andavano spesso a fare colazione lì, ma pensò che sarebbe stato bello ripetere, di tanto in tanto. Non solo perché i dolci erano celestiali, ma anche perché il ristorante non era troppo frequentato di mattina e questo gli conferiva un’aria ancora più… intima. 

Spostò lo sguardo verso Crowley, che aveva già ingerito mezza bottiglia di Whiskey e adesso stava decidendo cosa mangiare. La sua espressione corrucciata, intenta a scegliere tra un crostino di salmone e un eclair al cioccolato, gli fece sfuggire un risolino divertito.

«Che c’è?» chiese il demone, inarcando un sopracciglio verso di lui. 

Aziraphale scosse la mano, continuando a sorridere. Quelle ultime giornate frenetiche li avevano distolti dalle loro abitudini ed era bello sapere che, alla fine, erano usciti dai guai illesi e insieme. 

«Allora» disse Crowley, spezzando il silenzio che si era creato tra di loro. Alla fine aveva scelto il crostino. «Quali sono i nostri progetti adesso, angelo?»

Aziraphale sbatté le palpebre.

«Cos… Cosa intendi?»

Lui fece spallucce, divorando la sua pietanza in un sol boccone.

«Non lo so. Ero piuttosto serio riguardo ad Alpha Centauri, in realtà. Potremmo andare là, esplorare un mondo nuovo.»

Aziraphale si lasciò sfuggire una risatina nervosa. 

«Non credo che sarebbe una bella esperienza. E poi dovremmo abbandonare la libreria, i nostri amici… Oh, e la Bentley! Vuoi andartene senza di lei?»

«Ovviamente no, che domande!» Rifletté un momento in silenzio, prima di dire: «Le macchine funzionano laggiù?»

«Ne dubito.»

Crowley sbuffò, lasciandosi ricadere sulla sedia. Sembrava profondamente dispiaciuto da quella scoperta, ma si riprese in un attimo.

«Il trasloco! Ecco cosa potremmo fare. Visto che Shax ha liberato il mio appartamento, sarà meglio che vada a riprendermelo prima che qualche altro demone provi a impossessarsene.»

«Oh, sì, a proposito di quello…»

«Mi dai una mano?» continuò Crowley. Probabilmente non lo aveva nemmeno sentito. «Ti ho rimesso a nuovo la libreria, direi che me lo devi.»

Aziraphale raddrizzò le spalle, schiarendosi la gola. Non che gli avesse chiesto lui di sistemare casa sua, ma non aveva intenzione di venire meno a un impegno. Anche se avrebbe preferito aiutarlo a traslocare proprio nella suddetta libreria.

Ma a Crowley non piacevano i libri, odiava stare in mezzo a tutti quegli scaffali pieni di antichi tomi che non sarebbero mai stati venduti. Non sarebbe stato giusto costringerlo a un tale sacrificio solo per il suo egoismo di averlo più vicino.

«Certo che ti aiuterò» rispose dunque, con un sorriso. «Che ne dici se andiamo…»

Le sue parole furono inghiottite da un tuono che squarciò la quiete del luogo. Aziraphale fece un salto sulla sedia e quando si voltò verso le finestre, scoprì che il cielo, soleggiato e terso fino a un attimo prima, era divenuto nero come la notte. Per un momento, ebbe il terrore che l’Inferno non avesse soprasseduto sull’esplosione della sua aureola, dichiarando guerra contro di lui e tutto il Paradiso anche senza la guida di Belzebù. 

«Questo sì che è un temporale!» commentò Crowley, che non sembrava spaventato quanto lui.

«Secondo te, è… è un comune evento atmosferico?»

«Perché, cos’altro dovrebbe essere?»

Aziraphale puntò l’indice destro verso il pavimento. «Una punizione dal basso. O dall’alto» – e lo diresse verso il soffitto.

«Nah. Ti fai troppi problemi, angelo.» Si alzò, si aggiustò la giacca e gli porse la mano. «Vogliamo andare?»

Aziraphale sentì il volto farsi bollente di fronte a quel gesto. Crowley aveva decisamente esagerato con l’alcol; ma, dopo aver finto di doversi pulire le mani dalla crema per rimuovere il sudore, pose la destra nella sinistra del demone e uscì con lui dal ristorante.

La Bentley era parcheggiata dal lato opposto della piazza, anche se non riusciva a vederla attraverso la fitta pioggia che scendeva dal cielo. Doveva aver colto tutti di sorpresa, perché vide solo un’anziana signora con l’ombrello, mentre tutti gli altri si affrettavano a raggiungere un riparo coprendosi come potevano con giacche e borse. 

«Corsetta o piccolo miracolo per portare la nostra macchina qui?» chiese Crowley, sporgendosi appena al di fuori della tettoia per testare se l’acquazzone era davvero così brutto come appariva.

«La corsa è fuori discussione. Questo è velluto, si rovinerebbe!» disse, indicando il suo completo beige.

Crowley sbuffò, borbottando qualcosa sull’idiozia del suo attaccamento agli abiti. Aziraphale stava per fargli notare che non era affatto un’idiozia, quando si sentì spingere da qualcuno alla sua sinistra e riuscì a non cadere solo perché il demone ebbe la prontezza di sostenerlo.

«Oh, mi scusi!» esclamò la ragazza che lo aveva colpito. «Sta bene?»

Aziraphale annuì con un sorriso.

«Belli questi acquazzoni improvvisi, eh?» commentò il ragazzo che era insieme a lei. I due si scambiarono dei sorrisi impacciati, come se si fossero appena incontrati – oppure fossero innamorati.

Non rimasero lì a lungo, però: lui le propose di entrare al Ritz per asciugarsi e bere qualcosa di caldo, e lei fu ben felice di accettare l’invito.

Aziraphale li guardò entrare con un sorriso dipinto sulle labbra. Sembravano proprio due bravi ragazzi, sperava che, qualunque fosse il loro rapporto, si concretizzasse al meglio. 

«Alla fine ti sei bagnato comunque» disse Crowley, distogliendolo dai suoi pensieri mentre con la mano destra gli tastava la schiena che, in effetti, era umida. Quella povera ragazza doveva essere completamente inzuppata. 

Aziraphale fu tentato di fare un piccolo miracolo per aiutarla ad asciugarsi, prima che si prendesse un qualche malanno, quando realizzò che uno scenario simile si era già verificato in precedenza. Anche se lui non era stato lì ad assistere.

Si voltò verso Crowley, ridacchiando, ma il sorriso gli morì sulle labbra quando si rese di quanto fossero vicini. Il demone teneva ancora una mano sulla sua schiena. 

«Perché ridi?» gli chiese, inarcando un sopracciglio. Non sembrava minimamente turbato dalla loro vicinanza. Non che fosse la prima volta che si trovavano a pochi centimetri l’uno dall’altro, eppure… 

Era felice per Gabriele e Belzebù, e augurava loro ogni bene, ma da quando li aveva visti sparire insieme avevano iniziato a vorticargli nella mente pensieri che non ci sarebbero dovuti essere. 

Forzò un sorriso, cercando di mostrarsi disinvolto.

«Oh, niente. Pensavo solo a quei due ragazzi e alla tua “teoria”.»

«Quale teoria?»

«Acquazzone, tettoia e bum!» disse, mimando l’esplosione con le mani. «Ecco che scatta il bacio del vero amore. Temo, però, che non abbia funzionato – di nuovo.»

Crowley storse le labbra, ponderando le sue parole, senza il minimo accenno a volersi allontanare per restituirgli il suo necessario spazio personale. 

Fu solo quando il demone si lasciò sfuggire un “Oh!” di comprensione che Aziraphale si rese conto di aver, forse, peggiorato la situazione. Dopotutto, anche loro si trovavano sotto una tettoia, nel bel mezzo di un acquazzone.

«Angelo…»

«Penso che il temporale si stia placando!» esclamò Aziraphale, sovrastando qualunque cosa stesse per dire. «Il cielo sembra più chiaro!»

Crowley spostò la sua attenzione verso l’esterno, dove l’acqua continuava a cadere implacabile da un cielo plumbeo.

«Non credo» rispose. Si tolse gli occhiali da sole, puntando gli occhi serpentini dritti nei suoi. 

Aziraphale deglutì a vuoto. Aveva la sensazione che stesse per succedere qualcosa. Qualcosa di terribile e meraviglioso che avrebbe cambiato per sempre il suo rapporto con Crowley.

Non lo voleva. Insomma, era abbastanza certo di non volerlo. Ciò che avevano, la loro amicizia che andava contro a tutte le regole del Creato, era sufficiente. Era il massimo a cui potevano aspirare e, quindi, tutto ciò che dovevano avere. Perché cos’altro poteva esserci per loro?

«Sai, quello che è successo oggi…» La voce di Crowley lo distolse dai suoi pensieri. «Intendo Gabriele e Belzebù… Be’, mi ha sorpreso. Insomma, chi avrebbe mai pensato che un arcangelo del Paradiso e un principe dell’Inferno potessero fuggire insieme, felici solo della compagnia l’uno dell’altro?»

Aziraphale annuì, ma non disse niente. Sentiva la gola secca.

«E da quanto tempo andava avanti la loro storia? Cinque anni? Forse meno…» Sospirò, passandosi la mano libera tra i capelli rossi. 

«Già. Quello che si dice un colpo di fulmine, eh?» disse Aziraphale, sperando che la conversazione si chiudesse lì. Aveva le mani sudate e il cuore gli stava battendo all’impazzata: di quel passo, avrebbe rischiato una scorporazione.

Crowley tornò a guardarlo. I suoi occhi lo fissavano con un misto di apprensione, speranza e… amore? La stanchezza doveva avergli appannato la vista, perché non era possibile. 

Crowley non lo amava. Lui non lo amava. Insomma, erano un demone e un angelo. Era proibito. Gabriele e Belzebù erano stati un’eccezione, non era il caso di basare su di loro il futuro sviluppo del loro rapporto. 

E, tuttavia, Aziraphale non poté fare a meno di ripensare a come si fosse sentito quando li aveva visti prendersi per mano. A come, dopo il primo momento di stupore in cui aveva cercato il supporto fisico di Crowley – sua roccia da, ormai, seimila anni –, aveva pensato che gli sarebbe piaciuto stare solo con lui, in un mondo dove esisteva solo la loro fazione. Che invece di fuggire su Alpha Centauri, Crowley sarebbe potuto andare a vivere vicino a lui, magari addirittura…

«Potremmo vivere insieme.» 

Sgranò gli occhi, rendendosi conto di aver pronunciato quelle ultime parole a voce alta.

Crowley inarcò un sopracciglio, sorpreso a sua volta.

«Come hai detto?» 

«N-No, ecco io… Cioè, quello che i-intendevo… Passi molto tempo alla libreria ultimamente e – oh! Ma certo, era… era per Gabriele, che…»

Le sue parole furono inghiottite dalle labbra di Crowley. Il demone affondò una mano tra i suoi capelli, impedendogli di fuggire. Non che Aziraphale lo avrebbe fatto: non riusciva a muoversi, a malapena riusciva a pensare. 

Crowley lo stava baciando. Era assurdo, impossibile, sbagliato…

Il demone lo strinse a sé, facendo aderire i loro corpi, e Aziraphale si ritrovò a ricambiare il bacio. Strinse le mani sulle sue spalle, in cerca di un appiglio che gli impedisse di crollare, mentre le loro bocche danzavano all’unisono, seguendo passi che non sapeva nemmeno di conoscere.

Non si era nemmeno reso conto di essere a corto di fiato finché Crowley non liberò le sue labbra, bisognoso d’ossigeno a sua volta. 

«Quindi…» disse lui. «Mi stavi proponendo di venire a vivere con te?»

Aziraphale non sapeva cosa rispondere. Era successo tutto così in fretta, improvviso, che aveva bisogno di riflettere prima di poterlo fare. Se avesse detto la cosa sbagliata… Ma qual era quella giusta?

Gli occhi di Crowley la trovarono per lui.

«Sì» mormorò, sentendosi improvvisamente più leggero. «Se… Se è ciò che vuoi.»

Crowley sorrise. Era la prima volta che vedeva un’espressione così felice dipinta sul suo volto e il suo cuore si aprì in una risata liberatoria, seguita presto da quella del demone. 

Oh, quanto era stato sciocco! Da quanto tempo avrebbero potuto essere così felici? Aveva sprecato secoli – letteralmente –, nascondendosi dietro rigidi concetti binari, accettando a fatica anche solo di chiamarlo “amico”. Crowley aveva provato a dirglielo più volte, ma lui era stato sordo: esistono molte sfumature di grigio. E loro erano una di quelle.

I tenui raggi del Sole filtrarono attaverso la tettoia. Aziraphale osservò il cielo, che adesso stava davvero schiarendosi. Una fine pioggerella continuava a cadere, ma sarebbe stata solo questione di attimi prima che cessasse del tutto. 

«Dì un po’» disse, lanciandogli un’occhiata di sottecchi. «Non è che l’hai scatenato tu l’acquazzone?»

«No, stavolta non c’entro niente» rispose Crowley, rimettendosi addosso gli occhiali. Poi gli rivolse un sorrisetto compiaciuto. «Però è riuscito a dimostrare la mia teoria.»

Aziraphale arrossì e ringraziò mentalmente che il demone avesse di nuovo indossato le lenti scure. Dubitava che il suo cuore avrebbe retto al suo sguardo.

«Possiamo considerarlo… un caso fortuito» disse, prima di prendergli la mano – e constatare che quel semplice gesto fece imporporare il volto di Crowley. «Allora, facciamo questo trasloco? E poi direi che ci meritiamo una bella dormita. Non so tu, ma io comincio ad accusare la stanchezza.»

Crowley gli sorrise.

«Mi sembra un ottimo piano.»

 
 

Note: grazie a chiunque sia arrivato a leggere fin qui, spero che la storia vi sia piaciuta ❤
Non ho controllato le foto del Ritz prima di scrivere, quindi facciamo finta che ci sia una tettoia tipo quella sotto cui si sono riparate Nina e Maggie (però più resistente 😂). Spero che la caratterizzazione dei personaggi sia azzeccata. Mi rendo conto che forse Aziraphale ha ceduto molto facilmente, ma penso che, se non fosse arrivato Metatron, avrebbe reagito in modo molto diverso alla dichiarazione di Crowley. E poi, appena ho visto l’episodio, il modo in cui Aziraphale ha guardato Crowley quando parlava di trasferirsi mi aveva fatto credere che gli avrebbe proposto di andare a vivere alla libreria e ho voluto inserire qui quest’idea.

Tra l’altro, il finale che avevo pensato all’inizio doveva essere più sul comico, ma mi è sembrato meglio lasciarlo così come mi è venuto mentre scrivevo. PERÒ, siccome lo avevo già scritto, vi lascio di seguito la scenetta in questione 🙈

«Direzione: casa nostra» annunciò Crowley, con un sorriso così luminoso che avrebbe potuto sostituire il Sole. Tirò fuori le chiavi dalla tasca dei pantaloni, facendole roteare sull’indice.
«Posso guidare io, oggi?»

«No» sentenziò Crowley, irrigidendosi.
«Oh, per favore! L’ultima volta sono stato bravissimo, è tornata sana come un pesce.»
Si arrestarono davanti alla portiera del guidatore. Crowley si voltò verso di lui, continuando a stringergli la mano, ma Aziraphale aveva la sensazione che, senza gli occhiali a proteggerlo, il suo sguardo lo avrebbe fulminato sul posto.
«L’ultima volta» sibilò, scandendo lentamente le parole, «l’hai fatta diventare gialla! Tu devi ringraziare che io ti conceda ancora di avvicinarti alla mia macchina.»
«La nostra macchina» lo corresse Aziraphale, bonario. «Adesso è ufficiale, no?»
Crowley aprì la bocca per ribattere, ma non ci riuscì. Strinse le labbra, scuotendo la testa frustrato.
«Angelo, ne parliamo a casa, va bene?» mormorò tra i denti e Aziraphale accettò, certo che sarebbe riuscito a ottenere il permesso di guidarla ancora.

   
 
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