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Autore: Roberto Turati    11/08/2023    0 recensioni
Storia ideata e iniziata dal mio amico Jack02forever, autore su Wattpad, scritta in collaborazione tra lui e me.
 
[Monster Hunter World + Monster Hunter Stories]
 
Ambientata tra Monster Hunter World e MHW Iceborne. Quattro mesi dopo la sconfitta dello Xeno'Jiiva, la Commissione di Ricerca continua ad operare serenamente nel Nuovo Mondo. Ma una minaccia colpisce l'ecosistema: l'Orrore Nero, una malattia nata in un'estensione recondita del Vecchio Mondo, che affligge i mostri e li rende estremamente pericolosi. Per rimediare a ciò, la Gilda manda un Rider dal villaggio di Hakum, affinché aiuti la Commissione a debellare la malattia. Ma per Xavia Rudria, una cacciatrice della Quinta Flotta, la giovane Rider che si è offerta per l'incarico si rivelerà molto di più di quello che sembra...
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Commissione di Ricerca'
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«Siamo finalmente tornati!» sbuffò Nina, madida di sudore.

Lei, Xavia e Nick, assieme ad Hana, erano appena tornati da una caccia per abbattere tre Uragaan infetti: mostri che l’arciera non sopportava per nulla.

«Mi gira ancora la testa!» si lamentò, sconsolata.

«Forse dovevo accettare una taglia diversa» ammise Xavia.

Nick, però, scosse la testa:

«Ma no, andava bene, non ti preoccupare. È solo Nina che mette il broncio»

«Sarebbe andato ancora meglio se qualcuno fosse riuscito ad allontanare gli altri due quando sono arrivati, invece di farci correre all’impazzata per evitare ben tre sfere rotolanti impazzite»

Nina lanciò un’occhiataccia al fratello, che fece spallucce senza ribattere, il che la infastidì. Nick si rivolse a Xavia e Hana:

«Avete fame, per caso? È da tanto che non pranziamo insieme»

L’assistente batté le mani dalla contentezza:

«Oh, certo! Per me andrebbe benissimo. Devo solo compilare il rapporto sulla caccia, ma ci metterò al massimo dieci minuti. Poi sono pronta»

Nina alzò una mano e affermò in tono gioviale:

«Be’, devo sdraiarmi un paio di minuti. Quando avrà smesso di vorticarmi la testa, potremo andare»

Xavia rise e annuì:

«Posso invitare anche Yuri, se non è un problema?»

«Certo che no! Anzi, ancora meglio! Nick moriva dala voglia di fare domande su Redan, non è vero?»

Nina ammiccò al fratello, che incrociò le braccia per non mostrarsi imbarazzato.

«Trovo solo molto interessante che sappia parlare con un morto, tutto qui»

Nina scrollò le spalle e i quattro si congederano, con l’accordo di ritrovarsi alla mensa una volta terminate le proprie mansioni. Xavia si recò alla sua tenda col sorriso, ma un suono attirò la sua attenzione: riusciva a sentire la tenue melodia di un flauto. Si chiese da dove provenisse: tese l’orecchio e rimase in ascolto, mentre si guardava intorno. A tratti, la melodia era lenta ma precisa, in altri momenti era rapida e incalzante. Riconobbe cambi di note studiati con cura, i quali davano vita a un brano rilassante come una ninna nanna e allegro come una canzone da festa. Alla fine, capì da dove proveniva: la tenda dei tre Rider da Hakum, poco lontana dalla tenda sua e di Yuri. Rapita da quella melodia che sembrava quasi magica, Xavia pensò:

“Non mi aspettavo che uno di loro sapesse suonare così bene!”

Si avvicinò quindi alla tenda, incuriosita; scostò un po’ il telo per sbirciare dentro e si meravigliò: vide Ross, Irene e Lucille che ascoltavano seduti, con espressioni contente e sollevate, e la persona che stava suonando il flauto era nientemeno che sua figlia. Seduta a gambe incrociate su uno dei sacchi a pelo, teneva un flauto traverso bianco adornato da splendidi motivi dorati simili rami e foglie. Vicino al piede del flauto, era incastonata una piccola pietra azzura intagliata, circondata da un cerchio grigio. A prima vista, le ricordò la forma dei loro bracciali delle Pietre del Legame.

Yuri teneva gli occhi chiusi e suonava con grande abilità: le sue dita si muovevano con rapidità e precisione: producevano quelle note incantevoli come se le avesse suonate altre mille volte, prima di allora. Xavia si sentiva quasi incantata dalla scena a cui stava assistendo. Dopo un po’, la melodia rallentò di nuovo e, piano piano, giunse alla conclusione: Yuri tolse le labbra dalla boccola del flauto e sospirò con un sorriso. Irene la abbracciò da dietro e si complimentò:

«Fantastica come sempre, Yuri!»

«Ci mancava un po’ sentirti suonare il flauto, lo ammetto» sorrise Ross, e Lucille annuì.

Le guance di Yuri arrossirono per i complimenti dei suoi amici:

«Grazie, ragazzi. Ammetto che mancava un po’ anche a me. Ross, hai avuto un’idea fantastica a portarlo! Non posso ringraziarti abbastanza!»

Il ragazzo arrossì e si grattò la nuca:

«Oh! No, non è nulla di che, sul serio. Dopo la tua ultima lettera, ho pensato che suonare ti avrebbe aiutata a rilassarti, tutto qui»

Mentre Irene tornava a sedere sul suo sacco a pelo, Yuri gli sorrise:

«Hai comunque fatto benissimo. A dirla tutta, non pensavo che mi sarebbe servito, per questo non l’avevo portato con me»

Si rigirò il flauto tra le mani, sospirò e lo strinse un po’. Xavia vide che l’espressione della ragazza si era fatta più cupa, pensierosa. Decise di complimentarsi con la figlia, prima di origliare oltre i loro discorsi: non voleva creare possibili equivoci. Scostò del tutto il telo della tenda e sorprese i quattro ragazzi: Yuri la vide e arrossì di colpo, diventò paonazza e nascose il flauto dietro la schiena.

«Mamma! Da quanto…»

Xavia le rivolse un sorriso imbarazzato e ammise:

«Scusa, ti stavo cercando per chiedere se volevi pranzare insieme e non sono riuscita a ignorare quella melodia. Era magnifica, Yuri! Non sapevo suonassi il flauto così bene! Era quasi ipnotica»

Sua figlia diventò rossa come un pomodoro e si coprì il viso con entrambe le mani. Allora Irene ridacchiò e le tirò una gomitata:

«Sì, glielo diciamo tutti, ad Hakum! Ma lei è sempre modesta e non vuole ammetterlo»

Lucille fece un sorriso nostalgico:

«Da quando le hanno regalato questo flauto ad Albarax, si esercitava in ogni momento libero, quando eravamo nel Vecchio Mondo. Quanto tempo sarà passato? Tre anni? Quattro, forse?»

«Quattro, sì»

Yuri annuì e si ventilò la faccia con la mano: aveva il respiro affannoso, come se stesse soffocando. D’un tratto, si scusò e disse che le serviva una boccata d’aria frsca, quindi si alzò di corsa e corse fuori dalla tenda, sotto lo sguardo confuso di tutti e quattro. Xavia era la più perplessa di tutti: la reazione di Yuri le sembrava davvero esagerata, per essere solo timidezza. Sospettò subito che le nascondesse qualcosa. Dopo questo pensiero, anche lei si scusò coi tre amici di Yuri e uscì dalla tenda per seguire la figlia. La cercò per tutta la tendopoli, finché non raggiunse la stalla improvvisata per i mostri dei Rider: quandò arrivò, vide che aveva già sellato la sua Legiana. Sconvolta, la chiamò a gran voce:

«Yuri! Ti prego, ascoltami! Mi dispiace, non volevo turbarti così tanto! Ho solo sentito la tua melodia e volevo farti i miei complimenti, nient’altro»

La ragazza uscì dalla stalla tenendo le redini di Legi, che seguiva la padrona un po’ confusa Xavia le poggiò le mani sulle spalle e la costrinse a guardarla, ma si sforzò di mantenere un tono gentile, senza trasmettere neanche un accenno di rabbia:

«Per favore, puoi fermarti un attimo e spiegarmi che sta succedendo? Ci eravamo promesse di non nasconderci niente, ricordi? Sono e sarò sempre qui per te, Yuri!»

Quelle parole furono troppo per Yuri: si portò una mano sul viso, come se tentasse di nascondersi dallo sguardo inquisitorio di sua madre. Alla fine, esasperata, esclamò:

«Non ne sto combinando una giusta, mamma!»

«Di che parli? Non…»

«Non riesco a controllare i miei poteri, non importa quanto Mikie e Mikayla ci provino: non riesco a fare nulla senza di loro! Siamo accampati qui da due settimane e non sto facendo proprio nulla di utile contro i mostri infetti o nella raccolta delle risorse! Rimango a riposo tutto il giorno e anche quello non serve a un bel niente, perché Redan sta peggiorando a vista d’occhio ed è tutta colpa mia!»

Yuri si coprì all’istante la bocca con entrambe le mani, appena disse l’ultima frase; il flauto le cadde e rotolò ai suoi piedi. Xavia strabuzzò gli occhi, stupita:

«Aspetta, cosa? Che intendi? Cosa centra Redan?»

Si chinò per guardarla negli occhi in modo diretto. Ne approfittò anche per raccogliere il flauto e soffiarci sopra per pulirlo dalla terra e dalla polvere. Yuri impallidì e sudò freddo, poi fece un lungo respiro profondo. Si voltò, buttò fuori tutta l’aria e tornò a guardare sua madre negli occhi.

«Redan si sta indebolendo ed è solo colpa mia»

 

MHGilda2 by RobertoTurati

Yuri si svegliò di soprassalto, come ormai le succedeva sempre più spesso di notte: l’incubo del Fatalis peggiorava sempre di più. Detestava vedere quelle immagini orripilanti: i suoi amici, la sua casa, tutti quelli che conosceva morivano in modo atroce. Sapere di essere la loro carnefice la faceva impazzire dalla rabbia. Tuttavia, quando si voltò per controllare sua madre, non la trovò. La tenda, a parte il suo respiro affannato, era del tutto silenziosa. Anzi, non sentiva un singolo rumore in tutto l’accampamento.

«Oh?»

Rimase confusa per qualche secondo, prima di spalancare gli occhi e alzarsi di scatto. C’era una sola spiegazione: stava avendo una visione. Uscì in fretta e furia dalla tenda, senza nemmeno controllare le altre per cercare altre persone: doveva trovarne solo una e il suo mostro. Si guardò intorno e gridò:

«Redan! Redan, dove sei? Ti prego, voglio parlare!»

Nessuno le rispose. Non vide nemmeno la sagoma di Ejderi da nessuna parte: pur essendo un cucciolo, un Fatalis bianco si sarebbe visto anche da lontano. Iniziò quindi a camminare per la tendopoli, alla ricerca del suo capostipite. Fu dopo qualche minuto che udì un lungo, lugubre gemito sofferente. La Rider batté le palpebre: era un rantolo animalesco e terrificante, che le provocava un enorme senso di disagio. Però, allo stesso tempo, le infondeva tristezza, come se si sentisse in dovere di occuparsi di qualunque essere ferito.

Camminò in direzione del suono con cautela, ma quello che vide la frastornò: una lunga, enorme creatura stava rannicchiata a terra, senza forze. Le bellissime scaglie bianche sul suo corpo erano bruciate, strappate, spezzate, martoriate, insanguinate; le sue corna erano distrutte; le membrane delle ali erano squarciate. Il respiro era debole e il ventre si muoveva a malapena. Yuri trasalì, terrorizzata, si avvicinò e trattenne a stento un conato di vomito.

«Ejderi!»

Si portò di fronte al suo muso e gli accarezzò il muso, dopo essere caduta sulle ginocchia.

«No, no, no! Ejderi, ti prego, svegliati! Cos’è successo?»

Era allibita e in preda al panico: come poteva essersi ridotto così il primo Miracolo Bianco? Poco dopo, si sentì chiamare da una voce flebile:

«Yuri…»

Con la schiena appoggiata al fianco del possente Fatalis bianco, c’era il suo capostipite. La ragazza si sentì svenire: era diventato ancora più pallido, la sua carnagione era cadaverica, ancora peggio della pelle di Irene e Ayla. La cicatrice sul suo volto si era ingrandita ed era diventata più profonda. La sua armatura era distrutta, ridotta a poco più di un rottame che non avrebbe potuto difenderlo nemmeno da un Velocidrome. Le stava tendendo la mano, ma anche quel singolo gesto sembrava doloroso per lui.

«No, no!»

Yuri si sentì la gola secca e lo stomaco in subbuglio: non riusciva nemmeno ad alzarsi, quindi gattonò verso Redan. Dai suoi occhi iniziarono a sgorgare lacrime in abbondanza, quando si trovò davanti a lui: gli afferrò la mano e la trovò gelida.

«Non può essere vero!»

Si abbandonò al pianto, strillando e singhiozzando; poggiò la testa sul petto del suo capostipite, disperata.

«Cos’ho sbagliato? Ho fatto tutto quello che mi hai detto, Redan! Ti prego, ti prego! Perdonami!»

Le sue suppliche e i suoi singhiozzi risuonavano come un’eco nel silenzio del suo sogno. Dopo quelle che sembrarono ore, finalmente, si svegliò per davvero e urlò in preda al panico, con gli occhi arrossati e gonfi.

 

MHGilda2 by RobertoTurati

«Redan ed Ejderi ridotti in quello stato… mamma, quell’immagine non scompare dalla mia testa!» urlò Yuri, esasperata.

Si strinse nelle spalle e si cinse l’addome, col respiro affannoso. Scoppiò a piangere per la rabbia e la frustrazione dovute al suo senso di impotenza. Xavia la abbracciò e la strinse a sé, però non disse nulla. Aspettò che si calmasse, mentre le accarezzava la schiena e i capelli. Rimasero abbracciate per diversi minuti, durante i quali la ragazza continuò a singhiozzare e sfogarsi.

«Perché non me l’hai detto, Yuri? Quando è successo?» le chiese Xavia.

«È successo stanotte»

La ragazza tirò su col naso e guardò per terra, con aria colpevle. Xavia le sollevò il mento con due dita per farsi guardare negli occhi:

«Stamattina mi hai detto che era solo l’incubo del Fatalis. Mi hai mentito, Yuri»

La Rider non riusciva a dire niente per giustificarsi: si vergognava con tutta se stessa. Confessò:

«Non l’ho detto neanche ai miei amici. A loro ho solo detto che ero frustrata e stanca per tutto quello che sta succedendo. E che l’incubo del Fatalis mi stava tenendo coi nervi a fior di pelle. Poi mi hanno detto di avere una sorpresa per me, una cosa ha tirato l’altra e mi sono ritrovata a suonare il flauto di Redan. Hanno ragione: mi aiuta sempre a calmarmi, però stavolta speravo che in qualche modo potesse aiutare Redan o… insomma, che servisse in qualche modo a risolvere questo schifo»

Dopodiché, cadde in un lungo silenzio opprimente che fu rotto da sua madre:

«Yuri, per favore. Ora torna nella nostra tenda: non scappare con Legi, non risolveresti niente. Non sono arrabbiata con te, solo un po’ delusa»

Yuri abbassò lo sguardo con un’espressione triste, a parole, ma Xavia le scompigliò i capelli con affetto e le diede un bacio sulla fronte.

«Però capisco che avevi i tuoi motivi. Eri terrorizzata da quello che hai visto nella visione. Voglio solo parlare con te, con calma. Va bene? Ti scongiuro, fidati di me»

La ragazza inspirò a fondo, prima di annuire: .

«Va bene, mamma. Facciamo come dici tu»

Poi si ricordò della loro conversazione precedente e le rivolse un’occhiata spiacente:

«Prima, hai detto che volevi pranzare insieme. Ma ho già mangiato qualche ora fa assieme agli altri. Scusami tanto. Ti aspetto nella tenda, se vuoi puoi andare a mangiare e possiamo parlare più tardi»

Xavia ridacchiò, poi annuì:

«Se per te va bene, d’accordo. Ho appetito, in effetti, ma non ci metterò molto. Dirò a Nina, Nick e ad Hana che non posso trattenermi molto e tornerò da te il prima possibile»

Yuri si imbronciò per un attimo: non le sarebbe dispiaciuto pranzare assieme a loro o, come minimo, stare in compagnia, ma in quel momento si sentiva distrutta e per niente in grado di mantenere un tono socievole. Quindi annuì e, dopo aver tolto la sella a Legi per permetterle di riposarsi, ringraziò la madre con un fortissimo abbraccio, prima che ognuna andasse per la sua strada.

 

MHGilda2 by RobertoTurati

La Rider si era sdraiata sul suo sacco a pello e fissava il soffitto della tenda con uno sguardo stanco. Fu quando sentì dei passi fuori dalla tenda che si mise seduta; con sua grande sorpresa, però, non sentì la voce della madre:

«Ehm… Yuri? Posso entrare?»

Era Ross. Il suo tono di voce era preoccupato e Yuri non poteva certo biasimarlo, tra il suo atteggiamento di quella mattina e la sua improvvisa fuga. Rimase in silenzio per qualche altro secondo, prima di battersi le mani sulle guance per darsi una svegliata:

«Sì, entra pure»

Il ragazzo, allora, scostò il telo della tenda, entrò e si sedé davanti a lei:

«Scusa l’irruzione, Yuri, però devo sapere: sei sicura di stare bene?»

Alla domanda dell’amico, la ragazza annuì e si sforzò di abbozzare un sorriso:

«Sì, te l’ho detto: sono solo stanca, frustrata e, in tutta onestà, tesa come una corda»

«Non è solo questo, però. Voglio dire, sei arrivata addirittura a scappare da tua madre, poco fa. Da quando siamo arrivati nel Nuovo Mondo, non fai altro che passare il tempo con lei a ogni momento disponibile. Purtroppo non riesco a crederti, Yuri: qualunque cosa ti abbia turbata, dev’essere gravissima, per farti comportare così»

Yuri gli lanciò una rapida occhiata sorpresa. Si spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e fece un tentativo di sdrammatizzare:

«Eddai, mi conosci troppo bene. Così non è giusto»

Il ragazzo, però, le prese l’altra mano con delicatezza:

«Proprio perché ti conosco troppo bene, so che ti stai facendo del male da sola. Ti comporti come la prima volta che abbiamo scoperto la tua ascendenza: ti stai caricando tutto sulle spalle senza rivolgerti a nessuno. Io, mia sorella e Irene ti abbiamo aiutata la prima volta, contro il Makili Nova, e siamo qui perché siamo pronti a rifarlo. Devi solo parlarci e ti ascolteremo»

Iniziò a strofinare il pollice sul dorso della mano di Yuri, poi gliela strinse con fare rassicurante, cosa che la fece arrossire, e aggiunse:

«Non posso obbligarti a dirci cosa ti passa per la testa, è ovvio. Fallo quando ti sentirai pronta, ma sappi che siamo pronti ad aiutarti, va bene?»

«Va bene, Ross»

Yuri arrossì ancora di più, quando lo fissò. Lo sguardo inquisitorio ma gentile dell’amico le fece venire le lacrime agli occhi, ma se li strofinò con una mano e si sforzò a non scoppiare a piangere un’altra volta lo stesso giorno.

«Grazie, Ross, davvero. So che ci siete sempre, per me. Appena sarò pronta a parlarvene, ve lo farò sapere. È una promessa»

«Bene. Sono contento»

Ross annuì, soddisfatto da quella risposta, e le strinse la mano un’ultima volta, per poi lasciarla andare e alzarsi.

«Allora vado: Irene e Lucille non sanno che sono venuto a parlarti. Pensavamo di lasciarti un po’ di spazio, ma ho saputo resistere. Dovevo parlarti. Per favore, non dirglielo! Sai come sono fatte quelle due!»

Yuri lo guardò inebetita per un attimo, non sapendo cosa dire, poi sorrise con un risolino. Si alzò, lo abbracciò e lo fece arrossire a sua volta:

«Grazie, Ross. Ne avevo davvero bisogno.».

«Oh! Nessun problema»

Il ragazzo ricambiò l’abbraccio, poi si congedò e uscì dalla tenda. Yuri si sentì un po’ più leggera, dopo la quella conversazione, quindi tirò il telo dell’entrata della tenda e rimase in attesa dell’arrivo di sua madre; prese il suo flauto e lo pulì dalla sporcizia rimasta attaccata quando le era caduto.

“Il capovillaggio Normo mi ammazzerebbe, se scoprisse che ho fatto cadere il suo prezioso cimelio così” pensò.

 

MHGilda1 by RobertoTurati

Xavia la raggiunse dopo una quindicina di minuti: richiuse il telo della tenda dietro di sé, sorrise alla figlia e si sedette di fianco a lei, per poi accarezzarle i capelli. Yuri poggiò la testa sulla sua spalla e provò a rilassarsi: non aveva idea da dove iniziare. La cacciatrice prese l’iniziativa:

«Pronta, Yuri?»

La ragazza annuì e Xavia fece la sua prima domanda.

«Posso chiederti qualcosa di più su quel flauto? Da come ne hai parlato prima, sembrava quasi che stessi aspettando qualche effetto strano che non è mai arrivato»

Yuri la guardò in viso per un secondo, poi le porse il flauto e iniziò a spiegare; Xavia se lo rigirò tra le mani e contemplò da vicino i dettagli.

«Questo flauto è un cimelio che si tramanda da generazioni nel villaggio di Albarax. Gli abitanti lo chiamavano “Flauto del Rider” e furono i primi a raccontarci la storia del primo Rider, colui che sconfisse il Flagello Nero con un drago bianco. Io e Lucille salvammo il villaggio da un Diablos infetto e li aiutammo ad avviare i lavori di ricostruzione delle loro case, così decisero di regalarcelo in segno di amicizia e rispetto»

«Capisco» annuì Xavia.

Quando Yuri si fermò, le fece cenno di continuare.

«Per mesi, lo tenni nei miei alloggi a Gildegaran perché non volevo che si rompesse o danneggiasse: era proprio bello e sembrava davvero prezioso, non avevo mai avuto un oggetto così prima di allora»

Fece un sorriso malinconico, colta dalla nostalgia. Tese la mano destra davanti a sé, come per toccare qualcosa, e proseguì:

«Un giorno, andammo a esplorare la giungla al limitare della città, assieme agli Scribi Reali, e scoprimmo le rovine della cittadella in cui Redan, Ejderi e alcuni dei suoi fidati compagni si erano stanziati. Le pareti crollate erano piene di murali che raffiguravano la storia di Redan e del Miracolo Bianco. Per qualche motivo, sentivo che qualcosa o qualcuno mi stava chiamando»

Congiunse le mani e se le guardò, mentre raccontava:

«Quello che successe dopo mi è rimasto impresso nella memoria. Mi avvicinai sempre di più al murale, fino a toccarlo. Fu allora che sentii la melodia del flauto: iniziò a farmi male la testa. Mi pulsava, come se una marea di pensieri e sentimenti altrui stessero fluendo all’improvviso nella mia mente. Alla fine, svenni ed ebbi la mia prima visione di Redan, che purtroppo durò poco e fu quasi inutile, perché non riuscimmo nemmeno a parlarci. Vidi solo il suo aspetto, ma sembrava così familiare che continuai a rivederlo davanti a me»

«Ed ecco come hai iniziato a credere che potesse essere una visione di tuo padre» rise Xavia.

Yuri le aveva confidato quel dettaglio la prima volta che le aveva raccontato della visione del suo capostipite. La ragazza arrossì e rise di imbarazzo:

«Eh, sì. Era l’unica cosa che mi veniva in mente al tempo, ora me ne vergogno un po’»

«Da come l’hai descritto, sembra un brav’uomo. E poi, è un nostro antenato: in un certo senso, avevi ragione! Senza di lui, non esisteremmo»

Yuri sorrise, poi riprese a raccontare:

«Dopo aver sentito la melodia del flauto, iniziai a imparare a suonarlo. Certo, all’inizio ero una frana ma, anche grazie ad alcuni contatti fra gli Scribi Reali, riuscii a migliorare col tempo: ormai ricordo quella melodia a memoria»

«E sei pure bravissima»

«Scusa se prima sono scappata senza ringraziarti. Grazie mille! Sono contentissima che lo pensi!»

Xavia le baciò la fronte:

«Non preoccuparti. Però, quando la situazione si sarà risolta, ti andrebbe di suonarla un’altra volta, per me?» le chiese, speranzosa.

«Ci stavo già pensando, mamma. Tranquilla! Te lo prometto»

Yuri sorrise e la madre la stritolò con un abbraccio.

«Grazie! Ah, scusami se ti ho interrotta, continua pure!»

Yuri annuì e si strofinò le guance:

«In realtà, non c’è molto altro da dire. Suonare mi aiuta a calmarmi, come hanno detto i miei amici. Quella melodia, però, ha anche un altro effetto che scoprii solo quando riuscii a suonarla per intero, senza errori: quando mi addormentavo dopo averlo suonato, mi faceva avere una visione»

Xavia strabuzzò gli occhi, stupita:

«Davvero?».

«Sì: rividi Redan la prima notte in cui la suonai alla perfezione e riuscimmo a parlare per un po’. Fu lui ad approvare il nostro piano di cercare i giacimenti di Minerale del Legame sparsi nel continente dei Rider per purificarli. Successe altre tre volte che, dopo aver suonato quella melodia, arrivasse una visione appena mi addormentavo»

«Quindi speravi di riuscire a parlargli di nuovo oggi, dopo averla suonata» concluse la cacciatrice.

Yuri annuì.

«I ragazzi lo sapevano: ho fatto un tentativo, ma ero così nervosa che non ha funzionato. Quando mi hai sentita suonare, era la seconda volta che ci provavo. Certo, non ho più avuto visioni grazie al flauto per due anni, dopo che ho sconfitto il Makili Nova, però credevo che l’effetto fosse garantito, ora che il parassita si è reincarnato. Ma dopo la visione di stanotte, sono terrorizzata, mamma»

Rivide per un istante la carnagione cadaverica di Redan, si sentì le mani fredde ed ebbe i brividi: si portò le mani sul viso e socchiuse gli occhi.

«Ho paura di scoprire che è scomparso per sempre, la prossima volta che andrò a dormire. Ho paura che la mia pietra si infetti, di star distruggendo tutto ciò che abbiamo ottenuto finora. Sono terrorizzata, mamma!»

Xavia, però, le afferrò il braccio destro con gentilezza e lo portò di fronte a sé: sotto lo sguardo confuso della figlia, le tolse il bracciale e lo aprì per mostrarle la Pietra del Legame. Era azzurra e limpida come al solito: nessun punto della sua superficie sembrava scolorito o sporco. Anzi, sembrava quasi emettere un lieve bagliore intermittente.

«Visto? La tua pietra è ancora purissima»

Xavia non le diede neanche il tempo di ribattere, prima di continuare:

«È da quando mi hai raccontato della visione che ho una strana sensazione: è come se quello che credi non quadrasse. Non ho idea di come spiegartelo: so che non mi mentiresti e credo in quello che hai visto, ma dentro di me sento che ti sbagli»

Yuri voleva ribattere che sua madre non aveva visto il suo incubo: l’espressione sofferente di Redan, il gemito straziante di Ejderi, le ferite sui corpi di entrambi. Però, per qualche motivo, non ci riuscì: Xavia aveva un’espressione serissima, sicura con tutta se stessa di quello che stava dicendo.

«Ma allora cosa significa? Non so più cosa fare, in tutta onestà» sospirò Yuri, esausta.

«Prova a riposarti un po’, Yuri» propose Xavia.

Quando la ragazza le rivolse uno sguardo perplesso, aggiunse:

«Solo per oggi. La tensione che si accumula può giocare brutti scherzi, convincerci di cose che in realtà ci immaginiamo e basta. Non pensare a niente e prova solo a stare tranquilla per un po’: se non funziona, ne parleremo coi tuoi amici e troveremo una soluzione, te lo prometto»

Yuri esitò a lungo: nella sua testa, pensieri contrastanti mettevano in discussione la proposta di sua madre. E se l’indomani fosse già stato troppo tardi per salvare Redan ed Ejderi? Però la sua pietra era pura, senza ombra di dubbio. E come faceva Xavia a essere così certa che quello che aveva sognato non era vero? Che sua madre riuscisse in qualche modo ad avvertire la presenza di Redan, ora che sapeva di discendere da lui e aveva usato la sua Pietra del Legame? Le sembrava impossibile, ma non poteva nemmeno continuare a scervellarsi per trovare la soluzione a un problema che forse nemmeno esisteva. Seppure riluttante, Yuri annuì:

«Va bene, mamma. Proviamo a fare come dici tu»

Xavia sorrise, contenta, e la strinse a sé. Quando Yuri ricambiò l’abbraccio, le si scaldò il cuore. Rimasero abbracciate per svariati minuti, poi la donna la lasciò andare poco alla volta. Le riconsegnò il bracciale della Pietra del Legame, che la Rider indossò subito.

«Allora ti lascio riposare. Ci vediamo dopo, va bene?» le chiese.

Tuttavia, Yuri scosse la testa con vigore ed esclamò:

«No! Per favore, resta qui con me! Ti prego»

Seppur sorpresa, Xavia annuì con un sorriso:

«Ma certo»

Yuri, quindi, si sdraiò sul sacco a pelo e fece un respiro profondo. Xavia rimase seduta accanto a lei, la tenne per mano e le accarezzò la testa. La ragazza a sentirsi gli occhi pesanti.

«Mamma, perdonami per tutto quello che ho fatto oggi. Ti ho mentito sul sogno, volevo scappare, volevo risolvere tutto da sola» mormorò, dispiaciuta.

Xavia, però, le poggiò un dito labbra e le sorrise.

«Shhhhh. Non preoccuparti. Ti sei già scusata abbastanza»

Yuri ridacchiò e sussurrò:

«Se vuoi, domani possiamo riprendere gli allenamenti con Oda. Ho trascorso gli ultimi giorni allenando i miei poteri con Mikayla, ma non mi sono dimenticata di te. Non potrei mai»

«Mi farebbe molto piacere. Ho provato quegli esercizi che mi hai consigliato e ora riesco a stare meglio in sella anche al galoppo, dopo molte cadute»

Mentre Xavia continuava ad accarezzarle i capelli, Yuri sbadigliò, socchiuse gli occhi e, nel giro di pochi minuti, si addormentò.

 

MHGilda2 by RobertoTurati

Yuri si stiracchiò con uno sbadiglio, prima di mugolare e lamentarsi del mal di schiena. Si era addormentata con l’armatura ancora addosso: si maledisse per non essersela tolta prima che arrivasse sua madre. Nonostante tutto, però, doveva ammettere che si sentiva molto più riposata di prima.

«Non ho nemmeno sognato il Fatalis. Meno male» sussurrò.

Si accorse solo allora che Xavia non era più con lei nella tenda: se non si fosse accorta di quel silenzio innaturale, forse avrebbe avuto un tuffo al cuore. Era molto stupita.

“Un’altra visione?” si chiese.

Sbirciò fuori dalla tenda, terrorizzata da quello che avrebbe potuto trovare di fuori. Il suo cuore, invece, si colmò di gioia: fuori dalla tenda, ad aspettarla, si trovava il suo capostipite. La pelle di Redan era tornata a un colorito roseo e le cicatrici sul suo volto erano scomparse: dava l’impressione di essere sano come un pesce. La sua armatura bianca era in condizioni perfette, come se fosse stata appena forgiata, e le dava l’impressione che potesse proteggerlo da ogni attacco. Sotto la sua barba, si vedeva un sorriso accogliente:

«Eccoti, Yuri. Finalmente riesco a parlarti di nuovo»

Yuri si sforzò con tutta se stessa di non scoppiare a piangere un’altra volta, ma non ci riuscì: quando tentò di parlare, le sue labbra tremolarono e le lacrime iniziarono subito a rigarle il volto. Si fiondò su di lui e lo strinse tra le sue braccia più forte che poteva, tra un singhiozzo sollevato e l’altro. Redan la lasciò fare. Poggiò un ginocchio a terra e le permise di piangere, paziente. Poco dopo, Yuri sentì dei passi pesanti da dietro la tenda e si voltò: Ejderi, a sua volta in forma smagliante, fece un verso allegro.

 

MHGilda2 by RobertoTurati

Appena Yuri si addormentò, Xavia si sentì chiamare dall’esterno:

«Xavia? Disturbo?»

Con sua grande sorpresa, Xavia si voltò e vide Ayla che faceva capolino nella tenda. Nonostante la confusione, le rispose a bassa voce:

«Aspetta, esco: Yuri sta dormendo»

Una volta uscita dalla tenda, si allontanarono un po’ e Xavia domandò:

«Che succede, Ayla?»

Occhi di Sangue incrociò le braccia:

«Poco fa, è venuta a parlarmi Irene, in gran segreto. Mi ha detto che Yuri sembra strana da stamattina e che ha detto loro che l’incubo del Fatalis sta peggiorando. Mi ha implorato di venire a parlare con lei. Per caso l’ha detto anche a te?»

«Sì. Prima, però, mi ha rivelato che oggi non è così per l’incubo del Fatalis: ha avuto una nuova visione che l’ha scossa nel profondo. Ora sono riuscita a farla calmare un po’, ma non so quanto ancora posso esserle utile»

«Ha visto di nuovo il suo antenato?»

La cacciatrice era una delle poche persone a cui era stato confidato quel segreto. Xavia annuì, quindi Ayla iniziò a rimuginare:

«Sospetto che, in realtà, sia comunque il gene di Fatalis la causa di tutto ciò»

«Che intendi?»

«Gliel’ho spiegato alcuni giorni fa: di norma, l’incubo del Fatalis ti fa sognare di uccidere e distruggere tutto ciò a cui tieni. Certe volte, però, potresti avere visioni distorte o rivedere brutti momenti del tuo passato»

Esitò per qualche istante, poi mormorò:

«Se devo essere sincera, pensavo che non le sarebbe mai successo. Il Fatalis mi tormenta perché sono maledetta, è il suo dannato spirito che mi mostra queste cose. Yuri ha dentro di sé un miscuglio innaturale che non credevo avesse una volontà propria. A quanto pare, però, mi sbagliavo»

Xavia si grattò il capo, confusa, e cercò di elaborare quello che le era appena stato detto.

«Quindi, secondo te, il suo gene le ha fatto avere una visione e l’ha scambiata per un messaggio di Redan?»

«Sì, più o meno. In tutta onestà, non ho idea di come siano di solito le visioni che ha, quindi potrei sbagliarmi»

Xavia incrociò le braccia:

«Vorrei trovare il modo di aiutarla. Ma purtroppo per me, è un ambito di cui non so niente. Mi basterebbe anche solo aiutarla a distrarsi, ma non sono sicura di cosa potrei fare»

Ayla pensò per qualche momento, poi sorrise:

«Ho trovato! Puoi portarla in un posto dove non è mai stata, a vedere il mostro più raro del Nuovo Mondo»

Xavia unì i puntini e strabuzzò gli occhi, illuminata:

«Le Caverne di El Dorado! La Kulve Taroth! Ma certo! Sei un genio, Ayla! Scommetto che le adorerà!»

«Laggiù potreste anche incontrare gli Eroi di Kokoto: sono rimasti lì per monitorare la Kulve Taroth al posto nostro, quando siamo tornati qui assieme all’Ammiraglio. Non so se Yuri li conosce già»

«Non ne sono sicura, ma posso provare a organizzare qualcosa. Grazie mille, Ayla! Le parlerò anche dei tuoi dubbi riguardo alla visione, nella speranza che l’aiuti a stare più tranquilla»

«Figurati! Nessun problema»

Occhi di Sangue le batté una mano sulla spalla, contenta di essere stata di aiuto, e si congedò.

 

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Yuri riuscì finalmente a calmarsi dopo essersi sfogata per svariati minuti. Lei e Redan si erano quindi diretti all’aeronave della tendopoli: l’antico Rider non aveva mai visto una nave in grado di volare ed era curioso di ispezionarla, mentre discutevano. Alla fine delle reciproche spiegazioni, Yuri si sedé al tavolo delle mappe e concluse:

«E così, quello che ho visto stanotte non era altro che il Fatalis che provava a incasinarmi la testa? Ti giuro, Redan, che sembrava più reale di quello che vedo da sveglia!»

Il biondo annuì, senza guardarla, mentre si aggirava per l’aeronave:

«È la verità: quella donna, Occhi di Sangue, te lo ha spiegato o no? Hai fatto un ottimo lavoro per queste due settimane, Yuri: mi sento in ottima forma, come se fossi ringiovanito! Anche Ejderi è più in forma del solito»

La sua risata fragorosa fece eco per l’aeronave vuota. Yuri si incupì e affermò:

«Però, in questi giorni, ho comunque provato sensazioni spiacevoli. Ero terrorizzata dagli incubi, frustrata perché non so controllare meglio i miei poteri e, in generale, mi sentivo impotente. Non è un problema?»

Redan smise di esaminare i meccanismi dell’aeronave e la raggiunse al tavolo. Si sedé davanti a lei e le rivolse un sorriso comprensivo:

«Sono emozioni normali, Yuri. È impossibile vivere senza preoccuparsi. Due settimane fa, ti ho avvertita perché i tuoi sentimenti e pensieri stavano andando fuori controllo, da quando sei stata rapita e corrotta da tuo padre»

Speranzosa, Yuri gli chiese con allegria:

«Questo significa che la mia pietra non rischia più di infettarsi? Posso tornare in azione?»

«Ma certo. Il pericolo più grande è passato. Ti ho chiamata qui solo perché volevo rassicurarti dopo tutto quello che hai visto e passato oggi»

Yuri sospirò, felice e sollevata:

«Meno male che Ross ha portato il flauto: almeno siamo riusciti a parlare subito!»

Redan, però, scoppiò a ridere e scosse la testa:

«Yuri, ascolta: quel flauto non è mai servito a niente»

«Aspetta, cosa?»

«È la verità: quella melodia fu composta da mio fratello, con l’aiuto di alcuni bardi itineranti. Cantavano le gesta mie ed Ejderi come primo Rider e, in seguito, fabbricarono quel flauto per me. Ma non ho mai avuto l’orecchio per la musica. Tutte le volte in cui abbiamo parlato, il flauto e la melodia non c’entravano nulla: era solo una coincidenza»

Yuri si sentì un poco avvilita dalla sua rivelazione: si mise una mano sulla bocca, pensierosa, prima di guardarlo di nuovo con un’espressione a metà tra il divertito e sollevato.

«Cavolo, avresti potuto dirmelo prima!» rise, imbarazzata.

«E perdermi il tuo talento con il flauto? Giammai! Ogni volta che suonavi quella melodia, mi rievocavi ricordi felici di quando ero ancora vivo»

«Non mi hai mai neanche detto di avere un fratello! Nelle illustrazioni alle rovine della tua cittadella, non viene mai menzionato. Almeno nelle parti che Lilia e il capitano Violet sono riuscite a tradurre»

Redan, quindi, si grattò il capo con un sospiro, crucciato:

«Be’, avevamo sempre argomenti molto più importanti di cui discutere, al tempo. È una storia lunga e complicata, ma diciamo che non correva buon sangue tra noi, anni dopo la sconfitta del demone di catrame di cui il Makili Nova si era impossessato. I miei amici lo credevano solo invidioso, ma in realtà mi domandavo tutto il tempo quale torto gli avessi mai fatto; non capivo perché avesse deciso di troncare i rapporti con me»

«Oh! Scusami, non lo sapevo»

«No, tranquilla: l’ultima volta che ne sentii parlare, lui e il Rathalos che l’avevo aiutato a domare erano partiti per un continente di Rider molto lontano dalla nostra terra, e neanche questa è una certezza. Comunque, mio fratello si chiamava Red»

«Purtroppo non mi dice niente» disse Yuri.

Rimasero in silenzio per qualche minuto, poi sentirono Ejderi emettere uno sbuffo sconsolato. Redan ridacchiò e si alzò:

«Dici che stiamo perdendo tempo, Ejderi? Ha ragione: è probabile che ti svegli tra poco»

Yuri si alzò e chinò la testa, in segno di riverenza:

«Redan, ti ringrazio dal profondo del cuore. Ora sono molto più tranquilla. Mi dispiace per averti fatto preoccupare e sono felicissima di vedere che stai bene»

Redan fece un ghigno sornione:

«Dovrei scusarmi io: avrei dovuto contattarti prima, per farti sapere che ora potevi smettere di preoccuparti per questo fantasma troppo ostinato. Ora pensa solo a presentarti alla battaglia contro il Makili Nova al massimo delle tue capacità: sono certo che, negli anni a venire, i bardi canteranno anche le tue gesta, proprio come cantarono le mie!»

Allargò le braccia ed esclamò in tono teatrale:

«Le gesta di Yuri Aros e il suo Rathalos, che superarono in destrezza e abilità il Rider del Miracolo Bianco per mettere fine alla piaga del malefico Flagello Nero!»

Yuri arrossì subito e scoppiò a ridere:

«Penso che morirei di imbarazzo, se qualcuno mi presentasse mai così»

«E chissà? Magari, alla prossima venuta del Makili Nova, ci sarete tu e Ratha a guidare il nostro successore al mio posto!»

Ormai Redan aveva deciso di buttarla sul ridere e aveva perso la sua aura di misticità e saggezza. Yuri rise così tanto che dové respirare a fondo per evitare di singhiozzare, quindi sorrise:

«Grazie di tutto, Redan. Spero che riusciremo a rivederci, un giorno: magari quei successori li guideremo insieme, che ne dici?» ammiccò.

Il primo Rider le strinse la mano, rispettoso:

«Non potrei essere più onorato, Yuri»

 

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La Rider aprì gli occhi con calma, un po’ infastidita: le sarebbe piaciuto parlare con Redan ancora un po’. Si mise una mano sulla fronte, sentendola pulsare, prima di mettersi seduta. Xavia la salutò, cordiale:

«Oh! Buongiorno, Yuri»

La ragazza vide che era ancora seduta accanto a lei e questo la fece arrossire. Sorrise, contentissima, e la abbracciò:

«Oh, mamma! Ho una notizia stupenda»

La cacciatrice la guardò con stupore e le chiese di spiegarsi.

«La visione orribile di stamattina era solo un altro incubo dovuto al Fatalis! Ora ho avuto una vera visione, mentre dormivo: Redan stava benissimo! Mi ha pure detto che il pericolo è passato: non rischio più di infettare la mia pietra. Posso di nuovo rendermi utile!»

Xavia le prese entrambe le mani, entusiasta:

«È fantastico, Yuri! Volevo proprio parlarti di questo: secondo Ayla, la visione che hai avuto stamattina poteva essere distorta e il gene di Fatalis te la stava mostrando per farti disperare»

«Aspetta, come faceva Ayla a saperlo?»

«È venuta a chiedere di parlarmi qualche minuto dopo che ti sei addormentata: ha detto che Irene l’ha supplicata di aiutarti perché avevi menzionato l’incubo del Fatalis e ti eri comportata in modo strano per tutta la mattina»

Yuri si fece scappare una risatina divertita: sia Ross sia Irene avevano infranto in segreto la promessa dei suoi tre amici. Tuttavia, il suo sorriso svanì quando si rese conto che l’unico motivo per cui l’avevano fatto era perché, con ogni probabilità, li stava facendo preoccupare a morte.

«Dovrei andare da loro e spiegare perché mi sono comportata così e che ora è tutto a posto» disse, pentita.

«Se te la senti, posso accompagnarti per aiutarti. Solo se vuoi, però»

Yuri scosse la testa, ma sorrise:

«Grazie, mamma, ma penso di doverlo fare da sola. Però, se vuoi venire, ho scoperto qualche dettaglio privato su Redan per la prima volta»

«Oh! Certo, perché no. Ammetto di essere curiosa»

 

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«E questo è quanto»

Yuri espirò a fondo, nel tentativo di scaricare tutta la tensione dal discorso che aveva appena fatto agli amici. Non osava guardarli in faccia: immaginava le loro espressioni deluse nei suoi confronti, soprattutto quella di Ross. Aveva fatto proprio quello che le aveva chiesto di non fare: si era tenuta tutto dentro e aveva provato a risolvere da sola quell’enorme problema.

«Sono mortificata per avervi nascosto la verità. Avevo troppa paura delle vostre reazioni, se vi avessi detto che Redan stava morendo a causa mia. Solo pronunciare quelle parole mi fa ancora seccare la gola!»

Xavia le mise una mano sulla spalla e gliela strofinò per confortarla. I tre Rider si scambiarono un’occhiata incerta. Irene prese la parola per prima e li sorprese:

«Non posso parlare per tutti e tre, ma non sono arrabbiata con te, Yuri. Capisco le tue ragioni: forse avrei agito allo stesso modo, al tuo posto. Insomma, ci è voluta un’imboscata di Ekya per farmi ammettere che il Makili Nova mi aveva vista, al campo di battaglia»

«Non mi sembrano due situazioni tanto paragonabili» mormorò Yuri.

Lucille si alzò di colpo. Yuri notò che si stava sfregando le mani, il che la confuse, ma l’amica non le diede il tempo di dire altro:

«Yuri, il punto è che capisce perché l’hai fatto e non ti biasima. Neanch’io ti biasimo, per inciso. Avremmo dovuto insistere un po’ anche noi. Sappiamo che, quando ti fissi su qualcosa, vuoi venirne a capo da sola senza sentire ragioni. Magari avremmo potuto farti parlare prima ed evitare tutto questo casino»

«Lucy, per favore, non avete nessuna colpa. Sono io che ho fatto l’omertosa»

Questa volta, fu il turno di Ross, che la osservava a braccia incrociate:

«Ti chiedo solo una cosa, Yuri: prometti che, se in futuro succede qualcosa di simile, ce lo dirai subito. Va bene? Nessuno ce l’ha con te, quindi mettiamoci una pietra sopra e vediamo di non ripetere lo stesso errore un’altra volta»

La schiettezza con cui pronunciò quelle parole sorprese Yuri: si sentì come pugnalata al petto, nel vedere lo sguardo abbattuto di Ross. Sapeva già che l’avrebbe deluso rivelando quanto aveva taciuto, ma vederlo così le fece venire un tuffo al cuore. Pensava di meritarsi di molto peggio, dopo averli fatti preoccupare così tanto: qualche parola dura era il minimo. La gemella lo prese per le spalle:

«Ross! Ti sembra il modo di parlarle? Guarda, hai rovinato tutto!»

Anche Irene stava per dire qualcosa, ma questa volta Yuri si alzò in piedi e agitò le mani:

«No, no! Lasciatelo stare. Ha ragione: erano parole sincere. Sono grata che non siate furiosi con me. Prometto che voi e mia madre sarete i primi a sapere cosa mi passa per la testa, se ho altri incubi altrettanto gravi. Ve lo giuro sulla mia Pietra del Legame!»

Si portò la mano al cuore, fissando Ross. L’amico vide il suo sguardo deciso e ascoltò la sua voce determinata, quindi annuì e le sorrise.

«Va bene, allora. Scuse accettate, Yuri»

Il suo tono era tornato gentile come al solito. Yuri, quindi, abbracciò ciascuno dei suoi amici e li sommerse di ringraziamenti. Finalmente si sentiva più leggera e lasciò scivolare il ricordo di quella giornata terribile che si stava avvicinando alla conclusione. Anche Xavia prese la parola:

«Yuri, non avevi detto che hai scoperto qualcosa di nuovo su Redan e volevi raccontarcelo?»

La ragazza si sbatté una mano sulla fronte:

«Oh, quasi dimenticavo! Sì! Non è nulla di importante però, solo pettegolezzi»

Irene scherzò con un tono accusatorio caricaturale:

«I pettegolezzi sono importantissimi, bella! Su, su! Spara!»

«Due cose: la prima è che quella melodia e il flauto di Redan, in realtà, non servono a nulla. Sono solo un cimelio del passato: è sempre stata una coincidenza, quando avevo una visione la notte dopo averlo suonato»

«Cosa? Sul serio?» chiese Ross, confuso.

Lucille scoppiò a ridere:

«Oh, il capovillaggio Normo sarà così deluso: era certo che il mondo sarebbe stato spacciato, senza questo cimelio, e invece! Ben gli sta, a quel pallone gonfiato che non voleva nemmeno che lo aiutassimo»

Yuri sorrise:

«Redan non me l’ha mai detto perché gli veniva una grande nostalgia a sentirmi suonare. Suo fratello compose la melodia e la usavano come sottofondo per cantare le sue gesta»

Irene era incredula:

«Aspetta, aspetta. Redan aveva un fratello?»

«Sì: mi ha detto che si chiamava Red e che, purtroppo, col tempo si allontanarono e smisero di parlarsi. Se ne andò dal continente in sella a un Rathalos che Redan l’aveva aiutato a domare e fece perdere tutte le sue tracce»

«Era forse invidioso della fama di Redan?» chiese Lucille.

«Però ha composto lui quella melodia, no? Quindi non credo fosse per questo» ribatté Ross.

Xavia si intromise:

«Sembra un mistero perso nel tempo, purtroppo. Se neanche Redan sa il motivo, dubito che troveremo una risposta a distanza di generazioni, senza nemmeno sapere dove sia andato questo fantomatico Red»

I cinque continuarono a congetturare e discutere per svariati minuti, poi la cacciatrice dové congedarsi: si scusò con la figlia e i suoi amici dicendo che aveva un impegno e, dopo aver promesso a Yuri che avrebbero finalmente cenato insieme quella sera, uscì dalla tenda e si recò all’aeronave per parlare con l’Ammiraglio.

   
 
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