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Autore: GladiaDelmarre    15/08/2023    4 recensioni
Quando era entrato, come al solito senza bussare, Crowley aveva lasciato cadere il cappello piumato sulla scrivania davanti cui era seduto Aziraphale - indisponente come al solito - e poi aveva iniziato a parlare di quel Cromwell, argomento che aveva agitato l’angelo oltre ogni dire.
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S'era detto che Aziraphale aveva iniziato a fare la danza delle scuse nel 1650, giusto?
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Una sciocchezza per risollevare l'animo dopo il dolore della fine della seconda stagione.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Londra, 1650

 

“Ho sempre preferito gli scozzesi agli inglesi e lo sai, ma questo Cromwell mi è proprio simpatico!” aveva ghignato Crowley. 

“Per carità Crowley, è un vero barbaro, lascia che te lo dica! Ha fatto uccidere il Re, vuole eliminare la monarchia… è del tutto inaccettabile, questo dovrebbe essere un paese civile!”.

 

Aziraphale era seduto impettito su una poltroncina dallo schienale alto e intarsiato e aveva il volto leggermente arrossato, non si sarebbe potuto dire se per colpa del colletto in pizzo strettamente abbottonato fin sotto il mento o per le parole di Crowley. Questi invece sembrava essersi sciolto, sdraiato sull’ottomana in seta verde che occupava l’angolo più illuminato dello studio di Aziraphale. Crowley adorava quello spazio - anche se si sarebbe guardato bene dall’ammetterlo - e da quando Aziraphale aveva preso possesso dello studiolo in questione vi si recava spessissimo. La luce era calda e morbida, i divani comodi, e l’aria era sempre pervasa dall’odore di un misto di spezie delicate e legno, e inchiostro, e carta antica. Crowley si beava di quei profumi e li respirava a pieni polmoni solo per il gusto di farlo.

 

Quando era entrato, come al solito senza bussare, Crowley aveva lasciato cadere il cappello piumato sulla scrivania davanti cui era seduto Aziraphale - indisponente come al solito - e poi aveva iniziato a parlare di quel Cromwell, argomento che aveva agitato l’angelo oltre ogni dire.

 

“Ti ripeto, so che non dovrei nemmeno pensarci fintanto che su in Paradiso nessuno mi chiede di intervenire, ma quel Cromwell e le sue idee repubblicane sono un vero affronto”. 

 

Aziraphale non voleva parlarne più, aveva detto la sua e tanto bastava.

 

“Naaah… vedrai che la spunterà lui. Perché mai mantenere un sistema vecchio come la monarchia?”.

 

“Crowley!!” esclamò Aziraphale, con le sopracciglia che esprimevano il suo disappunto.

“Sono sbalordito che tu possa parlare in questo modo… è rischioso perfino per un demone avere idee tanto sovversive. Anche all’Inferno avete un Re alla fin fine, ed non è il caso di andare contro all’ordine costituito. Per non parlare di quanto sia inopportuno anche solo immaginare che Dio non sieda sul trono del creato”.

 

“È un Pricinpe, se vogliamo dirla tutta. E una Repubblica sarebbe molto più sensata” borbottò Crowley con uno sbuffo. 

“Scommetto che Cromwell farà proprio una buona riuscita” aggiunse, infischiandosene del’espressione contrariata di Aziraphale. Stiracchiò le lunghe gambe fasciate da calze di seta nera e da pantaloni decisamente troppo aderenti per essere all’ultimo grido in quel periodo. 

 

“Per l’amor del cielo Crowley, lasciamo perdere questo discorso” aveva risposto Aziraphale, aggiungendo un punto finale al suo scritto con così tanta energia da spezzare la punta della penna d’oca che aveva in mano. Con un lieve imbarazzo e uno delicato movimento della mano fece sparire la macchia d’inchiostro che si era formata. Non era degno di un angelo innervosirsi tanto, ma a volte - spesso - Crowley lo faceva proprio uscire dai gangheri.

 

Aziraphale tirò un breve sospiro mentre riponeva il diario con le sue annotazioni nel cassetto dello scrittoio. Sentiva il bisogno di ripulire il piano della scrivania, come a ripristinare in qualche modo l’equilibrio e la confortevole armonia che erano stati perturbati da Crowley. 

 

Quegli era rimasto immobile e in silenzio come un gatto acciambellato su un cuscino, e quando Aziraphale si voltò nuovamente verso di lui, l’ultimo raggio di sole che entrava dal lucernaio sul tetto stava sfiorando le punte delle sue lunghe ciocche inanellate, aggiungendo una sfumatura infuocata ai suoi capelli già sfacciatamente rossi. Come fosse stato possibile che un angelo ricevesse il dono di quei capelli Aziraphale non lo aveva mai compreso. Evidentemente doveva essere stato destinato fin da quel tempo ad essere impossibile da accontentare. Forse era proprio quello che lo aveva portato ad essere diverso, a fare così tante domande dal diventare “persona non grata” in Paradiso. 

 

Aziraphale li amava, a dispetto di tutto. 

 

L’angelo scosse la testa lentamente. Per quanto si sforzasse non avrebbe mai compreso quell’impertinente demone che giaceva laguido a due passi da lui.

 

Tossicchiò leggermente.

“Beh, caro, credo sia giunto il momento di salutarci, per ora”.

 

Generalmente, quando Aziraphale diceva a Crowley che doveva accommiatarsi, lui trovava sempre una scusa per restare qualche momento in più. Si tratteneva mentre Aziraphale cenava e gli faceva compagnia con un paio di bicchieri di vino. Qualche volta più di due. A volte così tanti da perdere il conto, e da sentirsi entrambi ben più che ebbri. Come quella volta, due o tre secoli prima, quando Aziraphale risiedeva all’abbazia di Margam. Crowley era rimasto nella sua cella fino al giorno dopo, ubriaco e ridanciano, a vantarsi di doti da miniatore che palesemente non possedeva, fino a che Aziraphale non lo aveva costretto a disegnare una serie di animali che non corrispondevano minimamente alla realtà e Crowley aveva provato a trasformarsi in tutti, con risultati disastrosi.

 

Sorrise suo malgrado al ricordo.

 

A dispetto di ogni previsione, Crowley si alzò dall’ottomana e si accommiatò da lui senza aggiungere altro, lasciandolo in una confusa e insoddisfatta solitudine. 

 

*** 

 

Passarono alcuni giorni, in cui Aziraphale si immerse totalmente nei suoi studi e nei suoi libri, per cercare di non fare troppo caso al modo insolito in cui Crowley lo aveva salutato. Era inconsueto, se non unico.

I loro incontri si svolgevano quasi sempre tutti allo stesso modo. Aziraphale pensava di volergli parlare o comunicare qualcosa, e Crowley appariva (il giorno dopo o un’ora dopo), comunque sempre abbastanza presto perché Aziraphale sapesse che lui lo aveva ascoltato in qualche modo. Segretamente, Aziraphale amava quella modalità, perché non lo faceva mai sentire davvero solo. Non più, almeno. 

Qualche volta, più raramente, Crowley appariva in modo casuale se doveva comunicargli qualcosa riguardo al suo “dipartimento”. Le occasioni in cui era stato Aziraphale a sorprenderlo si contavano davvero sulle dita di una mano, e lui conservava quei ricordi in un angolo della sua mente con grandissimo piacere, che derivava tutto dalle espressioni disarmate sul volto del suo demone preferito. Non era facile coglierlo alla sprovvista, quindi per Aziraphale quelle erano memorie particolarmente preziose. 

 

Era ancora perso nei suoi pensieri quando Crowley aprì nuovamente la porta dello studio. Era vestito in modo pomposo, con una giacca nera dagli alamari dorati e un cappello a tesa esageratamente larga, con una cascata di piume da un lato. Aveva un ghigno particolarmente sardonico stampato sul volto. 

 

“Heyyyy angelo” iniziò, percorrendo a larghe falcate lo spazio che li separava.

Si sedette sul bordo dello scrittoio e si tolse le lenti scure, che mascheravano i suoi occhi a chiunque, tranne che ad Aziraphale. 

“Hai sentito le ultime novità?” continuò, sfilandosi i guanti un dito dopo l’altro, per poi poggiarli a fianco del suo diario.

 

“No, Crowley, sono stato molto occupato” rispose Aziraphale, piccato. 

Spostò la sedia appena più indietro, come per prendere un minimo di distanza da lui. Per quanto amasse prendere di sorpresa Crowley, non era mai contento quando succedeva il contrario, almeno non in questo modo. 

 

“Ma come no, ci sono grandi cambiamenti in Parlamento. Abbiamo un nuovo status quo, pare”.

 

Aziraphale impallidì. 

 

“Che intendi?”.

 

“Come avevo previsto, Cromwell l’ha spuntata contro i monarchici. Si è appena saputo, ha vinto una grossa battaglia a Dunbar, e la Scozia si è arresa, in buona sostanza. Abbiamo una Repubblica, o almeno un principio di Repubblica”.

Il ghigno di Crowley si era allargato ancora, se possibile, e gli occhi gialli brillavano di divertimento.

 

Aziraphale non riuscì a trattenere una smorfia. Cercò di ricomporsi, ma con Crowley che ridacchiava compiaciuto a meno di un metro da lui non era semplice.

 

“Durerà poco” riuscì a dire, debolmente.

 

“Naaah, la monarchia è cosa vecchia! Largo alla Repubblica!” eclamò il demone, sfoderando un ampio sorriso, con tutti i denti in vista. Lo stava prendendo in giro, ma Aziraphale non sapeva come controbattere.

“Avevo ragione, ammettilo” continuò.

 

“Non dovresti occuparti di cose tanto mondane. Siamo qui per altri motivi” rispose Aziraphale, contegnoso. Un lampo di comprensione gli attraversò il volto. 

“È colpa tua! Sono certo che l’Inferno ci ha messo lo zampino in questa faccenda”. 

Che sfacciato, venire a gongolarsi di fronte a lui di una cosa tanto meschina.

 

“Non lo saprai mai. Magari avevo un permesso e non ti hanno informato. Ad ogni modo, non sembra che il Paradiso avesse interesse in questo fatto, dico bene? Pare che il buon vecchio Oliver Cromwell abbia addirittura citato la Bibbia, prima della battaglia. Now let God arise, and his enemies shall be scattered - Numeri, se non vado errato”.

 

“Beh…”

 

“Quindi avevo ragione io. La Repubblica è migliore della Monarchia”.

 

“Assolutamente no”.

 

“Eppure sembra che sia questo il destino di questo paese! Ammettilo, Aziraphale, avevo ragione io”.

 

Aziraphale sospirò. 

 

“E va bene, avevi ragione tu” disse, sconfitto.

 

“E tu avevi torto. Anche il Paradiso ha avuto torto” puntualizzò il demone.

 

“Adesso non esagerare, Crowley”. 

Non era davvero il caso di puntualizzare in modo tanto antipatico.

 

“Credo tu mi debba delle scuse. Delle scuse vere”.

 

“Ti ho già detto…”

 

“No, no. Vorrei delle scuse formali. Potresti magari farmi un inchino. Profondo. Magari una piccola danza, chiudendo con un inchino, credo”.

 

“Non farò nulla di tutto ciò Crowley, e adesso se permetti ho molto da fare…”

 

Crowley incrociò le braccia.

“Non me ne andrò via di qui finché non mi avrai chiesto scusa come si deve”.

Detto ciò, si lasciò cadere sul suo divanetto preferito, incrociando le braccia dietro alla testa. 

“Sai che posso rimanere qui anche per un secolo, giusto?”.

 

Aziraphale alzò gli occhi al cielo. Non si sarebbe liberato di lui tanto facilmente. Tanto valeva togliersi il dente. 

 

“Che resti tra noi” borbottò.

 

Crowley alzò le spracciglia, corrugando la fronte. 

“Prometto”.

 

“E va bene”.

 

“Prego angelo, il palco è tutto tuo”. Crowley si sistemò meglio, con lo sguardo brillante e gli angoli della bocca arricciati in alto, mentre osservava un imbarazzato Aziraphale.

 

“Avevi ragione, avevi ragione… io avevo torto, e tu avevi ragione”.

 

Con un’aggraziata piroetta, Aziraphale si inchinò.

 

***

 

Londra, 29 Maggio 1660

 

Oliver Cromwell era ormai morto da due anni, quando Re Carlo II tornò a Londra e si sedette per la prima volta sul trono. La Monarchia - e l’ordine - erano stati ricostituiti.

 

Appena un paio d’ore dopo, Aziraphale bussò alla porta dell’appartamento di Crowley, con un sorrisetto compiaciuto.

 

“Avevi per caso voglia di ballare?”.







Note: 
1) Per quanto riguarda il ricordo di Aziraphale, mi riferisco alla Medieval!AU ideata da Martina, ed in particolare a questo acquerello <3
2) Mi scuso con tutti quelli che hanno visto Good Omens solo in inglese (me compresa, ma ho dovuto vedere questo pezzetto per accuratezza di traduzione), perché la canzoncina "You were right, you were right, I was wrong, you were right" in italiano è davvero abominevole. 
   
 
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