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Autore: Sleepesleep    15/08/2023    0 recensioni
C'era una leggenda che amavo molto da bambina, una vecchia storia che mio padre si divertiva a raccontarmi, parlava di un Re, un Re molto giovane e arrogante, che viveva nel suo enorme castello.
Genere: Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I Personaggi della storia sono tutti tratti di Haikyu, durante l'intero brano non vengono mai detti i loro nomi ma si possono ben intuire, anzi vi sfido a farlo. Comunque, alla fine ho inserito i personaggi per sicurezza, chissà quanti di voi indovineranno.

C'era una leggenda che amavo molto da bambina, una vecchia storia che mio padre si divertiva a raccontarmi parlava di un Re, un Re molto giovane e arrogante, che viveva nel suo enorme castello. Il ragazzo era sempre alla ricerca di qualcosa per renderlo speciale, voleva sempre di più affamato. Più il tempo passava più la sua follia aumentava, il fratello preoccupato cercò sempre di aiutarlo ma inutilmente. Una tra le richieste sconsiderate del Re fu quella di ampliare il suo castello fino in cielo per poterlo toccare, così assunse un giovane architetto, che veniva definito un luminare del suo campo, un genio. L'architetto aveva uno sguardo schivo simile a quello di un gatto randagio, studio per settimane l'intero edificio per capire come poter compiacere quel capriccioso Re ma non riuscì a trovarne una soluzione e così decise di affrontare il Sovrano facendogli notare quanto fosse impossibile il compito che gli era stato affidato. Indispettito da quelle parole sincere, il Re ordino che venisse incarcerato per oltraggio, il fratello minore tento di farlo ragionare ma a nulla valsero le sue parole. Un bel giorno il Re in preda ad uno dei suoi capricci decise di fare un annuncio a tutto il regno, avrebbe consegnato un intero scrigno d'oro a chiunque gli avesse portato qualcosa di unico, qualcosa di speciale. La notizia si disperse velocemente, passando da regno in regno, molti intrepidi si misero in viaggio verso il regno per consegnare al Re ciò che loro credevano fosse 'unico', qualcosa che potesse soddisfare la smania del Re. Il Fratello ormai esausto concesse a questi uomini di presentarsi al Re. Il primo uomo era un giovane ragazzo di campagna, avevi i capelli arancioni come il sole che tramontava sui campi, gli occhi brillavano ancora infantili, il campagnolo gli mostrò quella che sembrava una piccola brocca di latte però limpido e la porse con riverenza al Re. L'uomo lo raccolse e lo bevve, il sapore dolce lo accolse piacevolmente, era senza dubbio qualcosa di buono ma non certamente unico. Infondo poteva essere sempre riprodotto, infastidito il Re lo diede al fratello per finirlo e fece scortare il contadino fuori. Il Principe sembrò invece apprezzare molto la bevanda, ammirante andò dal contadino chiedendogliene ancora, bevendo così dagli occhi luccicanti. Non poco tempo dopo un secondo ragazzo venne, era un mercante dall'aspetto bizzarro indossava guanti bianchi e due piccoli nei erano dipinti ostili accanto al sopracciglio, portava con sé una boccetta piccola ma sottile, con un breve inchino il giovane dagli occhi affilati come rasoi gliela porse. Il Re la raccolse titubante chiedendo a cosa servisse, il mercante rispose che era un estratto purificante, era in grado di pulire ogni superfice e renderla lucida. Il Sovrano la aprì ed un odore pungente lo accolse disgustandolo, con orrore lanciò la bottiglia lontano da sé e ordinò che il mercante fosse cacciato fuori dal suo regno, quell'odore non avrebbe mai riempito le sue strade. Un giovane dall'aspetto poco raccomandabile si propose di scortare il mercante fuori dal suo regno, il Re acconsenti, il ladro con un ghigno simile ad una volpe furba si inchino facendo scuotere i capelli biondi e si apprestò ad affiancare la sua preda prelibata. Un terzo uomo giunse al cospetto del Re, era un aristocratico dagli occhi vispi simili ad un gatto domestico, tutto compiaciuto gli mostrò una perla scura, nessuno aveva mai avuto qualcosa di simile gli assicuro il moro, il Re sembrò affascinato da quel gioiello ma poi la sua felicità si spense notando che la perla era un falso, una semplice ossidiana incisa. Con rabbia rinchiuse il nobile in gabbia buttandone la chiave, la piccola cella aveva solo una finestra che illuminava la cella per due, a fargli compagnia c'era l'architetto prodigio, occhi spenti circondati da occhiaie scavate dalla disperata ricerca di assecondare le ambizioni folli del re che dopo averlo usato lo aveva abbandonato in quel luogo solitario. Giunse anche un quarto ragazzo, un fabbro che gli porse un paio di ali d'alluminio, così potrai volare libero come un gufo gli disse, il Re sembro rallegrarsi, gli occhi luccicarono ma solo per poco, infondo come poteva librarsi in aria con il rischio di morire cadendo? Il Re ormai esausto rifiuto anche quest'offerta, però volle comunque ricompensare il fabbro così fece chiamare il suo migliore alchimista, il giovane dagli occhi scuri si ritrovo a fronteggiare un enorme gigante albino che sorrideva stupido. L'alchimista ancora insicuro interrogo il Re, credeva davvero che quell'uomo avesse creato qualcosa di simile? Il Re però non volle sentire obbiezioni e così il moro obbedì, lasciandosi travolgere dal dolce sguardo del fabbro. Infine, giunse al suo cospetto, il suo cavaliere, il più fedele tra i suoi cavalieri. Il Re confuso gli chiese cosa ci facesse lì, il cavaliere rispose che era giunto lì per dargli qualcosa di unico ma dato che era solo uno sciocco servitore non poteva saperne nulla del gusto del suo Re quindi gli chiese di nominargli qualcosa di impossibile, di irraggiungibile che gliel'avrebbe portata. E così fece il Re, gli ordinò di portargli un grammo di nuvole, il Cavaliere si rialzò e sparì oltre le porte del castello. Il Re ansioso stava affacciato alla finestra che dava sull'orizzonte tutto il giorno, attendeva che il suo coraggioso cavaliere tornasse con il suo premio. Passarono settimane prima che la figura del possente Cavaliere si stagliasse all'orizzonte, trepidante il Re si apprestò ad andare ad accoglierlo. Appena si rividero il fidato amico tirò fuori dalla giacca un piccolo pezzo di stoffa che conteneva del morbidissimo cotone, entusiasta il Re sorrise dopo molto tempo, un sorriso puro genuino che fece schiudere ogni fiore del Regno. Però come ogni cosa bella durò poco, solo un inverno; infatti, il Re ripiombò nel suo stato di mania, così disperato si rivolse di nuovo al suo cavaliere che apparve al suo fianco con dedizione. Questa volta ordinò uno spicchio di luna, il Cavaliere lo assecondo e partì verso chissà quali terre. Così il Re come la volta precedente si affacciò alla sua finestra, la città luminosa faceva da sfondo alla sua attesa, immobile trattenendo il respiro osservava speranzoso. Questa volta ci volle meno tempo solo qualche giorno, il Cavaliere tornò con il mantello rovinato ma perfetto nella sua interezza, così il Re lo accolse avvolgendolo tra le sue braccia ansioso. Il Cavaliere gli porse una scatolina contente uno spicchio di limone, il Re lo morse trovandolo amaro ma piacevole, così ordinò che venisse fatto in ogni modo. Il Cuoco reale, un ragazzo dai capelli di fuoco impazzi alla ricerca di qualcosa, il povero giovane era in preda ad un attacco isterico quando incrociò un forestiero, un uomo statuario ma di poche parole che fu felice di assecondare le follie del Cuoco, così crearono ogni tipo di prelibatezza per il Re. Anche questa volta però la quiete durò poco, il Re ripiombò nelle sue manie e così venne chiamato ancora il Cavaliere, tutti lo pregarono ancora di aiutarlo. Il Re lo accolse cadendo tra le sue braccia, piangendo gli chiese se potesse dargli anche un pezzo di cielo, era certo che quello avrebbe soddisfatto la sua fame. Il Cavaliere lo consolo con dolcezza e acconsentì ancora, partendo. Il Re lo attese allora, affacciato alla finestra del grande castello scintillante osservava ogni persona entrare nelle mura del suo regno sperando fosse il suo Cavaliere, passarono i mesi, gli anni ma non c'era ombra del suo cavaliere. E più il tempo passava più il Re sembrava perdere la ragione, questa follia però era diversa dalla sua solita smania, era più un lento sprofondare nel vuoto, si rifiutava di mangiare o di muoversi, rimaneva immobile a fissare il paesaggio oltre la finestra mutare in attesa del suo Cavaliere. Non importa quante persone ci provarono, non importa quanto il fratello lo supplicasse o quanti nuovi tesori gli venissero mostrati, il Re non si mosse mai. Il cuore del Sovrano lentamente si stava sgretolando, la sua mente non poteva accettare la perdita del suo amato Cavaliere. La storia terminava così, con il Re che guardava dalla finestra per sempre. Mio padre concludeva il racconto affermando che il Re aveva già quel qualcosa di speciale solo che fino alla fine non era riuscito a capirlo, e mi faceva promettere di non fare la sua stessa fine, di non rimanere affacciata a quella finestra da sola. Ed ora anche io la racconto ai miei figli, chiedendogli di farmi la medesima promessa ma mi premuro di aggiustare un po' il finale. Nella mia storia il Re rimase in attesa sempre alla finestra ma questa volta sorride, sorride mostrando i denti libero, ha compreso quel qualcosa e ora lo attende.

Personaggi:

Re- Toru Oikawa

Cavaliere- Hajime Iwazumi

Il fratello del re o Principe – Tobio Kageyama

Il ragazzo di campagna - Shoyo Hinata

Cuoco – Satori Tendou

Forestiero – Wakatoshi Ushijima

Ladro – Atsumu Miya

Mercante – Sakusa Kiyoomi

Fabbro- Kotaro Bokuto

Alchimista -Keiji Akashi

Nobile- Tetsuro Kuroo

Architetto – Kenma Kozume

 

   
 
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