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Autore: Padmini    16/08/2023    0 recensioni
Se la storia fosse stata diversa? Se Taka fosse stato emarginato e soprannominato a sfregio "Scar" pur essendo innocente? Cosa sarebbe successo se Mufasa fosse stato il cattivo e Scar una vittima delle sue manipolazioni? Come sarebbe andata a finire?
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Se la storia fosse stata diversa? Se Taka fosse stato emarginato e soprannominato a sfregio "Scar" pur essendo innocente? Cosa sarebbe successo se Mufasa fosse stato il cattivo e Scar una vittima delle sue manipolazioni? Come sarebbe andata a finire?


 
Il Regno di Taka

 

I rumori della savana arrivavano ovattati, distanti, ma non era una lontananza solo fisica, anche mentalmente Taka si sentiva lontano, isolato, e l’unica cosa che gli ricordava di essere ancora vivo era il dolore lancinante che provava all’occhio sinistro.

Per poco Mufasa non era riuscito a ucciderlo grazie a quel bufalo infuriato e alla fine oltre al danno aveva anche ricevuto la beffa di essere stato incolpato di tutto.

Ovviamente Ahadi non aveva pensato nemmeno per un secondo che il suo figlio prediletto e futuro re potesse essere interessato ad uccidere il gracile e inutile fratello minore. Perché avrebbe dovuto liberarsi di lui se già era certo di ereditare il regno?

Il dolore della ferita era intenso, ma sotto quello e sotto la rabbia per essere stato esiliato e condannato per un crimine che non aveva commesso c’era anche il dolore per essere stato tradito da colui che riteneva il miglior leone di tutta la savana.

Fino a qualche ora prima, prima che Mufasa si fosse rivelato per ciò che realmente era, Taka lo aveva sempre visto come un eroe, il degno successore del loro amato padre, ma ora era crollato, tutto ciò che aveva sempre pensato di lui, tutta l’ammirazione e la stima erano andati in fiamme, bruciati, ridotti in cenere e lui aveva messo al sicuro il suo cuore perché non facesse la stessa fine e si era nascosto insieme a lui, trasformandosi in un leone rancoroso e solitario che, ormai, tutti chiamavano Scar.

 

Era trascorso qualche anno, Mufasa era diventato re dopo la morte di Ahadi, scomparso per un misterioso incidente, Scar era sempre esiliato, anche se di tanto in tanto suo fratello lo andava a trovare, apparentemente di nascosto, in realtà tutti sapevano e tutti credevano che fosse troppo magnanimo nei confronti di un fratello che, secondo tutti, aveva tentato di ucciderlo.

In tutti quegli anni Scar aveva tentato più e più volte di farsi rivelare perché Mufasa avesse tentato di ucciderlo ma non ci era mai riuscito, il Re evitava qualsiasi domanda con quel sorriso falso e se ne andava, dandogli le spalle e lasciandolo nella sua solitudine e nel dubbio.

Taka era sempre stato più magro ma in quegli anni di solitudine, durante i quali gli era stato proibito cacciare, era sopravvissuto solo grazie alla carità di Mufasa, cosa che lo rendeva ancor più buono agli occhi del branco.

Una sola volta, diventato ormai Scar, aveva tentato di cacciare una bella zebra cicciotta per sfamarsi, ma le leonesse lo avevano cacciato in malo modo e lui, già deperito e in netta minoranza, aveva desistito e si era ritirato e nascosto per aspettare che le leonesse finissero di banchettare per avere almeno i resti. Proprio quel giorno aveva conosciuto Shenzi, Banzai e Ed, tre Iene sopraggiunte sul luogo per il suo stesso motivo.

“Fame, eh?” chiese Shenzi “Sembra che vogliano farti morire di fame o sbaglio?”

“Il mio magnanimo fratello non mi fa mancare nulla” rispose Scar, sarcastico “Non dovrei lamentarmi, giusto? Non devo nemmeno cacciare …”

“Così ti lascia i resti, eh?” chiese lei “Sei un leone o una iena?”

“Potrei essere il re delle iene!” esclamò lui.

“Hey, hey!” disse Shenzi, irritata “Con le iene non funziona così.”

“Se non posso essere il vostro re potrei essere vostro … alleato?”

“Questo si può fare. Potremmo dividerci il cibo in cambio di un po’ di protezione dai leoni.”

“Protezione? Lui?” chiese Banzai, ironico “Non sembra nemmeno capace di proteggere se stesso, anzi, poco fa ce lo ha dimostrato!”

Scar lo guardò con rabbia.

“Posso parlare con mio fratello, farlo ragionare. Potrei fare da mediatore per raggiungere un accordo.”

“Tu provaci, scheletrino!” lo prese in giro Banzai “Poi ne riparleremo!"

Detto questo, le tre iene se ne andarono lasciandolo solo.

 

Erano trascorsi alcuni anni da quel giorno, Scar era, se possibile, ancora più magro. La profonda cicatrice, ricordo di quel lontano giorno in cui suo fratello lo aveva tradito e la pelliccia così scura in confronto a quella di Mufasa lo facevano sembrare ancor più tetro, ancor più sinistro e malvagio.

Taka era morto da tempo, ormai esisteva solo Scar, il leone reietto e rancoroso, solo in quella dannata grotta dove Ahadi lo aveva rinchiuso tanti anni prima.

Scar sapeva di avere la possibilità di fuggire, di crearsi un nuovo branco lontano da lì, lontano da suo fratello, ma era anche consapevole che, se lo avesse fatto, non avrebbe avuto successo, sarebbe morto entro pochissimo tempo. Per questo motivo se ne stava lì, prigioniero di se stesso e dell’odio degli altri ma, soprattutto, di quella domanda che lo tormentava fin da quando era giovane: perché?

Gli unici che lo visitavano erano Mufasa, il solito vecchio Mufasa con la sua finta compassione, e Simba, suo nipote, l’unico che tenesse davvero a lui.

Ovviamente c’erano anche le iene, in qualche modo era riuscito a convincere Mufasa a stipulare un accordo con loro e questo aveva portato il regno alla prosperità: i leoni avrebbero cacciato con l’aiuto delle iene e queste avrebbero avuto una percentuale sulle prede catturate. Questo aveva portato molta serenità nel branco: le leonesse non dovevano più preoccuparsi di cacciare le iene dal momento che erano alleati e c’era cibo per tutti.

Tutti idolatravano Mufasa per questa situazione, nessuno però sapeva che era in realtà opera di Scar.

 

Tra tutte le iene, Scar trovava piacevole parlare soprattutto con Shenzi. I due si parlavano, si confidavano, e Scar era arrivato perfino a raccontarle dell’episodio con il bufalo.

“Che nostalgia …” disse lei una una sera, poco dopo aver finito di divorare una zebra.

“Cosa intendi?” chiese Scar, che stava cenando con lei.

“Questa zebra … sai, mi ha fatto tornare in mente il giorno in cui ci siamo incontrati, il giorno in cui ci hai promesso, senza nessun motivo, di aiutarci e ora guarda, c’è una prospera alleanza tra iene e leoni, tutto grazie a te, ma i tuoi simili acclamano il leone sbagliato!”

“Lo so, lo so” rispose Scar “D’altra parte c’è ben poco che possa fare. Diciamo che lui ha ereditato il corpo, io l’intelligenza.”

Shenzi sembrò esitare, sembrava turbata, come se volesse rivelare un segreto che teneva tale da tanto, troppo tempo.

“Hai qualcosa da dire?” chiese Scar, che cominciava a perdere la pazienza.

Shenzi si alzò, si avvicinò e lo guardò negli occhi.

“Non devi preoccuparti” disse “Sei un leone buono, hai un gran cuore, puro e innocente. Al contrario di tuo fratello.”

Scar ruggì di rabbia ma Shenzi non si fece intimorire.

“COSA VUOI DIRE?” chiese, gridando “SPIEGATI!” 

Shenzi non arretrò nemmeno di un passo.

“Lo capirai. Lascia fare a noi. Tu hai fatto tanto per noi, è ora di contraccambiare.”

 

Quella notte Scar dormì male, gli incubi lo tormentarono, sognò più e più volte il giorno in cui quel bufalo gli procurò la cicatrice che gli diede quel nome che tanto detestava, sognò anche di usare suo nipote Simba per liberarsi di Mufasa nello stesso modo, ma in quel sogno Mufasa moriva e lui lo guardava morire con un ghigno malefico.

Si svegliò spaventato, non tanto dal sogno in sé ma da quanto la sua mente gli stava rivelando: un rancore profondo, radicato nel suo cuore, che avrebbe potuto sfociare in un fratricidio.

Nei giorni seguenti decise di stare vicino a Simba, quel cucciolo gli faceva bene, la sua innocenza e il suo entusiasmo erano per lui fonte di pace, solo quando era con lui si sentiva veramente e totalmente in pace e, sì, anche felice.

Vide ancora le iene e Shenzi sembrava strava, sembrava che stesse tramando qualcosa, infine il giorno arrivò.

Sembrava un giorno come tanti altri, il cielo era limpido, il sole stava già cominciando a tramontare all’orizzonte, i leoni si stavano ritirando dopo aver lasciato alle iene la loro parte di cibo, ma Shenzi non si avventò sulla carcassa di gnu, fece qualche passo avanti mentre i leoni già se ne andavano.

“Fermatevi!” gridò “Devo parlarvi!”

Mufasa era presente, ovviamente, si voltò e la guardò con disgusto.

“Non so cosa dovremmo ascoltare da una iena” disse “Avete il vostro cibo, mostrate la vostra gratitudine e non disturbateci!”

Shenzi non si scompose e guardò Mufasa con assoluta tranquillità, guardò per un istante Sarabi e poi tornò a guardare il Re.

“Sono qui per rivelare una cosa che è rimasta segreta per tanto, troppo tempo.” disse, solenne.

Scar era arrivato appena in tempo per sentire quelle parole e Simba gli era corso subito incontro.

“Zio Scar! Zio Scar!” gridò, felice.

“Stai vicino a me” sussurrò Scar, proteggendolo con una zampa “Non sono molto grosso ma sono veloce, se le cose dovessero andare male scapperai con me, capito?”

“Perché dovrebbero andare male?” chiese Simba.

“Non lo so …” mormorò Scar, che cominciava a sentire la paura  ma anche il senso di colpa.

Se le iene avessero preso il sopravvento? Cosa sarebbe accaduto? Avrebbero ucciso Mufasa? E poi? Suo fratello sarebbe morto per un accordo che lui aveva insistito per fare? Perché Shenzi si stava comportando così?

“Devi sapere, mio caro Mufasa” iniziò Shenzi “Che inizialmente la mia idea era quella di ucciderti.”

Mufasa ringhiò e così tutti gli altri leoni.

“Ah, stai calmo” riprese lei “So benissimo di non esserne in grado, nemmeno tutte le iene insieme avrebbero potuto sconfiggere un branco di leoni, ma non potevo più assistere a questa ingiustizia.”

Shenzi si voltò verso Scar, i leoni tacquero ma continuarono a mostrare i denti.

“Ti ho sempre stimato per come ti sei comportato nei nostri confronti. Sei stato diplomatico, sempre disponibile per noi, per questo quando Aili è tornata e mi ha raccontato ciò che è realmente successo tanti anni fa non ho potuto restare in silenzio.

Mufasa ringhiò.
“Cosa vuoi saperne tu! Cosa vuole sapere … come si chiama?”

“Aili” rispose Shenzi “Aili è una vecchia elefantessa, la più vecchia del suo branco. Anni fa viveva con la sua famiglia qui ma poi avevano deciso di andarsene, a causa di ciò che aveva visto e ciò che le era stato detto.”

Mufasa arretrò di qualche passo, sembrava scosso, Sarabi lo guardò preoccupata.

“Va tutto bene?” chiese.

“No! Non va tutto bene!” gridò Shenzi “Taka, vieni qui. Ora avrai una risposta alla domanda che per anni: perché mio fratello mi ha tradito?”

“Di cosa stai parlando, iena?” chiese una leonessa “Stai blaterando!”

“Sì” disse un’altra “Il traditore qui è Scar! Immagino che ti avrà raccontato perché si chiama così, vero? Voi due siete così intimi …”

“Sì, me lo ha raccontato, a dir la verità. So tutto ciò che è successo. Almeno, sapevo la versione di Taka fino a pochi giorni fa. Poi Aili è tornata con la sua famiglia. Ci conoscevamo prima che se ne andasse, poi è tornata a visitarmi e, parlando, mi ha confidato di essere infelice del fatto che Mufasa sia Re e che non se lo merita”

“Perché non dovrebbe meritarlo?” chiese Sarabi “Lui è il figlio maggiore!”

“Sarà anche il figlio maggiore” disse “Ma non è mai stato il degno erede al trono!”

Mufasa ringhiò, Taka trattenne il respiro.

“Aili era la consigliera di Ahadi, se ricordate.”

Sarabi annuì.

“Questo è vero, me la ricordo ora!”

“Aili sapeva benissimo che Ahadi non aveva una gran considerazione di Mufasa, sebbene fosse il figlio maggiore non lo riteneva adatto a ricoprire il ruolo di re dopo di lui, a suo parere era troppo rigido, troppo concentrato su se stesso e sul solo benessere dei leoni per capire che invece avrebbe dovuto garantire un equilibrio per tutto il regno e che per fare questo avrebbe dovuto pensare anche al bene degli altri animali.”

Le leonesse ascoltavano Shenzi senza fiatare, guardavano lei, Mufasa e Scar, sconvolte.

“Confermo tutto.”

Aili arrivò da dietro Shenzi. La vecchia elefantessa era enorme e dimostrava tutta la sua età.

“Mi ricordo quando Ahadi mi confidò di volere che Taka prendesse il suo posto. Taka è sempre stato riflessivo, diplomatico, attento e soprattutto saggio. Non aveva la prestanza fisica, ma nello spirito è sempre stato un vero Re.”

Aili si voltò verso Taka.

“Mi dispiace per ciò che hai passato, se non fossi fuggita probabilmente sarei morta, ma sarei dovuta tornare molto tempo fa per rivelare la verità a tutti.”

Mufasa ringhiò, era evidente che stava nascondendo qualcosa, ormai era con le spalle al muro. Simba si nascose dietro le zampe dello zio.

“Papà …”

“TI AVEVO DETTO DI NON TORNARE, AILI!” gridò Mufasa, furibondo “NON DOVETE ASCOLTARLA!”

Mufasa si preparò e con pochi balzi stava per avventarsi sull’elefantessa, ma Sarabi e le altre si posero come scudo per proteggerla.

“Invece vogliamo ascoltare!” disse calma Sarabi, mentre le leonesse, ringhiando e mostrando le unghie, cacciavano indietro Mufasa.

Aili prese un profondo sospiro, Taka la guardava senza riuscire a proferir parola, tanta era la tensione che provava: finalmente, dopo anni di sofferenze, avrebbe avuto la verità e, forse, anche giustizia.

“All’epoca Ahadi era Re e il suo successore sarebbe dovuto essere Mufasa, ma lui non voleva, aveva scelto di passare il trono a Taka. Si confidò con me, avrebbe parlato con i suoi figli, soprattutto con Mufasa, lo avrebbe fatto ragionare, ma purtroppo non ci riuscì, perché Mufasa inscenò quell’attacco con il bufalo, durante il quale Taka venne ferito all’occhio. Di fronte a tutti era Mufasa la vittima e Taka, che ormai tutti chiamavano ingiustamente Scar, il carnefice.

In realtà Mufasa aveva fatto tutto questo per liberarsi di lui e riottenere il suo ruolo di erede ma, avendo fallito, aveva dovuto portare avanti un piano ancor più subdolo: avvelenò la mente di suo padre, si finse vittima, lo convinse che non avrebbe mai dovuto dire niente a nessuno circa il suo desiderio di fare di Taka il prossimo re perché avrebbe dovuto ammettere di aver rischiato di cedere il trono ad un quasi assassino.

Questo andò avanti per qualche anno, poi quando Ahadi stava quasi per cedere e tornare sui suoi passi per fare di Taka il nuovo Re, Mufasa lo uccise ed ereditò il Trono, senza che nessuno sapesse le sue vere volontà. Io me ne andai perché Mufasa minacciò di uccidere la mia famiglia. Ora sono tornata e sono decisa a fare sapere a tutti la verità.”

Tutti trattennero il fiato tranne Taka, che si avventò sul fratello, affrontandolo.

“Perché?” chiese, gridando "PERCHé?"

“Non capisci, fratello …”

“Capisco che sei un bugiardo, un ingannatore! Per anni ho mantenuto il segreto perché, anche se lo avessi rivelato, nessuno mi avrebbe creduto! Per anni mi sono chiesto perché mi avessi tradito, perché volessi uccidermi … ora so …”

Mufasa non rispose, i suoi denti erano esposti, la sua rabbia era evidente nei suoi occhi.

Sarabi, regale come sempre, si voltò verso il marito.

“Vattene, Mufasa. Vattene e non farti più vedere.” disse, fredda come il ghiaccio.
“NO!” gridò l’ormai ex sovrano “NON PUò FINIRE COSì!”

“Invece sì!” gridò Sarabi, rivoltandosi contro di lui e, dietro di lei, le altre leonesse lo guardarono minacciose “Ora te ne andrai con le buone o, te lo giuro, non esiteremo ad attaccarti!”

Mufasa si rese conto che, nonostante la sua forza, non avrebbe potuto difendersi contro un gruppo di leonesse e una elefantessa, per non parlare delle iene, che ascoltavano il racconto di Shenzi e Aili in silenzio. Lentamente, l’ex sovrano iniziò ad arretrare poi, quando fu abbastanza lontano per dare le spalle a tutti, corse via, imprecando per la rabbia.

Sarabi scoppiò in lacrime, il piccolo Simba le si avvicinò per consolarla e così fece anche Taka, sconvolto quanto lo era lei.

“Ah, tanto per chiarire un piccolo punto” disse Shenzi, rivolta alle leonesse “Voi sapete bene quanto la nostra alleanza abbia portato pace e prosperità non solo a voi ma a tutta la Valle dei Re”

Le leonesse annuirono.

“Questa alleanza è merito di Taka” disse Shenzi “Mufasa ha semplicemente accettato di assecondarlo, ha sempre ritenuto questo patto una cosa priva di importanza, elemosina per noi povere iene, Taka invece riteneva che fosse importante, fondamentale, perché regnasse l’armonia.”

Le leonesse si scambiarono sguardi di approvazione.

“Quindi è merito tuo …” mormorò Sarabi, rivolta al cognato “Ho sempre pensato che fosse stato Mufasa …”

“Non mi è mai importato che qualcuno sapesse chi era l’artefice dell’alleanza” rispose Taka “Ciò che mi importava era che esistesse.”

Sarabi si strusciò sul suo volto, dalla parte della cicatrice.

“Esiste e continuerà ad esistere” sussurrò “Grazie a te, Taka.”

 

Ci volle del tempo perché le leonesse potessero metabolizzare ciò che avevano ascoltato, ma presto tornò l’armonia. Simba, superata la crisi per la perdita di Mufasa, legò ancor di più con lo zio, che fu per lui come un padre.

Il nome “Scar” fu dimenticato e Taka, con Sarabi al suo fianco, regnò nella Valle dei Re con saggezza e giustizia, trasmettendo i suoi valori a Simba, nella speranza che un giorno avrbebe preso il suo posto.

   
 
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