Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: PerseoeAndromeda    18/08/2023    0 recensioni
Lui sapeva di mare, un momento calmo e rilassante, un momento impetuoso e passionale. Era per questo che lo amava tanto.
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Cye Mouri, Ryo Sanada
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Fanfic scritta per il gruppo Facebook “Prompts are the way”
Prompt: Lui sapeva di mare, un momento calmo e rilassante, un momento impetuoso e passionale. Era per questo che lo amava tanto.
Fandom: Yoroiden Samurai Troopers
Ship: RyoShin
Genere: introspettivo, angst, malinconico, accenni lemon, romantico, sentimentale
Rating: giallo
 
 
 
ABISSI CHE TRAVOLGONO
 
 
Ryo non era mai stato abituato al mare.
Era cresciuto ragazzo di montagna e l’acqua, per lui, era costituita dai grandi laghi che giacevano intorno al Fuji, il mare era lontano da quelle vette.
Ricordava di esserci stato una volta, da piccolo, forse condotto dal padre o dai nonni, ma era davvero troppo piccolo e tutto ciò che si era portato dietro erano sensazioni, che poi ritrovò anni dopo, quando fece una gita con la scuola.
Anche in quel caso il mare gli era piaciuto tanto.
Spesso si perdeva a contemplare il lago, ne assaporava gli odori, l’atmosfera, lo sciacquio leggero e gentile.
Ryo amava l’acqua, ma le sensazioni provate al mare, al lago non le ritrovava, non del tutto.
L’acqua del mare è mutevole, rapisce, cattura con il rollio delle onde, porta il tuo cuore con sé nel momento in cui le onde si ritraggono, lasciando una scia di schiuma a loro traccia, per poi tornare ad avvolgere i piedi nudi che restano in attesa.
E, di colpo, le onde si fanno più alte, la gentilezza del mare si trasforma in rabbiosa tempesta e fa quasi paura.
L’acqua del mare prima ti culla, poi ti travolge, ti coccola e, l’istante successivo, ti porta a fondo con sé, perché semplicemente non puoi opporti.
E non puoi lasciarlo.
Ryo guarda Shin, seduto accanto a lui sulla spiaggia, Shin che è acqua e soprattutto è mare: in riva al mare è nato e cresciuto, dal mare è stato plasmato e scelto e del mare ha preso tutto.
Shin è creatura di mare, il mare che accarezza e rilassa, Shin è il mare furioso e persino feroce quando ciò che ha di più caro viene sfiorato dal male: e ciò che Shin ha di più caro è la vita, la protezione di essa.
Contro i nemici che feriscono la vita, lui diventa marea che ribolle di rabbia, che travolge e spazza via le ingiustizie.
Ne osserva il profilo, la mano che si solleva leggera a scostare un ciuffo ribelle che la brezza marina continua a scompigliare, quell’espressione un po’ persa sull’orizzonte lontano, nel quale i colori del tramonto cominciano a fondersi con il violetto del crepuscolo.
Da quella posizione, Ryo vede uno degli occhi verdi, al di sopra della curva del naso deliziosamente all’insù e, su di esso, una spruzzata di lentiggini che compaiono ogni estate, quando il sole gli brucia la pelle.
Al loro primo incontro, qualche anno prima, Shin, anagraficamente il più anziano tra loro, sembrava il più piccolo, un ragazzino adorabile e gentile, un sorriso sempre pronto per tutti ed una voce che ricordava il canto delle sirene.
Certe cose non sono cambiate.
È cresciuto, certo, come tutti loro, ma quel viso gentile e la melodia della sua voce sono sempre lì, a portare dolcezza nelle loro giornate.
Quello che manca è il sorriso, è la luce negli occhi color smeraldo.
Quello che c’è in più è una malinconia cresciuta anno dopo anno, radicata nel suo cuore probabilmente da sempre, in attesa che i traumi si accumulassero uno sull’altro per prendere il sopravvento e gettare ombre sempre più cupe in un cuore troppo generoso e sensibile.
Lo sguardo di Ryo scende lungo la silhouette di quello che, ormai è una certezza da anni, è uno dei suoi amori, quello che forse più desidera proteggere, per tutta la fragilità venuta fuori poco a poco.
Accarezza con gli occhi le gambe nude, i muscoli affusolati dei polpacci, la carnagione che il sole ha leggermente scurito, senza cancellarne la delicatezza, le caviglie snelle e i piedi, le cui dita affondano nella sabbia e, a tratti, vengono lambiti dalle onde che sembrano corteggiarlo, proprio come fanno gli occhi di Ryo.
Allunga una mano, con la punta delle dita sfiora un malleolo e strappa al giovane un piccolo brivido.
Gli occhi di Shin lo cercano, torna a spostare la frangia che si è allungata in quei giorni e gli ricade un poco sugli occhi.
Quella vista incantevole strappa a Ryo un sorriso:
“Se la fai crescere ancora un po’, avrai un ciuffo che rivaleggerà con quello di Seiji”.
Le labbra di Shin accennano un sorriso in risposta, ma è ancora troppo poco rispetto a quelli cui era in grado di dar vita un tempo.
Ryo posa la mano sul suo viso, l’indice che sfiora un angolo delle labbra e, con un gesto delicato, le trascina verso l’alto, in un chiaro invito:
“Sorridi, mio Shin… sorridi di più”.
Il giovane ha un brivido, gli occhi si fanno grandi e le labbra vibrano di commozione.
Le sue braccia si protendono in quello che, a Ryo, sembra un gesto di supplica:
“Vieni qui da me, Ryo. Vieni a prendermi”.
Quella voce…
Un canto di tristezza e bisogno.
Ryo non se lo fa ripetere, si mette carponi e striscia verso di lui, si lascia avvolgere dalle sue braccia che lo trascinano verso un tappeto di sabbia e spuma di mare.
Poi sono solo baci, amore, troppo per poterlo contenere e quello di Shin sgorga, come sempre, sotto forma di lacrime e di un cuore che batte ad un ritmo che ai nakama fa paura: sembra sempre pronto ad esplodere.
Perché il mare la passione non può contenerla, diventa uno tsunami di emozioni impossibili da controllare, spaventose nella loro intensità.
Ryo lo invita alla calma, ma al tempo stesso da quella passione viene travolto, perché possedere Shin è come affogare in lui, venire trascinato nei suoi abissi e desiderare di salvarlo da essi, oppure rimanere a fondo con lui.
Perché perdere Shin non è, in alcun modo, un’alternativa che si possa contemplare.
 
 
   
 
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