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Autore: genbufan_    21/08/2023    0 recensioni
In attesa della lunga storia dedicata al Torneo Tenkaichi, due one-shot dedicati ai giovani protagonisti, per conoscerli un po' meglio: ecco il primo, dedicato agli allenamenti di Marron con una... vecchia conoscenza!
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Marron, Muten
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'La Gru e la Tartaruga'
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Come era solito fare, il maestro Muten si era alzato prestissimo, per godersi le primissime luci dell’alba e bere una buona tazza di the, seduto su una seggiola di fronte alla Kame House. 

Era uno dei suoi tanti momenti per le riflessioni: in particolare, in quel momento, stava facendo un piccolo bilancio mentale della sua vita. 

Sapeva che le persone credevano che lui fosse mortale, ed effettivamente lui aveva assunto, tanto tempo prima, insieme a sua sorella Baba, la pillola della vita eterna. Ma il nome di quel preparato antico era un pochino esagerato: lentamente lui sentiva che stava comunque invecchiando, e un giorno, prima o poi, sarebbe arrivata la sua ora.

Non era affatto triste per questo, aveva vissuto una lunghissima vita, e gli era stato concesso di conoscere tante persone straordinarie e compiere grandi imprese.

Era anche molto felice che la scuola che aveva fondato, tanti anni prima, avrebbe avuto un futuro anche dopo di lui, sia grazie agli allievi che avevano preso una loro strada, ma con i suoi insegnamenti nella mente, come Goku, sia grazie a Crilin, che aveva finalmente preso il suo posto come maestro. Come era giusto che fosse.

Ebbe un moto di nostalgia nel pensare al loro primo incontro, quando Goku e Crilin erano due bambini… Quanto tempo era passato! I due ragazzi si erano fatti decisamente strada. 

E grazie a Crilin c’erano anche i nuovi e giovani allievi, in particolare la piccola Marron. Stava crescendo benissimo: l’anno successivo avrebbe avuto sedici anni e avrebbe partecipato per la prima volta al torneo Tenkaichi.

<< A proposito, quando si degnerà di presentarsi quella ragazzina? >> disse ad alta voce, leggermente contrariato.

Visto che ormai mancava poco al torneo, Crilin e 18 avevano deciso che poteva essere utile fare seguire alla ragazza un allenamento speciale, specifico per lei, con un veterano come Muten. Per perfezionare e potenziare ulteriormente le sue tecniche di combattimento.

<< Eccomi, maestro Muten! >> si presentò finalmente la ragazza, precipitandosi giù dalle scale. Aveva già indossato la sua divisa da allenamento, diversa da quella ufficiale, con giacca e pantaloni blu e maglietta gialla. I capelli biondi, normalmente lunghi fino al collo, erano raccolti in una piccola coda, come era solita fare durante allenamenti e combattimenti.

<< Finalmente! Ora vedi di non cadere e farti male, hm? >> le disse, con bonaria severità, Muten.

Una volta di fronte a lui, fuori dall’uscio di casa, la ragazza gli rivolse un rispettoso inchino: << Grazie per gli insegnamenti che mi darai, maestro! >> 

Lui rise imbarazzato: << Sei sempre stata una ragazza educata, piccola mia! >> poi divenne più serio: << Bene, ti spiace indossare quello? >> Disse, rimanendo seduto e indicando con il bastone un guscio di tartaruga artificiale, dotato di cinghie, un po’ impolverato.

<< Quello? Subito, maestro! >> disse lei, che se provava un po’ di disgusto per quell’oggetto stravecchio lo nascondeva molto bene. Dopo averlo indossato, lo soppesò per qualche secondo e commentò: << Oh! E’ molto leggero! >>

<< Leggero? >> chiese il vecchio, incredulo.

Lei annuì: << Mio padre utilizza una sua tecnica per caricarmi di un peso pari a una tonnellata, durante molti esercizi. >>

<< Cosa? Una tonnellata? >> rispose stupefatto << Certo che voi giovani d’oggi siete robusti! >>

<< E va bene, aspettami un attimo >> aggiunse, sospirando, e rientrò in casa.

Prese il Capsule Phone, che Bulma gli aveva regalato tempo prima, e selezionò, un po’ riluttante, un contatto che non chiamava da un po’.

<< Pronto? >> Rispose la rauca voce dall’altra parte.

<< Ciao, sorella! Sono io! >>

<< Oh, sei tu, brutto vecchio sporcaccione! Che vuoi? >>

<< Uhm, sei sempre molto gentile con me… >> le rispose Muten, abituato a quel trattamento.

<< Ti vorrei chiedere un favore. Conosci un incantesimo che possa rendere gli oggetti più pesanti? >> le chiese.

<< Uhm, idea interessante, ma al momento no. Certo, per un prezzo di favore di un milione di Zeny, potrei studiarne uno! >>

<< Pronto? >>

<< Buona giornata, sorella! A presto! >>

Muten chiuse la chiamata e selezionò un altro nome dalla rubrica.

<< Ciao, Bulma! Sono io, il grande Eremita della Tartaruga! >>

<< Oh, sei tu, vecchio sporcaccione! >> rispose allegramente la voce dall’altra parte.

<< Vi state facendo un’idea sbagliata su di me. Certo, perlomeno non hai detto brutto…>> disse il vecchio, con tono basso e poco udibile.

<< Come? >>

<< Oh, nulla! Senti, Bulma! Volevo chiederti, per caso in azienda avete creato degli strumenti per rendere gli oggetti… più pesanti? >>

La magnate non si lasciò cogliere impreparata: << Certo che sì! La tecnologia utilizzata per gli allenamenti di Vegeta e dei ragazzi ha dato luogo a tanti nuovi sviluppi! Abbiamo uno strumento che fa al caso tuo. Posso inviartelo via Capsule Teleporter, so che ne hai uno. >>

<< …E a cosa ti serve? >> aggiunse.

<< Mi sarà utile per gli allenamenti della piccola Marron! >>

<< Per Marron? Oh, quella ragazza dev’essere così cresciuta! Venite a trovarci ogni tanto, ok? >>

<< Oh, ancora una cosa, Muten! La nostra azienda supporta le giovani ragazze che si danno da fare nello sport, perciò io sarò lietissima  di mandarvi questo oggetto gratis. Ma lei ne potrebbe parlare sulle sue storie InstaLink, che cosa ne dici? >> disse Bulma.

<< Ma di che accidenti stai parlando? >> Le rispose Muten.

<< Oh, va bene, non importa. Glielo dirò io quando la vedrò! >> brontolò lei << Forza, accendi il tuo apparecchio, te lo invio subito! Ciao, ciao, devo proseguire con il mio allenamento mattutino! >> concluse l’indaffarata donna.

Mentre Muten accendeva il suo Capsule Teleporter, anch’esso regalo di Bulma, rifletté su quanto la tecnologia avesse fatto balzi da gigante in quegli anni, in gran parte grazie a quella donna dalle grandi capacità.

All’interno di quell’apparecchio cubico, simile a un forno, si materializzò entro breve una specie di bacchetta elettronica, insieme al libretto di istruzioni.

L’eremita osservò per qualche attimo l’oggetto che gli era stato recapitato: << Uhm… E adesso… Uhm… Marioooon! >> chiamò.

<< Sì, maestro? >> rispose lei, precipitandosi all’interno.

<< Riusciresti a usare quella per rendere il tuo guscio pesante una tonnellata? >> le chiese. 

<< Oh, sì, è molto semplice! Ce l’ha anche una mia amica! >> rispose lei sorridendo.

<< Ottimo! Diavolerie moderne… >> commentò.

Lei sorrise educatamente e, uscendo nuovamente sulla spiaggia con la bacchetta per non causare problemi in casa, si tolse il guscio, regolò la bacchetta in qualche modo, poi toccò l’oggetto, che si illuminò per un attimo di una luce blu.

Reindossò il guscio << Oh, issa! Ecco, ora si ragiona! >> disse soddisfatta.

Muten non poté che sospirare, mentre usciva nuovamente dalla Kame House.

<< Molto bene. Vogliamo andare nell’isola 51 qui vicino? Con i miei vecchi allievi usavo il motoscafo, ma dato che tu conosci la tecnica del volo, possiamo usare quella. >> le spiegò.

<< Sì, maestro! >> disse lei, entusiasta di cominciare << Vuoi un passaggio? >>

<< Un passaggio? >> replicò l’eremita, quasi si fosse offeso, mentre si sollevava in volo << E perché mai? >>

Marron fu decisamente stupita << Oh, chiedo scusa! Mio padre mi aveva detto che non hai mai imparato questa tecnica! >> si giustificò.

<< Il problema è che si tratta della tecnica di un mio antico rivale, ma di per sé non è niente di così complicato. Come vedi, ora volo anche io! Andiamo! >> tagliò corto il vecchio esperto di arti marziali.

<< Sì! >> ripeté la giovane allieva.

<< Oh, Marron, una cosa: da quando saremo atterrati sull’isola, non dovrai più usare la tecnica del volo. Siamo intesi? >> aggiunse, mentre attraversavano il mare.

<< Certo! >>

<< Dirigiamoci verso l’emporio, laggiù! >> le indicò.

Si trattava di un piccolo negozietto, composto di un edificio a un piano, con un magazzino sul retro, sopra una lieve altura.

<< Buongiorno, maestro! >> salutò il proprietario, che era già uscito dalla porta, evidentemente aspettandosi il suo arrivo.

<< Buongiorno! >> ricambiò il maestro Muten.

Una volta atterrati, il proprietario sorrise. Era un pacifico uomo sulla cinquantina, con un fisico asciutto e capelli corti e grigi, che indossava un pratico grembiule a maniche corte. << Oh, vedo che ha portato con sé una nuova allieva quest’oggi! >>

<< Buongiorno, signore! Mi chiamo Marron >> salutò la ragazza, con un inchino.

Lui ricambiò con un altro sorriso << Bene, maestro! Immagino di dover dare tutto a questa ragazza così in gamba? >>

Lui annuì.

<< Ottimo! Allora… Vi affido le bottiglie di latte per tutta la cittadinanza, più… Ecco, queste sono le medicine per la signora M., invece queste sono dei signori B…. Sì, dovrebbe essere tutto. Attenzione a non muovere troppo le ceste! >> spiegò, mentre consegnava i bagagli a Marron.

La giovane allieva accettò tutto senza discutere. 

<< Allora vi ringrazio, signor maestro e Marron! Buona giornata! >> li salutò il proprietario dell’emporio, rientrando in negozio.

Quando furono soli, la giovane figlia di Crilin chiese all’eremita: << Caspita! Ma quindi tu fai queste cose ogni mattina, maestro? >>

Lui confermò: << Certo che sì! E’ un ottimo allenamento, e questo villaggio ha bisogno dei nostri servizi! Quindi dovrai prendere questo come un compito importante, capito, ragazza? >>

<< Certo che sì! >> annuì lei.

<< Bene! E ora… Attraverseremo il boschetto a ovest, di corsa! >> ordinò.

Lei annuì e iniziarono a correre.

<< Attenzione a non muovere troppo sia il latte che le medicine, ragazza!>> raccomandò alla giovane allieva.

<< Oh, a proposito, tra questi alberi abbondano i… calabroni giganti! >> aggiunse, come ulteriore informazione.

<< Cosa? >> disse lei, allarmandosi.

Uno di quegli insetti comparve dal nulla: si trattava di una bestia delle dimensioni di un piccolo cane, che volava all’altezza delle loro teste. Subito altri esemplari, originari dello stesso nido, si aggiunsero, volando minacciosi intorno a loro.

Il vecchio esperto non si lasciò intimorire e si concentrò, creando dei rapidi spostamenti d’aria con decisi movimenti delle braccia.

<< Vedi? Questo movimento può allontanarli di qualche metro. E ora mettiamoci a correre! Ogni volta che si avvicinano troppo, dovrai fare come ho appena fatto io. >>

<< Sì! >> rispose l’allieva, vagamente terrorizzata.

Attraversarono il bosco a tutta velocità, anche grazie a quella spinta esterna, e l’Eremita notò con piacere che l’allieva utilizzava, già con una certa dimestichezza, la semplice tecnica che le era stata trasmessa per allontanare gli insetti giganti.

<< Ecco la casa dei signori C. ! >> annunciò l’eremita della Tartaruga.

La signora C., una donna estremamente anziana e dal volto gentile, si affacciò alla porta della casupola. << Buongiorno, maestro! Oh … >> fece vedendo Marron, che si inchinò rispettosamente.

Consegnarono il carico, poi proseguirono.

<< La prossima casa si trova in cima alla collina di fronte a noi. Andiamo, forza! >> annunciò il maestro Muten.

<< Ci saranno altre sorprese, maestro? >> chiese Marron.

<< Oh, nessuna sorpresa. >> replicò lui, poi rimuginò qualche attimo. << Uhm, adesso che ci penso, queste montagne sono spesso frequentate da scimmie che amano rubare oggetti. Ricorda, dovrai recuperare ogni singolo oggetto, niente del nostro prezioso carico deve andare perso! >>

La giovane allieva dovette rassegnarsi << Agli ordini, maestro. >> disse, con un leggero sospiro.

Non c’è bisogno di dire che nemmeno quella traversata si rivelò semplice: le scimmie sapevano acchiappare con grande efficienza ciò che volevano, per poi rifugiarsi in tutta fretta sugli alti alberi.

Marron riuscì però a salvare il carico nella sua totalità, e senza perdere troppo tempo, con grande compiacimento del suo vecchio maestro.

La successiva casa si trovava oltre un deserto rovente, frequentato da branchi di dinosauri corridori, quella dopo oltre un lago infestato dagli alligatori…

Nonostante tutti questi pericoli, il duo riuscì a terminare le consegne entro la tarda mattinata.

<< Ti va di fare una buona colazione? Abbiamo completato il giro dell’isola, il signor T. dell’emporio ci preparerà qualcosa di buono. Poi potremo riposarci un po’. >>

<< Meno ma… Ottimo, maestro! >> replicò la giovane Marron. Un rumore simile a quello di un tuono provenne dal suo stomaco, ora che, passato l’effetto dell’adrenalina, si era resa conto di avere fame.

L’Eremita ridacchiò, pensando con nostalgia agli allievi avuti anni prima: lo Stregone del Toro, Son Gohan, Goku e Crilin… Era molto felice di potere essere ancora un maestro, per di più con quella ragazza che considerava una sua nipote.

Dopo quella generosa colazione, maestro e allieva si concessero un riposino su delle comode amache, anch’esse offerte dal negoziante, nel giardino dietro all’emporio. Successivamente, fu il momento per Marron di studiare: aveva ricevuto un permesso speciale per assentarsi da scuola per un paio di mesi, allacciandosi anche alle previste vacanze primaverili, ma doveva ovviamente tenersi in pari con il programma. Non era stato un problema portare dietro libri e minicomputer, grazie alle capsule Hoi Poi.

Un tempo, era lo stesso Muten a impartire semplici lezioni di matematica e materie di base ai suoi allievi, ma in questo caso non sarebbe certo stato in grado di fare lezione a una liceale! Anche questo era un bel cambiamento rispetto ai vecchi tempi, ma in qualche modo stavano riuscendo a tenere insieme tutte le diverse esigenze, e di questo era molto orgoglioso. Quella ragazza gli era stata affidata dai suoi genitori, entrambe persone molto importanti per lui.

A metà pomeriggio, fu il momento di riprendere gli allenamenti.

Si trovavano sulla spiaggia in quel momento, appena dietro l’emporio. Muten osservò la giovane allieva.

<< Bene, ragazza. Tuo padre ti ha insegnato l’onda Kamehameha, giusto? Mi faresti vedere come la esegui? >>

<< Subito! >> rispose lei entusiasta.

Marron si concentrò, muovendo il torso e le braccia in modo coordinato << Ka… Me… Ha… Me… Ha! >> e lanciò un’onda diretta verso l’orizzonte, facendola passare sopra la superficie dell’acqua.

<< Hm, interessante. >> mugugnò il maestro Muten.

<< Ora prenderò questo ciottolo, lo vedi? >> proseguì, con l’assenso dell’allieva. << Lo lancerò verso il mare, nel momento in cui tu starai per lanciare l’onda, e tu dovrai cercare di colpirlo. Va bene? >>

<< S-sì, maestro! >> rispose la ragazza, percependo la difficoltà di quell’esercizio. Era comunque pronta.

<< Un’altra cosa. Ho visto come la superficie dell’acqua si increspava, al passaggio della tua onda. Hai un ki potente, ma ti chiedo di lanciare l’onda in modo da non causare alcuna conseguenza all’ambiente circostante. Dovrai concentrarti bene e non disperdere alcunché: voglio vedere un mare perfettamente tranquillo. >>

<< Siamo intesi? Proseguiremo tutto il pomeriggio, finché non eseguirai questo esercizio alla perfezione. >>

<< Sì! Ho capito. >> La ragazza, degna figlia di suo padre, non perdeva facilmente l’entusiasmo.

Passarono quasi due ore, alla fine delle quali la ragazza, stravolta dalla fatica, anche se cercava di non darlo a vedere, chiese: << E’ il momento di tornare a casa, maestro? >>

Muten ridacchiò: << Tornare a casa? Oh, sì, sì. Ma ricordi? Niente tecnica del volo! Torneremo a nuoto! >>

<< Cosa? A nuot… Volevo dire, assolutamente, maestro! >> 

<< Bene. A proposito, ora che ci penso, sarai solo tu a nuotare. >> annunciò Muten, aprendo una capsula Hoi Poi. << Per quanto mi riguarda, io starò sulla barca. Che dovrai trascinare tu: ti legherai questa corda alla vita, poi la legherai alla prua. E non ti sognare di toglierti il guscio in tutto questo, hm? Non preoccuparti, è strutturato in modo da permetterti di galleggiare. Più o meno… >> 

<< Certamente, maestro. >> rispose Marron, accettando le indicazioni come aveva fatto per tutta la giornata.

Ovviamente, in mare non mancavano gli squali. Il maestro diede istruzione di evitarli, accelerando il ritmo delle bracciate e cercando di scacciarli con qualche calcio ben assestato.

Quando arrivarono, Marron era davvero stremata.

Trovarono Crilin e 18 ad attenderli, di ritorno dalla Kame Academy. 

<< Bentornata, tesoro! Come è stato l’allenamento? >> la salutò sua madre, con quell’affetto speciale che riservava solo a lei.

<< Bene, mamma. Il maestro Muten è stato molto paziente con me. >> raccontò lei, rispettosamente. 

Crilin sorrise, affacciandosi dalla cucina << Forza, ragazza! Vai a lavarti, poi si cena! >>

<< Sì, papà! >> rispose lei sorridendo e precipitandosi su per le scale.

<< Uff… Che giornata! Allora ragazzi, come è andata alla palestra? >> disse l’eremita ai suoi “coinquilini”.

<< Tutto bene, maestro! Anche Kibou si sta comportando bene negli allenamenti. Credo che potrà distinguersi al torneo. >>

<< Il ragazzo che è arrivato più di un anno fa, eh? Ah, mi ricorda molto te alla sua età. >> osservò il maestro Muten.

<< Può darsi. >> rispose Crilin, facendo un mezzo sorriso mentre armeggiava con la padella.

Anche il maestro Muten si concesse un bagno, nella vasca presente sul lato della Kame House, e successivamente fecero una cena allegra e conviviale.

L’Eremita della Tartaruga osservò a lungo sua “nipote” durante la cena, riflettendo nuovamente non solo su quanto fosse cresciuta e quanto stesse diventando forte, ma anche su quanto lui stesso fosse fortunato ad avere una famiglia che lo faceva ancora sentire così vivo. Una famiglia a cui poteva dare ancora molto, e da cui riceveva ogni giorno così tanto.

Non vedeva l’ora di vedere Marron calcare il ring del Torneo Tenkaichi!

<< Un brindisi alla giovane Marron! Salute! >> annunciò a Crilin e 18.

<< Salute! >> risposero i genitori della ragazza all’unisono.

   
 
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