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Autore: marynana89    27/08/2023    0 recensioni
E se lo scontro tra Jamil e Kalim fosse stato diverso?
Se a scontrarsi fossero stati solo loro?
Partecipante alla challange "TO A BETTER PLACE - HURT/COMFORT WEEKEND CHALLENGE", del gruppo Facebook "Hurt/Comfort Italia - Fanart and Fanfiction"
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Azul Ashengrotto, Floyd Leech, Jade Leech, Jamil Viper, Kalim Al-Asim
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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Challange: 𝗧𝗢 𝗔 𝗕𝗘𝗧𝗧𝗘𝗥 𝗣𝗟𝗔𝗖𝗘 - HURT/COMFORT WEEKEND CHALLENGE, indetta dal gruppo Facebook "Hurt/Comfort Italia - Fanart and Fanfiction"
Prompt: 15 Y sfida X, 36 X e Y giocavano insieme
Altri avvertimenti: Death-fic





Erano lì, uno di fronte all'altro.
Erano lì, si guardavano in modo diverso.
Uno era felice di essere arrivato fin lì, finalmente libero di essere quello che voleva.
L'altro era infelice di essere lì a guardarlo, a guardar quel suo amico che ormai aveva perso il senno.
Sì, perché Jamil aveva risvegliato la sua parte malvagia, scagliandosi contro tutto e tutti quelli che erano contro di lui, distruggendo le menti degli altri, controllandole con i suoi poteri e creandosi così il suo dormitorio, il dormitorio che avrebbe governato lui e solo lui, senza preoccuparsi minimamente di dover continuare a fare da balia a quel buono a nulla di Kalim. Finalmente era libero.
Kalim non riusciva a credere che tutto questo stava succedendo davvero. Erano buoni amici da quando aveva memoria. Erano sempre stati insieme, quindi perché? Perché ora stavano combattendo? Perché?

"Perché?" chiese quasi disperato Kalim. "Perché ti comporti così? Tu non sei così, Jamil"

Una risata maligna riecheggiò per tutto il dormitorio Scarabia, mentre le tenebre che celavano il suo cuore, stavano facendo sprofondare quel piccolo posto nell'oscurità.
Tutto sembrava essere avvolto da lui e dal suo malessere.

"Io non sono così? Ma tu hai mai visto il vero me?"

Il ragazzo dai capelli bianchi sussultò, non riuscendo a capire quello che gli stava dicendo.

"Hai mai capito i miei veri sentimenti? Quello che volevo veramente io? Ovviamente no! Io dovevo solo soddisfare i tuoi capricci, dovevo stare sempre dietro di te, farti spiccare, essere il mediocre solo per far passare te come qualcuno di speciale, di più forte, solo perché io sono il tuo servitore."

Quelle parole uscirono fuori piene di rabbia, mentre l'energia malefica che usciva dal suo corpo si alimentava del suo rancore, aumentando sempre di più. Chiunque presente nella stanza sentiva quell'enorme energia schiacciarlo e renderlo inerme.
Kalim scosse la testa, guardandolo sconvolto.

"Non è vero! Ti sei sempre divertito con me. Ti ricordi tutti i giochi che abbiamo fatto insieme? Ti ricordi come ci divertivamo? Tu sei mio amico Jamil, non il mio servitore"
"Si, ricordo, come ricordo che ti facevo vincere sempre a Mancala"
"Non mi facevi vincere! Ogni volta ti arrabbiavi se vincevo io."
"Questo perché non ti sei accorto che ti mentivo"
"Non mentivi. Non hai mentito quel giorno quando mi hai abbracciato dopo che mi sono risvegliato da uno dei soliti tentativi di avvelenamento."

Jamil rise, portandosi una mano sul viso.

"Oddio, ma sei proprio un credulone. Non mi sono mai preoccupato per te. Se mai lo facevo, era per obbligo nei tuoi confronti, non perché preoccupato per te"

Kalim lo guardò ferito, mentre delle calde lacrime scivolavano dai suoi occhi.

"Non è vero... Tu sei mio amico Jamil..."

Jamil rise a crepapelle, lasciando tutti di stucco.
Il vero Jamil non avrebbe ferito così Kalim, o almeno così tutti credevano. Tutti vedevano come gli stava vicino e cercava di proteggerlo. Ora perché si comportava così? Era davvero quello che Jamil pensava?

"Amico? Non ti ho mai considerato un amico."

Lo sguardo tagliente che gli lanciò, fece sussultare Kalim che si sentì impotente davanti a tutto quello che stava accadendo.
Si estraniò dal mondo in cui era, vedendo distrattamente Azul e i gemelli che tentavano di farlo riprendere, tentavano di farlo tornare alla normalità sia a parole che con i gesti, tentando di attaccarlo.
Kalim ripensò invece a tutti i bei momenti passati insieme.
La prima volta che si incontrarono, le volte in cui scappavano insieme via dal castello per giocare, le volte che studiavano insieme, le volte in cui parlavano senza curarsi di quello che li circondava, quella volta in cui Jamil aveva assaggiato il suo curry avvelenato e le due settimane senza di lui, a piangere stringendogli la mano, perché non voleva perderlo.
Non poteva perderlo.
Si ripetè dentro di lui più volte quella semplice frase, ma che racchiudeva in sé tutti sentimenti che aveva per lui. Era il suo servitore, era il suo confidente, il suo migliore amico.
Era tutto per lui.
Con quella consapevolezza, riacquisì una forza inimmaginabile, facendolo risalire su per il baratro di disperazione in cui era caduto.
Si rialzò in piedi e lo guardò deciso.

"Tu sei mio amico. è compito mio fermarti!"

Jamil lo guardò e ghignò, sbeffeggiandolo.

"Tu vorresti fermarmi? Ma non sei per niente forte"
"Anche se non sono forte come te, non mi farò intimidire. Riuscirò a salvarti"
"Salvarmi? E da cosa?"
"Dalla tua oscurità. Dalla tua paura di non essere abbastanza."
"Tu non sei abbastanza!"
"Tu sei un codardo. Bastava semplicemente venire a parlarmi per sistemare le cose, ma non hai avuto il coraggio di farlo. Sei solo un codardo!"

Quelle parole, fecero infuriare Jamil che lo attaccò, colpendolo e facendolo cadere a terra.
Floyd e Jade si misero davanti a Kalim per proteggerlo, ma Kalim si rialzò asciugandosi un rivolo di sangue che era uscito dalla sua bocca.

"Grazie Floyd, Jade, ma questa è una questione tra me e Jamil"
"Jamil è troppo forte. Fatti aiutare da noi" Si intromise anche Azul, avvicinandosi.
"Siamo tuoi amici, Kalim" continuò il gemello Jade
"E vogliamo aiutarti" finì Floyd.

Kalim gli sorrise dolcemente e accarezzò il viso dei due gemelli.

"Vi ringrazio davvero. Siete degli ottimi amici. Spero che lo sarete anche per Jamil"

Piano li sorpassò e si avvicinò a Jamil guardandolo con una determinazione che nessuno aveva mai visto in lui.

"Il compito è solo mio. Sarò io a salvarlo da quell'oscurità che lo avvolge e riportarlo alla luce"

Kalim, dopo quelle parole, si lanciò all'attacco.
Ne susseguì una battaglia piena di magia, di attacchi neri ma anche di attacchi bianchi.
Kalim era uno dei pochi a riuscire da usare una magia di luce.
Ogni attacco che colpiva Jamil, anche se non era potente, riusciva a lasciare nella mente degli stracci di ricordi del passato.
Quella volta che giocavano sul fiume, oppure quella volta in cui stavano per rapirlo e lui era riuscito a salvarlo e a scappare insieme.
Ogni pensiero che gli veniva in mente, erano tutte rivolte a lui.
Non voleva pensarci, eppure quelle immagini erano così vivide adesso. Sembrava quasi che la sua determinazione stesse vacillando per colpa di quei ricordi del passato.
Jamil non voleva, doveva essere forte. In un lampo di rabbia, concentra tutta la sua energia nella mano, pronto a scagliarla.
Kalim, in quel momento in cui si era concentrato, si avvicinò e lo abbracciò, rilasciando la sua energia bianca.


Jamil lo guardò.

"Che diavolo fai?" chiese, non capendo come fossero arrivati a quel punto.
"Jamil...Sei libero. Non hai bisogno di affermarti in questo modo. Sei libero di essere quello che vuoi"
"Non è vero. Non potrò mai essere libero finchè ci sarai tu"
"Lo so, Jamil, per questo ti sto dicendo che sei libero. Ti libererò dalla mia presenza."

Jamil sussultò e lo guardò sconvolto.
Kamil sorrise e gli accarezzò il viso con dolcezza e amore.

"Sei il mio migliore amico. Farò tutto quello che tu vuoi per renderti felice, anche a costo di sparire. Però voglio che mi fai una promessa. Diventa chi vuoi davvero diventare, ma non con questa malvagità. Ritorna il dolce Jamil a cui gli stava a cuore ogni persona accanto a sé. Quel Jamil che mi proteggeva sempre e che mi aiutava. Ritorna il Jamil che io tanto ammiravo e che amavo più della mia stessa vita"


Le due magie si incontrarono e crearono un'onda d'urto potente, esplodendo poi verso l'alto, creando una grossa colonna di fumo nero.
Quel fumo creò delle grosse nubi di pioggia, precipitando poi sul terreno sopra di loro.
Quella pioggia era il potere speciale di Kalim: Oasis Maker.
Era capace di creare della pioggia anche nel deserto, dando da bere e del sollievo dal caldo afoso a tutti quelli che aveva vicino.
Anche ora, stava succedendo proprio questo.
La sua magia piena d'amore, stava purificando il cuore di Jamil, facendolo tornare normale.
Quando riaprì gli occhi, si mise seduto guardandosi attorno.
Sembrava essersi risvegliato da un incubo, ma sentiva un forte calore dentro al suo petto.
La bontà di Kalim era riuscito a sconfiggere la sua malvagità, liberandolo da un grosso peso.
Era solo in imbarazzo. Come avrebbe potuto guardarlo in faccia dopo tutto quello che gli aveva detto? Dopo che lo aveva ferito così tanto?
Sussultò quando sentì una mano poggiare sulla sua spalla e si girò a guardare chi fosse.
Vide Azul che gli sorrise leggermente, girando poi il viso verso una direzione per indicargli tacitamente di voltarsi a guardare.
Seguì la direzione indicata dal capo dormitorio degli Octavinelle, e quello che vide, lo fece gelare sul posto.
Vi erano i gemelli che stavano piangendo e accanto, sdraiato a terra, c'era il corpo inerme di Kalim.
Jamil si alzò immediatamente e corse da lui, inginocchiandosi al suo fianco, accarezzandogli il viso, sentendolo freddo. Piano scese a vedergli il petto e le mani del ragazzo, trovandole piene di sangue e pezzi stoffa bruciati.
Non riusciva a capire cosa fosse successo.
Il colpo era stato vicino ad entrambi, quindi entrambi dovevano essere feriti, quindi perché lui era rimasto incolume?

"Kalim ti ha salvato, sacrificandosi."

Cominciò a parlare Azul, guardandolo serio.
Jamil lo guardò, cercando di capire davvero cosa fosse successo.

"Quel colpo, a distanza ravvicinata, avrebbe ucciso entrambi. Ma lui, con il suo potere, lo ha bloccato con il suo corpo e poi lanciato in aria, utilizzando la sua magia più potente, la Oasis Maker"

Jamil si girò a guardarlo, cercando di scuoterlo per poterlo svegliare, accorgendosi subito dopo che Kalim non era più con loro.
Un dolore immenso gli strinse il petto, cominciando ad uscire prima attraverso delle semplici lacrime, poi con un urlo strazziante.
Lo prese tra le braccia, piangendo disperato e stringendolo di più a sé.
Il suo unico migliore amico era morto per proteggerlo, per lasciarlo libero di fare quello che voleva della sua vita.
E lui, in cambio, cosa aveva fatto?
Lo aveva insultato, odiato e ferito. Non l'aveva reso felice nemmeno una volta.

"Kalim ci ha raccomandato di starti vicino" Parlò Jade, facendo alzare il viso a Jamil, per poterlo guardare.
"Ci ha anche detto di dirti che ti ringrazia di essergli stato sempre vicino e che è stato felice di averti accanto." continuò Floyd.
"Felice? Ma se l'ho fatto piangere" disse incredulo Jamil
"Lui ha detto che era stato fortunato di averti avuto come amico. Che grazie a te ha potuto vivere momenti felici e allegri." Rispose Floyd.
"E che se diventassimo amici, tu ci avresti aiutato così come hai sempre fatto con lui" finì Jade.

Jamil riprese a piangere, stringendo il corpo ormai freddo di Kalim.
Kalim aveva sempre pensato a lui, gli era sempre stato vicino ed era sempre stato felice perché stavano sempre insieme. Lui, invece, lo aveva tradito e infine l'aveva fatto morire, e per cosa poi? Perché non era stato sincero con lui.
Come poteva continuare a vivere sapendo che l'unico che aveva il diritto di vivere era in un sonno dal quale non si sarebbe più svegliato?

"Kalim ci ha anche raccomandato di dirti che ora puoi essere te stesso. Che puoi fare tutto quello che ti vuoi, e noi ti guarderemo le spalle come amici"

Jamil scosse la testa, guardando Azul arrabbiato.

"Come faccio ad essere me stesso, se l'unica persona che ha mai creduto in me è morta per colpa mia?"

Azul abbassò il viso triste ma poi lo guardò serio.

"Vivi per lui. L'unica cosa che puoi fare è vivere per lui. Diventa chi vuoi diventare per lui. Ti ha dato il dono di una nuova vita, sacrificandosi. Non credi che sia giusto così?"

Jamil ascoltò con attenzione quello che Azul gli diceva, guardando poi il viso sereno di Kalim.
Era vero. Si era sacrificato per renderlo libero da quelle catene che lo legavano ad essere solo un servo. Aveva tolto tutto, lasciando solo lui, Jamil, quindi libero di essere chi voleva.
Si alzò, stringendo tra le braccia il corpo del suo unico migliore amico e guardò l'orizzonte più sicuro di sé. Sarebbe stata dura diventare chi voleva essere, specialmente senza di lui.
Ma anche se non lo aveva più al suo fianco, avrebbe vissuto per sempre nel suo cuore. Sarebbe diventato il Jamil della quale il suo Kalim sarebbe stato fiero per sempre.
   
 
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