«Lo fai sembrare facile,» disse l’Elfa digrignando i denti per il dolore, mentre la chierica Aasimar alla sua sinistra finiva di fasciarle il fianco. Era stata malamente ferita durante un’incursione dei Goblin nel loro accampamento, mentre si cercava di respingere il loro inaspettato assalto.

«Beh, a me sembra piuttosto facile,» osservò ironicamente l’altra donna, mentre finiva di fasciare la ferita con molta attenzione. Aveva cercato di usare i suoi incantesimi di guarigione, ma era piuttosto esausta per il combattimento e anche le pozioni curative non erano state sufficienti. Così si era trovata a utilizzare altri modi per curarla, anche se decisamente meno rapidi e immediati, oltre che più dolorosi.

«Se lo dici tu,» rispose l’Elfa, cercando di muoversi per sfuggire al dolore che le trapanava il fianco. L’Aasimar le mise una mano sulla spalla, immobilizzandola di fatto sul giaciglio. Poi ordinò, seccamente, guardandola severamente negli occhi: «Non muoverti. Devi guarire. E per guarire, non devi muoverti. Quindi, dannazione, stai giù.»

Dopo un attimo, l’Elfa si arrese. Era troppo debole fisicamente, oltre che esausta, per formulare anche solo pensieri di ribellione alle imposizioni della chierica, figurarsi metterle in pratica. E poi, sapeva benissimo che l’altra donna lo faceva per il suo bene e che non si stava divertendo tanto più di lei, costretta com’era a curarla così rozzamente. Alla fine si assopì, tormentata dal dolore al fianco, inconscia del fatto che l’Aasimar sarebbe rimasta al suo fianco fino a quando non avesse dato cenno di svegliarsi.