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Autore: Jeremymarsh    31/08/2023    3 recensioni
"Dopo due settimane di lavoro insieme – e dopo essere riusciti con successo a risolvere i casi che erano stati loro assegnati – entrambi ancora facevano fatica ad ammettere che, dopo tutto, quella partnership non era poi così male.
Ok, meglio essere realisti: non sarebbe successo mai.
E quel che ancora ignoravano era la consapevolezza di essersi fatti, forse, ingannare dalle apparenze e di essere stati troppo veloci a giudicare."
[Questa storia partecipa alla To Be Writing Challenge indetta da Bellaluna sul forum Ferisce la Penna.]
Genere: Azione, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Fiori d'Orgoglio

 

 

 

Avrebbe dovuto capirlo subito, appena svegliato, che quella non sarebbe stata la sua giornata – settimana, mese, no, anno –, ma oramai in stazione, si disse che aveva decisamente peccato di ingenuità nell’ignorare i messaggi che l’universo aveva insistito nel mandargli. E dire che ormai, lui, ne aveva di esperienza in materia: non credeva in stronzate come gli astri che si allineavano, gli Dei che guardavano dal cielo o quelle cose che tanto piacevano agli hippy; contraddittoriamente, però, era certo di essere nato sotto una cattiva stella – o nell’assenza di una buona, visto che era nato in una notte di luna nuova.

Appena aperti gli occhi, quella mattina, si era accorto di essere in terribile ritardo perché la sveglia non era suonata e lui si era trattenuto dal lanciare il cellulare contro la parete per vendicarsi. Da lì tutto era proseguito di corsa: aveva bruciato la colazione, fatto una doccia gelida perché la caldaia per qualche altro inspiegabile motivo – no, di certo un malocchio – aveva smesso di funzionare, e indossato i vestiti meno sporchi a disposizione; uscito dall’appartamento aveva rotto la chiave nella serratura, si era fatto un secondo bagno a causa del solito cretino che sfreccia a 100 km/h accanto a una pozzanghera e si era dovuto accontentare anche di quella bevanda sporca e bruciata che a lavoro avevano l’ardire di chiamare caffè. Quando infine il suo amato fratellastro, il capo della polizia, lo aveva mandato a chiamare dopo essere arrivato sporco e in ritardo – due delle cose che Sesshomaru più odiava in assoluto – aveva compreso il suo errore.

Tutto il resto non sarebbe potuto andare peggio.

Ora si ritrovava a digrignare i denti e stringere i pugni mentre la sua mente tentava di elaborare l’ennesima brutta notizia che gli era stata recapitata. Non poteva credere di essere così sfortunato, Sesshomaru non poteva davvero averlo messo in coppia con lei.

Ripensandoci: Sesshomaru lo detestava al punto da giocargli uno scherzo simile.

“Starai scherzando spero!” sbraitò, assottigliando lo sguardo.

“Niente affatto,” arrivò la risposta atona e indifferente del fratello che non si degnò nemmeno di alzare il suo dalle scartoffie che aveva tra le mani. Di certo, poi, non si aspettava un minimo di riguardo – semmai la loro parentela a lavoro gli aveva solo recato danni. “E preferirei che ti affrettassi a comprendere le facili parole che ti ho rivolto poco fa perché qui il tempo scarseggia. La missione che ti ho affidato è importante; non farmene pentire.”

“Ora mi pigli anche per il culo allora! Come ti aspetti che io possa lavorare bene con quella… quella… quella!”

Sesshomaru arcuò un sopracciglio e alzò finalmente gli occhi su di lui, guardandolo impassibile.

“Lo sai benissimo quello che intendo,” continuò Inuyasha. “È un incapace e sarà solo in grado di rallentarmi; è gracilina e per nulla adatta a questo tipo di lavoro. Non capisco nemmeno perché si trovi in questa stazione, ma di certo da uno come te, sempre fiero della propria intelligenza, mi aspetterei di meglio. Al massimo potrebbe essere buona per restare chiusa in ufficio a fare fotocopie e comprare del caffè migliore di quello che si trova nella cucina!”

“Questo tuo atteggiamento immaturo non ti aiuterà per nulla, Inuyasha. Se entro due minuti non sei sparito da questo ufficio, chiamerò io stesso Higurashi per informarla del cambio partner.” Il mezzo demone sorrise, credendo – e qui il suo secondo errore – che per una volta il fratello avesse deciso di venirgli incontro, ma il ghigno che lesse sul suo viso lo fece immediatamente ricredere. “Se tu non ti senti all’altezza del caso, sarò costretto a chiamare Koga per sostituirti.”

“Bastardo,” rispose allora lui, fulminandolo con lo sguardo e uscendo di fretta da quell’ufficio maledetto, sbattendo anche la porta dietro di sé come un bambino in preda a un capriccio. Restare lì, tanto, non avrebbe cambiato nulla.

Non poteva davvero credere alla piega che le cose avevano preso e, arrivato alla sua scrivania, era certo della salita che lo aspettava. Lei era già lì, un cipiglio arrabbiato sul viso e un’espressione che non le donava, seduta sulla sua sedia – come se ne avesse il diritto – a guardarlo arrivare in cagnesco.

Bene! Era evidente che nemmeno lei apprezzasse quello scherzo del destino che aveva messo fuori uso entrambi i loro partner e li aveva fatti finire insieme. Ma che diceva, quale scherzo del destino, era sicuro che Sesshomaru si fosse divertito come un matto quando li aveva accoppiati. Eppure, se qualcuno doveva arrabbiarsi era lui, visto che era costretto a risolvere un caso di quella portata insieme all’equivalente di una bambina.

Si appoggiò alla scrivania e ricambiò il suo sguardo, aspettando che comprendesse il suo messaggio e si alzasse dalla sua sedia. Quando i secondi passarono e nulla accadde, disse: “Ebbene?”

“Ebbene?” ripeté lei, continuando a sorseggiare il caffè proveniente dal bar all’angolo e che era certamente migliore di quella ciofeca che lui ancora aveva tra le mani.

Notando in che modo le dita di lui si stringevano con forza attorno al bicchiere di carta, Kagome ghignò e prese un altro sorso con ancora più soddisfazione e teatralità; la bevanda di Inuyasha, in tutta risposta, scoppiò tra le sue mani, inondando entrambi e sporcando la camicetta bianca di lei.

“Sei impazzito!” urlò, alzandosi finalmente – e di scatto – dalla sedia e osservando il disastro che Inuyasha aveva combinato.

Toccò a lui, a quel punto, ghignare.

Kagome strinse gli occhi e gli lanciò un’occhiataccia. Non lo sopportava, non lo sopportava, aah non lo sopportava!

Quando Sesshomaru l’aveva informata quella mattina non aveva potuto credere alle sue orecchie: non solo il suo partner era stato messo fuori uso, ma era anche costretta, per il prossimo mese, a dover collaborare con il poliziotto più arrogante e montato di tutta la stazione! E il modo in cui si stava comportando, arrivato solo da due minuti, le confermava che quello sarebbe stato tutt’altro che un lavoretto semplice.

“Ehi,” rispose lui, alzando le mani ancora sporche in un gesto innocente, “non è mica colpa mia se ti trovavi qui al momento sbagliato. È la mia scrivania d’altronde; non sono tenuto a rispondere a nessuno di come bevo il mio caffè.” Poi ammiccò; ebbe addirittura il coraggio di ammiccare!

Kagome lo guardò un’ultima volta in cagnesco e poi scappò, prima di compiere un omicidio ed essere costretta a indossare le manette che di solito era lei stessa a riservare per i criminali che arrestava. Mentre lasciava la stanza, la voce beffarda di lui la inseguì: “E vedi di fare in fretta, ragazzina, tra cinque minuti si parte… con o senza te.”


 


 

Dopo due settimane di lavoro insieme – e dopo essere riusciti con successo a risolvere i casi che erano stati loro assegnati – entrambi ancora facevano fatica ad ammettere che, dopo tutto, quella partnership non era poi così male.

Ok, meglio essere realisti: non sarebbe successo mai.

E quel che ancora ignoravano era la consapevolezza di essersi fatti, forse, ingannare dalle apparenze e di essere stati troppo veloci a giudicare.

Kagome non era incapace né una poliziotta troppo gracile e debole che aveva paura di sporcarsi le mani.

Inuyasha non era un maschilista che credeva che il loro fosse un lavoro adatto esclusivamente agli uomini né poi così tanto saccente.

Entrambi, però, erano dannatamente testardi e orgogliosi, il che significava che non avrebbero mai ammesso le loro colpe e, per questo, avrebbero reso il loro lavoro più difficile di quel che era già.

“Vuoi premere quel maledetto piede sull’acceleratore?” stava sbraitando Inuyasha dal lato del passeggero mentre continuava a seguire con gli occhi il fuggitivo. Continuando di quel passo lo avrebbero perso e tutto perché quella ragazzina andava troppo lenta. “E santo cielo prendi quella scorciatoia, prendi quella scorciatoia!”

Kagome strinse le mani sul volante mentre accelerava, cercando di non farsi distrarre dalle urla e prendendo la strada opposta a quella suggeritole dal partner, sbucando poco dopo nella parallela a quella sulla quale sfrecciava il rapinatore. Non si degnò nemmeno di rispondere a Inuyasha perché i secondi in quel momento erano d’oro e non poteva permettersi di sprecarli, e continuò a guidare mentre il cuore le palpitava in gola e la fronte le si imperlava di sudore. Riuscì a mutare quelle grida inutili fino a che, con successo, non si ritrovò sulla strada principale; infine sterzò poco delicatamente e inchiodò di botto dopo aver svoltato nell’ennesima stradina, sballottando il compagno che non era preparato. Ma aveva chiuso le vie di fuga al rapinatore – e avuto la meglio su Inuyasha – quindi tutto il resto non importava.

Uscirono dalla macchina con le pistole puntate sull’uomo che ora era fermo e pallido nel suo veicolo; non dava segno di volersi muovere o di essere in grado di fare alcunché, ma facendo quel lavoro entrambi sapevano che era fondamentale non abbassare mai la guardia.

Non spostando lo sguardo dal loro obiettivo, Kagome si degnò finalmente di rispondere. “E per la cronaca, se avessimo preso la scorciatoia che tu avevi suggerito, non l’avremmo mai preso.”

“O forse a quest’ora lo avremmo già arrestato, invece di stare ancora qui a procedere con cautela e-”

Il distintivo suono di un colpo di pistola che veniva sparato – troppo vicino – lo interruppe e lo assordì. Un secondo lo seguì subito dopo.

Continuò a sentirne l’eco nelle orecchie per qualche istante di troppo, assordandolo, ma il dolore che si era aspettato non arrivò mai. Scosse la testa e si guardò attorno appena in tempo per notare che il criminale ancora in macchina – la maglietta visibilmente più sudata e le mani tremanti – stava tentando di raggiungere la pistola nel sedile accanto approfittando della distrazione.

Non era stato lui a tirare quei colpi né sarebbe stato in grado di spararne un terzo; gli era stato fin da subito chiaro che avevano tra le mani un dilettante incapace persino di azionare l’arma comprata illegalmente. Tuttavia, nel caso in cui il suo istinto si sbagliasse, lo colpì preciso alla spalla destra per metterlo fuori gioco non appena allungò il braccio fuori dal veicolo. Fu solo allora che registrò le bestemmie in sottofondo.

“Cristo santo che male!”

Scattò in quella direzione e finalmente vide Kagome a terra, la gamba sinistra piegata e l’altra troppo dritta e sanguinante; la mano destra era ancora alzata e puntata su un secondo uomo – anche egli a terra e fuori gioco –, probabilmente colui che aveva aperto per primo il fuoco, un uomo di cui lui non si era accorto fino a quell’istante.

Un errore che avrebbe potuto costargli tanto.

“Cazzo fai così impalato!” sbraitò ancora lei, stupendolo e risvegliando dallo stupore. “E poi sarei io quella incapace? Credi che non lo sappia quel che pensi di me? Muovi quel culo e aiutami. Se non mi fossi accorta di quell’altro bastardo saresti già morto e come ringraziamento mi aspetterei come minimo che chiamassi i soccorsi! Guarda che prendersi una pallottola fa male!”

“E chi avrebbe detto che una signorina come te facesse uso di questo linguaggio,” la stuzzicò – sorprendendo anche se stesso – nonostante la situazione e mettendosi subito all’opera. Per entrare in polizia aveva dovuto imparare anche manovre di primo soccorso e, soprattutto, a gestire casi del genere. Il sangue non era un problema per lui né gli aveva mai dato fastidio quindi, dopo aver chiamato i rinforzi, si mise all’opera per evitare che la situazione degenerasse prima dell’arrivo dei paramedici.

E mentre l’aiutava e le sue orecchie continuavano a captare il minimo suono per restare all’erta, rifletté su quello che doveva essere successo.

Kagome si era fatta colpire al posto suo; lei, un’umana che lui aveva sempre trattato ingiustamente, si era spinta fino a rischiare per lui. Per quale motivo lo aveva fatto? Il suo corpo era più resistente del suo.

“La vuoi anche tu una pallottola, deficiente? Credi che sia divertente? Non lo vedi che ho ancora la pistola in mano? Ringraziami che ti stia sparando addosso solo le bestemmie perché sono il mio modo per non far partire un altro colpo!”

Inuyasha deglutì, rendendosi conto che non era il clima ideale per scherzare e la guardò con un sorriso contrito.

Si era sempre vantato di essere un ottimo poliziotto, dei suoi riflessi pronti e del modo in cui riusciva a chiudere i casi con il minor spargimento di sangue possibile. Eppure, non poteva negare che quel giorno aveva fallito miseramente. Non riusciva ancora ad avere ben chiaro il quadro della situazione né come tutto fosse degenerato così in fretta; ciò che gli era chiaro, però, era che non era stato abbastanza veloce da rendersi conto del pericolo e che quell’errore avrebbe potuto costargli caro. Soprattutto, proprio la persona che da anni aveva sempre sminuito e considerato uno spreco di spazio e risorse gli aveva parato le spalle – proprio come ogni partner avrebbe fatto.

Forse, ammettere per una volta i propri errori non sarebbe stata una tragedia poi così grave – non se paragonata a quella che avevano appena sventato.

“Perché l’hai presa al posto mio?” chiese con tono più dolce, senza abbaiare per una volta.

Lei lo guardò come se gli fosse appena spuntata una seconda testa. “E me lo chiedi? Mi sono accorta appena in tempo che ce n’era un secondo che ci aveva seguito – e per la cronaca, se non mi avessi urlato nelle orecchie per tutto il tempo, magari ci saremmo anche accorti che ne avevamo un altro alle costole – e quando ho visto la sua traiettoria non ho avuto altre alternative. Ti avrebbe preso in pieno e io sono stata a malapena sfiorata. Per quanto faccia male ora, di certo non mi pento della mai scelta.”

Inuyasha si morse la lingua per sottolineare che non era stata a malapena sfiorata e anche se fosse stato preso in pieno, avrebbe sofferto meno di lei. Non sarebbe servito a nient’altro che mandare avanti quel battibecco non necessario, però, quindi si limitò ad annuire.

Tuttavia, prima che potesse andare contro ogni sua abitudine e ringraziarla, lei continuò: “Spero che tutto questo ti serva da lezione. Lo so che non mi sopporti e conosco l’opinione hai di me, ma i tuoi pregiudizi hanno abbassato le tue difese.” Lo guardò fisso negli occhi. “Le nostre difese,” aggiunse, infine, sottovoce, perché lei non era stata migliore di lui.

Se non avessero passato così tempo a litigare e a preoccuparsi dell’altro, non avrebbero dimenticato regole e meccanismi che erano così abituati ad applicare da essere naturali. Avrebbero potuto chiudere quella giornata molto prima – e senza feriti –, ma almeno non ci era scappato il morto.

Inuyasha annuì una seconda volta, ammettendo anch’egli le proprie colpe. “Sono certo che Sesshomaru non ci risparmierà una tirata di orecchie, però… ecco.. quello che volevo dirti è... grazie,” concluse abbassando considerevolmente la voce arrivato all’ultima parola.

Lei alzò un sopracciglio, per un attimo senza parole. “Credi davvero che avrei potuto fare altro? Finora non ci sarà stato buon sangue tra di noi, ma di certo non avrei fatto morire un collega. Sapevo non ti fidassi di me, ma arrivare a pensare certe cose!”

“Ehi, ehi, non ti sto mica accusando. Non è che sia chissà quale esperto nelle scuse, devi accontentarti di queste. E poi, chi ha parlato di morire? Figurati se un colpo del genere potrebbe farmi!” Poi scoppiò a ridere, dopo aver finito di maneggiare con la ferita e contento di averla almeno distratta da ciò che stava facendo.

“Pff, da non crederci,” mormorò Kagome, combattendo a sua volta un sorriso e voltando leggermente il viso per non farsi vedere. Non durò a lungo, però, perché presto anche lei scoppiò a ridere e fu come se per un attimo entrambi avessero dimenticato non solo i loro comportamenti precedenti, ma anche i due criminali a terra o il rumore delle sirene che andava pian piano avvicinandosi.

Risero così tanto e in maniera incontrollabile che quando i paramedici e i rinforzi li ebbero raggiunti, credettero che ci fosse qualcosa di più grave di un colpo di pistola da sistemare.

Forse lo shock – o la partnership forzata – aveva dato loro alla testa, dopo tutto, pensò Sesshomaru arcuando un sopracciglio mentre li osservava.

Quando ebbero finito e il suono delle risate si era ormai spento, si accorsero finalmente di avere compagnia e l’imbarazzo scese su di loro di conseguenza. Cercarono di dissiparlo alla vecchia maniera: battibeccando.

Tuttavia, era evidente che la loro non era altro che una messinscena e i due sapevano che da quel giorno in poi tutto sarebbe cambiato. E non immaginavo nemmeno che un giorno avrebbero addirittura ringraziato chi li aveva accoppiati (qualche Dio sicuramente, perché in fondo Inuyasha sarebbe mai stato riconoscente a Sesshomaru per una minima cosa).


 




NdA

Sì, in questa storia Inuyasha e Kagome sono dei poliziotti, ma vorrei sottolineare - anche se in realtà credo sia abbastanza palese - che non mi sono presa molto seriamente quando l'ho scritta e mi sono ispirata ai tanti film polizieschi (per lo più americani e pieni di cliché) prodotti negli ultimi decenni. Quindi no, il realismo l'ho lasciato più o meno dove l'hanno lasciato quei tanti registi. 

Detto ciò, non credo questo sia la mia storia più riuscita, nonostante abbia come tema l'Enemies to Lovers che è uno dei miei preferiti, ma spero almeno di avervi strappato un sorriso vedendo i soliti Inuyasha e Kagome calati solo in un setting più particolare. Io poi quei due come colleghi poliziotti ce li vedo davvero, e chissà che qualcuno non sia stato in grado di scrivere una storia migliore a tema - nel caso voi l'abbiate letta, voglio il titolo 😝. 

Spero che il vostro Agosto sia stato migliore del mio (lol) e vi prometto che tornerò quanto prima per pubblicare il prossimo capitolo della long. 

Un bacio a tutti ❤. 


 

   
 
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