Libri > Good Omens
Ricorda la storia  |       
Autore: EcateC    02/09/2023    4 recensioni
Questa storia vuole essere un tentativo di proseguimento della seconda stagione, a partire da come abbiamo lasciato i nostri Ineffable Husbands, tristi e separati in due mondi differenti.
Il titolo di questa storia parla da sé: aspettatevi un finale felice.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
Getting fix it
 


Aziraphale guardava fuori dalle enormi vetrate con le mani dietro la schiena.
Sulla Terra, tutto procedeva secondo gli schemi ineffabili dell’Onnipotente: non c’era demone che osasse metterli a repentaglio. Tutto scorreva liscio e in Paradiso regnava la quite.
E infatti, da quando Aziraphale era diventato Arcangelo Supremo, le cose nel suo dipartimento avevano iniziato a procedere con più ordine. Gli angeli minori venivano trattati con gentilezza, i problemi di provenienza umana venivano risolti più in fretta e i compiti ripartiti con maggiore organizzazione. Aziraphale era sempre stato dedito all’ordine e alla disciplina e lo stava mostrando anche in quelle circostanze.
Però, gli altri arcangeli non sembravano felici di lui.
Uriel era freddo come il ghiaccio e Michael gli rivolgeva la parola solo perché era costretto. Nessun altro angelo lo degnava di uno sguardo o di un sorriso e Aziraphale si figurava anche il perché: erano invidiosi e avevano preso la sua nomina come un’ingiustizia. Nessuno si capacitava del motivo secondo cui il Metatron avesse scelto proprio lui e francamente anche Aziraphale se lo domandava, ogni tanto. Ma non voleva lasciare che le sue insicurezze prendessero il sopravvento. La sua condotta sulla Terra non era stata impeccabile, ma almeno era stata giusta. Se aveva disobbedito, lo aveva fatto solo per pura benevolenza nei confronti degli umani e di…
Aziraphale scacciò in fretta quel pensiero. Quando pensava a lui, e capitava terribilmente spesso, la solitudine gli sembrava ancor più schiacciante e insopportabile. Eppure tutto procedeva bene. Tutto andava come doveva andare, tutto era in ordine.
Aziraphale era certo di avere fatto la scelta giusta. Proteggere gli umani e fare del bene al creato era sempre stato il suo compito, la sua missione, ciò per cui era nato. 
E allora perché era così doloroso, stare lì? Perché il bene che faceva non appianava in alcun modo la nostalgia che provava pensando alla Terra? Perché questo senso di vuoto e incompletezza non passava? Perché pensare Crowley gli provocava un dolore così sordo all’altezza del petto?
Non c’era un istante in cui non ripensava a ciò che era successo. Riviveva ogni istante e si arrovellava per capire perché Crowley non fosse lì con lui, in quel momento.
Lui era stato il suo… Sì, il suo migliore amico. Aziraphale non poteva più negare di essersi profondamente affezionato a lui. Era un demone, ma era anche Crowley. Quel Crowley che amava tanto salvargli la vita, che gli scriveva dei messaggi sul cellulare in piena notte, che attentava alla sua forma fisica con squisite leccornie. Sì, insomma, era Crowley.
Ogni tanto, Aziraphale aveva il dubbio di avere sbagliato tutto. Forse non avrebbe dovuto dargli confidenza fin dal principio, forse avrebbe dovuto stargli lontano e mettere le cose in chiaro: “Io sono un angelo e tu un demone, non possiamo essere amici”. 
O, forse, avrebbe dovuto restare con lui. Forse dovevano stare insieme. Forse quel…Aziraphale rabbrividì forte. Forse quel bacio voleva sancire un nuovo inizio. Un’amicizia più stretta, un altro genere di alleanza, che comprendeva lo scambiarsi effusioni con una certa frequenza. Oh, Aziraphale non riusciva nemmeno a immaginare una cosa del genere, però farlo lo faceva sorridere. Erano rari i momenti in cui si perdeva a fantasticare, e in ogni momento c’era lui.
L’unica consolazione che si concedeva, era la consapevolezza di sapere che lui era sulla Terra e stava bene. Viveva, andava avanti. A tal fine, Aziraphale comunicava di nascosto con Muriel, la nuova inviata del Paradiso, e non lesinava quanto a richieste: le chiedeva come stava Crowley, cosa aveva fatto, se le era parso triste o felice, e lei lo informava molto gentilmente di tutto, più o meno. Una delle prime volte, però, gli aveva detto una cosa che gli aveva metaforicamente strappato il cuore dal petto.
“Mi ha telefonato giusto stamattina. Mi ha detto che non devo assolutamente vendere nessuno dei tuoi libri perché farlo equivarrebbe a uccidere atrocemente gli umani. È vero?”
Aziraphale non era riuscito a risponderle, si era dovuto mettere a sedere. In quel momento il dolore e il peso della sua assenza erano stati così insopportabili che non era riuscito a trattenere due lacrime. Per un attimo, gli balenò l’idea di tornare sulla terra e correre da lui. Solo per ringraziarlo e ricordargli che non passava istante senza che lui lo pensasse. 
Ma poi rinsavì, rimembrò il suo compito e restò lì. 
La cosa positiva, era che niente più lo feriva. Il gelo e l’ostilità degli altri angeli non lo tangevano.
Si era come rassegnato a una completa infelicità e non faceva nulla per migliore le cose: non ne aveva la spinta o la motivazione. Anzi, vivere in un ambiente ostile si confaceva meglio al suo umore e a ciò che gli era successo.
Ironia della sorte, fu di nuovo il Metatron a cambiare le cose, il giorno in cui convocò Aziraphale dinnanzi a sé.
 
“Ti ho chiamato perché abbiamo ancora un grosso problema da risolvere, Aziraphale” lo informò il Metatron con tono grave.
Aziraphale lo guardò con aria preoccupata. “E quale sarebbe?”
“Quale sarebbe?” ridacchiò Metatron, indisponente “C’è un demone privo di controllo che si aggira indisturbato sulla terra, minacciando costantemente gli esseri umani, e tu mi chiedi quale sarebbe?”
Aziraphale si sentì gelare sotto i vestiti, ma si sforzò di sorridere. “Se ti riferisci a Cro… Al demone Crowley, posso assicurarti che non ha mai minacciato nessuno, è assolutamente innocuo. Posso dare la mia parola.”
“Purtroppo l’Onnipotente non la pensa così” disse il Metatron con un sorriso mellifluo, e Aziraphale sgranò gli occhi “C’è un motivo per cui ti avevo offerto di portarlo con te, Aziraphale. Non potevamo certo tollerare che un demone vivesse da solo in mezzo agli esseri umani. Quale pastore lascia un lupo dentro l’ovile? E dato che noi siamo sempre stati inclini al perdono e alla misericordia, eravamo disposti ad accettarlo qui e a restituirgli la sua luce angelica, ma lui ci ha detto di no. Ha rifiutato il santissimo perdono divino, peccando di una presunzione che avevo visto solo un’altra volta prima, da parte di un altro angelo. Pertanto, comprenderai che dobbiamo distruggerlo, prima che si crei un altro inferno.”
Aziraphale provò una paura accecante, ma invece di farsi prendere dal panico sfruttò la disperazione e l’adrenalina per reagire.
“Certo, io… io comprendo le vostre ragioni. Ma Crowley è sempre stato un mio problema fin dall’alba dei tempi, sono io che devo occuparmi di lui. D-dunque, io sono disposto a rinunciare alla mia carica di Arcangelo Supremo e a ritornare sulla terra per controllarlo” forzò un sorriso “Mi accerterò personalmente che non commetta alcun tipo di danno a cose o persone, come ho sempre fatto. E ovviamente mi prenderò ogni colpa nel caso in cui lui faccia qualcosa di sbagliato.”
Il Metatron fece un altro sorriso poco genuino. “Il tuo spirito di sacrificio mi commuove, Aziraphale, ma siamo tutti concordi nel ritenere che hai passato fin troppo tempo in compagnia di quel demone. Non vorremmo mai che quell’essere immondo abbia in qualche modo attentato alla tua obiettività.”
Aziraphale incassò il colpo ma non si fece scalfire. “Non ha attentato alla mia obiettività, e anzi posso dire che sopportarlo è stato molto difficile, nel corso del tempo. Tuttavia, il suo rifiuto non è da intendersi come una mancanza di rispetto, lui in quel momento era mosso da forti emozioni, e…”
“Forti emozioni?” lo interruppe bruscamente il Metatron, guardandolo come se avesse appena detto la più enorme delle corbellerie “Sai quali sono le uniche emozioni che possono provare quelle bestie maligne? Crudeltà, invidia e lussuria! Nient’altro. Non cadere nella trappola di Eva, Aziraphale, non farti tentare dal male e dalle sue viscide promesse, per quanto attraenti possano sembrare.”
Aziraphale forzò a malapena un sorriso.
“Certo, ma io non sono Eva, sono un angelo” rispose orgogliosamente “E credo di sapere meglio di chiunque altro come mettere un freno al demone Crowley, visto che sono seimila anni che lo faccio senza aver mai avuto bisogno di ricorrere alla violenza. E mi devi credere se dico che in quel momento lui non ragionava propriamente. È un demone dopotutto, no?” aggiunse per compiacerlo “Non si può certo pretendere che abbiano il nostro buon senso. Quindi, se potessi rifargli quella proposta e farlo ragionare, magari lui riuscirebbe a capire a cosa sta rinunciando e finalmente potrebbe dirci di sì.”
“No, non è possibile” lo interruppe in fretta il Metatron “La decisione è già stata presa di comune accordo con l’inferno, e prima si porterà a compimento, meglio sarà per il genere umano.”
“Ma…”
“Nessun ma, Aziraphale.”
Aziraphale senza rendersene conto lo fulminò con lo sguardo. “Posso almeno parlare con Lei, per favore?”
 “Assolutamente no” rispose il Metatron, e per lui il discorso era chiuso.

 
***
 
Intanto, sul pianeta terra, più precisamente a Londra, due demoni coi capelli rossi erano seduti sul divano a guardare la televisione. Il primo aveva un’aria prostrata, mentre la seconda osservava con rigore prussiano la serie tv.
“Perché quel tizio sta sorridendo?” domandò Shax a Crowley, concentrata.
“Perché è felice di vedere la protagonista” le rispose quest’ultimo con voce vuota.
Ew. E perché adesso la sta baciando?” riprese Shax, con una smorfia disgustata.
Crowley sospirò. “Perché la ama.”
“Ma è orribile!” decretò subito Shax.
“Lo so” farfugliò Crowley “Vuoi una cioccolata calda?”
La nuova invitata sulla terra lo guardò, perplessa “Una cosa?”
Crowley gesticolò pigramente “Niente, lascia stare.”
Guardarono immersi nel buio un altro episodio, e poi un altro ancora, fino a che l’orologio infernale di Shax non prese a suonare come un cellulare.
“Cosa diavolo vuoi Muriel?” rispose bruscamente quest'ultima. Crowley si voltò a guardarla, perplesso.
Muriel?” le chiese sottovoce.
Sì. La nuova inviata sulla terra dal paradiso.” gli rispose Shax tra i denti.
Collaborate?
Ma Shax non gli rispose, immersa com’era ad ascoltare l’angelo.
“Hm. Sì. Okay. E tu mandali al diavolo. Come? Sì, è qui con me” lanciò uno sguardo verso Crowley, che corrugò le sopracciglia “Sì. Va bene. Come ti pare” poi si voltò verso di lui, avvicinandogli il polso "Vuole parlare con te.”
Con me?” sussurrò Crowley, arricciando il naso dallo stupore. Si portò comunque il polso di Shax all’orecchio e disse un titubante “Pronto?”, certo che quella di parlare con un angelo tramite l'orologio di un demone rientrasse nella top ten delle cose più strambe che avesse mai fatto.
“Buonasera signor demone Crowley” esclamò la voce acuta e gentile di Muriel “Perdoni il disturbo, ma dovrei recapitarle un messaggio da parte dell’Arcangelo Superiore.”
Crowley si irrigidì all’istante. “Non voglio ascoltarlo” ringhiò subito.
“Ma è di vitale importanza” osservò Muriel.
“Se la può ficcare in quel posto la sua vitale importanza, non me ne importa!” 
Shax lo guardò, esterrefatta. “Quale posto?
Ma Muriel non si lasciò scalfire, il suo tono rimase affabile “Aziraphale sapeva che avresti risposto così, perciò mi ha detto dirti di aspettarlo domani alle ore dieci nel posto tu-sai-dove.”
Crowley si tirò il ciuffo fiammante un paio di istanti. Fece un respiro profondissimo e i suoi occhi da rettile si fecero lucidi. Li fece scattare in ogni angolo della stanza, come per cercare una via di fuga da quella telefonata. 
“Signor demone Crowley?” lo incalzò Muriel “È ancora qui?”
La verità, era che aveva una voglia disperata di vederlo. E si odiava per questo.
“Sì, sono ancora qui” ansimò, incapace di agire diversamente “Dieci di mattina o di sera?”
Muriel rimase in silenzio qualche secondo. “Un attimo, per favore.”
Crowley si stropicciò gli occhi, trattenendo il polso di Shax vicino all’orecchio.
“Pronto?” disse poi Muriel dopo un po’.
“Sì” rispose Crowley, a corto di fiato.
“Ha detto: come preferisci.” gli recapitò Muriel. Crowley alzò le spalle, a disagio.
“Per me è uguale” rispose. Dunque, sentì in lontananza la voce Muriel dire: “Ha detto che per lui è uguale”.
“Oh per Satana!” esclamò Crolwey “Facciamo alla sera! Dieci di sera.”
 La voce di Muriel tornò vicina. “Benissimo, grazie. Arrivederci, allora.”
“Ciao, ragazzina.”
E quella strana chiamata terminò.
Shax per tutto il tempo l’aveva guardato con la stessa espressione, a metà tra il curioso e il nauseabondo.
“Hai un aspetto davvero orripilante. E non lo dico in senso buono.”
Il demone, affranto, si girò verso di lei. “Sai qual è la peggiore tortura da infliggere a un dannato?”
“Quale?” gli domandò Shax, curiosa.
“L’amore” replicò con un ringhio. E detto questo si alzò e andò verso la stanza che un tempo aveva ospitato le sue piante.

 
***

 
Seduto sulla loro panchina al Saint James’s park, Aziraphale non cessava di guardarsi intorno. Era calata la notte e faceva un discreto freddo, il parco infatti era semi deserto e le anatre del fiume si erano coricate nelle loro tane, e come loro tutta la fauna diurna.
Aziraphale sospirò. Erano le dieci e otto minuti, Crowley era in ritardo.
Improvvisamente, l’angelo temette che non si sarebbe mai presentato. In quel caso, avrebbe dovuto scovarlo, costi quel che costi. E normalmente non gli risultava difficile trovare Crowley, era come se i loro cervelli fossero stati da sempre sintonizzati sulla stessa frequenza, gli bastava poco per individuare dove fosse. 
Ma ora, con molta probabilità, ciò non doveva funzionare più. E come poteva trovare un demone nascosto sulla terra? Crowley poteva essere ovunque. In una grotta siberiana. Dentro la stiva di un transatlantico. All’interno di un cratere lunare. Nella suite di un Hotel a Las Vegas. Inabissato nella Fossa delle Marianne o infreddolito sulla punta del monte Everest…
Aziraphale stava iniziando a perdersi in un lussureggiante dedalo di ansie. Proprio quando stava meditando di iniziare a cercarlo, i suoi occhi inquieti scorsero finalmente un’ombra nera e famigliare avanzare nel buio. 
Istintivamente, l’angelo si alzò in piedi. Fece per avvicinarsi, ma poi si arrestò, impacciato. Gli sorrise, poi cambiò idea perché si sentì un idiota. Tese e distese le spalle. L’espressione di Crowley era accigliata e severa. Aziraphale sospirò, a disagio.
“Ciao” disse, e la sua voce gli parve ridicola “Grazie per essere venuto. Io… io non mi aspettavo una serata così limpida.”
Cercò di sorridergli ma Crowley mantenne la stessa identica espressione. Senza rendersene conto, Aziraphale cominciò ad arrossire.
“Ascolta, loro non sanno che sono qui, ho davvero poco tempo” iniziò, esagitato “Devi scappare, Crowley, devi nasconderti da qualche parte. Hanno preso il tuo rifiuto di tornare in Paradiso come un terribile sacrilegio e ora sono… Sono infuriati, Crowley, infuriatissimi. Io posso temporeggiare, posso chiedere a Muriel di aiutarti, ma non ciò non basterà per sempre. Ti vogliono fare del male” e qui la sua voce aumentò di due ottave "Ma c’è ancora una speranza, c’è un modo per salvarti e tu sai qual è.” 
Nell’atto di sbrodolare quell’ultima frase, Aziraphale tirò il fiato e cercò di guardarlo in modo eloquente, ma tutto ciò che fece il demone fu alzare gli occhi al cielo e girare i tacchi per andarsene. 
Aziraphale si sentì mancare la terra sotto i piedi. 
“Crowley?” strillò, incredulo “Crowley! Hai capito cos’ho detto? Vogliono…” perfino dirlo gli risultava difficile “Vogliono cancellarti dal libro della vita!”
“Me ne frego” fu la sua unica risposta mentre andava via.
L’angelo si sentì scoppiare. Qualcosa in lui stava per esplodere, lo sentiva.
“Crowley” lo chiamò con voce salda, inseguendolo goffamente “Non so se hai compreso che c’è in ballo la tua vita, no anzi, la tua intera esistenza.”
“Arrivederci, Aziraphale.”
Cazzo!” sbottò l’angelo, e almeno un lampione alla sua destra si fulminò “Ma perché devi essere così… così stupido!” 
Crowley continuò a camminare, imperterrito. Aziraphale a quel punto raschiò il vero fondo della disperazione. Si sentì così condannato e così privo di ogni speranza, che si sbilanciò nei suoi sentimenti, per la prima volta in seimila anni.
“Razza di serpente idiota e senza cervello! Stupido, stupido demone! Non capisci che preferirei bruciare nelle fiamme dell’inferno piuttosto che vedere il tuo nome cancellato da quel libro?” strillò, disperato “Fermati, Crowley, ti prego!”
Crowley finalmente rallentò la sua camminata fino a fermarsi. Aziraphale sospirò, si sentiva sgradevolmente in affanno e agitato, con quel ormai famigliare senso di soffocamento che gli opprimeva il petto. 
“Ti prego, Crowley, ti imploro, metti da parte l’orgoglio e vieni con me in Paradiso. Sei ancora in tempo per chiedere perdono e io posso intercedere per te. Per favore.”
Crowley a quel punto si voltò e Aziraphale lesse tutta desolazione del suo volto depresso. 
“Proprio non capisci, angelo, eh?” gli chiese Crowley con voce stanca “Uccidermi era ciò che volevano fin dal principio.”
Aziraphale strinse le sopracciglia e lo guardò senza capire.
“Ucciderti? Ma no, caro, al contrario” gli rispose “Erano tutti pronti a perdonarti.”
“Tsè, perdonarmi. Sapevano benissimo che avrei rifiutato” esclamò Crowley, il suo tono era avvelenato “E quale pretesto migliore di questo, per togliermi di mezzo?”
Aziraphale premette forte le labbra l’una sull’altra. Ora che ci pensava, non era mai accaduto che un demone venisse perdonato… Tuttavia, Crowley aveva sempre avuto un talento nel rigirare le accuse a suo favore.
“Non trattarmi come se io fossi un idiota” lo redarguì, offeso “E poi spiegami perché avrebbero voluto ucciderti, hai combinato qualcosa che non so?” gli chiese, facendo un passo verso di lui. 
“No. Che tu ci creda o no, angelo, io non ho fatto assolutamente niente” ringhiò, indignato “Il mio problema eri tu. Eravamo noi. Ci hanno voluto separare e quale miglior modo di questo? Ah, sono stati geniali. Hanno trovato la perfetta scusa per ammazzarmi senza compromettersi in alcun modo. E dopotutto, non è quello che fa il tuo Dipartimento da sempre? Perché essere sorpresi.”
Aziraphale era incredulo. “Ma se ti avevano proposto di venire insieme a me!”
“Era una proposta falsa! E che razza di proposta è quella che pretende di perdonare un demone, che è imperdonabile per definizione?”
“Ma tu ti sei meritato il perdono” replicò Aziraphale con convinzione, l’altro fece una smorfia esasperata “Tu sei diverso dagli altri demoni, Crowley. Tu sei buono, gentile e-e dolce, e loro lo hanno capito.”
“Hanno capito che abbiamo preso in giro l’inferno e il paradiso per seimila fottutissimi anni!” sbottò Crowley, furioso “Dannazione, Aziraphale, datti una svegliata! Quelli là hanno solo visto ciò che possiamo fare insieme e hanno preso delle contromisure. Solo che a differenza tua, sapevano perfettamente che io avrei rifiutato, perché a quanto pare quella manica di psicopatici mi conosce meglio del mio fottuto migliore amico!” 
A quel punto Aziraphale ammutolì. Non sapeva cosa dire o cosa pensare, era come se avesse appena ricevuto uno schiaffo in pieno viso da una mano gelida e spietata. Possibile che fosse vero? Possibile che Crowley avesse ragione? Si sentì improvvisamente un idiota, un idiota ingenuo e svampito che il Metatron aveva manovrato a regola d’arte. Ma no, non poteva credere a una cosa del genere. il Paradiso e il Metatron erano i buoni, erano dalla parte della luce, se c’era una certezza che aveva, era quella.
Crowley intanto gli aveva afferrato il soprabito e Aziraphale gli rivolse subito tutte le sue attenzioni, memore di cos’era accaduto l’ultima volta che l’aveva fatto.
“Vorrei solo che tu aprissi gli occhi” continuò Crowley, disperato “Che capissi finalmente da chi siamo circondati.”
“Ma io l’ho capito” gemette Aziraphale, timidamente “Io ho disobbedito tante volte al Paradiso perché non condividevo le loro decisioni, ed è per questo che avevo pensato che noi due, insieme, potevamo realmente migliorare le cose. Ma un conto è prendere delle decisioni non condivisibili, un altro è organizzare tutto questo per ingannare me e ucciderti. Io non ci voglio credere, Crowley, mi dispiace.”
“E allora vattene via” gli disse tristemente Crowley, spingendolo bruscamente “E lasciami in pace.”
Crowley si allontanò rapidamente e Aziraphale si sentì insicuro di tutto e sopraffatto. Non aveva mai affrontato una crisi del genere, dove tutte le sue certezze sembravano crollare come un castello di carta. Gli sembrava di aver sbagliato tutto e non aver capito niente. E così, l’angoscia per la vita di Crowley, il timore che il Metatron l’avesse ingannato e questa improvvisa sfiducia nei confronti del Paradiso lo portarono a un crollo emotivo. 
Sopra di lui, quasi in sintonia con il suo umore, il rombo di un tuono preannunciò l’arrivo di un temporale. Aziraphale chinò il capo e la prima goccia di pioggia si schiantò sul suo soprabito. La cosa peggiore era che l’unica persona che avrebbe potuto consolarlo era vicina ma non era accessibile. Non più, dopo seimila anni, non lo era più. Aziraphale sembrò realizzarlo in quel momento e finì in ginocchio per terra, non seppe nemmeno come.
“Crowley” lo supplicò col capo chino, angosciato “Io ti giuro che ero spinto dalle migliori intenzioni. Volevo solo fare la cosa giusta, per te e per l’umanità.”
Sopra di lui, un'enorme e lucente ala nera gli coprì la testa e lo protesse dalla pioggia.
“Lo so” lo rassicurò Crowley “È per questo che non riesco a odiarti.” 
Aziraphale alzò la testa, Crowley era ritto davanti a lui, più triste che mai.
“Dai, angelo, va tutto bene" gli tese una mano "Ti perdono se mi uccideranno, ‘kay? Non frignare.”
“No” disse subito Aziraphale, alzandosi con slancio “No, non dire così. Nessuno ti farà del male, non pensarlo neanche, risolveremo questa faccenda.”
Crowley alzò le spalle. “Non preoccuparti. Sparire non mi spaventa poi tanto.”
“Ma spaventa me” esclamò invece Aziraphale, facendo un significativo passo verso di lui. “Io avrei voluto scappare via con te.”
Il demone fece un sorriso nervoso. “Come no.”
“Però sono un angelo, e ho una missione da compiere” gli rispose con tono disperato “Non sono come Gabriel, io non riesco a mollare tutto e fregarmene, e poi…”
“E poi, cosa?” lo incalzò Crowley.
Aziraphale si sfregò con impazienza gli occhi e prese un sospiro. Quella che stava per affrontare era forse la sfida più difficile della sua vita.
“E poi ho paura” gli rivelò, risucchiando aria “Ho paura di sbagliare, ho paura di infrangere le regole, ho paura di quello che potrei fare o diventare se perdessi il controllo e ho paura di fare la cosa sbagliata, stando con te. Tu sei meraviglioso, ma sei un demone, Crowley, e chi mi dice che tu… Che io non stia di nuovo passando per l’idiota della situazione?”
“Ma tu non sei mai un idiota” gli rispose Crowley,  più dolcemente “Sei puro di cuore, ma questo non ti rende un idiota, anzi, sei intelligentissimo.”
“Non è vero.”
“Sì, invece” insistette “Ascolta, anche io all’inizio avevo paura, non sapevo come comportarmi con te. Insomma eri, sei, la cosa più angelica che avessi mai incontrato. Ma poi ti ho conosciuto e ho capito che non c’era motivo di essere nervosi, perché tu eri davvero gentile e amichevole come sembravi, perfino con me che sono un demone. Ciò che intendo dire, angelo, è che sono secoli che cerco di convincerti che anche tu puoi fidarti di me, perché io…”
Aziraphale lo guardò stupito. “Tu?”
Crowley esitò e non trovò il coraggio di terminare quella frase lasciata in sospeso come avrebbe voluto, ma disse comunque un’altra verità.
“Io sono sempre felice insieme a te” disse invece, con uno sforzo “E vorrei più di qualunque altra cosa che tu restassi qui.”
“Oh, caro. Come faccio a restare qui?” gli chiese quindi Aziraphale “Sono l’Arcangelo Supremo, adesso. Ormai si saranno accorti della mia assenza.”
“Per favore” insistette Crowley “Se questa deve essere la mia ultima notte, vorrei passarla insieme a te.” poi esitò “E non intendo… Non intendo cose strane. Intendo solo stare qui."
Aziraphale lo guardò con dolcezza e avvicinò timidamente una mano per accarezzargli il ciuffo umido di pioggia. I suoi capelli erano morbidissimi come si era immaginato.
“Questa non sarà la tua ultima notte, dovessi combattere contro Satana in persona” gli assicurò, convinto “Ma non posso restare. Io sono un angelo, e ora addirittura mi hanno nominato capo, ti rendi conto? Devo fare la cosa giusta, devo dare il buon esempio agli altri. Se non lo faccio io, chi mai lo farà?”
“E secondo te, negare i tuoi sentimenti è fare la cosa giusta?” ribatte Crowley, con la prontezza di chi sa di avere ragione.
Aziraphale sospirò. “Non sto negando i miei sentimenti.”
“Sì, invece! Anche adesso” osservò Crowley, alzando gli occhi tristi su di lui “Lo sai quanti umani hanno commesso il tuo stesso errore e si sono condannati all’infelicità solo perché avevano paura? O perché erano gay e fingevano di non esserlo, o perché si erano innamorati di uno troppo ricco, o troppo povero, o troppo nero, c’è una infinità di scelta. E tu credi di dare loro il buon esempio, piegandoti come un burattino di fronte a dei tiranni ottusi  e moralisti, che non hanno la benché minima idea di cosa sia l’amore o da dove venga un bambino?” gli chiese convinto, guardandolo intensamente “Sei talmente fissato con questa dicotomia buoni-cattivi e paradiso-inferno che non ragioni nemmeno più. Non ci sono dei buoni o dei cattivi, ci siamo solo noi, noi due contro tutti loro. Perché non lo capisci?”
Aziraphale sospirò. Si sentì completamente a corto di risposte, completamente a disagio, completamente ridicolo a parlare di cose del genere. Una parte di lui sapeva che Crowley aveva ragione. Un’altra parte, quella più rigida, più assoggettata e più timorosa, avrebbe solo voluto scappare, chiudersi in una torre remota del Paradiso e non uscire mai più. Ma poi guardò Crowley, in piedi di fronte a lui. Il suo volto era come sempre spigoloso e bellissimo, pur se segnato dall’infelicità. Lo guardò e Crowley lo supplicò per l’ultima volta con lo sguardo.
In cuor suo, Aziraphale seppe cosa fare. Era inevitabile, ineffabile. Forse era il Grande Piano ad averlo previsto fin dal principio, forse era quello il suo destino, fuggire con un demone e poi… E poi.
“Ma tanto tu non lo ammetterai mai, vero?” continuò Crowley con tono amaro “Non ammetterai mai che noi due eravamo molto di più di due tizi che collaboravano di tanto in tanto.”
“Molto di più? Crowley, santo cielo” esclamò Aziraphale “Siamo due entità sovrannaturali e per giunta apparteniamo a due fazioni inconciliabili. Se fossimo stati due umani, magari…” abbassò lo sguardo, sentendosi arrossire “Ma-ma non lo siamo. È questo il punto.”
“E Gabriel e Belzebù, allora? Loro sono due entità che appartengono a due fazioni inconciliabili, eppure li hai visti” gli fece notare Crowley, imbarazzato. “Sai qual è la verità, angelo? La solita, dura verità? È che io non ti piaccio quanto tu piaci a me.”
Aziraphale a quel punto si intenerì definitivamente, fu come ricevere il colpo di grazia. E dire che quello sarebbe stato il momento perfetto per chiudere una buona volta e chiarire ogni equivoco. Avrebbe potuto tornarsene in Paradiso e fare finta di niente, supplicare Dio di salvarlo e guardare Crowley solo da lontano, attraverso gli occhi di Muriel. Ma a che prezzo? Con che coraggio? E possibile che doveva mentire per fare la cosa giusta? E se la cosa giusta fosse in realtà quella sbagliata? E se lui avesse fatto la cosa sbagliata e Crowley quella giusta? Qualunque fosse la verità, ad Aziraphale non importava più. Ora gli importava solo una cosa.
“Oh Crowley. Sarai pure un demone blasfemo e orgoglioso” disse,  sentendo una assurda nonché imbarazzante vampata di calore salirgli dappertutto “Ma sei anche il mio Mr. Darcy.”
Crowley alzò lo sguardo su di lui. 
“Il tuo cosa?” domandò intimidito.
Intuì vagamente cosa potesse essere un Mr. Darcy quando Aziraphale gli si accostò e abbassò lo sguardo sulla sua bocca. Crowley rimase immobile e lì per lì non capì nulla. Fece giusto in tempo a chiudere gli occhi che Aziraphale lo baciò velocemente sulle labbra.
Certo che mi piaci, Crowley gli disse Aziraphale, sorridendo "Mi piaci da morire.
“Okay. Grazie” farfugliò il demone, rosso in viso “Ti porto da qualche parte con la Bentley se vuoi.”
Era il massimo che poteva fare e Aziraphale lo sapeva.
“La tua Bentley mi scarrozza dappertutto anche senza di te” gli rispose dolcemente.
“Sì, è una sottona” concordò il demone, trovandosi senza fiato. Forse ricominciare a respirare poteva essere d’aiuto.
“Prima di qualunque altra cosa, però, dobbiamo risolvere questo grosso problema, ovvero che tutto il Paradiso ti vuole morto, o meglio, ci vuole morti, visto che io mi schiererò sempre e comunque dalla tua parte.”
“Angelo…” lo chiamò Crowley, ma Aziraphale lo ignorò.
“Come Arcangelo Supremo, invocherò il mio sacrosanto di diritto di parlare con l’Onnipotente. Domani mattina le dirò tutta la verità, su di me, su di te, su di noi, e lascerò che sia Lei a decidere, e non degli angeli tossici che non sanno nemmeno come si concepiscono i bambini.”
“Giusto” annuì Crowley, senza smettere di guardarlo. Era ancora scioccato. “Ma non credi che la Boss lo sappia già? Insomma, non è onnisciente, onnipresente, onni… ehm…”
Aziraphale esitò, in effetti era vero.
“Sì, ma credo che ammetterlo ad alta voce sia pur sempre corretto. Facciamo una bella figura, per lo meno.”
Crowley annuì. Avrebbe annuito a tutto, in quel momento.
“Nel frattempo, possiamo nasconderci nel tuo vecchio appartamento” continuò Aziraphale “Te lo hanno restituito?”
“Sì, cioè” si schiarì la voce “Adesso lo condivido con Shax.”
Aziraphale lo guardò con una punta di disapprovazione. “Ah!
“Suvvia, è una ragazzina, avrà sì e no cinquecento anni” si difese subito Crowley “Non potevo mica lasciarla in mezzo a una strada.”
L’altro concordò, seppur in modo riluttante. “No, suppongo.”
“È poi è amica di Muriel” continuò Crowley, sperando che la cosa lo rabbonisse.
“Non mi dire!” esclamò infatti Aziraphale, divertito.
Crowley annuì e si mise le mani nelle tasche dei jeans. “Te lo giuro. Le ha telefonato in mia presenza.”
“Abbiamo creato un precedente” gli rispose, ridacchiando.
Crowley deglutì, aveva quasi paura a chiederglielo.
“Ma quindi resti?”
Aziraphale gli sorrise. “Resto” confermò, e dirlo gli fece provare una gioia enorme.
“Davvero?” gli chiese di nuovo Crowley, il suo volto si era illuminato “Resti?"
“Resto, mon chouquette.
“Ehi” lo ammonì Crowley “Non cominciare con i nomignoli idioti.”
Ma Aziraphale era partito per la tangente del romanticismo. Un orgasmo d’amore trattenuto per secoli era appena esploso dentro di lui e lo aveva liberato da tutte le catene mentali e fisiche. Lo baciò con più enfasi di prima e si rese conto che farlo era estremamente piacevole.
Mon amour, mon trésor, je t’aime,” continuò, ebbro “Da mi basia mille, deinde centum…”
Okay, forse Crowley non si sarebbe mai abituato a questo nuovo Aziraphale, che lo baciò dritto in bocca un’altra volta.
…Ma se ne sarebbe fatto una ragione.





 


Note
Ci vediamo presto col prossimo e ultimo capitolo (che sarà molto più divertente e leggero e perché no, adeguato al rating che ho scelto). Spero che questo intanto vi sia piaciuto!
See u soon,
Ecate

 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Good Omens / Vai alla pagina dell'autore: EcateC