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Autore: Sofyflora98    03/09/2023    0 recensioni
[Tian Guan Ci Fu]
[Tian Guan Ci Fu][Tian Guan Ci Fu]- Tu non hai una scelta sicura, Xuan Zhen. Non potrai prendere una decisione che ti farà uscire di qui pulito. E sai perché? -
Jun Wu si chinò su di lui, le labbra che quasi gli sfioravano l’orecchio. - Perché anche se tu rifiutassi la mia proposta, anche se io dopo ti lasciassi andare senza mutilarti e tu riuscissi a raggiungerli prima di me, non crederanno mai che tu stia cercando di salvarli. -
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Questa storia è stata scritta per:
MuLian Week 2023 "Blooms of Our Yearning", Giorno 7 "Calicanto d'inverno": Coraggio
[Mu Qing X Xie Lian]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
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- No. -

Mu Qing rimase sbalordito dalla fermezza della sua stessa voce mentre dava quella risposta. Era evidente che lo fu anche l’imperatore.

Jun Wu rimase interdetto per un istante prima di sorridergli in modo così sereno e pacato da mettergli i brividi.

- Non credo di aver sentito bene, Generale. Potete ripetere? -

- Ho detto no. -

Le mani gli tremavano, tanto che dovette stringerle l’una nell’altra per nasconderne il movimento nervoso. Jun Wu non diede segno di essersene accorto, anche se Mu Qing dubitava che gli fosse sfuggito. Era comunque una questione di orgoglio.

Quando l’imperatore gli aveva intimato di andare al suo cospetto nella sala del trono il dio marziale si era aspettato di vederlo seduto sul suo seggio. L’aveva invece trovato più in basso, che camminava placidamente per la sala come se ne stesse ammirando l’architettura. Gli si era avvicinato con calma e poi aveva iniziato a parlare come se non fosse successo nulla, come se non fosse il responsabile di molte delle cose peggiori che erano successe nella vita dell’altro dio.

Aveva usato un tono dolce, quasi triste, uno che Mu Qing in gioventù aveva sentito usare molte volte diretto a lui dalle persone più potenti, e gli diede il voltastomaco. In qualche modo intuì cosa volesse da lui l’Imperatore Celeste prima che glielo dicesse.

Quando gli diede la sua risposta Jun Wu lo guardò con compassione.

- Oh, Xuan Zhen. Mio caro bambino. Non posso negare che mi pianga il cuore a vedere questa devozione così ferma dopo tutto questo tempo. E soprattutto dopo tutto ciò che hai passato a causa di quella persona. Anche dopo essere stato insultato e trattato come un traditore bugiardo… verrebbe da chiedersi se ne valga la pena. -

Un improvviso peso sulla testa. Mu Qing sentì un brivido nauseato attraversarlo quando Jun Wu gli mise una mano sui capelli, accarezzandolo come se fosse un bambino. Si ritrasse, il fiato corto e un dolore sordo nel petto per il battere ansioso del suo cuore. Jun Wu rise e basta.

- Ti pensavo più intelligente, Xuan Zhen. Più pragmatico e realista. Tra gli dei del sud, non sei tu quello che mi aspettavo puntasse stupidamente i piedi per qualcuno che non ha considerazione di lui. -

Era patetico, pensò Mu Qing, come sapesse perfettamente cosa Jun Wu stesse cercando di fare, e ciononostante sentisse il morso del risentimento e del rimpianto. Non rispose, limitandosi a scrutare l’altro dio con le labbra serrate. Jun Wu rise di nuovo, la sua voce morbida e piacevole, e gli strinse una spalla in un gesto quasi affettuoso. Quando però Mu Qing alzò lo sguardo, il dio torreggiava su di lui.

- Non penso tu ti renda conto della situazione in cui ti ritrovi, purtroppo. -

Percepì un cambiamento nell’aria. Una presenza malata e colma di risentimento sembrava emanare dal corpo dell’imperatore.

- Tu non hai una scelta sicura, Xuan Zhen. Non potrai prendere una decisione che ti farà uscire di qui pulito. E sai perché? - Jun Wu si chinò su di lui, le labbra che quasi gli sfioravano l’orecchio. - Perché anche se tu rifiutassi la mia proposta, anche se io dopo ti lasciassi andare senza mutilarti e tu riuscissi a raggiungerli prima di me, non crederanno mai che tu stia cercando di salvarli. -

L’imperatore gli strinse le dita dietro al collo, conficcando le unghie nella sua pelle.

- Perché dovrebbero? Quando mai hai dato loro motivo di farlo? Mio dolce Xuan Zhen, sai quanto me quali siano i sentimenti di Xianle verso di te. Un tradimento come il tuo non è facile da scordare. Ora ha qualcun altro con sé, qualcuno che bacerebbe la terra su cui cammina e che non ha altri interessi a cuore. Ma tu? Sei volubile. Sei sacrificabile. E non c’è più alcun affetto a legarlo a te. Apri gli occhi, bambino, e guarda l’unica possibilità che ti rimane di avere un futuro nella Capitale Celeste. -

Disse quelle parole lentamente, come se si stesse assicurando che ognuna di esse andasse a conficcarsi nel punto giusto del cuore del dio più giovane. Lo fecero, con una precisione dolorosa. Mu Qing sentì quelle parole uscire dalla sua bocca, ognuna di esse un riflesso di cose che avevano vissuto dentro di lui per ottocento anni. Ognuna di esse era troppo reale perché potesse ignorarla.

Dopotutto, non era forse vero? Xie Lian l’aveva difeso una volta, con quella questione del feto fantasma, ma era stato prima. Prima che sentisse ciò che il Bastardo Cremisi aveva avuto da dire su di lui e su ciò che aveva detto a quel giovane soldato, prima che diventasse evidente che la sua parola non aveva alcun valore contro quella di Hua Cheng, Feng Xin e chiunque altro. Nemmeno se era lui a dire la verità, e gli altri ad essere nel torto.

Era una ferita di lunga data che nemmeno ricordava quando era stata inferta la prima volta. Ricordava però ogni volta che quelli che aveva sperato potessero essere suoi amici l’avevano riaperta. Ricordava come il bocciolo che aveva iniziato a schiudersi nella sua anima aveva visto i suoi petali venire strappati via e calpestati prima che lui riuscisse ad accettarne l’esistenza.

- Mu Qing… - sospirò Jun Wu con lo sguardo più triste che gli avesse mai visto in volto. - Oh, piccolo Mu Qing. Io vedo quanto hai combattuto per essere degno della loro fiducia, della loro compagnia. Vedo quanto piangi in segreto per quel sentimento che non osi pronunciare. Ma tu non sarai mai abbastanza per loro. A che scopo amare una persona che non ha considerazione per te? Pensi che se tu stessi per morire Xianle verrebbe a salvarti? Sei un illuso. Un servo resta sempre un servo, anche se drappeggiato di seta e gioielli. E un cappello di paglia non rende un principe meno nobile. Ora smetti di essere testardo e accetta la realtà. -

Quella che prima era solo paura, iniziò a tingersi con i colori dell’orrore. Era davvero così ovvio, tanto che persino Jun Wu l’aveva capito? Lo sapeva anche Xie Lian, quello che Mu Qing aveva cercato di nascondere per tutto quel tempo? Non poteva pensarci. Se lo avesse fatto avrebbe dovuto fare i conti con qualcosa di peggiore. Ovvero, che Xie Lian sapeva del suo orribile, disperato e inutile amore per lui, e non aveva fatto alcuna differenza. Peggio, sarebbe diventato l’arma con cui l'imperatore intendeva pugnalare entrambi.

Xie Lian era gentile, si disse mentre la presa dell'imperatore dietro la sua testa si faceva più salda. Avrebbe potuto lasciarlo morire? Sarebbe stato triste se avesse visto il suo cadavere? O forse avrebbe tirato un sospiro deluso e avrebbe tirato avanti, due cani più fedeli e disinteressati al suo seguito pronti a dargli tutto quello che chiedeva loro senza pretendere dei compromessi? Non riusciva a immaginare uno Xie Lian indifferente. Non riusciva a immaginare nemmeno uno che piangesse per lui.

Mu Qing non avrebbe mai potuto essere un animaletto ciecamente fedele come gli altri due. E non voleva esserlo. Però, forse, se Mu Qing fosse stato diverso, se fosse stato più simile a Xie Lian… non era ciò che aveva sempre desiderato? Non era ciò che aveva sempre voluto dimostrare?

- Non lo farò. Non ho intenzione di fare nulla di ciò che mi chiederete. - disse a bassa voce, cercando di sostenere lo sguardo dell’imperatore, nonostante il gelo che si propagava dove l’uomo stava toccando la sua pelle.

Jun Wu sorrise, e prima che Mu Qing potesse prendere un respiro trovò i suoi occhi di fronte ai propri, la fronte premuta sulla sua.

- Risposta sbagliata, bambino. -

La terra gli mancò sotto ai piedi, e sentì le dita di Jun Wu stringergli la gola e sollevarlo da terra come se fosse una bambola. Annaspò inutilmente, l’istinto di respirare e divincolarsi impossibile da frenare. Ma Jun Wu era forte, troppo forte per un dio come lui. Le sue unghie che cercavano di scalfire le dita dell’imperatore trovavano solo gelido marmo, inamovibile. Non riusciva a respirare, e il panico iniziò a fargli girare la testa. Era così che sarebbe morto, pensò istericamente? Strangolato dall’imperatore senza nemmeno la dignità di un combattimento? Quando la vista iniziò ad offuscarsi e i polmoni gli bruciarono, sentì delle lacrime scendergli dagli angoli degli occhi.

Poi, finalmente, l’aria tornò a riempirgli i polmoni, e nello stesso momento il suo corpo fu gettato bruscamente a terra. Cadde sulla propria spalla, che fu attraversata da un dolore lancinante, ma riuscì ad inspirare, accogliendo l’aria come se fosse la prima volta che l’avesse mai sentita.

Fece appena in tempo a calmare il panico che l’aveva travolto quando qualcosa gli colpì il viso. Jun Wu incombeva su di lui, e sollevando l’orlo della veste lo colpì di nuovo con forza, stavolta allo stomaco, e stette ad osservarlo.

- In una cosa tu e Xianle siete uguali: sembrate trovare gusto nel farvi fare del male. Mi chiedo cosa avresti fatto se fossi stato al suo posto quella volta… - le ultime parole erano state dette a bassa voce, come se stesse parlando tra sé.

Con un sospiro l’imperatore si inginocchiò e gli strinse i capelli, sollevandogli la testa. La tirò all’indietro violentemente, e Mu Qing, con un grido di dolore, credette di aver sentito qualcosa scricchiolare. Mosse le braccia più rapidamente che poté, e riuscì ad assestare un pugno in faccia a Jun Wu. Gli fece voltare la testa di scatto, ma il suo sforzo inutile fece solo sorridere il dio più vecchio. Non era rimasto nessun segno sul suo volto.

- Che animaletto feroce. Chissà se hai la sua stessa resistenza al dolore. Vogliamo vedere? Sarai curioso anche tu, immagino. Hai sempre usato Xianle come termine di paragone per te stesso. -

Gli afferrò la mano che l’aveva colpito, e con un gesto secco gli spezzò il polso. Il dolore gli annebbiò la vista per qualche istante, ma strinse i denti fino a farsi sanguinare le labbra per non dare soddisfazione a quel pazzo. Jun Wu gli sorrise quasi dolcemente, e fece un suono soffice, come se fosse un bambino da consolare dopo che si è fatto male giocando. Raccolse il dio più giovane tra le braccia, ignorando il suo divincolarsi, e avvolse il polso ferito tra le dita con fare pensieroso. Strinse la presa attorno ad esso, tenendo ferma la testa di Mu Qing con la mano libera, e osservando con curiosità il suo volto mentre tormentava la ferita. Lo lasciò andare, e andò a raccogliere la mano sana, con cui Mu Qing gli stava graffiando il volto da quando Jun Wu l’aveva stretto a sé.

- Polso di nuovo? O le dita, adesso? - gli chiese, come se volesse la sua opinione. Mu Qing lo fissò con occhi increduli. Le sue membra tremavano per le fitte lancinanti del polso che Jun Wu si era divertito a tormentare.

- Cosa state dicendo? - mormorò, la voce roca. - State veramente chiedendo a me…? -

Jun Wu sospirò e scosse la testa. - Se non decidi, dovrò farlo io per te. -

E così dicendo strinse le dita fino a sentirle scricchiolare e fino a che non sentì il dio marziale urlare. Le lasciò andare, e prese ad accarezzare la testa di capelli corvini dell’altro.

- Ssh, ora calma. Respira profondamente. Ecco, così. Puoi farcela, Qing’er. Questa è solo una briciola di ciò che Xianle ha patito per la sua testardaggine. Pensi di poter fare altrettanto? -

Lo depositò a terra quasi con gentilezza, trascinandolo dove lo voleva per le gambe quando provò ad allontanarsi, e gli prese entrambe le braccia e gliele portò sopra la testa.

- Tienile qui, da bravo. Ho bisogno di spazio libero. Ah, non riesci proprio a stare fermo! Dovrò occuparmi anche di questo, evidentemente. - e tracciò delle linee sulla sua fronte in punta di dita. Quando ebbe terminato Mu Qing sentì un’indicibile stanchezza pervaderlo, e scoprì di non avere la forza di muoversi.

Nelle mani di Jun Wu c’era una spada. Una lama lunga e scura, che somigliava terribilmente a quella che aveva visto nelle mani di Xie Lian. L’imperatore si alzò, stando sopra di lui con i piedi ai lati delle sue gambe. Da dove si trovava Mu Qing ebbe l’impressione di star guardando una statua, di essere una vittima sacrificale per un dio demone. Una parte di lui, quella che non era ancora paralizzata dal terrore, si chiese di cosa stesse parlando quando aveva nominato Xie Lian, e non voleva avere una risposta.

- Ora fatti coraggio, Xuan Zhen. Rendi fiero il tuo amato principe. -

Jun Wu sollevò la spada e la punto sulla sua fronte. Incapace di muoversi, Mu Qing emise un rantolo tremante, costretto a guardare la punta della lama scendere lungo la linea del suo naso, sfiorando la sua pelle, premendo appena sulle sue labbra come se stesse decidendo se fargliele dischiudere con la forza. Alla fine passò oltre, graffiando la sua gola. Mu Qing chiuse gli occhi in un lampo di paura, prima di sentire che la lama non si era soffermata e stava continuando la sua discesa.

Si fermò tra il ventre e il torace, e sentì da come si era spostata la punta della lama che Jun Wu aveva cambiato la presa sull’elsa. Il corpo immobile e contratto allo stesso tempo, Mu Qing vide il preciso istante in cui l’imperatore prese una decisione, e subito dopo sentì la sua carne venire lentamente lacerata dall’inesorabile affondare della lama. Spalancò la bocca in un grido silenzioso, il dolore che lo pervadeva. Annaspando tra gli spasmi, sentì un lieve ‘tonc’ quando la lama arrivò fino in fondo e sfiorò il pavimento.

Con la stessa lentezza Jun Wu la estrasse di nuovo, e cambiò posizione. Affondo di nuovo, più velocemente, e stavolta Mu Qing urlò. Il suo corpo gridava, ogni fibra delle sue membra bruciava e pulsava come se stesse andando in fiamme. Quella spada non era normale, lo pensò confusamente mentre Jun Wu lo trafiggeva di nuovo, più in basso. Era stato ferito molte volte in battaglia, e non era mai stato così.

- Bravo, così. Sei così coraggioso. Se lo fossi stato ottocento anni fa forse Xianle avrebbe potuto amarti. Un peccato. -

Ad un certo punto non riuscì più a distinguere una ferita dall’altra. Faceva male, tutto faceva male da morire, e non riusciva a pensare. La sua vista era completamente annebbiata e resa sfuocata dalle lacrime che scendevano ininterrottamente, e gli faceva male la gola dal pianto e dallo sforzo. Sentiva il sapore metallico del sangue in bocca, la consistenza viscosa che gli riempiva la gola e gli rendeva difficile respirare senza avere i conati di vomito.

Quanto tempo era passato? Non lo sapeva. Un minuto. Una settimana. Era tutto lo stesso. Jun Wu continuava a far calare la sua lama, il metallo che penetrava e lacerava la sua carne insaziabilmente.

Gli nacque il pensiero vago che forse avrebbe dovuto voler morire. Eppure non lo voleva. Voleva che smettesse. Voleva scappare. Smettere di sentire. Voleva qualcosa che gli desse sollievo, per una volta nella sua vita.

Ad un certo punto gli parve che la voce di Jun Wu fosse cambiata. Era più dolce, più soffice, ed era sicuro che l’imperatore non avesse mai avuto i capelli castani, ma ecco che li vedeva vagamente di fronte a sé.

Poi non sentì più né il dolore né la sua voce.

 

 

Non aveva importanza se non era reale. Fu il suo primo pensiero, e non sapeva perché. Il tramonto a Xianle gli aveva sempre fatto tremare il cuore di un’emozione che lo portava a delle lacrime meravigliate, e i suoi pensieri si facevano strani in quella luce arancione e rosata.

- Perché continuo a pensare che ci sia qualcosa che devo correre a fare? - mormorò.

Una risata morbida venne da dietro di lui. Con un fruscio delle braccia lo avvolsero, e un profumo di gardenia gli riempì le narici.

- Non ha importanza, Qing’er. Non lasciare che la tua mente vaghi. - delle labbra premettero sui suoi capelli, e Mu Qing si voltò per incontrarle con le proprie.

Xie Lian aveva i bordi indefiniti, ed emetteva una luce soffice che non poteva essere reale. Mu Qing ignorò questa cosa, e lasciò che il principe lo stringesse tra le sue braccia e baciasse ogni angolo del suo viso. Lasciò che gli vezzeggiasse il collo e gli massaggiasse lo scalpo. Sospirò quando prese le sue mani e iniziò a lenire la stanchezza e le dita indolenzite dal lavoro. Chiuse gli occhi quando Xie Lian si tolse la veste esterna e lo fece sdraiare su di essa, sciogliendo uno ad uno i nodi che tenevano le sue vesti nere strette attorno al suo corpo. Non c’era niente come l’essere l’oggetto dell’amore di Sua Altezza. La delicatezza, il riguardo che aveva per lui, così diverso dalla violenza e indifferenza a cui era abituato. Lo stato di serenità in cui riusciva a farlo calare. Come avrebbe potuto essere felice senza il suo principe che toccava tutto ciò che faceva male per farlo stare meglio, e che metteva le mani dove nessun altro avrebbe osato?

Se solo fosse stato reale…

 

 

Riaprì gli occhi con l’eco del dolore che ancora gli lacerava la mente, ma presto si accorse che non c’era nessuna ferita sul suo corpo. Un sottile filo di energia spirituale stava fluendo costantemente in lui, eppure non riusciva a muoversi.

- Considerati fortunato, Xuan Zhen. Non ho alcun desiderio di ucciderti. Ma non posso permetterti di intralciarmi. -

Jun Wu era inginocchiato accanto a lui, le vesti bianche impregnate del sangue del dio più giovane. Stranamente, pensò Mu Qing, ora sembrava essere tornato ad avere il suo aspetto di sempre.

L’imperatore gli sfiorò il torace, dove i vestiti erano ridotti a brandelli, e dove i suoi polpastrelli passavano la pelle sembrava farsi meno sensibile e bruciante, e anche le ultime tracce di dolore svanirono. Poi gli raccolse i polsi, di nuovo aggiustati come se non fosse mai accaduto nulla, e gli massaggiò con le dita come per assicurarsi che fossero a posto.

Mu Qing non reagì. Non ne aveva la forza e non sapeva cosa poter fare comunque. Il suo corpo gli gridava di fuggire e di accoccolarsi a quelle mani che lo stavano guarendo, ancora vedendo a tratti ciocche di capelli castani e occhi color miele.

Poi sentì una morsa gelida stringergli il polso. Lanciò un grido strozzato di sorpresa e dolore mentre sentiva le vene venire pervase da ghiaccio liquido. Il suo corpo prese a tremare per il freddo e per l’improvvisa stanchezza che lo colpì, e sentì distintamente la sua energia spirituale venire tagliata via dalla sua percezione. La paura lo travolse, l’istinto di soffiare e graffiare come un animale ferito che minacciava di avere la meglio su di lui.

Jun Wu lo lasciò andare, e si portò il polso davanti agli occhi, l’orrore che gli attanagliava lo stomaco per la paura di ciò che avrebbe visto. E poi lo vide, esattamente come aveva temuto. Quell’orrendo segno nero che gli avvolgeva il polso, i suoi disegni geometrici quasi belli alla vista, ma l’energia demoniaca che sprigionava da esso nauseante.

- Alzati, Xuan Zhen. - Jun Wu si era alzato, il suo volto di nuovo quello calmo e severo dell’imperatore. - Alzati, e vai a lavarti via quel sangue di dosso. Mettiti dei vestiti nuovi. E poi… -

L’imperatore gli si avvicinò ed aggiustò una ciocca dei suoi capelli, spostandogliela dal viso. Mu Qing si ritrasse, e lui rise piano.

- E poi vai da quelli che chiami “amici”. Vai e racconta loro quello che hai fatto oggi. Poi, quando avrò finito con loro, torna a raccontarmi come hanno reagito. Vediamo se ti crederanno o no. -

 

 

 

 

 

Mu Qing ripensava alle parole dell’imperatore con amarezza mentre osservava i suoi vice-dei affannarsi per stare al passo della mole di lavoro che si erano ritrovati. Aveva detto loro di consegnargli al più presto i documenti con le missioni più importanti, e di lasciare che il loro generale li aiutasse, ma la severità con cui gli avevano detto di starsene tranquillo e lasciarli fare per un attimo gli aveva fatto credere che fossero loro i generali, e lui il loro vice-dio. Il pensiero gli portò un sorriso sulle labbra, il ricordo dei loro visi imbronciati e preoccupati vivido davanti a lui. Il ricordo dell’imperatore che mormorava insinuazioni velenose lo era altrettanto.

Quella sera era salito nelle sue stanze prima del solito, il suo stomaco che si rifiutava di accogliere alcun tipo di cibo. Uscì sulla terrazza che dava su una vista dall’alto della Capitale Celeste, non più in rovina ma ben lungi dall’essere tornata al suo vecchio splendore. I lavori però procedevano più spediti del previsto. Merito dei vice-dei, che avevano la cosa più a cuore che gli dei stessi.

La luna che vedeva da lì non era la stessa che si poteva vedere dal regno mortale. Non sapeva nemmeno se poteva chiamare quell’astro Luna, a dir la verità. Ciononostante, aveva una simile bellezza eterea ed enigmatica. Gli dava la stessa pace stare a guardarla.

-  Generale Xuan Zhen, Sua Altezza il Principe Ereditario è venuto a chiedere di vedervi -

Mu Qing chiuse gli occhi per qualche secondo prima di rispondere al suo vice dio.

- Va bene, fallo salire nelle mie stanze. -

Quando Xie Lian aprì la porta dei suoi alloggi, lo fece lentamente, salutandolo a bassa voce e con un sorriso pacato sul volto. Il coltivatore andò verso di lui, e si sedette accanto a Mu Qing sul terrazzo.

- Spero di non disturbarti a quest’ora. Forse volevi riposarti. -

- Nessun disturbo. I miei vice-dei stanno facendo quasi tutto il lavoro, non mi permettono nemmeno di alzarmi dalla sedia a momenti. -

Xie Lian sorrise. - Hanno un’altissima considerazione nei tuoi confronti. Si vede molto. A volte sembra che siano sul punto di gettare fiori dove cammini. -

Mu Qing soffocò una risata. - Sarà meglio che lo evitino se vogliono rimanere a lavorare per me a lungo. -

Seguì un silenzio che durò alcuni minuti, ma non era uno che lo mise a disagio.

Xie Lian cercava spesso la sua compagnia, dopo quello che era successo a Monte Tonglu. Mu Qing non sapeva come doveva interpretare questa cosa. Aveva pensato che forse non avrebbe voluto troppe persone attorno dopo quel giorno, e infatti evitava il più possibile ogni situazione che lo richiedesse, ma con lui era una questione diversa. E con Feng Xin, ma non tanto quanto con lui. Non meno di una volta alla settimana lo chiamava con voce mesta per chiedergli se voleva parlare. Lui accettava ogni volta.

Era la sua mano tesa, forse. Mu Qing aveva fatto il primo passo lasciando che le parole scorressero come fiumi dalle sue labbra, rendendolo molto più vulnerabile di quanto avrebbe voluto. Questo era il modo in cui Xie Lian stava rispondendo.

- Volevo chiederti come stai. - disse Xie Lian ad un certo punto.

Mu Qing sollevò un sopracciglio. - Come sempre. Sto bene. -

Una bugia necessaria a suo parere. Xie Lian aveva abbastanza problemi senza doverci aggiungere lui che si lamentava. Ma non ricordava molte occasioni in cui aveva potuto dire di stare bene, quindi il “come sempre” almeno era corretto.

Xie Lian strinse le labbra, la sua espressione più tesa. - Posso vedere le tue mani? -

Prima che Mu Qing potesse rispondere prese con delicatezza una sua mano e alzò la manica, con una sfacciataggine che Mu Qing avrebbe rimproverato se non fosse stato così piacevole.

- Sta guarendo bene. Sono sollevato. -

- Sono un dio. È naturale. -

- Comunque sono sollevato. Vederti soffrire mi fa sentire male. -

Gli si strinse un nodo piacevole e doloroso nel petto.

Xie Lian si rilassò dov’era seduto, ma non lasciò andare la sua mano, che recava appena alcuni segni delle bruciature, destinati a sparire del tutto in poco tempo. Alzò lo sguardo al cielo, i suoi occhi stranamente pensierosi.

- Da qui c’è una vista meravigliosa. Hai fatto costruire un palazzo squisito. -

- La vista è bella da qualsiasi palazzo della Capitale. -

Xie Lian scrollò le spalle. Iniziò a strofinare la mano di Mu Qing con il pollice, probabilmente ignaro del brivido che gli causò.

- Mu Qing… - la voce del principe era strana. Uscì come un mormorio appena percettibile, ma Mu Qing sentì che quello era ciò che davvero voleva sapere prima ancora che continuasse.

- Dimmi. - disse, con il nervosismo che cresceva.

- C’è una cosa che vorrei domandarti. Non pretendo che tu mi risponda, comprenderei benissimo se tu non volessi, ma ciononostante ho bisogno di chiedertelo. -

- Di che si tratta? -

- Cosa ti ha fatto, oltre ad averti messo la Catena Maledetta? -

Mu Qing si irrigidì, ma non ritrasse la mano da quelle di Xie Lian.

- Perché pensi che mi abbia fatto qualcos'altro? - disse, ma la sua voce era insicura anche alle sue orecchie.

- Se voleva che tu stessi dalla sua parte, non penso sia realistico che si sia limitato ad intimidirti con le parole. Lo dico per… esperienza, diciamo. E poi… -

Xie Lian si sporse verso di lui, e posò una mano sul suo addome. Mu Qing, già sbigottito, sentì una sensazione strana. Non sapeva se fosse piacevole o meno, però.

- A volte guardi nel vuoto, e sembra che tu sia distante. Quando lo fai, inizi a toccarti l’addome su questo punto. E contrai il viso, come se fosse doloroso. -

Mu Qing inspirò bruscamente, e dovette farsi forza per non ritrarsi. Non voleva fargli pensare che il suo tocco fosse sgradito. Aveva paura che se si fosse ritratto Xie Lian non l’avrebbe più toccato, e anche se era un pensiero egoista era un’idea insopportabile.

Avrebbe voluto mentirgli e dirgli che si era fatto un’idea sbagliata. Però gli aveva promesso una cosa, quando erano tornati dalla battaglia. Gli aveva detto che avrebbe cercato di dire ciò che provava quanto più possibile, e Xie Lian gli aveva detto che lui a sua volta prometteva di ascoltare e tenere in considerazione quello che gli diceva.

- Io… - prese un respiro, e cercò di rilassarsi. La mano di Xie Lian sul suo addome iniziò a strofinare lentamente, e sentì la tensione sciogliersi un po’ alla volta. - Non credo di riuscire a parlarne. Non credo di volerlo. Non ora. Tra un po’ di tempo, forse, sarà diverso. Mi dispiace deluderti. -

Xie Lian scosse la testa. La sua espressione era adombrata da un velo di apprensione. Non era una cosa onorevole da parte di Mu Qing dire che fu felice di vederlo soffrire per lui, ma il suo cuore sentì un fiotto di calore quando riconobbe la sua espressione.

- Non mi stai deludendo. Anch’io ho delle cose che non ho mai detto a nessuno. Cose che vorrei dire, forse, ma che non mi sento ancora di raccontare. E, Mu Qing, credo sia importante che tu capisca una cosa. -

Mu Qing tirò un sospiro, aspettandosi qualcosa che gli avrebbe fatto tornare l’amaro in bocca.

- Quasi tutti avrebbero ceduto. Quello che hai fatto non è da nulla. Anzi, è davvero ammirevole. -

Sorpreso, Mu Qing voltò la testa. Xie Lian aveva un’espressione seria che aveva indossato molto raramente, e quasi tutte le volte in cui l’aveva vista Mu Qing ricordava di essere andato a dormire con un forte senso di amarezza.

Xie Lian, però, gli stava tenendo la mano quella sera, e gli stava accarezzando l’addome, probabilmente ignaro di cosa Jun Wu avesse fatto proprio sotto al suo palmo.

Distolse lo sguardo di nuovo.

- Tra tutte le persone che mi hanno venerato e giurato fedeltà o con cui ho avuto un legame, in pochissimi, per un motivo o per l’altro, hanno messo sé stesse a repentaglio per il mio bene. E tu sei l’unico che ha fronteggiato l’Imperatore Celeste da solo. Eri pure convinto che non ti avrei creduto, eppure l’hai fatto lo stesso. Mu Qing, non pensare che io non mi renda conto di quanto debba essere stato orribile. -

Mu Qing non disse nulla. Sentiva gli occhi bruciare e la vista farsi appannata. Ad ogni parola che Xie Lian aggiungeva gli si stringeva dolorosamente il petto, e voleva che si fermasse e che continuasse allo stesso tempo. In qualche modo Xie Lian sapeva esattamente cosa gli era stato fatto, ora ne aveva la certezza.

Il principe tolse la mano dal suo addome e la portò a cullare la sua guancia, facendogli voltare lo sguardo verso di lui. Gli strofinò uno zigomo con il pollice, e Mu Qing si fece violenza per non sospirare e strofinare il viso nella sua mano.

- Il mio coraggioso Mu Qing… - sussurrò Xie Lian, e si portò la mano dell’altro dio al viso. Sfiorò la sua pelle ancora leggermente rossa e sensibile con le labbra, ed una alla volta baciò le nocche. Mu Qing trattenne il respiro, uno sfarfallio incomprensibile nello stomaco.

- Non farlo sembrare come se fosse chissà cosa. - borbottò, il viso bollente. - Non avrei mai potuto fare quello che mi diceva. Punto. -

- No, non avresti mai potuto. - la voce di Xie Lian era così dolce, così colma d’affetto. Mu Qing non voleva altro che lasciare che lo avvolgesse in esso, che lo lasciasse posare la testa e riposare su di lui.

Come se gli avesse letto il pensiero, il coltivatore gli mise una mano dietro la nuca e premette leggermente fino a che non gli fece posare la testa sulla sua spalla. Mu Qing si ritrovò ad inalare una zaffata del profumo dei capelli di Xie Lian, ed era così familiare e rassicurante che quasi si addormentò su di lui in pochi secondi.

Sentì le sue labbra premere sulla sua testa, e le dita del principe intrecciarsi alle sue.

- Mu Qing. -

- Hm? -

- Dopo devo dirti una cosa. -

- Dimmela adesso, no? -

Xie Lian scosse la testa, e sorrise. - No, non adesso. Ora dormi un po’. Dopo te lo dirò. Va tutto bene, Mu Qing. È una bella cosa. -

E posò la testa su quella del compagno, osservando pigramente la vista dal terrazzo.

   
 
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