Spiegazioni, fiori e medicazioni solo
per te
Rin
non le lasciò la mano neanche
per pochi istanti, quasi pretendendo le sue attenzioni. Si
rifiutò di
addormentarsi, fino a quando non cadde stremata in grembo alla demone.
A quel
punto il resto della compagnia poté avvicinarsi e interagire
con discorsi più
da adulti.
«Sei
stato molto paziente,
Inuyasha, mi meravigli piacevolmente.» Sussurrò
Kuria al fratello minore.
«Non
potevo fare altrimenti, Rin
ha sofferto molto più di me.»
«La
mia bambina.» La tenne contro
il proprio petto, cullandola dolcemente.
A
distanza sentì gli occhi di
Kagura scrutarla, il gruppo le fornì tutte le spiegazioni
necessarie. Serva e
‘figlia’ di Naraku allo stesso tempo.
«Perdonami
se faccio delle
domande in questo momento di ricongiungimento Kuria, ma chi erano quei
demoni
che ci hanno attaccato?» Miroku si era avvicinato con una
serietà inaspettata
da parte sua.
«Sfortunatamente
si trattava di
demoni del clan avversario al mio. Siamo in lotta da tanti secoli, ma
mai mi
sarei aspettata di trovarli anche qui. Anzi, pensavo che
dall’ultima guerra
fosse tutto concluso. A quanto pare in questi cinquant’anni
si devono essere
riorganizzati, ma sul perché siano qui e mirassero alla mia
Rin… Non so dare
spiegazioni. Dovrò attendere il ritorno di
Isidorus.» Sospirò stanca. A quanto
pareva il suo rientro cominciava con il botto.
«L’armatura
nuova, invece? Non è
la tua solita.» Inuyasha la osservava cercando di capirne la
fattura.
«No,
hai ragione. Durante i miei
primi allenamenti con la somma Badma la mia fedele armatura si
è
irrimediabilmente crepata fino a spaccarsi. Ho proseguito gli
allenamenti con
dei normali vestiti di stoffa, credo fosse pensato di proposito per
costringermi a concentrarmi e aumentare la velocità dei miei
riflessi. Questa
armatura invece è di mia madre, un dono prezioso quanto lo
fu a suo tempo
Yoso.» Si sfiorò la spada, guardando verso il
cielo, Inuyasha di riflesso seguì
il suo esempio in un rituale ben consolidato. La compagnia
preferì lasciarli da
soli per rivangare i ricordi.
***
Con
la sua estrema velocità
Sesshomaru giunse presto dove desiderava. Dal decesso di suo padre, sua
madre
faceva levitare il palazzo senza una fissa dimora invece di lasciarlo
fisso al
suo posto. Troppo pericoloso senza lui o il Generale a protezione.
Atterrò
sulla soglia e senza
perdere ulteriore tempo entrò dirigendosi nelle stanze del
medico di palazzo.
«Oh,
mio signore! Voi qui!» Si
inchinò profondamente, stupito dalla improvvisa comparsa.
«Medico,
raccogli i tuoi
strumenti del mestiere, verrai con me. C’è una
ferita avvelenata da miasma da
ricucire.»
«Signore,
la signora Madre ne è
al corrente?» Sudò per l’occhiata
scoccata dal suo padrone.
«Non
ti devi preoccupare di
questo. Raduna i tuoi strumenti. Fai alla svelta!» Detto
ciò si voltò per
dirigersi verso le stanze di sua madre. Venne immediatamente annunciato
e
Inukimi lo accolse con il solito sorriso dolce, ma finto.
«Sesshomaru,
figlio mio, quale piacevole
visita. Mi riferiscono che hai richiesto al mio medico di preparare i
suoi
averi e seguirti. Non sai più rigenerarti?» Lo
schernì dolcemente, con un
sorrisetto divertito. Le lezioni che doveva impartirgli come madre non
erano
ancora concluse.
«Hm!
Non è per me.»
«A
chi rivolgi questo pensiero
gentile, figlio mio?» Lo sapeva già, o quanto meno
ne aveva il forte sospetto.
«Quella
sciocca di Kuria si è
fatta ferire un braccio da una freccia avvelenata, anche se non se
n’è ancora
resa conto.» Lo scampanellio di risatine che ne
conseguì fu molto irritante, ma
con sua madre doveva sempre trattenersi o la situazione sarebbe
peggiorata.
«È
tornata, allora! Mi pareva
avessi detto che non te ne importava. Te ne andasti con aria sdegnata
se ben
ricordo, senza nemmeno accennarle un saluto. Come mai questo interesse
tardivo?»
Erano pur sempre passati tre anni.
Questa
volta a fare un sorrisino
fu il figlio.
«Potete
anche aver annullato e
calpestato i desideri di mio padre, ma Kuria ha delle promesse da
mantenere nei
miei confronti e quindi non la lascerò corrodersi per del
miasma. Il nostro
fidanzamento è ancora valido.»
«Ah,
quindi le sei legato al
punto tale da usare questi mezzucci. Non guardarmi con
quell’espressione
arrabbiata e risentita, Sesshomaru. Lei può averti fatto
tutte le promesse che
vuoi, ma se resto contraria all’unione non potrai agire
molto. Quanto alle
volontà di tuo padre ti ricordo che ne sai davvero
poco.» Il figlio fece una
smorfia di contrizione mista a rabbia. A quel punto la voce di Inukimi
cambiò
drasticamente, divenne dura e severa.
«Sei
mio figlio, che sappia non
hai mai perso una battaglia. La tua facilitazione l’hai
già ottenuta e non sei
stato capace di farla fruttare. Questa volta dovrai impegnarti. Prendi
pure il
medico con te, invierò un emissario per farlo
tornare.» Entrambi i suoi
genitori riponevano grandi aspettative in lui, nonostante suo padre non
gli
avesse lasciato Tessaiga, e Tenseiga fosse ancora un complicato enigma
da
risolvere.
Si
inchinò leggermente davanti
alla genitrice per poi voltarsi senza proferire nessuna parola. Diede
ordine al
medico di afferrare saldamente la sua stola e poi partirono veloci,
iniziava ad
albeggiare.
***
Durante
la notte Kuria avvertì la
pelle tirare e prudere, ma essendo un fastidio leggero non se ne
preoccupò.
Semplicemente la mattina si pulì con l’acqua del
fiume, confidava nel proprio
potere demoniaco affinché autonomamente completasse
l’opera di guarigione.
Se
non fosse diventata tanto
potente com’era attualmente di sicuro il veleno sulla ferita
sarebbe entrato in
circolo nel giro di poche ore, uccidendola. Sempre con Rin che le
teneva una
mano, destra o sinistra a seconda degli spostamenti, notò la
prolungata assenza
di Sesshomaru.
Quella
constatazione le diede il
nervoso.
“Avrà
continuato a lasciarla da
sola con Jacken pur sapendo della mia condizione?” Scosse la
testa e respirò
profondamente, non c’era motivo di arrabbiarsi. Rin era sana
e in salute.
Fu
riscossa dai suoi pensieri per
il rumore forte provocato dal battito d’ali. Isidorus stava
planando in sua
direzione con Hikari al seguito.
«Bentornata
sorella!»
«Sono
felice anche io di
rivederti, Hikari!»
Fece
per voltarsi verso il figlio
del suo patrigno così da riprendere il discorso lasciato
ammezzato la sera
precedente, ma prima che potesse proferire parola si ritrovò
un mazzo di fiori
di campo sotto il naso e poi nella mano libera. Isidorus le stava
donando dei
fiori!
«Per te, Eileen, che sei la più bella.»
Percepì il sangue finirle
dritto in faccia e un gran calore, riuscì a non balbettare
per fortuna.
«Grazie, Isidorus! Un pensiero tanto gentile.»
La
guerriera nuovamente sentì un
brivido risalirle lungo la schiena, quasi in uno schiocco di frusta.
Ricomparso
da poco Sesshomaru fissava la situazione restandole alle spalle e non
sapeva
perché ma lo avvertiva più che vagamente
alterato. Nel mentre suo fratello
minore sussurrava a Kagome qualcosa su corteggiamento e simili. Smise
immediatamente
perché l’occhiataccia gelida di Sesshomaru
colpì pure lui.
Kagura,
che fino a quel momento
era rimasta indifferente e in disparte, si interessò
improvvisamente allo
svolgimento degli eventi avvicinandosi al demone albino.
«E
tu chi sei, piccoletto?»
Chiese la signora del vento al medico. Di aspetto il demone era molto
basso e
un po’ paffutello e abbastanza spaventato
dall’essere fuori dalle sue stanze.
«Il
medico per Kuria.» Rispose
secco il padrone per lui.
L’interessata
si voltò di scatto
stando attenta a non fare male a Rin torcendole il braccio.
«Ah!
Vecchio Ichiro! Quanti
secoli! Sto bene, comunque, la mia ferità si
chiuderà a breve.»
«Ormai
sono qui, lasciate che vi
curi lo stesso.»
Ichiro,
dai modi delicati e
gentili, conosceva diversi metodi per ammansire la quasi sposa di
Sesshomaru.
Stranita dalla situazione a lei non rimasero opzioni e cedette
sedendosi per
terra.
«Perché
ti sei scomodato tanto,
Sesshomaru?»
Le
loro iridi si incontrarono, si
studiarono quasi gentilmente considerando come normalmente avvenivano
le loro
dispute. Tutta quella tranquillità mise i brividi a
Inuyasha, che fosse una
tregua prima di una tempesta distruttiva?
«Il
tuo olfatto non è abbastanza
fine, ma sento perfettamente l’odore di un veleno provenire
dalla tua ferita.»
Non
disse di più, si limitò a
fissare la bambina che non si scollava dal fianco della demone. Kuria
sospirò,
le stava salvando la vita cosicché la bambina non soffrisse.
Peccato! Per pochi
secondi la speranza che fosse perché le interessava la sua
vita le aveva
scaldato il petto.
«Capisco.
Va bene, grazie
Sesshomaru.» Annuì tranquilla abbozzando perfino
un sorriso che, seppur di
cortesia, restava pur sempre un sorriso! Lui rimase sorpreso e la
fissò mentre si
faceva suturare il taglio sul braccio e tornava a dare attenzioni a
quell’insulso
Isidorus. Ponendogli domande sul perché fosse lì
e sulla situazione con i nemici
in patria.
Generalmente
lei gli procurava sempre
un pretesto per battibeccare, uno qualsiasi! Un insulto, una parola
sprezzante,
una richiesta ulteriore di attenzione e ora il nulla. Lo stava
ignorando? Era
completamente disinteressata?
Di
nuovo a captare la situazione
di anormalità e il vago stordimento di Sesshomaru,
incredibilmente, fu proprio
Inuyasha. Anche se al maggiore non piaceva ammetterlo restavano
fratelli da
parte di padre e a lui erano già capitate situazioni simili
tra Kagome e Koga. Per
quanto lo stesso mezzo-demone sapesse di non dover temere davvero il
lupo… lo
stesso non si sarebbe potuto affermare con certezza sullo straniero.
«Ancora
non comprendo perché i
demoni orso nostri nemici siano giunti fino a qui, attaccando loro per
di più.»
«Per
secoli tua madre ha nascosto
la tua ‘sparizione’, anche dopo che eri tornata in
patria per aiutarci. Temo
l’abbiano seguita qualche anno fa. Ci ha avvisati Hikari
della loro presenza su
questo territorio, a quel punto sono stato mandato qui per aiutarla a
diminuirne il più possibile il numero.»
Hikari
lo osservava con
espressione quasi dolce ma lui pareva avere occhi solo per la maggiore.
«Scusate
se interrompo il
discorso, ma la sutura e il bendaggio sono conclusi. Prestate solo
attenzione
nei prossimi giorni, ma non dubito che guarirete
completamente.»
«Ti
ringrazio Ichiro, sei stato
molto gentile.» Quel demonietto l’aveva ricucita e
riassemblata talmente tante
volte che entrambi avevano perso il conto.
«Per
la mia principessa questo ed
altro.» Rispose subito lui inchinandosi con devozione.
Kuria
parve arrossire e si grattò
la nuca a disagio. Sesshomaru, posizionato a pochi passi lì
davanti a lei, alzò
un angolo della bocca.
«Mi
dispiace Ichiro, ma non sono
più la tua principessa. Lo sai, vero?» O la
notizia non era trapelata ai servi
del palazzo? L’ometto risollevò la testa e
guardò in modo interrogativo
entrambi.
«Pensavo…
fosse tutto risolto vista
la richiesta del mio padrone. Mi dispiace mio signore, non volevo farvi
fare
una cattiva figura.» Si inchinò di nuovo
profondamente, fino a che la testa non
raggiunse il terreno.
Comprendendo
che Kuria si sentiva
estremamente a disagio, seppur gongolandone leggermente, gli fece cenno
di non
preoccuparsi.
«Non
hai nulla di cui
preoccuparti.» Gli angoli della bocca si mossero
impercettibilmente, donandogli
l’espressione enigmatica che spesso lo contraddistingueva.
La
demone davanti a lui alzò un
sopracciglio in un interrogativo muto, ma lui non apparve intenzionato
a darle
alcun tipo di spiegazione.
Vedendolo
voltarsi, e con Kagura
che gli ronzava attorno, Kuria sospirò e decise di rivolgere
le proprie
attenzioni a Isidorus per progettare un piano di attacco. Sarebbe stato
un
disastro se Naraku si fosse coalizzato con i demoni orso.
Il
medico venne presto ricondotto
a palazzo da un emissario della signora Madre, salutò con
estremo rispetto sia
il suo padrone Sesshomaru, sia la principessa Kuria. Nutriva nel cuore
la
speranza che il principe dell’Ovest la riconquistasse e gli
augurò mentalmente
tutta la fortuna possibile. Quasi tutti a palazzo ci speravano, in
verità.
“Vi
auguro Principe di riuscire
ad appianare i dissapori con la Principessa e di vedervi presto insieme
a
palazzo, uniti in matrimonio e felici. Sareste una meravigliosa e
splendente
coppia reale. Proprio ciò di cui l’Ovest ha
bisogno.”
***
«Quindi
Kuria e mio figlio sono
riusciti a dialogare in modo civile?»
Inukimi
osservava Ichiro dal suo
scranno all’esterno del palazzo. Lo scrutava per comprendere
se le raccontava la
verità o una menzogna.
«Sì,
mia signora. Ho potuto
constatare una certa maturità nei modi della Principessa e
anche vostro figlio,
il Principe, mi è apparso conciliante… anche
se…»
«Piccolo
demone medico, sai bene
che odio i balbettii. Parla e basta.»
«Temo
che il Principe Sesshomaru abbia
una nuova compagna e anche la Principessa Kuria, per quanto entrambi
guardassero con malcelato disprezzo le rispettive
controparti.»
La
signore dell’Ovest emise una risatina
divertita e scosse la testa.
«Non
hai nulla di cui
preoccuparti!»
Angolo autrice:
Bentornati!
Spero che questo capitolo vi sia gradito e magari allieti un po' il rientro.
Iniziamo a far sciogliere Sesshomaru con calma, ma anche Kuria che altrimenti si trincerebbe nel suo orgoglio.
Da qui in avanti la signora Madre diventerà un personaggio dietro le quinte abbastanza importante. Non la rivedremo presto, ma state certi che spia i due testoni.
Cercherò di pubblicare un capitolo ogni due settimane all'incirca! Sto finalmente leggendo il manga nel tempo libero :)
Ringrazio chi sta leggendo la storia o magari anche rileggendo, viste le varie modifiche e gli anni di assenza.
Se vi va fatemi sapere cosa ne pensate in un commento!
MartyVax