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Autore: loki6783    05/09/2023    4 recensioni
Aziraphale si aggiusta il papillon di tartan, cercando di sedere con una postura il più possibile autorevole e celeste. Ora che è subentrato a Gabriele deve gestire i suoi impegni diplomatici, tra cui il censimento dei dannati, impegno che il precedente arcangelo svolgeva ogni sette anni terrestri. Aziraphale sospira: con tutte le trasferte che potevano assegnare al reggente del Paradiso in persona, non poteva mancare un colloquio con Lucifero! Inspira, cercando di reprimere nel panciotto l’agitazione, continuando a guardare l’ora. Lucifero è in ritardo, o forse vuole solo prendere in giro il nuovo arcangelo, magari lo sta osservando, nascosto e trasmutato nella sala del trono, tra lugubri arredamenti gotici e stendardi infernali. Aziraphale aggiusta la sua posizione sulla sedia, preziosamente intarsiata di tormalina nera, e guarda con un sospiro il vassoio di uramaki posto proprio sul tavolo in pietra innanzi a lui. Una tentazione. Mordendosi le labbra guarda altrove: non può insozzare il suo corpo celeste con quella roba, nemmeno se i suddetti uramaki hanno un coronamento di panna e fragola! Il cibo terrestre gli manca estremamente!
Genere: Angst, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley, Lucifero/Satana
Note: What if? | Avvertimenti: Mpreg
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Ciao e ben ritrovat*… Purtroppo questa ffc non conterrà una parte smut! Ma non temete, ho molti progetti per questa coppia… Questa One Shot è più che altro una specie di sfogo per elaborare la mia delusione (e un pizzichino di rabbia) che ho percepito verso il nostro dolce angioletto dopo la fine della S2. Siamo nell’angst più crudo. Ma non temete, come il nostro fantastico demone rosso, non riesco ad essere veramente crudele! La storia si svolge sette anni dopo la fine della S2. Ho introdotto un "nuovo" personaggio, Lucifero, che nella mia testa dato il doppiaggio in lingua originale, ha le sembianze di Benedict Cumberbatch, ma siete liberissim* di immaginarlo come volete! Verso la fine si menziona il mpreg (anche se si tratta di esseri senza un vero e proprio genere) … ma se non vi piace questa dinamica penso che la storia non faccia per voi. Il titolo è ispirato da una nota canzone di Bruno Mars (rivista per l’occasione dato che si tratta della prospettiva di un angelo ma non di un uomo!). Dopo questa lunga premessa…Vi auguro una lettura piacevole! 




 
When I was your angel
 
I hope he buys you flowers
I hope he holds your hand
Give you all his hours
When he has the chance
Take you to every party
'Cause I remember how much you loved to dance
Do all the things I should have done
When I was your man
Do all the things I should have done
When I was your angel


Aziraphale si aggiusta il papillon di tartan, cercando di sedere con una postura il più possibile autorevole e celeste. Ora che è subentrato a Gabriele deve gestire i suoi impegni diplomatici, tra cui il censimento dei dannati, impegno che il precedente arcangelo svolgeva ogni sette anni terrestri. Aziraphale sospira: con tutte le trasferte che potevano assegnare al reggente del Paradiso in persona, non poteva mancare un colloquio con Lucifero! Inspira, cercando di reprimere nel panciotto l’agitazione, continuando a guardare l’ora. Lucifero è in ritardo, o forse vuole solo prendere in giro il nuovo arcangelo, magari lo sta osservando, nascosto e trasmutato nella sala del trono, tra lugubri arredamenti gotici e stendardi infernali. Aziraphale aggiusta la sua posizione sulla sedia, preziosamente intarsiata di tormalina nera, e guarda con un sospiro il vassoio di uramaki posto proprio sul tavolo in pietra innanzi a lui. Una tentazione. Mordendosi le labbra guarda altrove: non può insozzare il suo corpo celeste con quella roba, nemmeno se i suddetti uramaki hanno un coronamento di panna e fragola! Il cibo terrestre gli manca estremamente!
“Buonasera! Lei deve essere il nuovo arcangelo supremo!” annuncia Lucifero, sopraggiungendo nella stanza con un passo felpato, facendo capolino alle spalle di Aziraphale, che sussulta.
“Salve, si! Sono Aziraphale! Molto piacere!” replica l’angelo, con i suoi modi educati.
Si stringono rapidamente la mano e poi Lucifero va ad accomodarsi dall’altra parte del tavolo, dove materializza diversi quaderni con anelli e fascette e un computer portatile. Indossa gli occhiali da lettura con un gesto fluido.
Aziraphale si prende un attimo ad osservarlo: non lo vedeva da tempi immemorabili! Prima della Creazione, Lucifero era una specie di star tra gli angeli. Adesso è molto cambiato, meno gioviale e decisamente cupo. E’ sempre alto e belloccio, indossa un completo nero con una camicia viola, i capelli ricci e corvini sono mossi, la pelle è bianca come la neve e gli occhi sembrano zaffiri di ghiaccio. Sbadiglia dietro a una mano che potrebbe sembrare scolpita da Michelangelo in persona.
“Gradisce un Margarita?” chiede, senza nemmeno guardare in faccia l’angelo seduto a qualche metro da lui.
“No, cerco di non mangiare più cibo umano!” risponde Aziraphale, lisciandosi il panciotto con un gesto timido. Non ha voluto cambiare i suoi vestiti, per non dimenticare la terra, per non dimenticare l’aspetto che aveva, quel sembiante che un tempo, sette anni prima, era stato baciato da un demone coi capelli rossi.
“Il Margarita non è cibo! Qualcos’altro?” insiste il diavolo, toccandosi la radice del naso come se fosse insostenibile quel meeting di lavoro, proprio alle sei e sei minuti, e sei secondi.
“No, grazie…Sono a posto così…” Aziraphale si guarda intorno.
“E’ la prima volta all’Inferno?” chiede Lucifero, con un sorriso accomodante.
“Si! E’ carino come avete sistemato…” soggiunge, con un sorriso imbarazzato. Spera solo che Lucifero non sappia la verità, ovvero che all’Inferno c’è stato, eccome, ma nel corpo di un bellissimo demone dai capelli rossi, di cui non ha notizie da sette anni. Lo stesso il cui volto è nei suoi pensieri ogni volta che rivolge lo sguardo al firmamento, o alla terra, o semplicemente chiude le palpebre.
“Si, è il mio sposo ha voluto un cambio di stile! Abbiamo passato ore e ore a scegliere i mobili su quei cataloghi online! E’ stato davvero crudele da parte sua! Crudeltà tra diavoli!” ridacchia Lucifero, strappando un sorriso anche all’angelo.
“Non abbiamo avuto notizia di un matrimonio! Se no avremmo mandato una corona di fiori della Piccola Nube di Magellano…Michele è molto attenta a queste cose!” Aziraphale si scusa, perché infondo un matrimonio, è sempre un matrimonio, anche nei gironi più reconditi dell’Inferno. E perché la diplomazia, per il Paradiso, dovrebbe essere una priorità.
“Non si preoccupi! Il mio sposo è molto riservato! Devo fare quello che mi dice perché, se no, non fa che brontolare!” esclama Lucifero con confidenza “Sa com’è! Le relazioni sono sempre complicate, ma quando sei con quello giusto…Sono giusti anche i compromessi!”
“Si, ho una vaga idea…Volevo dire no. No non so com’è!” si corregge Aziraphale, guardando la sua valigetta marrone e iniziando a tirare fuori l’agenda celeste del censimento delle anime.
“Bè, per me questo demone è stato una benedizione! Mi perdoni il termine! E’ veramente in gamba! Da quando Belzebù è partita, sette anni fa, siamo rimasti a corto di personale. Molti demoni hanno seguito le sue orme e hanno lasciato il lavoro. Mi sono trovato a corto di personale, con i sindacati sul piede di guerra e le anime da gestire. Ho avuto un esaurimento nervoso e fortunatamente ho incontrato il demone perfetto per me, che mi ha aiutato a mettere la testa a posto e mettere le cose in prospettiva. Veramente lo conoscevo già, ma non avevo mai apprezzato il suo vero valore...”
“Allora è veramente una benedizione per gli equilibri universali!” Aziraphale sorride, mentre quelle parole gli scavano dentro. Anche lui aveva qualcuno che lo aiutava a vedere le cose in prospettiva…
“Spero di non averla annoiata…Possiamo cominciare. Ha stampato il documento? Vuole che le faccia fare una brochure?” Lucifero guarda stancamente lo schermo del computer, che si riflette nei suoi occhiali.
“Non serve, ho tutto su questa agenda. Le anime dei morti terrestri negli ultimi sette anni solari.” Aziraphale inizia a sfogliare le pagine del tomo, che diventa più spesso ad ogni tocco.




Dal corridoio, improvvisamente, echeggia un rumore di rotelle e la risata di una bambina.
“Mi scusi! Avere una figlia piccola è un Inferno…” sospira Lucifero, alzandosi e lasciandosi alle spalle la propria voce “Lilith! Quante volte ti ho detto di non andare sul monopattino nel corridoio!” 
Aziraphale inspira, a disagio per quel siparietto familiare, soprattutto per la durata e l’intensità della pernacchia con cui la bambina risponde al padre.
“Papà posso vedere l’angelo?” prega la voce della bambina dal corridoio.
“Lilith, papà sta lavorando…”
“Per favore! Non ne ho mai visto uno! Voglio sapere come sono fatti!”
“Ok…” la voce di Satana suona arrendevole.
Quando ritorna in corridoio, porta in braccio una esile creatura tra i cinque e i sette anni. Sembra una bambina normale, a parte le lunghe corna caprine che fanno capolino tra i boccoli rossi. I suoi occhi sono gialli come l’ambra.
“Papà…Ma sei sicuro che sia un angelo questo?” la bambina demone fissa Aziraphale, parlando di lui come se non ci fosse. L’arcangelo la studia: qualcosa di lei, nelle sue espressioni, gli è stranamente familiare.
“Si, è un arcangelo del Paradiso, il più potente di tutti!” spiega paziente Lucifero.
“Ma quindi tu e papà eravate così? Con i capelli bianchi sparati sulla testa?” chiede, impertinente.
“Ciao! Piacere!” dice Aziraphale, imbarazzato.
“Non proprio così…Ad esempio, papà aveva delle ali bellissime e bianche e i capelli lunghi, lunghi, rossi come il sangue degli uomini. E gli occhi marroni come la cioccolata calda!” sospira Lucifero, posando un bacio sulla fronte della piccola Lilith.
Aziraphale abbassa gli occhi. Le sue mani sono chiuse in due pugni molto stretti. Ha un bruttissimo presentimento. 



Il portone principale della sala riunioni dell’Inferno si apre con un rumore sordo.
L’angelo deglutisce, il cuore che perde ritmo e lo riacquista più veloce di fronte a quell’arrivo.
Crowley, il suo Crowley, che cammina sinuosamente, verso di lui. Indossa un paio di pantaloni neri di pelle, anfibi altrettanto neri, una maglietta color pece e una lunga giacca grigio scuro. I capelli sono sempre rosso acceso, li porta lunghi e raggruppati in una coda disordinata, e i suoi occhi coperti dagli immancabili occhiali.
Aziraphale sorride, alzandosi in piedi nel vederlo avanzare verso di lui.
Eppure Crowley, a parte un piccolo cenno, gli passa accanto senza salutare, senza rivolgergli la parola, senza guardarlo, per raggiungere Lucifero e la piccola Lilith. 
“Eccovi qui!” esclama Crowley, con la sua voce roca e allo stesso tempo calda, sfumata di dolcezza verso la sua famiglia. Un universo di cui Aziraphale non fa parte.
“Papà!” Lilith si lancia nel suo abbraccio e Crowley la stringe “Non dirmi che giocavi con il monopattino in corridoio! Di nuovo!”
“Si, giocava con il monopattino in corridoio! Di nuovo!” Lucifero fa la spia, posando una mano sulla schiena di Crowley. Una mano che sa di quotidianità, di appartenenza, gesti piccoli che dicono cose grandi come ‘Noi stiamo insieme’, cose che le mani impacciate di Aziraphale non sono mai state in grado di comunicare.
“Papà Crowley ha detto che trasgredire da prova del mio carattere forte e impetuoso, perché sono una principessa infernale e non devo mai obbedire! E che un giorno tutti si inginocchieranno ai miei piedi!” protesta la piccola demonietta.
“Ma certo, mia piccola maledizione! Mi siete mancati!” esclama Crowley, protendendosi per baciare il marito sulle labbra.
“Pensavo che ti divertissi sulla M23!” scherza Lucifero, sorridendogli.
“Mi diverto di più qui con voi due!” risponde Crowley.
“Senti, vado a consegnare alla tata questa demonietta impertinente. Stai con me per il censimento dei dannati! Questo è il nuovo arcangelo!” dice Lucifero, mentre Crowley posa a terra Lilith e lui la prende per mano. 
“Ah si! Lo conoscevo!” soggiunge Crowley, come se Aziraphale non fosse altro che un nome che si ricorda appena.
“Giusto, mi ero scordato dei vostri trascorsi! Stai con noi per il censimento?” chiede Lucifero, speranzoso “Una mano mi servirebbe, poi i tuoi suggerimenti sono sempre preziosi!” aggiunge, pregandolo.
“Oh…Bè…Ok. Se è proprio necessario…” 
“Ottimo! Torno subito, intanto fai gli onori di casa!” 
“Ok…” Crowley annuisce.




Rimangono soli, loro due, e cala il silenzio nella grande sala. Crowley ha le mani in tasca e prende posto dall’altra parte del tavolo. Aziraphale non osa muoversi, rosso in viso, gli occhi pervasi da un bruciore che scaccia via, premendovi sopra le dita. Cosa sono seimila anni, se sette possono cancellarli in quel modo?
“…Aziraphale, come va?” chiede Crowley, interrompendo il silenzio, evitando il suo sguardo.
“Bene…” mente l’angelo, con la voce che gli trema.
“Sei soddisfatto della tua carriera?” domanda il demone, con una smorfia sulle labbra. Rancore.
“Non mi lamento, questo ruolo è…Il più grande onore. Servire il Paradiso.” La frase è impostata, l’ha ripetuta milioni di volte, ad angeli, demoni, collaboratori di ogni tipo che si sono congratulati per la sua promozione.
“E il secondo Avvento come sta procedendo?” chiede Crowley, togliendosi gli occhiali per rivelare i suoi opali gialli e intensi. Le voci girano, anche se l’Inferno non ha corridoio.
“E’ posticipato a data da destinarsi. Ho convinto Metatron ad aspettare un’epoca di maggiore decadenza!”
“Maggiore decadenza di così? Ok…” borbotta Crowley perplesso “Bene. Hai fatto bene a tenerlo tranquillo.”
“E tu come stai? Ti trovo bene…” commenta Aziraphale, mordendosi l’interno delle guance. Sa di sembrare patetico, sente il rossore accendergli la faccia come la miccia di un’esplosione.
“Grazie… Lavoro, faccio il papà. E’ tutto perfetto e non mi posso lamentare!” Alza le spalle.
“Non pensavo che avresti…Cercato qualcun altro, così presto. Insomma…Mi sembravi avere delle intenzioni molto serie, verso di me. Sette anni fa.” Non sa dove trova il coraggio per parlargli in quel modo.
Crowley sorride, arretrando con la sedia per guardarlo con un’espressione di sufficienza.
“E cosa avrei dovuto fare, scusa tanto? Aspettare i tuoi comodi? Rimanere a disposizione di quando avresti capito quello che avevi perso? Tu mi hai distrutto e umiliato. Ho passato un anno intero a ubriacarmi e a piangere e ad aspettare che mi mandassi un segno. E ho pregato, Aziraphale. Ho pregato in ginocchio come un umano che mi ascoltassi, che tornassi, che mi vedessi! Ma tu eri troppo impegnato a servire il Paradiso…No?” la voce di Crowley è piena di amarezza e ad Aziraphale sembra così strano sentirgli pronunciare il suo nome e non l’appellativo ‘angelo’.
“Sapevo che mi pregavi ma non potevo tornare sulla terra! Ho dei vincoli… E poi tu sei sparito!” ribatte Aziraphale, il cuore che sprofonda dentro, in un vortice di rimpianto, sempre più in profondità, ad ogni respiro.
“Certo che potevi! Sei l’arcangelo supremo! Puoi fare ciò che vuoi! Ma comunque non importa. Sono tornato all’Inferno. Lucifero mi ha chiesto di uscire ed è venuto fuori che quei seimila anni li ho sprecati a correre dietro a uno che non mi voleva!” sbotta, risentito.
“Questo non è vero. Ti vogl…Ti volevo tantissimo e tu lo sapevi. Non ricordi il ballo? E le cene? E le nostre avventure? E quella sera all’East End quando ci siamo fidati uno dell’altro?” le parole sgorgano come acqua da una sorgente.
“Non ci penso mai!” esclama Crowley, con una crudeltà che non gli appartiene, con la stessa espressione di quando gli aveva mentito sull’esecuzione del castigo per Giobbe.
“Stai mentendo.” Aziraphale lo supplica con gli occhi, con la voce, con le mani protese sul tavolo come se potesse, a due metri di distanza, toccarle, stringerle, come quella sera in cui, dopo aver evitato la fine del mondo, hanno preso insieme l’autobus.
“Non penso più a te, angelo!” Crowley pronuncia quell’appellativo con un tono diverso, insolito, forse è disprezzo “Ho sposato l’entità malvagia più potente dell’universo. Ho portato in grembo sua figlia e questo ha cambiato ogni cosa.”
“Crowley…Loro sono malvagi! Non hai bisogno di loro!”
“Loro sono la mia famiglia!”
“Crowley i-io sono disposto a…Lasciare il lavoro. Vuoi tornare con me?” chiede Aziraphale, alzandosi in piedi e facendo il giro del tavolo per pararsi davanti al suo demone coi capelli rossi, che scatta a sua volta in piedi “Mi manchi così tanto…Io ti a…”
Crowley gli posa l’indice sulle labbra in un gesto sbrigativo “Non dirlo. Non è vero, non lo è mai stato.” La sua voce trema e per un attimo i suoi occhi sono lucenti come quel pomeriggio di sette anni prima nella piccola libreria di Soho.
“Ti ho amato per seimila anni e ti amo anche adesso. Ti ho cercato, ho scrutato la terra e l’universo per trovarti ma tu...Ti sei nascosto, vero? E’ stato un miracolo?!”
“Si! Non volevo che mi trovassi!”
“Ma adesso siamo qui, l’uno di fronte all’altro! Crowley, ho sbagliato: non è vero che niente dura per sempre. Il mio amore per te è infinito. Voglio fuggire con te! Questo lavoro è…Noioso e non ne posso più, dei colleghi, di Metatron, delle scartoffie. Mi manca quello che eravamo. Mi manca…Essere un ‘Noi’!” Aziraphale sta parlando a ruota libera, incurante del fatto che Lucifero potrebbe tornare in qualsiasi momento.
“Non è mai esistito nessun noi! Adesso smettila!” Crowley fa un passo indietro, fuggendo il contatto visivo “Sto bene così, angelo. Voglio solo un’eternità con la mia famiglia, con chi amo davvero…”
“Crowley, ti prego…Andremo ad Alpha Centauri…In questo periodo è incantevole!” insiste Aziraphale.
“Ci faccio le vacanze tutti gli anni a Pasqua ad Alpha Centauri! Lucifero ha una villa con tre piscine!” esclama Crowley, velenoso.
Aziraphale fa un passo indietro, scuote la testa.
“Va tutto bene? Avete iniziato a vedere il Power Point del bilancio?” chiede Lucifero, rientrando nella stanza.
“Noi parlavamo…Dei vecchi tempi!” si affretta a dire Crowley, cercando di reprimere il nervosismo.
“Oh si! Mi racconti sempre la storiella del miracolo e di Amleto! Dovevo esserci, sembra così divertente!” ridacchia il re degli Inferi, prendendo posto al tavolo.
Aziraphale reprime il pianto, tornando al suo posto con un dolore sordo al petto, così forte che teme la discorporazione, che aumenta quando Crowley si siede sul bracciolo del trono di Lucifero, sfoggiando le sue gambe lunghe, e fissa nella sua direzione con un sorriso malvagio.








“Accidenti!” Aziraphale si siede di scatto tra i cuscini. Il buio della camera del cottage avvolge i mobili e gli oggetti di tutti i giorni, dando un senso di costanza e sicurezza.
“Un altro incubo?” la voce calda di Crowley è ovattata dal sonno “Ma perché ci ostiniamo a dormire? Non ci serve nemmeno!” si lamenta, accendendo la luce sul comodino.
Aziraphale è sudato, il cuore che batte a mille.
“Vieni qui!” esclama, afferrando il viso del demone per dargli un bacio insolitamente impetuoso e possessivo.
“Ehi, angelo, ma cosa ti prende?” le labbra di Crowley si incurvano in un sorriso contro alle sue.
“Avevi sposato Lucifero…Avevate una bambina e tu non mi amavi più…E’ stato orribile, tesoro mio!” Aziraphale ha il fiato corto a ripensare a quello scenario.
“Angelo…Era solo uno stupido sogno. Ecco…” Crowley gli prende la mano e dopo averne baciato le nocche se la posa sul ventre gonfio sotto la stoffa della camicia da notte “L’unica bambina che ho mai avuto e che voglia avere è qui dentro, e ce l’hai messa tu.” 
Aziraphale apre la mano su quel ventre pieno di vita ultraterrena.
“Ahi!” Crowley sobbalza ad un piccolo calcetto “E’ molto attiva stanotte! A proposito, ho pensato ad un nome per lei…Lo vuoi sentire?”
Aziraphale si abbassa per posare un bacio sulla pancia di Crowley e poi annuisce.
“Che ne dici di Lilith?”
Aziraphale strabuzza gli occhi.
“Non ti piace?” chiede Crowley, gli occhi pieni di incertezza. Aziraphale ha imparato che è un periodo di grande sensibilità per il suo bellissimo demone, quindi deve soppesare le parole.
“E’ molto bello…Anche se avevo pensato a qualcosa di più classico, come Mary o Anne…”
“Mary Anne? Senti che meraviglia…Mary Anne J. Fell!” 
“Grazie a Dio!” esclama Aziraphale sollevato.
“Cosa?” Crowley non ama quell’espressione.
“Nulla… Rimettiamoci a dormire, nelle tue condizioni devi dormire otto ore per notte…” sospira Aziraphale, tornando a crogiolarsi nel calore delle coperte, accarezzando dolcemente il ventre di Crowley fino a sentire il suo respiro regolarizzarsi. Approfittandosi del suo sonno, gli posa un bacio sulla fronte. 






 
Fine



 

So di essere stata crudele! Ma poi ho cercato di recuperare! Il nostro angioletto si è comportato così male alla fine della S2, che ho avuto l’impeto di castigarlo! Ma non sono riuscita a essere cattiva sul serio...Lasciatemi un commento se vi va! Grazie e tanti baci
  
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