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Autore: GladiaDelmarre    06/09/2023    4 recensioni
Il dolore, in Aziraphale, non era mai durato abbastanza a lungo.
Il dolore, per Crowley, esisteva dall’inizio dei tempi perché aveva sempre amato fino ad esporre lo scheletro stesso della sua essenza. Carne e sangue, e ossa e tendini, organi e denti, tutto il suo corpo fisico e spirituale, entrambi esposti di fronte agli occhi blu grigio di Aziraphale, che lo trapassavano e sfioravano ogni suo nervo con la precisione di un chirurgo.
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Blandamente ispirata a Mary on a Cross dei Ghost
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando è arrivato Aziraphale a deporlo dalla croce, Crowley era certo che fosse un altro dei suoi sogni, di quelli che puntualmente si trasformavano in incubi. 

 

Aziraphale era venuto dinnanzi a lui altre centinaia di volte.

 

Appariva con i suoi vecchi abiti lisi color crema, profumati di carta e té.

Altre volte circonfuso di luce, con lunghe vesti bianche bordate d’oro. Questa era una di quelle volte.

 

Il suo volto, così amato, così amorevole, gli era apparso pieno di sofferenza.

Era già successo. L’espressione dolorosa si era trasformata sempre nella dorata indifferenza di Uriel, nel falso sorriso di Michael. Qualche volta nel ghigno soddisfatto del Metatron. Nei momenti peggiori, era stato Aziraphale stesso a guardare attraverso di lui come se fosse trasparente. Come se non fosse mai esistito. Come se ogni cosa che era stato e che sarebbe potuto (sarebbero potuti) essere fossero stati cancellati dal Libro della Vita. 

 

Il dolore, in Aziraphale, non era mai durato abbastanza a lungo.

Il dolore, per Crowley, esisteva dall’inizio dei tempi perché aveva sempre amato fino ad esporre lo scheletro stesso della sua essenza. Carne e sangue, e ossa e tendini, organi e denti, tutto il suo corpo fisico e spirituale, entrambi esposti di fronte agli occhi blu grigio di Aziraphale, che lo trapassavano e sfioravano ogni suo nervo con la precisione di un chirurgo.

 

Era mai stato così?

Era mai stato diverso da così?

 

Questa volta le mani di Aziraphale sono gentili. Le spalle di Crowley si rilassano mentre cade mollemente sul suo grembo. 

 

Crowley è come drappeggiato sulle sue ginocchia. I capelli sono lunghissime bande rosso fiamma, l’unica cosa rimasta profondamente viva in un corpo magro e smunto, quasi prosciugato. Hanno conservato le loro belle onde, ed Aziraphale li carezza piano, come se avesse paura di fargli del male. 

 

Crowley si chiede se questa sia solo un’evoluzione dei sogni che lo hanno tormentato da quando Aziraphale è andato via. 

 

Ha tentato di restare in piedi. Per un po’ ce l’ha fatta. 

Poi sono arrivati gli incubi che lo hanno tirato su di una croce, che gli hanno impedito di rimanere vigile e in guardia. Da quel momento, Crowley non ha più saputo dove fosse, cosa stesse facendo, se fosse di nuovo a Mayfair o chiuso nella Bentley, o ancor peggio, nella libreria che era stata un tempo del suo angelo. La realtà si era richiusa su di lui, e aveva camminato in luoghi antichi, nelle sedi della sua memoria, in mezzo alle stelle.

Aveva finito per essere troppo stanco, e aveva lasciato che lo issassero sulla croce.

Sapeva che non doveva essere una croce vera e propria. Era la sua mente che lo immaginava così. Una soluzione semplice per riassumre il dolore di essere rimasto solo.

 

Ma ora Aziraphale gli carezza il viso. Ha dita delicate. Quelle che lui ricorda dal ballo, poco prima che tutto finisse. Aziraphale che lo prende per le spalle, sostenendolo con le braccia forti, fino a fargli poggiare il capo sulla sua spalla. Gli tocca la schiena, come quando Crowley lo ha baciato, ma stavolta le sue mani sono sicure, non indugiano, non sono più incerte. Sente le sue dita allargarsi e accogliere la forma delle sue scapole, l’incavo alla base della schiena, e sorreggerlo e stringerlo come avrebbe dovuto essere da secoli addietro.

 

“Non ti lascerò mai più” gli sussurra piano.

“Le regole non importano più. Abbiamo provato, ma tutto quello che è rimasto sono i lividi sulla tua anima. I miei, quando mi sono reso conto del male che ti ho fatto”.

 

La voce di Aziraphale che è sempre stata latte e miele, e unguenti sulla pelle.

 

“Sei vero?” gracchia Crowley, osando chiedere, alla fine.

 

“Sono vero. Non ti lascerò mai più”.

 

Crowley si aggrappa ad Aziraphale con ogni atomo che lo compone. 

Non esiste più la distanza, non esiste più niente altro che loro.






Note:
questa meraviglia è dalla mia Ducko preferita, Martina. Andate a vedere il suo instagram 
https://www.instagram.com/martina_a_duck/


   
 
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