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Autore: AncientDust    11/09/2023    5 recensioni
E se il dolore per la separazione da Aziraphale fosse troppo da sopportare per Crowley?
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[Spoiler finale seconda stagione]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Crowley
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Frammenti di vetro scuro

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Crowley trangugiò l’ultimo sorso di vino, poi gettò la bottiglia vuota fuori dal finestrino. Il rumore di vetri infranti disturbò per un istante la placidità della pioggia, per poi esserne inghiottito.

Fuori, le lapidi sembravano osservare nel silenzio del cimitero, in attesa. Anche la Bentley era silenziosa; niente musica, o borbottio caldo del motore. Si fronteggiavano a vicenda, in un duello muto: vecchie spoglie di pietra contro un’elegante feretro di metallo, nero nella notte.

Crowley strinse il bordo del volante umido, in cerca di un sostegno che non trovò. Sentì solo la pelle del rivestimento sotto le dita, pelle fredda come la sua. Sapeva perché aveva guidato fin lì, sin da quando era salito in macchina, solo che non voleva ammetterlo a sé stesso.

Tadfield. Non poteva essere nessun altro posto.

Ma adesso che era arrivato, stava esitando. E sapeva il perché anche di questo.

Poteva sentirlo. Giù, nel profondo di sé stesso, dove ancora sopravviveva un tenue rimasuglio dello sciocco che era stato. Il fantasma di quella perduta ingenuità da angelo, gli sussurrava.  

Aspetta. Aspetta ancora un po’.

Pronunciava parole dolci che sapevano di speranza crudele, che raccontavano di come Aziraphale sarebbe tornato da un momento all’altro, sbucando magari da dietro quelle lapidi, avanzando con piccoli passi agitati e la sua solita andatura composta, le mani curate strette contro il petto e una malcelata smorfia di mortificazione sul viso. Si sarebbe avvicinato e avrebbe aperto l’altra portiera, per poi infilarsi nella Bentley, contrariato dalla pioggia che stava rovinando il suo bel cappotto d’epoca. E poi, come sempre aveva fatto, gli avrebbe rivolto uno dei suoi sorrisi di scuse, uno di quelli impacciati e ornati di tenero imbarazzo che, da demone, Crowley non avrebbe mai potuto ammettere ad alta voce di apprezzare.
E a quel punto anche lui avrebbe riso. Scoprendosi, dopotutto, pateticamente facile al perdono e cedendo al sollievo che tutto sarebbe tornato come era sempre stato.

Solo loro due e piccoli momenti: un tè preso distrattamente nella libreria, in fin troppo delicate tazzine di porcellana, una cena al Ritz, un brindisi, la brezza pomeridiana su una panchina del St. James Park, uno sciocco trucchetto di magia eseguito in un attimo rubato.
Solo piccoli, preziosi, momenti. Gli stessi che ora gli scavavano dentro delle voragini.

Se è vero che i demoni non possono percepire l’amore, allora perché il suo lo stava uccidendo?

Sbattè i pugni sul volante. Le domande scomode erano sempre state la sua rovina, fin dall’inizio. L’angelo non sarebbe tornato, e non c’era più motivo neanche per lui per restare. Non gli era rimasto più niente, tranne la devastazione che provava.

Aprì la portiera e scivolò fuori dalla Bentley. Per la prima volta da tanto tempo, si sentì viscido, strisciante, miserabile. Più demone di quanto non lo fosse mai stato dalla Caduta.
Avanzò sul sentiero fangoso, mentre la pioggia lo infradiciava, fino all’ingresso della piccola chiesa. Bastò un leggero schiocco di dita e le porte di legno si spalancarono placide davanti a lui. All’interno, solo il chiarore di qualche fiammella tremolava nel buio, ai lati della navata e sotto l’altare.
Crowley varcò la soglia, il terreno consacrato bruciò come fuoco sotto i suoi piedi, ma non gli importava. Si sfilò gli occhiali scuri e li lasciò cadere. Le lenti si infransero sul pavimento.

Solo in un’altra occasione aveva messo piede in una chiesa. Era stato sempre per lui, per l’angelo: diciannove marzo 1941, durante il Blitz. Non aveva mai dimenticato quella data, eppure gli sembrò una situazione così lontana, avvolta in strati di sogno. Diversamente da allora, nessuna bomba sarebbe caduta e nessun edificio sarebbe stato distrutto, ma si sentì comunque circondato dalle macerie.

Crowley sospirò. Di fronte a lui, in un piccolo bacile di marmo, i riflessi delle candele luccicavano sulla superficie di un sottile strato d’acqua.

Io ti perdono.

Le parole dell’angelo riaffiorarono graffiando nella sua testa. Un perdono che sapeva di condanna, per la colpa di essere come era. Non abbastanza per rimanere angelo, troppo umano per essere un demone, ma troppo poco per poterlo essere davvero. Crowley. Solo Crowley. Un vecchio serpente che aveva vissuto abbastanza, attraverso tutte le epoche del mondo.

Se qualcun’altro fosse stato lì in quel momento, avrebbe potuto affermare che anche i diavoli piangono dopotutto. O magari è solo la pioggia.

Crowley guardò fuori un’ultima volta, ma le stelle erano invisibili, nascoste dietro le nuvole. Poi allungò la mano, sfiorando l’acqua con la punta delle dita e, come tanti altri prima di lui, invocò la sua benedizione.

***

Quella notte, una Bentley nera del 1926, parcheggiata all’ingresso del cimitero della piccola chiesa di St. Mary Magdalene, a giusto poco più di un miglio dalla cittadina di Tadfield nell’Oxfordshire, attendeva invano il ritorno del suo proprietario, mentre una folata di vento e pioggia trascinava sul pavimento piccoli frammenti di vetro scuro.

 

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Note dell’autrice:

Salve!

Innanzitutto, grazie di essere arrivati fin qui.

Dopo la lettura potreste aver voglia di maledirmi, e non vi biasimo. Tuttavia già ci ho pensato da sola, non preoccupatevi. Dopo anni passati a leggere e scrivere senza mai pubblicare nulla, Good Omens è riuscito nell’intento di farmi scivolare fuori dall’oscurità della mia tana, per la prima volta e con il mood adatto per un funerale. Perciò, questa OneShot è stata un prodotto notturno abbastanza sbrodolato, frutto della depressione post seconda stagione che tutti stiamo tristemente sperimentando. Sappiate comunque che nessun Crowley è stato maltrattato durante la scrittura e che nella teoria sono fervente sostenitrice delle coccole e del lieto fine (tranne quando scrivo io).

Per ultima cosa, per chi se lo fosse chiesto: volevo inserire una data precisa e plausibile per l’episodio della chiesa negli anni ’40, così ho fatto una breve ricerca sul Blitz ed è uscito fuori che il 19 marzo ci fu un attacco molto pesante, in cui furono distrutti diversi edifici, fra cui chiese. La data in questione non è ovviamente confermata nella serie.

Spero di avere il coraggio di pubblicare qualche altra cosa in futuro, vecchia o nuova che sia. Per ora, bye bye.

 

   
 
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