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Autore: Turtle123    16/09/2023    0 recensioni
Storia ambientata a Ginevra, mentre Marcello e Adelaide sono lì per permettere a lei di creare un legame con Odile.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Quella mattina Marcello si era svegliato poco prima dell’alba: il caldo eccessivo ed anomalo di quei giorni gli rendeva particolarmente complicato il semplice dormire. Non volendo svegliare Adelaide, che dormiva serena al suo fianco, si era vestito ed era uscito dalla stanza con l’obiettivo di andare a fare una passeggiata nella speranza di riuscire a godere del leggero venticello che soffiava a quell’ora. 

Prima di rendersene davvero conto, si era ritrovato sulla strada che lui e Adelaide avevano percorso la sera prima. Era stato lui a portarla a passeggiare -per distrarla, per quanto possibile, dalle preoccupazioni- senza una meta e senza seguire una strada precisa, lasciandosi guidare dal paesaggio e dalle sensazioni e così si erano ritrovati in un punto incantevole di quella città svizzera in cui, per puro caso, si svolgevano i mercatini. Avevano curiosato tra le bancarelle come semplici turisti, lasciandosi affascinare dagli oggetti -a tratti bizzarri- che vi erano depositati sopra. Era stata un’esperienza quasi inedita per entrambi e, proprio per questo, si erano goduti appieno il momento, lasciandosi sorprendere da ciò che osservavano. 

Erano giunti alla bancarella di una signora italiana sulla sessantina che vendeva principalmente vasi riparati seguendo una tecnica antica nata in Giappone. Eliana, questo il nome della signora, spiegava con entusiasmo, a chiunque si fermasse -anche solo per curiosare-, com’era nata la sua passione per l’uso di quella tecnica che aveva appreso proprio durante un viaggio nella terra del Sol Levante. 

Marcello e Adelaide l’avevano ascoltata -rapiti- e alla fine del racconto si erano congedati, ringraziandola per la spiegazione, non prima di aver acquistato un piccolo vaso che sembrava proprio perfetto per accogliere le rose che Marcello aveva portato in camera con la colazione non più di due giorni prima. Eliana li aveva salutati e ringraziati a sua volta, accompagnando il tutto con un caldo sorriso. 

E ora, Marcello era di nuovo lì. 

“Sapevo che sarebbe ritornato”, l’aveva accolto, alzando appena lo sguardo verso di lui, mentre finiva di sistemare gli oggetti sul suo banco. 

“Buongiorno Eliana”, aveva replicato, guardandola con aria interrogativa, poi aveva continuato “per caso ha ancora la –”. 

“A lei”, aveva affermato la donna prima di estrarre, da una tasca del grembiule che indossava, l’oggetto del contendere avvolto nella carta di giornale per evitare che potesse subire danneggiamenti. 

Marcello l’aveva guardata, a metà tra lo stupito e il perplesso e lei si era prodigata per spiegare “me l’hanno chiesta in tre ma ho detto che l’avevo già venduta; gliel’ho tenuta da parte perché ero certa che l’avrei rivista”. 

A quel punto la curiosità di Marcello aveva avuto la meglio sulla sua volontà di non fare domande forse inopportune: “come mai ne era così certa?”. 

Eliana l’aveva guardato, con i suoi occhi a metà tra il grigio e il verde, e gli aveva semplicemente sorriso prima di posizionare la spilla in un’elegante scatolina di velluto chiaro. Marcello aveva continuato ad osservarla con una certa insistenza e, alla fine, Eliana aveva ceduto mentre gli tendeva la scatolina su cui aveva apposto un piccolo fiocchetto dorato. 

“Vi ho osservati attentamente, c’era qualcosa in voi che mi colpiva e non ho potuto fare a meno di notare come lei guardava la signora che a sua volta osservava la spilla” gli aveva detto, prima di aggiungere “tra voi traspariva un intuirsi senza parlarsi davvero, quasi ad occhi chiusi: i giapponesi userebbero la parola haragei”, chiudendo la porta ad ogni possibilità di ulteriore replica. Marcello aveva pagato, l'aveva ringraziata, ed era ritornato in albergo. 

“Buongiorno, contessa”, salutò entrando in camera, il sorriso sulle labbra e la voce che si scaldava nel pronunciare il titolo nobiliare, come se portasse con sé una delle tante sfumature di quell’amore che si stava sviluppando di giorno in giorno. Adelaide era già sveglia e stava risistemando i fiori nel vaso dopo aver cambiato l’acqua. Marcello le si avvicinò per lasciarle un bacio leggero sulle labbra poi, con la mano sinistra, le spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio prima di tenderle la scatolina. 

“Aprila”, la esortò, bloccando sul nascere ogni verso di sorpresa di lei, mentre si sedevano entrambi sul bordo del letto e lui si sistemava in modo da poter osservare la sua reazione. 

Adelaide eseguì, aprendo con una certa lentezza la scatolina. 

“Ma è –”, iniziò, prima che la voce si spezzasse per lo stupore. 

“La spilla che stavi consumando da quanto la stavi guardando, sì.” 

Adelaide si voltò a guardarlo: non pensava che lui ci avesse fatto caso, anzi, a dire il vero, non pensava proprio che l’avesse osservata mentre poggiava gli occhi su quella spilla così semplice eppure così incantevole. Lo credeva fin troppo impegnato a decidere quale vaso acquistare e invece l’aveva osservata, mettendola ancora una volta al centro, curandosi di lei e dei suoi interessi. 

Marcello le offrì un sorriso sincero. 

“Non potevo permettere che qualcun altro se ne appropriasse e poi credo che starebbe benissimo sul vestito rosso”, spiegò, quasi cercando di giustificare il perché di quel regalo inaspettato. 

Adelaide appoggiò le mani sulle sue guance e lo attirò a sé per lasciargli un bacio a fior di labbra che lui non tardò ad approfondire. Quando si staccarono, gli sussurrò un “grazie, è bellissima” direttamente sulle labbra. 

Sicuramente non era stata la preziosità di quella spilla ad averla colpita, né tantomeno i materiali con cui era realizzata eppure continuava a scorgervi qualcosa di più prezioso di uno qualsiasi dei gioielli che custodiva in cassaforte e che aveva incrementato negli anni grazie ai regali di Umberto: regali tanto costosi quanto, probabilmente, tristemente vuoti. 

“Adelaide?”, la richiamò lui, distogliendola dai suoi pensieri, “tutto bene?”. 

La contessa si voltò solo per annuire prima di tornare ad appoggiare gli occhi su quella spilla e sui suoi dettagli.  

“È una tecnica particolare, non trovi?”, le domandò, sporgendosi in avanti per prendere la spilla ed osservarla da vicino prima di spostare gli occhi per immergerli in quelli di lei, “riempire le ferite di un oggetto con l’oro, dando valore ad ogni singola crepa, a testimonianza del fatto che sono quelle crepe a rendere l’oggetto davvero importante ed unico”. 

Adelaide, incapace di formulare una risposta effettiva, lo guardò passare il dito sulle ferite dorate della spilla prima che lui rompesse quel silenzio, cambiando completamente discorso. 

“Dovresti cambiarti.” 

Dovrei? Abbiamo un appuntamento e io me ne sono scordata?” 

“No, voglio solo portarti a fare colazione fuori da queste eleganti mura.” 

Nonostante avessero trascorso parte dell’estate assieme lì a Ginevra per via di Odile, Adelaide continuava ad essere così poco abituata a quelle attenzioni che lui le riservava in modo del tutto disinteressato, da voler spesso cercare il perché delle sue azioni; Marcello sorrise mentre scuoteva la testa. 

“So quanto tu ami fare colazione, quindi ti porto a farla in un posto speciale, nulla di più di questo”, le spiegò mentre lei lo guardava, quasi incredula, “e così hai anche la scusa perfetta per indossare la spilla”, aggiunse, sorridendo in quel modo che appartiene solo a lui. 

La osservò alzarsi e dirigersi verso l’armadio, alla ricerca del vestito che lui stesso aveva menzionato. La raggiunse per aiutarla a chiudere la zip, non prima di averle baciato una spalla. Quando terminò di chiuderle il vestito, ci fermò la spilla. 

Le piccole parti dorate brillavano alla luce del sole che filtrava dalla finestra e facevano risaltare gli occhi di Adelaide, che assunsero i toni di un color acquamarina piuttosto intenso. Marcello strinse un po’ di più la presa attorno alla sua vita prima di lasciarle l’ennesimo bacio sul collo mentre lei si abbandonò a quel contatto, poggiandosi ancora di più contro il suo petto e socchiudendo gli occhi per godersi completamente quel momento. 

E, cullata in quell’abbraccio, Adelaide stava iniziando a credere sempre più che l’amore poteva essere davvero una cura e non una guerra. 

 

NOTA FINALE: 

Questa one shot parte dalla mia fascinazione per il kintsugi -letteralmente: riparare con l’oro-. Trovo che sia una metafora calzante per descrivere Adelaide e il modo in cui Marcello si è preso cura di lei, colmando le sue ferite di belle cose e dandole nuova vita. 

 

   
 
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