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Autore: Rota    18/09/2023    0 recensioni
Con le dita, spinge il piccolo skate tra le biro e le matite sparse sulla scrivania, superando tutti gli ostacoli con agilità. Nonostante questo, i compiti di matematica che deve finire per domani non svaniscono magicamente, così come non svanisce la sua tristezza.
Langa sospira, affranto. Appoggia la fronte contro il quaderno aperto, la testa proprio sotto il cono di luce della sua lampada. Ha cercato di non pensarci per tutta la serata, ma la verità è che non ci riesce, davvero non ci riesce.
Il dubbio che possa esserci qualcun altro nella sua vita, oltre Reki, lo riempie di paranoie.
Il suo tempo si è allungato e si è ristretto ripetutamente, da quando lo conosce, ma non è mai arrivato veramente a zero. Neanche la prima volta che si sono baciati, è arrivato a zero.

[RekixLanga - Soulmate!AU]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Langa Hasegawa, Reki Kyan
Note: AU, Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno
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«Langa, hai finito? Ho fame, sbrigati!»
Langa sospira, all’interno della cabina del piccolo gabinetto. Si abbassa la maglia fino all’ombelico, anche se sa bene che nessuno potrebbe mai vedere la scritta di cicatrice che ha sotto l’ascella. Si alza e tira lo sciacquone, per nascondere il vero motivo per cui è entrato lì dentro: Reki non deve sapere nulla, non ancora.
Ma non ce la fa propria sorridere, quando esce, e Reki gli è subito vicino. «Forza! La pausa non dura per sempre!»
Il braccio di lui è subito attorno al suo collo, caldo e morbido – quanto fa male quella sensazione soffice, in quel momento, Langa se lo tiene per sé.
E Reki lo trascina fuori dai bagni, per il corridoio scolastico fino alla scalinata per il balcone. Solo a quel punto lo lascia e comincia a saltellare, superandolo. Langa rimane a osservare la sua schiena che si allontana di qualche gradino e a stento trattiene un altro sospiro; neanche il peso del suo enorme panino nel sacchetto tra le dita riesce in qualche modo ad alleggerirgli il nodo che ha nel petto, e sa di essere impotente di fronte a questo. Può soltanto raggiungere Reki, a tre rampe di scale di distanza, e uscire sul balcone.
Nella più amara delle ironie, è una bella giornata, e il vento soffia leggero. Reki si è già tolto la felpa e la messa a terra, per far sedere anche lui – accanto a sé, come sempre. Forse è un modo per farsi perdonare, forse invece è solo per ricordargli che, nonostante tutto, lo ama davvero.
Langa lo raggiunge e si siede accanto a lui, senza dire niente. Quindi, è il turno di Reki di sospirare.
«Senti, Langa… mi dispiace per domani sera, ok? Mi dispiace veramente-»
«Avevamo programmato la cosa da settimane…»
«Lo so! Ma-!» Non finisce la frase, abbattuto: tiene gli occhi bassi e non riesce neanche a guardarlo in faccia, mentre parla, con la bocca sporca della salsa del suo pranzo.
Langa è stanco di essere distante da lui, non riesce proprio a litigare con Reki. Gli prende la mano libera e ne accarezza il dorso con il pollice, gentilmente.
«Non ti preoccupare, ci saranno altre occasioni. Pensa a festeggiare con la tua famiglia.» Sorrise, e gli diede una spallata leggera. «Una promozione non avviene tutti i giorni, e tuo padre dev’essere felicissimo.»
Gli occhi di Reki si fanno giganti, lucidi. «Sei sicuro che non va niente? Cioè, noi-»
«Sono sicuro.» E lo è davvero, ma per una volta ha riposto grandi aspettative sulla serata e questo non può nasconderlo a se stesso, perché la delusione è davvero troppo profonda – e quella paura sottintesa che non lo lascia mai, ancora più presente di prima.
Reki lo sente e gli stringe la mano, si avvicina al suo fianco e quasi gli sussurra vicino. «Cercherò di farmi perdonare, per questo.»
Nel suo sguardo c’è la promessa di una serata intera di baci, ormai Langa riesce a riconoscerla tra mille altre; ridacchia, senza riuscire a trattenersi, perché il suo cuore ha bisogno anche della più piccola rassicurazione, in quel momento specifico.
Ma di più non possono fare. Si sentono le voci dei compagni di classe provenire dal cortile della scuola, animate e vivaci. Reki lascia la sua mano e continua a mangiare, guardando oltre la ringhiera di recinzione, al bordo del terrazzo.
Langa si appoggia invece contro il muro, con la schiena. Vorrebbe davvero disperdersi nell’aria, e non sentire più nulla. Poi, la sua pancia geme di fame, e ogni altro pensiero diventa niente.
 
 
Lui è già alla porta quando Langa ferma lo skate davanti all’ingresso del piccolo edigicio, kimono stretto in vita e sguardo preoccupato – la sera da un colore ancora più freddo alla sua espressione.
«Che è successo, questa volta?»
«È cambiato di nuovo.»
«Intendi il tuo-?»
«Il mio tempo, sì.»
Kaoru si massaggia la tempia con le dita sottili, aggrottando le sopracciglia.
«Vieni dentro.»
Langa non se lo fa ripetere due volte, si abbassa per prendere lo skate e lo segue all’interno.
Il solito ambiente accogliente si apre alla sua vista, prima l’atrio e poi il salotto con i mobili di legno laccato. Kaoru lo lascia accomodato al tavolinetto basso vicino alla vetrata che dà al cortile esterno, per recuperare la teiera di ceramica e un cofanetto di metallo, due tazzine cilindriche e un piattino di biscotti. Ormai, sembra quasi un rito.
L’uomo comincia a servirlo, mentre il vapore dell’acqua calda gli appanna le lenti degli occhiali. «Questa volta cosa è successo?»
Langa fissa l’acqua scendere e riempire la propria tazza. In realtà, ha ancora in mente la cicatrice al suo fianco, opalescente, che sancisce il tempo che passa: il tempo che manca perché lui incontri l’unica persona in grado di riempire la sua vita e renderlo davvero felice, ovvero la sua soulmate. Può vederla solo lui, ma si dice che la sua persona abbia una cicatrice uguale alla sua, esattamente in quel punto del corpo. Per quante volte abbia visto Reki nudo, non potrebbe mai vedere la sua, di cicatrice.
Appoggia i polpastrelli sulla superficie già bollente della tazzina. «Ha detto che non può più venire da mia madre.»
«Tutto qui? È venuto spesso a casa tua, cosa cambia ora?»
«Dovevamo dirle che stiamo assieme.» Sospira affranto, con la testa inclinata in avanti. «Certo, non posso forzarlo a fare coming out con nessuno, però…»
Ma Kaoru scuote la testa e mette due cucchiai di tè pregiato nella tazza, così da liberare un aroma leggero di erba tostata e vaniglia. «Però avrebbe significato molto, per voi. Perché si sarebbe preso la responsabilità del vostro rapporto.»
Langa avvicina la tazza a sé, strisciando un poco sul tavolino liscio. Non può negare le parole di Kaoru, ma sente comunque un senso di frustrazione e delusione dentro di sé, che non riesce a digerire se non con la tristezza. «Non volevo che dipendesse da questo.»
«Non sei tu a decidere cosa determina il tuo tempo. È oltre la nostra volontà, in un certo senso.»
«Ma varia a seconda delle scelte che facciamo.»
«Certo, perché a seconda delle scelte che facciamo, decidiamo che persone essere. E man mano, diventiamo la perfetta soulmate di qualcuno.»
È sempre stato così, in quel mondo. Le soulmate sono abbastanza rare da rappresentare un’eccezione, non la regola, ma allo stesso tempo sono celebrate come il fine ultimo di ogni essere vivente, perché rappresentano l’amore predestinato e voluto persino dagli dei.
Si è illuso, forse, che l’amore che prova per Reki potesse essere quello, e ha alimentato quella speranza coinvolgendo anche i propri amici, i propri compagni. Una parte di lui non vuole arrendersi all’evidenza, un’altra è invece arrabbiata per quella falsa promessa non mantenuta.
«E se tutto questo fosse in realtà una bugia? Se lui lo fosse già ora?»
«Langa-kun, non… funziona così. Purtroppo lo so.»
«Ma io lo amo.»
«Sono sicuro che anche Reki ti ricambi, ma finché non diventerà una determinata persona, non sarà nient’altro che Reki.» La luce di quel salotto, in quel momento, dona alla sua espressione una nota calda, quasi amorevole. Kaoru è davvero l’unico che riesce a parlargli in quei momenti – l’unico che ha sperimentato cosa sia un amore spezzato, e cosa invece sia trovare il proprio vero compagno. Gli sorride, con la bocca sottile. «Non è neanche detto che venendo a casa tua avesse accorciato il tuo tempo, pensala in questo modo. Non possiamo prevedere quale azione accorcerà o allungherà il nostro tempo, quindi per favore, non covare troppo risentimento verso di lui.»
«Non potrei mai.»
«Bravo ragazzo.» Gli fa un cenno del capo, indicando la tazza. «Ora bevi, altrimenti si raffredda troppo.»
La consolazione ha allentato un poco il nodo che aveva nel petto. Langa riesce a rilassare i muscoli, a essere un poco più calmo. Raccoglie la tazza bollente in punta di dita, e l’avvicina alle labbra.
Terribile. «È amaro…»
«Bevi e basta. È un te pregiatissimo, almeno abbi la decenza di non dire nulla.»
 
 
Con le dita, spinge il piccolo skate tra le biro e le matite sparse sulla scrivania, superando tutti gli ostacoli con agilità. Salta poi la gomma bianca, ruota prima di schiantarsi contro l’astuccio e fa una capriola in aria.
Nonostante questo, i compiti di matematica che deve finire per domani non svaniscono magicamente, così come non svanisce la sua tristezza.
Langa sospira, affranto. Appoggia la fronte contro il quaderno aperto, la testa proprio sotto il cono di luce della sua lampada. Ha cercato di non pensarci per tutta la serata, ma la verità è che non ci riesce, davvero non ci riesce.
Il dubbio che possa esserci qualcun altro nella sua vita, oltre Reki, lo riempie di paranoie. La sola idea che all’improvviso possa arrivare qualcuno a distruggere tutto quello che sono loro due gli provoca mal di pancia e nausea, un senso di vertigine inqualificabile.
Il suo tempo si è allungato e si è ristretto ripetutamente, da quando lo conosce. Si è stretto moltissimo durante i primi beef, si è allargato quando hanno litigato, e si è accorciato quando ha sconfitto Adam, ma non è mai arrivato veramente a zero. Neanche la prima volta che si sono baciati, è arrivato a zero.
Non si può davvero combattere contro il destino, questo lo sapeva già prima. Molti dei suoi compagni di classe rifiutano l’idea stessa dell’amore, perché è vuoto e insensato: perché fare fatica, se già qualcos’altro ha deciso per te chi deve essere il compagno della tua vita? È tutto così doloroso, tutto così confuso.
Un lieve bussare alla porta scaccia i suoi pensieri più intrusivi: è pronta la cena. Spegne la piccola lampada sulla scrivania e si alza, con tutti i muscoli indolenziti. Deve solo arrivare alla porta per sentire quel buon odore di polpette fritte che riesce a restituirgli un poco di buon umore.
E quando esce, può vedere già dalla porta di camera sua quando il vassoio sia stranamente pieno.
«Hai cucinato anche per Reki.»
Sua madre mostra sorpresa, ma nessun pentimento. «Oh? Oh, Sì! Ho fatto qualche polpetta in più!»
«Ti avevo detto che era impegnato, questa sera.»
«Me lo ricordavo, ma spesso cambiate piani all’ultimo minuto tu e lui!» La donna gli sorride e gli fa cenno con la mano di avvicinarsi, di prendere posto a tavola. «Anche se c’è qualcosa in più, glielo puoi portare domani a scuola, per pranzo! Sono sicura che lo gradirà molto!»
Langa la raggiunge con pochi passi, nel piccolo salotto di casa loro. Quel tipo di gentilezza inaspettato, da parte di sua madre, gli fa ancora più male.
«Certo. Gli piacciono molto le tue polpette.»
«Sì, mi ricordo come si abbuffa, quando viene qui a mangiare. È un ragazzo d’oro.»
«Lo è.»
Appena si siede, è lei che comincia a servirlo, e gli riempie il piatto come sempre. Gli avvicina anche i barattoli di maionese e ketchup, con cui di solito annega le sue polpette di patate.
«Sai, sono felice che tu sia diventato suo amico. Mi rassicura vedervi assieme, riuscite a prendervi cura l’uno dell’altro.»
«Già.»
Lei è dolce, così tanto che le basta guardare davvero in faccia suo figlio per capire che qualcosa non va – e cambiare completamente tono di voce, postura delle spalle.
«Scusa, sono stata indelicata. Hai litigato con lui?»
«No, non ho litigato con Reki. Sono solo un po’ triste, tutto qui.» Lei non è convinta, ma lui non riesce ancora a forzare un sorriso. «Non ti preoccupare per me.»
«Sono tua madre, è naturale che io mi preoccupi per te.»
«Lo fai anche troppo, alcune volte.»
«Dici? Dovrei lasciarti più libertà di sbagliare e di farti male?»
«Non intendevo quello-» Nell’agitazione, una goccia di maionese finisce sul suo polso, e imbratta la manica della maglietta. Come se non bastasse già tutta la tensione che prova.
Langa si alza velocemente, senza più guardarla. «Vado a lavarmi le mani.»
In pochi passi si ritrova in bagno, e al buio ritrova a tentoni il rubinetto nel lavandino. Mentre l’acqua scorre, una fitta gli morde il fianco, improvvisa quanto brutale.
«Ahia…»
E con le mani ancora bagnate, cerca la luce dello specchio, mentre si solleva la maglietta leggera.
Il suono del campanello, invece, fa alzare sua madre da tavola.
«Aspettavi qualcuno, Langa?»
«No, io no-» Un click, la luce rivela la cicatrice in evidenza, e il numero inciso sulla sua pelle: mancano pochissimi secondi, il suo tempo di attesa è praticamente finito. Il suo cervello si svuota in un solo istante. «Ma cosa sta-»
Guarda verso la porta d’ingresso, con il cuore che pompa forte nelle orecchie. Riconosce la voce che viene dal citofono, anche se ovattata, perché non potrebbe davvero confonderla con nessun’altra al mondo.
Si asciuga le mani nella maglietta e comincia a correre.
«Oh, è Reki! Gli vai incontro?» Passa di fianco a sua madre senza neanche fermarsi a salutarla, e con un gesto rapido apre la porta di casa e si fionda fuori, nel corridoio del palazzo. Sua madre urla, allora, per tentare di raggiungerlo. «Non correre!»
Pochi secondi, dice la cicatrice. Pochi secondi.
Langa calcola quanti secondi potrebbe impiegarci a scendere le cinque rampe di scale che lo separano dal pian terreno, dove Reki è appena entrato. Troppi, troppi secondi, e allora svolta l’angolo e si ferma davanti all’ascensore. Ecco, sono passati davvero solo quindici secondi: le ante si aprono, e nella luce compare lui.
«Ehi, Lang-»
È tra le sue braccia ancora prima che finisca il suo nome. Il piccolo abitacolo dell’ascensore trema, quando si schianta contro la parete, tenendolo strettissimo. Reki non osa lamentarsi.
«Che ci fai qui? Non dovevi essere da tuo padre?»
«La festa è durata meno del previsto.»
«Bugiardo.»
«No, ora ho smesso di dire bugie.»
Lo ama, lo ama davvero così tanto.
Gli prende la testa tra le mani e lo bacia a lungo, su quelle labbra sottili e calde che possono essere solo sue. La gioia che prova in quel momento non è paragonabile a niente che ha mai provato prima: Kaoru aveva ragione, Reki è diventato suo solo il quel momento.
L’ascensore minaccia di chiudersi però, deve trascinarlo fuori.
«Ha cucinato anche per te.»
«Sì? Davvero?»
«Sarà felicissima di vederti-»
Svolta l’angolo e si blocca. C’era un motivo per cui Reki non voleva presentarsi quella sera a sua madre, e Langa se lo ricorda tutto d’un tratto. Anche in quel mondo, dove l’amore non può essere deciso da nessuna convenzione sociale, le coppie come la loro non sono ben viste da nessuno. Uno spreco di soulmate, qualcuno li chiama, perché rimangono comunque infecondi, sterili, inutili.
Reki gli si fa al suo fianco, e intreccia le proprie dita con le sue. Tutto d’un tratto, è quello sicuro tra di loro.
«Dammi la mano.»
«Non sei obbligato, lo sai vero?»
Lo legge nei suoi occhi, che lo sa. Lo tira in avanti, perché mancano solo poche porte alla sua casa, e a sua madre che li sta aspettando.
«Andiamo, Langa.»
 
 
Un altro piccolo bacio, al buio. E i piedi non riescono a rimanere fermi, sopra le lenzuola del letto su cui sono distesi, assieme.
«Direi che… è andata bene, no?»
Langa ridacchia contro le sue labbra – non lo vede neppure, ma sente il suo respiro, il suo odore leggero, e percepisce distintamente il suo sorriso, come una carezza delicata.
«Direi di sì.»
«Certo, ora sarà più imbarazzante venire a casa tua…»
«Andremo a casa tua, allora.»
«Ah, beh! Ma dobbiamo anche dirlo a mia madre, prima o poi?»
Langa ci pensa qualche secondo. «Domani?»
Reki sospira ma non dice affatto no, e Langa lo bacia ancora. Gli accarezza il profilo del viso, e incontra dei ciuffi corti dei capelli morbidi.
Reki si accuccia contro di lui, per farsi coccolare meglio. Stringerlo è ancora più piacevole del solito.
«Senti… c’è una cosa che volevo chiederti da tempo, ma…»
«Sì, anche io.»
Sa già cosa vuole chiedergli, e finalmente glielo può dire senza paura di farlo scappare.
Quella sensazione di pienezza, è davvero la cosa più bella del mondo.
«Sotto l’ascella destra?»
«Sì… un po’ sotto.»
«Anche io.»
«Sai, stasera mi sono spaventato.» Pausa, che si interrompe solo quando Langa lo accarezza di nuovo. «Il mio tempo si era allungato così tanto, che ho temuto di perderti.» Reki ricambia l’abbraccio e nasconde il proprio viso nell’incavo del suo collo. «Mi dispiace, Langa.»
Ma Langa gli bacia la fronte, senza alcun indugio. «Non devi scusarti di nulla.»
Reki ridacchia per nascondere l’imbarazzo, non ci riesce molto. Ora sta bene.
Ora stanno bene entrambi.

 
   
 
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