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Autore: KatWhite    23/09/2023    1 recensioni
«Ti è venuto sonno?» domandò lui a lei.
«No» rispose meccanicamente la ragazza.
Shikamaru sbuffò mentre prendeva una sigaretta e se la portava alle labbra; vide Ino sussultare e irrigidirsi accanto a lui e automaticamente le cinse le spalle rassicurandola. Normalmente ci sarebbe stato dell’imbarazzo tra di loro assieme ad un lieve disagio, ma quel momento, quella situazione, richiedevano solo la vicinanza fisica ed emotiva reciproca.
«Scusa» disse in un sussurro Ino, ma lui la zittì stringendola ancora più a sé; sapeva benissimo che vederlo fumare le ricordava Asuma, avendo più e più volte la bionda ribadito di quanto trovasse i due simili come due gocce d’acqua. Senza contare il fatto che Shikamaru era il chiaro erede di Asuma.
«Mia mamma cantava una ninna nanna quando ero piccolo per farmi addormentare. La vuoi sentire?» chiese e Ino annuì mentre cercava impacciatamente di ricacciare indietro le lacrime, ma Shikamaru se ne accorse lo stesso.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ino Yamanaka, Shikamaru Nara | Coppie: Shikamaru/Ino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Ino Yamanaka, Shikamaru Nara e Choji Akimichi: il famoso team InoShikaCho di sedicesima generazione, altresì conosciuto come team dieci guidato da Asuma Sarutobi, altro grande ninja di nobili discendenze.
Tutto era perfetto, tutto lo era stato fino alla dipartita di quest'ultimo: da allora Ino era sparita dietro mille scuse, Shikamaru era diventato ancora più cinico e apatico e Choji aveva smesso di mangiare. La loro complicità, il loro affiatamento, la loro fama come squadra più unita e coordinata di tutta Konoha: tutto era svanito velocemente, cancellato come il mare fa con la sabbia sulla battigia, allontanandosi e divenendo quasi perfetti sconosciuti.
Dopo appena qualche mese, Shikamaru e Choji si erano ritrovati: con lui era sempre stato più facile, era un maschio ed erano fratelli non biologici; erano bastate poche parole di conforto e vicinanza e una fraterna pacca sulla spalla per sancire la loro ritrovata amicizia.
Invece, Shikamaru sapeva che con Ino sarebbe stata più dura; se, e sempre se, avesse voluto tornare a frequentarli al di fuori degli allenamenti. Il problema era che Ino era sempre stata una presenza pericolosa nella sua vita, una presenza che non aveva mai saputo troppo definire, e questo in parte lo spaventava: lo spaventava il non riuscire ad etichettare perfettamente una persona.
Ino era partita come sua amica d'infanzia, poi i rapporti si erano rotti per colpa di quell'Uchiha e di quella Haruno, poi si erano ritrovati come compagni di squadra, riscoprendo anche l'affiatamento che avevano condiviso da bambini e riguadagnando anche le amicizie perse del Nara e dell'Akimichi; fino ad arrivare a quella nuova incrinatura che ora sembrava più vasta e profonda che mai, profonda come la fossa delle Marianne in cui Ino stava inesorabilmente sprofondando senza voler essere salvata e rifiutando di afferrare qualsiasi mano che le veniva tesa. Tutto questo evitando di menzionare il non trascurabile fatto che fosse innamorato perso di lei da quando aveva cinque anni, e proprio a causa di questo si odiava ancora di più per non riuscirle a stare accanto come avrebbe voluto e odiava la propria marginalità nella vita della ragazza.
Una sera come tante uscì a passeggiare per le strade di Konoha: aveva caldo, odiava il caldo, la sabbia e il sole; odiava Suna. E quel caldo gliela aveva fatta irrimediabilmente venire in mente, e aveva sentito il bisogno di uscire a fumarsi una sigaretta e sgranchirsi le gambe. Fu per lui motivo di grande sorpresa quando si ritrovò faccia a faccia con la bella bionda di Konoha, con cui aveva scambiato sì e no dieci parole nell'arco degli ultimi mesi.
«Ehi» prese lui l'iniziativa sollevando lievemente la mano. Ino in risposta non vi fuggì e fece anche lei un cenno distratto della mano senza proferire alcuna parola. “Almeno è un segno” pensò distrattamente Shikamaru. I suoi occhioni normalmente cerulei e allegri erano spenti e smorti oramai da mesi, ma quella notte sembravano quasi grigi, oltre che gonfi e rossi. Shikamaru non se la sentì di ignorare la ragazza e il suo stato d’animo, perciò, prese a camminare assieme a lei.
«Non riesci a dormire?» chiese sentendosi un perfetto idiota: altro che quoziente intellettivo di 200 punti!
«Quali altri motivi ti vengono in mente che giustifichino una ragazza che cammina sola alle quattro di notte?» rispose a tono la bionda, scalfendolo con la sua nota ironia e sarcasmo. Beh, decisamente il suo caratterino non l’aveva perso. A Shikamaru venne da tirare un sospiro di sollievo.
«Non andare più in giro da sola a quest'ora. Piuttosto chiamami e ti accompagno io» si propose il ragazzo mascherando l’apprensione con un tono menefreghista e disinteressato.
«Solo perché sei un misogino del cazzo non significa che non sia in grado di cavarmela da sola. E poi non ti viene in mente che magari vorrei stare da sola?» ribatté acida Ino come un gatto a cui avevano appena pestato la coda.
«Non dobbiamo parlare, basta che non vada in giro da sola di notte. Non mi piace» ripeté Shikamaru, questa volta con tono più duro di prima: non gli andava giù questa noncuranza della bionda.
Ino aumentò il passo alzando le spalle, come a dire “Fa come ti pare”, al che Shikamaru aggiunse in un soffio: «Sono preoccupato per te».
Ino lo sentì, ma decise volutamente di ignorare glissando la dichiarazione del Nara: «Non preoccuparti, l’insonnia passerà presto».
Shikamaru annuì sorridendo sghembo: certo, l’insonnia. Camminarono guazzabugliando per le vie di Konoha fino a raggiungere una panchina anonima in un piccolo spiazzo della città sotto un albero di ciliegio. I petali cadevano lentamente uno dietro l’altro mentre le due figure erano sedute l’una accanto all’altra.
«Ti è venuto sonno?» domandò lui a lei.
«No» rispose meccanicamente la ragazza. Shikamaru sbuffò mentre prendeva una sigaretta e se la portava alle labbra; vide Ino sussultare e irrigidirsi accanto a lui e automaticamente le cinse le spalle rassicurandola. Normalmente ci sarebbe stato dell’imbarazzo tra di loro assieme ad un lieve disagio, ma quel momento, quella situazione, richiedevano solo la vicinanza fisica ed emotiva reciproca.
«Scusa» disse in un sussurro Ino, ma lui la zittì stringendola ancora più a sé; sapeva benissimo che vederlo fumare le ricordava Asuma, avendo più e più volte la bionda ribadito di quanto trovasse i due simili come due gocce d’acqua. Senza contare il fatto che Shikamaru era il chiaro erede di Asuma.
«Mia mamma cantava una ninna nanna quando ero piccolo per farmi addormentare. La vuoi sentire?» chiese e Ino annuì mentre cercava impacciatamente di ricacciare indietro le lacrime, ma Shikamaru se ne accorse lo stesso.
Prese un respiro e intonò:
“A modo mio, voglio essere amata. Sto traboccando, ma non riesco a vederti.
Sento che non ti vedrò mai più...
Vorrei dirtelo, ma non riesco a trovare le parole giuste.
Probabilmente mi va bene mentire, ma non riesco nemmeno a dirti "Non andare" ”

Nonostante fosse una melodia triste, nonostante le parole non la fecero sentire meglio, nonostante Shikamaru fosse anche un po’ stonato, la premura e le attenzioni che le stava dedicando il genio pigro di Konoha la fecero rabbrividire di gioia, così come le lievi carezze che le lasciava sulle spalle a tratti tremolanti e singhiozzanti.
Quando finì di cantare, Ino era più calma e gli disse sorridendo sorniona: «Fai schifo a cantare. E questa dovrebbe aiutare ad addormentarsi? È una ninna nanna che non fa dormire!» disse tirandogli leggermente la guancia recuperando un po’ del cipiglio che caratterizzava il loro rapporto.
«Che seccatura» rispose solo Shikamaru e davvero quella ninna nanna non aiutò nessuno dei due ad addormentarsi; ciò che veramente riuscì a far prendere sonno ad Ino furono le braccia di Shikamaru che non la mollarono nemmeno per un attimo e che la strinsero a sé con fare protettivo. Quello, e l’odore di nicotina che si portava dietro, che sapeva così tanto di lui, la cullarono facendola sentire al sicuro, facendola sentire a casa, accompagnandola tra le braccia di Morfeo.
Si svegliarono il mattino dopo con le prime luci dell’alba, intontiti e con la voce impastata di sonno, ma ancora stretti l’un l’altra in una morsa ferrea. Ino lo ringraziò per quel sonno ristoratore e riposante dopo davvero tante ore insonni. Credette davvero che quel piccolo episodio potesse fungere da input per le notti successive e aiutarla a dormire, ma la sera dopo era a punto e a capo: si rigirava senza sosta nel letto, senza riuscire a prendere sonno. Rimase sdraiata sul materasso fino alle due di notte, poi si alzò e come la notte precedente si mise a passeggiare per le strade deserte di Konoha; i piedi la portarono automaticamente in quella stessa panchina dove la notte prima aveva dormito così beatamente e angelicamente come una bambina, e non si sorprese nemmeno più di tanto al vedere Shikamaru già seduto con una sigaretta in bocca, lo sguardo pigramente all’insù e le braccia incrociate.
«Ti avevo detto di chiamarmi piuttosto che andare in giro da sola» arrivò la voce del ragazzo che si rivolse alla bionda senza battere ciglio o muovere un solo muscolo.
Ino sorrise furba incamminandosi verso di lui e sedendoglisi accanto, abbandonandosi contro il suo corpo come il giorno prima: «Tanto sapevo che ti avrei trovato qui» cinguettò allegramente.
«Senti, invece che stare qui seduti scomodi e al freddo, che ne dici se andiamo a letto? Almeno domani mattina non avremo la schiena a pezzi» propose il Nara abbassando finalmente lo sguardo e incontrando gli occhi socchiusi della ragazza. Represse un tremito che sentì scorrergli lungo la colonna vertebrale come un serpente: gli occhi di Ino lo avevano sempre affascinato e incantato come un bambino, erano dello stesso colore del cielo che tanto amava guardare, solo che non vi erano nuvole che lo istoriavano. Quelle sue iridi erano cambiate tanto da quando i loro sguardi si erano incrociati per la prima volta a tre anni: gli occhi erano diventati meno grossi e bambineschi, più sottili e femminili. Avevano vissuto e provato tante emozioni: lacrime di gioia, di tristezza, di dolore, sorrisi e smorfie. Eppure erano sempre stati solo ed esclusivamente di Shikamaru perché, seppure fosse un pensiero egoista, non avrebbe voluto cedere la proprietà a nessun altro.
Ino valutò per pochi secondi e poi annuì: imbarazzo di quel tipo tra loro era sparito da tempo, avevano condiviso infanzia con annessi bagnetti e cambi di pannolini.
Entrambi rientrarono furtivamente nella tenuta dei Nara e si sdraiarono sul letto di Shikamaru stretti, abbracciati. Tuttavia, dovette ricredersi sulla “questione” imbarazzo poiché venne colta da un improvviso quanto infantile batticuore che le stava quasi squarciando il petto tanta era l’intensità. Nonostante ciò, non rifuggì da quelle sensazioni, anzi, si strinse ancora di più contro il ragazzo, riprendendo a provare qualcosa che somigliava ad un’emozione dopo tanto tanto tempo.
Shikamaru rinsaldò la stretta sulla vita della ragazza e cantò nuovamente quella stupida ninna nanna. Quando ebbe finito, Ino bisbigliò flebilmente contro il suo petto: «Grazie. Per tutto». A Shikamaru parve quasi avesse la voce rotta e incrinata e pregò che non stesse piangendo perché non avrebbe sopportato il dolore crudele della morte su quel suo bel visino di porcellana.
Ino infatti era veramente sul punto di piangere, ma si morse il labbro inferiore e chiuse forzatamente gli occhi ricacciando indietro ogni cosa. Poi parlò nuovamente con voce amareggiata: «È divertente: aveva detto che vi affidava a me, ma in realtà sei tu che ti stai prendendo cura di me» lo disse sprezzante verso se stessa, abbassando lo sguardo senza voler trovare il coraggio per fronteggiare il Nara.
«La verità è che sono debole e non credo di farcela a sopportare tutto questo da sola… Ho sempre fatto tutto da sola, ho sempre affrontato tutto da sola concedendo poche briciole di me a chiunque, non intenzionata a lasciar intravedere la vera Ino: non quella oca, frivola e superficiale, ma quella sensibile, emotiva e fragile. Ma stavolta davvero non penso di farcela…» confessò venendo interrotta di tanto in tanto da singhiozzi: non era riuscita a resistere e aveva iniziato a piangere. Da un lato si vergognava tremendamente a mostrarsi così debole e in balìa dei propri sentimenti davanti ad una persona razionale come Shikamaru: l’avrebbe sicuramente rimproverata che non era così che un bravo shinobi si sarebbe dovuto comportare; ma dall’altra, in parte si era sentita come se si fosse liberata da un peso, come se avesse lasciato uscire quel groppo in gola che le bloccava la respirazione.
«Non devi fare da sola. Non devi fare più nulla da sola: d’ora in avanti ci sarò io per te, sempre. E anche Choji» le rispose Shikamaru stringendola forte tra le proprie braccia, talmente forte che ebbe paura di averle fatto male.
«Il tuo è un discorso stupido» aggiunse Shikamaru leggermente imbronciato, e Ino non poté fare a meno di sorridere: si aspettava che lo avrebbe etichettato come “stupido”. «Non devi aver paura di mostrarti per quella che sei a me o a Choji, perché io ti amo anche per questo» lo disse in quel modo completamente inappropriato e inopportuno, con quel suo tono di voce cinico e asettico; anzi, Ino si ritrovò a pensare che era una cosa proprio tipica di Shikamaru.
«Anche io Shika» gli rispose la bionda incatenando i propri occhi cerulei a quelli nocciola del ragazzo, trovando finalmente il coraggio di fronteggiarsi. Le loro iridi traboccavano di affetto, amore ma anche tristezza, ma ciò non impedì comunque alle loro bocche di unirsi dapprima timide e imploranti, poi via via sempre più sicure e audaci. Si ritrovarono nudi, affamati e assetati della pelle dell’altro, del profumo, della bocca, del piacere più puro. Le loro anime si saziarono l’una dell’altra e si unirono divenendo una cosa sola.
Quella notte, Ino riuscì per la prima volta dopo tanto a dormire sonni sereni, cullata solamente dal battito del cuore di Shikamaru lento e ipnotico sotto il suo orecchio.


 

KitKat says- author's corner
Ecco qui la seconda e ultima, per il compleanno di Ino! Devo ammettere che inizialmente non pensavo di scriverne addirittura due, non penso di averlo mai fatto a distanza di anni e tutto ciò mi ha lasciato incredibilmente sorpresa. Oltre a ciò, questa fic della ninna nanna è ispirata ad una delle mie canzoni preferite (click), mentre la melodia che canta Shikamaru è ovviamente la ending di Naruto "Long Kiss Goodbye).
Invece la fiction del bacio doveva essere leggermente diversa, ma si sa, in fase di scrittura tutto può succedere e ha preso la piega finale che vedete. Non mi dispiace, sono comunque soddisfatta del risultato perchè è uscita una fic piacevole e divertente, ma originariamente doveva essere un po' più triste. Ma ciancio alle bande!
Auguri Ino, auguri Shika. Buon White Midnight a tutti, a chi, come me, non ha mai smesso di crederci.
 
Baci stellari,
Kat
  
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